Cattedrale di Santa Maria Maggiore – Civita Castellana (VT)
Cenni Storici
La prima cattedrale intitolata a Santa Maria fu eretta, probabilmente, nel IX-X secolo al di sopra della cripta esistente, realizzata tra il VII e l’VIII secolo riutilizzando il podio di un antico tempio pagano.
Poco si conosce delle sue origini e della fase ottoniana, quella in cui il vescovo Crescenziano, nel 1001, fece trasferire sotto l’antico altare maggiore le spoglie dei Santi Martiri Marciano e Giovanni.
La cattedrale fu ricostruita alla fine del XII secolo, probabilmente a conclusione dei contrasti tra le autorità cittadine e il papa Innocenzo III (1198-1216), che aveva imposto alla città l’interdizione dalle sacre funzioni.
La nuova chiesa assunse in questa occasione il titolo di Maggiore, forse per distinguerla dalle altre intitolate alla Vergine costruite nella città.
Nel 1180 circa ebbero inizio i lavori nella cripta che interessarono anche il presbiterio sovrastante.
Per ovviare alla mancanza di un presbiterio nel quale celebrare durante i lavori, si costruì un piccolo oratorio (oggi dedicato al Sacro Cuore di Maria) addossato al fianco meridionale (sinistro) della cattedrale, decorato con affreschi coevi, di recente riportati alla luce.
La cattedrale si sviluppava secondo un impianto basilicale a tre navi absidate scandito da pilastri alternati a colonne.
Il transetto passante e l’area absidale presentavano una quota di pavimentazione più alta rispetto a quella del corpo longitudinale.
La cripta, alla quale si accedeva attraverso due scalinate al termine delle navate minori, aveva una pianta suddivisa in nove navate con copertura a volte a crociera.
La costruzione del portico, caratterizzato da un arco a tutto sesto in corrispondenza del portale d’ingresso, è databile al 1210 grazie a un’incisione riportata nella struttura.
La trabeazione del portico, i portali, il rosone, i pavimenti e gli arredi interni erano arricchiti da uno straordinario apparato musivo cosmatesco, in buona parte ancora conservato.
All’inizio del XIII secolo risale anche la costruzione della torre campanaria.
L’edificio medievale fu ampliato lentamente nel corso dei decenni con un andamento inverso rispetto alla consuetudine, a partire dalla facciata per concludersi con l’abside.
A seguito all’applicazione dei decreti del Concilio di Trento, nella seconda metà del Cinquecento, molti arredi medievali furono eliminati in funzione della celebrazione liturgica, mentre rimasero in uso, fino all’inizio del Settecento, l’ambone e l’altare con ciborio.
Tra il 1736 e il 1740 la cattedrale subì una radicale trasformazione secondo le intenzioni del vescovo Giovanni Francesco Maria Tenderini (1718-1739).
La chiesa fu plasticamente riconfigurata ad aula unica da Gaetano Fabrizi, con annesse sei cappelle laterali comunicanti tra loro: il soffitto a capriate fu sostituito dalla volta a botte e nell’intersezione fra transetto e navata sorse il tiburio.
La zona presbiterale rialzata venne collegata all’aula dalla scalea marmorea balaustrata e nelle absidi laterali si ricavarono due cappelle devozionali.
A sinistra fu conservato l’oratorio del Sacro Cuore di Maria, mentre lungo il fianco destro rimase una serie di sette cappelle comunicanti utilizzate come sacrestia e depositi.
Ai lati della scala due rampe a tenaglia conducono alla cripta.
Risalgono a questo periodo la pala dell’Annunciazione (Pietro Nelli, 1682-17409) e le quattro tele del presbiterio con le storie dei martiri Marciano e Giovanni, Gratiliano e Felicissima.
La dedicazione della cattedrale da parte del vescovo Sante Lanucci (1748-1765) il 19 Marzo 1750 è ricordata da una iscrizione riportata in una lapide in marmo, murata sulla parete destra della porta maggiore.
Negli anni Settanta del Novecento sono state restaurate e rinforzate le strutture perimetrali ed esterne della cattedrale, rispettando il disegno originario.
Aspetto esterno
L’ingresso del duomo di Civita Castellana è preceduto dal grande arco, opera dei marmorari Iacopo di Lorenzo e del figlio Cosma, che interrompe la trabeazione sulle colonne del portico medievale.
Sul pilastro di destra si legge la scritta:
LAVRENTIVS. CVM IACOBO FILIO SUO. MAGISTRI DOCTISSIMI ROMANI H(OC) OPUS FECERVNT.
Sono opera dei lapicidi umbri, una serie di sculture reimpiegate all’interno del portico cosmatesco: tra queste i simboli degli evangelisti murati sui pilastri quadrangolari, l’agnello crucigero alla sommità dell’arcone e i due grifi ai suoi fianchi.
Tre sono le porte di accesso alla cattedrale; la porta centrale monumentale è incastonata tra quattro colonne corinzie, di cui due poggiano su leoni di marmo, ed è sormontata da una lunetta decorata a mezza rosa; le due porte laterali lunettate hanno motivi ornamentali cosmateschi.
Sotto il portico sono disposti cippi, lastre, capitelli, lapidi e una preziosa ara romana con rilievi ornamentali.
Si segnalano la lastra tombale di Niccolò de Summa del 1403, opera di Paolo da Gualdo, detto Paolo Romano, la tomba di Jacopo Panalfuzio e la tomba di Mariano Lopez, giovinetto di tredici anni.
Affianca l’edificio un bel campanile romanico.
Interno
La chiesa è ad un’unica navata, con cappelle laterali comunicanti fra loro, terminante in un transetto che precede il presbiterio rialzato, sotto il quale è posta la cripta databile al XII secolo.
Internamente si ammira l’originale pavimentazione cosmatesca in marmo con forme e geometrie assai ricercate.
Ai lati del transetto vi sono due monumentali altari barocchi, uno dedicato alla Madonna della luce ed incorpora un affresco dell’XI secolo e l’altro alla Madonna del rosario ed in esso campeggia una tela del XVI secolo circondata da quindici quadretti raffiguranti i Misteri del rosario.
La cripta, databile nel suo aspetto attuale al XII secolo, forse è costruita su una struttura romana. Scandita da 45 colonne con capitelli a fogliame, contiene due pregevoli cibori in marmo della scuola di Duccio di Bartolomeo, con lo stemma del Cardinale Rodrigo Borgia, poi papa Alessandro VI.
Risalgono al XV secolo e sono dedicati uno all’Eucaristia e uno alla custodia delle reliquie.
Al centro della cripta c’è un piccolo altare sormontato da un medaglione del Settecento con l’effigie dei Santi Gratiliano e Felicissima.
L’ambiente fu utilizzato come sepolcreto dei vescovi della diocesi.
Da una porta sita a sinistra del presbiterio si accede all’Oratorio del Sacro Cuore di Maria, costruito nel XIV secolo come cappella dedicata a San Giovanni Battista.
Sono qui collocate due plutei, già nella recinzione presbiteriale, risalenti all’inizio del XIII secolo, opera di Drudo de Trivio e Luca Cosma, uniche parti dell’arredo romanico rimaste intatte dopo la radicale e distruttiva trasformazione tardo-barocca.
Caratterizzate dalla vistosa policromia delle tessere musive in pasta vitrea, porfido e serpentino, e dalla forma particolare delle sculture stilofore, le due suppellettili cosmatesche furono qui murate nel 1731.
Partendo dalla parete sinistra si incontra, accanto alla porta una bella ara con scolpito un grifone, sull’altra faccia si legge la scritta:
PONTIA F.A.F / MODESTAE / PATRONAE / BENEMERENTI / A PONTIUS / HERACLIDA LIB.
Segue un angelo alato, posto di faccia, con la destra levata, con grosse pieghe stilizzate nel manto e nella tunica, sotto un sarcofago altomedioevale che illustra una scena di caccia al cinghiale, nel bordo superiore corre una scritta non perfettamente leggibile:
ANTONI HLKDINGNVS OLVEI (?) DVX VNA CVM ADRIANO FLUO MEO BEN (?) EMEREUTI(?);
sono frammenti altomedioevali, forse del IX secolo, provenienti probabilmente dall’antica cattedrale, precedentemente erano murati sulla facciata.
Si trova poi il primo dei due plutei cosmateschi, ben guardato da una sfinge a “vecchietta” e un leone.
Nel catino absidale si possono ancora ammirare tracce di affreschi, al centro della calotta v’è un bel tabernacolo in pietra.
Sulla parete sinistra è murato il secondo pluteo, con i due caratteristici leoni ai lati, da notare che sorregge il primo una cariatide dal lungo pene.
In una nicchia, su due registri sono visibili alcuni affreschi, al superiore santi non riconosciuti, del XIV secolo, al registro inferiore, nello spessore del muro è affrescata Santa Caterina d’Alessandria, poi, sulla parete, San Giovanni evangelista, San Pietro apostolo, San Michele arcangelo e Madonna col Bambino, presumibilmente del secolo successivo.
Chiude la parete di destra un’ara con la scritta:
LTVTILI / LVPERCI / SULPICI / AVITI.
Nel presbiterio rialzato si trova una delle opere di maggior pregio di tutta la cattedrale: l’Altare Maggiore infatti è costituito da un sarcofago romano del IV secolo, di impronta cristiana in cui sono raffigurati episodi del nuovo e vecchio Testamento, poggiante su due rocchi di colonne.
Nelle nicchie, partendo da sinistra sono raffigurati:
1. Il sacrificio di Abramo;
2. Cristo predice a Pietro la triplice negazione;
3. La guarigione del paralitico:
4. La consegna delle chiavi a San Pietro;
5. L’emorroissa;
6. Il miracolo delle nozze di Caana;
7. Daniele uccide il serpente adorato come Dio dai Babilonesi.
Dietro all’altare maggiore campeggia una tela con l’immagine dell’Annunziata, opera di Pietro Nelli, del XVIII secolo.
Sulla cantoria, racchiuso all’interno di una cassa lignea barocca riccamente scolpita, si trova il nuovo organo a canne costruito da Aletti nel 1890.
Una targa posta all’esterno dell’edificio ricorda che l’11 luglio 1770 Wolfgang Amadeus Mozart soggiornò a Civita Castellana ed ebbe occasione di suonare il precedente organo originale di domenica mattina durante la funzione liturgica.
Fonti documentative
BOSCOLO SILVIA, CRETI LUCA, MASTELLONI CONSUELO, Il pavimento cosmatesco dellaCattedrale di Civita Castellana
CRETI LUCA La cattedrale di Civita Castellana: il punto sugli studi
CRETI LUCA Un contributo agli studi sullacattedrale di Civita Castellana:gli arredi cosmateschi scomparsi CRETI LUCA (a cura di) La cattedrale Cosmatesca di Civita CastellanaAtti del convegno internazionale di studi (Civita Castellana, 18-19 settembre 2010)
FICARI MAURIZIO Una rilettura per la cattedrale di Civita Castellana e l’abbaziale di Santa Maria di Falleri al tempo di Innocenzo III, in Rivista della Storia della Chiesa in Italia, anno 71, fasc. 2, luglio-dicembre 2017
MUNOZ ANTONIO Alcune sculturedellaCattedrale di Civita Castellana
https://www.beweb.chiesacattolica.it/cattedrali/cattedrale/309/Chiesa+di+Santa+Maria+Maggiore
http://www.visitlazio.com/giubileo/cattedrale-santa-maria-maggiore-civita-castellana-vt/
http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/AccessoEsterno.do?mode=guest&type=auto&code=83588&Cattedrale_di_Santa_Maria_Maggiore__Civita_Castellana
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.