Chiesa dei Santi Domenico e Giacomo con annesso convento – Bevagna (PG)

La chiesa si affaccia sulla piazza di Bevagna.

 

Cenni Storici

È sorta nel 1291 sul precedente oratorio dedicato a San Giorgio, donato dal Comune al Beato Giacomo Bianconi a riconoscimento della sua opera di ricostruzione della città, dopo l’assedio di Federico II (1249).
La chiesa è intitolata al Santo fondatore dell’ordine e al veneratissimo frate Beato Giacomo Bianconi (1220-1301).
 

Interno

Sulla facciata in travertino spicca l’ornato portale trecentesco in pietra rosa del Subasio, con lunetta decorata da una Madonna con Bambino, affresco di scuola fabrianese molto deperito.
Sulla parete di destra si apre un portale secondario archiacuto, sopra si trova un’edicola che conteneva un affresco, ormai quasi scomparso.
Candido Piatti, storico bevanate, in un articolo degli anni cinquanta parla della Madonna della Piazza protetta da due sportelli in legno in cui erano raffigurati Sant’Antonio e San Giuseppe.
Nel museo di Bevagna sono conservate due tavole provenienti dalla chiesa di San Domenico, che ritraggono i suddetti santi.
 

Interno

L’interno a unica navata, con copertura voltata a botte a sesto ribassato, è concluso da tre absidi, fu completamente rinnovato nel 1736.
Sulla controfacciata a sinistra dell’ingresso, sotto la cantoria lignea, entro un armadio a muro con vetrina, si trova un sarcofago romano utilizzato nel 1302 come sepoltura per il beato Giacomo, vi sono scolpiti tre vasi di miele.
L’allocazione in questo luogo ha purtroppo causato la perdita quasi totale di un affresco tardo trecentesco, di scuola giottesca, raffigurante l’Annunciazione.
Sulla parete di sinistra si trova il monumento funebre del medico Properzio Antici, datato 1596.
Il primo altare di sinistra mostra una tela raffigurante in alto la Madonna col Bambino in gloria tra angeli, sotto San Domenico in adorazione; è opera del bevenate Ascensidonio Spacca, detto il Fantino.
In alto l’altare è ornato dalla colomba dello spirito santo entro una raggiera circondata da cherubini, sotto si trova un bel paliotto in scagliola datato 1731.
Segue una statua di san Domenico, del successivo altare rimane solo il delizioso paliotto in scagliola della corporazione dei bifolchi, datato 1747, che mostra il monogramma mariano incorniciato da fiori e, sotto, una scena di aratura.
A seguire, entro una teca, si trova una statua della Madonna col Bambino.
Del successivo altare, il terzo della parete sinistra rimane una tela, raffigurante il Crocifisso che irrora col suo sangue il beato Giacomo Bianconi in preghiera, firmato e datato 1642 da G. B. pacetti e il paliotto in scagliola datato 1728.
La tela che segue raffigura la Madonna di Loreto e sotto tre santi, una Santa monaca, un Santo agostiniano e Santa Caterina d’Alessandria.
La parte sinistra si conclude con un’absidiola, all’interno della quale è conservata una pregevole statua lignea dei primi anni del XIV secolo.
Nell’abside centrale, dietro l’altare seicentesco, nel coro illuminato da un’elegante bifora, sono i resti di un importante ciclo di affreschi del XIV secolo, opera di un maestro di cultura assisiate, legato ai primi giotteschi.
Pur nella loro frammentarietà si riconoscono Scene della vita di San Domenico e un’Annunciazione; a sinistra, ora completamente perso, c’era l’angelo annunziante, a destra la Madonna Annunziata, indossa un’elegante veste.
Sull’altare maggiore del XVII secolo, opera del bolognese G. M. Rossi, un’urna conserva il corpo del Beato Giacomo, rimosso dall’antico sarcofago è murato nella parete d’ingresso della chiesa.
Nell’absidiola di destra è conservato un Crocifisso ligneo della fine del XIII secolo; è una delle opere più significative contenute all’interno della chiesa, secondo la tradizione fu acquistato da Giacomo Bianconi, assieme alla statua della Madonna col Bambino conservata nell’absidiola di sinistra,
che il beato irrorò col suo sangue, uscito dalla ferita del costato.
Caratteristica e inusuale è la posizione delle braccia, tese in alto e ravvicinate a reggere il corpo morto che ricade dritto lungo l’asse della croce; dalle mani trafitte dai chiodi sgorgano abbondanti rivoli di sangue.
Il capo è chinato in basso e il volto ha i contorni degli occhi e le orbite in netto rilievo.
Il torace, evidenziato da profondi solchi, sporge in contrasto con l’addome rientrante; il perizoma ricade fin quasi alle caviglie con un ricco panneggio.
La croce è formata da due tronchi, secondo una tipologia diffusa in Germania e Spagna.
In una formella sul lato destro dell’absidiola è raffigurata la scena del Crocifisso che irrora col suo sangue il beato Giacomo Bianconi in preghiera.
Sulla parete sinistra si trovano un busto del giureconsulto Vincenzo Antici, del 1552, e una lapide che ricorda come Bevagna scampò dal tremendo terremoto del 1832 per intercessione del beato Giacomo Bianconi.
Sopra una tela raffigura Trinità e i Santi Stefano, Caterina, Domenico, Francesco, Chiara e Lorenzo, opera del Fantino.
Nel terzo altare di destra è raffigurato il Miracolo di san Vincenzo Ferrer, di Clemente degli Abbati, il paliotto in scagliola reca lo stemma della Corporazione dei Sarti e Scarpettari, vi si legge la scritta RAFFAELLO ROSATI PRIORE GASPARO SALVI CAMERLENGO.
Nel secondo altare di destra, ornato da una ricca decorazione in stucco, era posta la tela di Ascensidonio Spacca, detto il Fantino, raffigurante la Madonna del Rosario, rimossa la tela è riaffiorato un resto di affresco del XVI secolo con la Madonna della Misericordia coronata da angeli, sopra lei Dio Padre; il paliotto, con lo stemma dei Dominicani, reca la data 1723.
Nel primo altare di destra è un’opera di Andrea Camassei raffigurante la Madonna con le Sante Caterina e Maddalena, al centro è posto San Domenico di Soriano, opera di Giovan Battista Pacetti detto lo Sguazzino, di Città di Castello.
Sotto è un quadretto con un altro santo domenicano, il paliotto reca lo stemma dei dominicani.
Madonna di Costantinopoli Ascensidonio Spacca, detto il Fantino
La chiesa e le case attigue nascondono il grande ex convento domenicano, che a sua volta poggia in gran parte su una monumentale costruzione romana pubblica del I secolo dopo Cristo (accesso da un vicolo dietro alla chiesa).
Nel chiostro seicentesco del convento, ora albergo, si possono ripercorrere le tappe fondamentali della vita del Beato Giacomo attraverso le 26 lunette, purtroppo assai deteriorate, affrescate nel 1640 dal pittore Giovan Battista Pacetti detto lo Sguazzino, di Città di Castello.
 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Fonti documentative

Federica Gasparrini – Bevagna, guida della città
Fabio Pagano – Dal Municipium al centro medioevale: trasformazioni urbane a Mevania
Fabio Pagano – Nuove conoscenze su Bevagna altomedievale
Carlo Pietrangeli – Bernardino Sperandio – Guida di Bevagna – Bevagna, 1992

http://prolocobevagna.it/monumenti_bevagna/

https://www.visit-bevagna.it/item/chiesa-dei-santi-domenico-e-giacomo/

https://www.mpsart.it/luoghi-e-opere/collezioni/museo-san-donato/Pagine/Beato-Giacomo-da-Bevagna.aspx

https://www.montagneaperte.it/edicolesacre/bevagna-bevagna-chiesa-dei-santi-domenico-e-giacomo-bev061/

 

Mappa

Link alle coordinate: 42.932860 12.608390

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