Castiglion Fosco – Piegaro (PG)
Cenni Storici
Per la mancanza di fonti storiche che ne documentino le fasi costitutive, l’epoca della fondazione rimane ancora incerta, pur essendo anteriore al X secolo.
La denominazione attuale di tale centro abitato sembra derivare da un certo Fuscus o Fuscius, vissuto nella seconda metà del X secolo, il quale per aver partecipato alla spedizione di Calabria ebbe in dono dall’imperatore Ottone II la collina che gli aveva dato i natali.
E’ notorio, infatti, che tutti e tre gli Ottoni solevano ricompensare i propri soldati con terre, castelli e altri benefici, spargendo così “germi di libertà e germi di minuto feudalesimo nelle campagne“.
Alla morte del predetto Fosco il feudo passò nelle mani dei figli, i quali non solo lo consolidarono, ma un po’ con la forza un po’ col denaro riuscirono ad ampliarlo.
E a difesa del conquistato diritto, a tutela dei deboli e a perenne minaccia contro i nemici e ribelli eressero un castello circondato da robuste mura, interrotte da torri, il cui sviluppo era di circa 320 metri che fu quindi denominato Castrumfiliorum Fusci, cioè il castello dei figli di Fosco.
Nel 1258 il castello, pur restando sotto la giurisdizione dei signori, era soggetto a Perugia e già da qualche anno, come si rileva dal Liber Rolandini della serie Giudiziario, aveva un sindaco o procuratore nominato dalla città.
Nel censimento del 1282 la consistenza demografica di Castiglion Fosco era di 107 famiglie.
In quel tempo l’entità della popolazione non era data, come noto, dal numero degli individui ma da quello delle famiglie, indicate negli antichi manoscritti con le denominazioni: fuochi o focolari.
Poiché il coefficiente di trasformazione fuochi/ anime è stato stabilito pari a 5 unità, 107 fuochi corrispondevano dunque a circa 535 individui.
Nel 1311, durante la lotta tra la guelfa Perugia e le città ghibelline di Todi e Spoleto, numerosi abitanti del castello furono inviati, insieme ad altri di Gaiche, a fortificare Sigillo e poiché nel 1313 tale opera non era ancora terminata furono esonerati dal servizio militare e dalla partecipazione alle operazioni di guerra.
Nel 1388 i Bretoni, milizie mercenarie al soldo dell’antipapa Clemente VII , dopo aver assalito e devastato l’ospedale di Fontignano, assediarono Castiglion Fosco. La popolazione, chiusa nel castello, si difese tenacemente e, malgrado vari tentativi di sfondare la porta e scalare le mura, le schiere nemiche dovettero desistere dall’impresa e allontanarsi, lasciando sul terreno vari morti e feriti.
Al vittorioso fatto d’arme seguì un lungo periodo di pace, durante il quale la comunità raggiunse un relativo benessere.
Anche la popolazione aumentò, raggiungendo nel 1410 le 729 unità, come si desume da un’imposta che il comune di Perugia applicò alla città e al contado in ragione delle possibilità e del numero degli abitanti.
Il 20 luglio 1428 i Priori della Arti di Perugia istituirono un nuovo magistrato, detto Capitano del contado, cui spettava la vigilanza delle varie comunità del territorio perugino, la fortificazione e custodia dei castelli, la riscossione dei tributi ecc.
La sua istituzione rispondeva quindi a precise finalità economiche e politiche, i nuovi capitani erano cinque, come i cinque rioni di Perugia a cui corrispondevano altrettante porzioni del contado perugino e duravano in carica sei mesi.
Castiglion Fosco faceva parte del terzo capitanato e il nobile Carlo di Jacopo Bani, che fu il primo magistrato, scelse tale castello come sua residenza, cosa che fecero anche i suoi successori per oltre 150 anni, cioè fino alla soppressione della magistratura, avvenuta l’8 ottobre 1580.
Nel 1461 furono riparate le mura del castello, danneggiate dal tempo e dagli eventi bellici, e l’anno successivo fu iniziata la costruzione di una poderosa torre, tuttora esistente e in buono stato di conservazione.
Il comune di Perugia contribuì alla realizzazione delle due opere mediante un’assegnazione straordinaria di 30 fiorini, ripetuta poi nel 1485.
Nello stesso anno 1462 un medico tedesco, di nome Ludovico, si trasferì da Perugia a Castiglion Fosco per esercitarvi la professione: fu il primo medico condotto di cui si abbia notizia.
Nel 1467 fu ricostruito, in località Paradiso, l’ospedale precedentemente situato in piazza Polroni (oggi Cavour) e dal papa Paolo II fu concesso in perpetuo ai Priori della Confraternita di S. Maria perché vi continuassero a compiere tutte le opere di carità che da tempo immemorabile vi venivano esercitate.
La suddetta Confraternita aveva pure il compito di provvedere alla scuola pubblica parrocchiale, le cui lezioni erano tenute dal parroco in un modesto ma comodo edificio, detto casa scholare, catastalmente censito fin dalla metà del XIV secolo.
Nel 1500 fu completata la costruzione della torre e nel 1511 il comune di Perugia autorizzò la ricostruzione completa delle mura castellane.
Nel 1518 Aurelio Foschi, l’unico della casata di cui ci sia giunta qualche notizia, fu nominato controllore delle rocche e castelli del territorio perugino.
In seguito ai gravi danni subiti durante la cosiddetta guerra del sale (1540) e per il fatto di aver dato al papa la somma di mille scudi … “per li suoi bisogni“, Castiglion Fosco fu esonerato in perpetuo dalle gabelle, con breve del 4 settembre 1549.
L’esenzione fu poi riconfermata il 9 gennaio 1555. Per circa un secolo nessuno osò contestare alla comunità il privilegio di non pagare le tasse, ma verso il 1650 il comune di Perugia annullò i decreti pontifici e pretese il pagamento delle medesime.
Ma soltanto verso la fine del secolo, dopo lunga e aspra lite, nella quale intervenne anche la Curia romana con vari Brevi pontifici, la comunità di Castiglion Fosco accondiscese al pagamento dei tributi.
Nessun’ altro fatto degno di nota caratterizzò la vita del paese fino al 1817 allorché, nell’ambito della ristrutturazione dello Stato pontificio e della riorganizzazione della pubblica amministrazione, promosse da papa Pio VII, con motuproprio del 6 luglio 1816, molte comunità furono soppresse o aggregate ad altre più grandi.
Questa fu anche la sorte di Castiglion Fosco, il cui distretto cessò di esistere come ente autonomo e, insieme agli “appodiati” Collebaldo e Oro, fu aggregato al comune di Piegaro di cui divenne frazione.
La Torre Castellana
La principale attrattiva del paese è la torre.
Robusta costruzione cilindrica, con base a scarpa, iniziata nel 1462 e terminata nel 1500, come può rilevarsi da una scritta dell’epoca incisa sopra un mattone, al secondo piano, fu fatta erigere da Tommaso di Francesco.
Ristrutturata nel 1990, è tra le vestigia meglio conservate.
Le malsicure e pericolose scale a pioli sono state sostituite da una scala a chiocciola che dal primo piano, dove c’è un grande orologio a pesi del secolo XIX, dal meccanismo particolarmente interessante, porta alla terrazza (m. 25), da cui si gode un suggestivo panorama.
Le campane, riportate all’originario numero di tre, sono state elettrificate.
Aspetto attuale
Del castello, costruito tra la fine del secolo XI e l’inizio del XII, restano un bel tratto di mura con le caratteristiche torri quadrangolari, un arco e sulla piazza principale la grande cisterna per l’immagazzinamento dell’acqua a fianco della chiesa parrocchiale.
Chiesa di Santa Croce
Merita, inoltre, di essere vista la chiesa parrocchiale, col titolo di S. Croce, costruita fra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo.
Dipese fino al 1559 dall’abbazia di Pietrafitta, il cui abate provvedeva alla nomina del parroco, e dopo tale data dal vescovo.
Nel Liber beneficiorum la suddetta chiesa è iscritta per 35 libre, nel catasto del 1489 per 75 libre e in quello del 1542 per 84 libre e 10 soldi, il che sta ad indicare che nell’arco di tempo considerato il suo patrimonio fondiario aveva subito un notevole incremento.
L’edificio andò incontro nel corso dei secoli a vari restauri e trasformazioni, l’ultima delle quali, nel 1823, gli conferì l’attuale struttura. Pavimento e altare maggiore sono stati rifatti nel 1970; recentemente è stato rimosso l’intonaco che copriva la facciata e le pareti esterne per ripristinare l’antica cortina in pietra.
L’interno del tempio è abbellito da alcune tele che, pur essendo opere di scuola, meritano di essere ammirate.
A destra di chi entra in chiesa è situato il fonte battesimale, già esistente nel 1565, del quale però si ignora la data di erezione.
A sinistra, entro apposita nicchia, la statua di S. Antonio da Padova.
Sopra l’altare dello stesso lato la Madonna del Rosario.
Girano intorno al quadro quindici formelle ottagonali raffiguranti i misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi.
La tela, di buona fattura, non è firmata ed è priva di data.
Di fronte c’è l’altare privilegiatum del Crocifisso, contenente una magnifica e venerata statua lignea del XVI secolo.
Nella cappella destra, una grande tela, risalente all’inizio del XVI secolo, raffigura Cristo in croce, con S. Francesco, S. Chiara e altri due santi non identificati.
L’opera fu commissionata da Aurelio Foschi, ritratto in basso, a sinistra.
Nella cappella di fronte si trovano due dipinti con S. Agostino e S. Lucia.
Fonti documentative
S. Pistelli G. Pistelli – Memorie di una terra : Piegaro e i suoi Castelli – Città della Pieve 1992