Castello Malcavalca – Esanatoglia (MC)
Cenni Storici
Nurnerosi sono gli studi circa le caratteristiche storiche del territorio in eta medievale e non; più rari sono invece i testi in cui compaiono notizie specifiche circa Palazzo di Esanatoglia dalle sue origini ad oggi. Validissimi risultano i contributi di studiosi come Bittarelli, Feliciangeli, Luzzatto, Pedica; Saracco Previdi e Mazzalupi offrono preziosi approfondimenti in relazione a tutta la zona di Esanatoglia (di cui Palazzo oggi e frazione) particolarmente circa gli insediamenti medievali; come pure determinanti sono i contributi offerti dal Grimaldi e dal Vogel per la loro accurata analisi del più antico materiale documentario. Oggi Palazzo vive solo delle voci della natura: e da qualche anno un centro disabitato che si raggiunge salendo da Esanatoglia verso Capriglia e percorrendo per alcuni chilometri la strada che costeggia il fosso omonimo. Giustamente annota il Feliciangeli che questo e il punto vicino tra l’alto Potenza e il bacino dell’Esino che in queste zone prende vita. A suo giudizio l’antico insediamento di Esanatoglia non corrisponderebbe alla posizione attuale ma a quella localizzabile allo sbocco del fosso di Palazzo, ove oggi e Capriglia. Il Mazzalupi, dopo aver ben rilevato la posizione strategica della zona in considerazione della morfologia dei luoghi, evidenzia come essa sia baricentrica tra Camerino, Matelica, Fabriano e annota che “questo villaggio compare nella documentazione col nome attuale di Palazzo solo a partire dal secolo XVI”. La stessa Esanatoglia, posta laddove trova sbocco la vallata iniziale dell’Esino nel suo punto di confluenza con fosso S. Angelo, nel Medioevo indubbiamente assunse notevole .valore strategico; e non minore ne ebbe Palazzo, che si trova lungo una delle tre direttrici di viabilità dei centri gia citati. Bittarelli indica come il centro maggiore assuma una denominazione definibile come contaminatio tra Aesae ed Anatolia: il fiume da sempre ha rappresentato elementi di culto, unendo consuetudini galliche alle successive romane per approdare ai termini di una religiosità nuova, la cristiana, con una figura di donna che rifulge anche nei mosaici splendidi. di S. Apollinare Nuovo di Ravenna. Nel periodo medievale la plebs romana, forse preromana, aggiunge lo studioso, si trasforma in “pieve”, una piccola comunità che si regge e si amministra; ed il moltiplicarsi dei nuclei monastici intorno al Mille caratterizza anche la storia di quest’area come delle vicine. Ma per comprendere il rapporto tra questa indicazione e la locality di Palazzo, e necessario dire che quest’ultima sembra al Mazzalupi possa essere identificata con Acuiano e Valle Acuiani, non solo per la chiesa ivi esistente, e da sempre dedicata a S. Salvatore, ma per i dati contenuti negli statuti di Esanatoglia, che il Luzzatto ha pubblicato, e che danno indicazioni topografiche di riferimento che appaiono inoppugnabili a favore di tale identità: si tratta della valle e del villaggio di Palazzo. Il più antico documento di cui si abbia notizia, relativo al territorio di Esanatoglia, e l’atto di fondazione del monastero di S. Angelo infra Hostia (1015), monastero nato essendo la chiesa omonima già esistente: sono il conte Atto di Attone (Ottoni di Matelica?) e la contessa Berta di Amezone, di origine longobarda, a permetterne la realizzazione con la donazione di terreni, vigne, boschi e vari edifici. E non sara il solo atto di cui saranno beneficiari i benedettini l’Acquacotta, a proposito di insediamenti religiosi, dice, facendo seguito alla citazione di documenti per cui i farfensi sarebbero presenti nella zona fin dal IX secolo, che essi erano possessori di fondi in valle Majana che, egli nota, “io leggo Acujana”. E che gli Ottoni matelicesi tra il 1162 e il 1166 si distinguessero per la loro potenza e indubbio: lo conferma un’antica pergamena con cui concedono ai consoli matelicesi territori ed abitanti tra il fiume Potenza ed il fosso di Rastia; sembra che fossero proprietari di montagne e colline anche verso Esanatoglia. Il Mazzalupi annota che per la prima volta l’antica denominazione di Acuiano compare, rivelando quindi l’esistenza dell’insediamento, nel Privilegio di Innocenzo III pro Monasterio Sancti Angeli infra Ostia: la chiesa di S. Salvatore della Valle Acujana e ben presente nell’espressione “Ecclesiam S. Salvatoris de Vallecujana”, come pure (e non siamo più nel 1198 ma nel 1233) in quella che documenta le decime da pagare in natura al Vescovo di Camerino, in cui si dice “Santus Salvatoris de Valle Acuiani det frum. e V copp. annon. apud Plebem Sanctae Anatholiae”, riecheggiando i documenti riportati dal Turchi. A questi si afflanca quanto un passaggio delle Rationes Decimarum Italiae indica: “Dompnus Johannes rector ecclesiae S. Salvatoris de Vallecuiani de Sancta Anatolia adsignavit V libr. pro se et suis beneficiis”, riferendosi al Trecento siamo a pochi anni di distanza (1283): nell’inventario dei censi dovuti alla chiesa romana, dice il Luzzatto, S. Anatolia e gia compresa tra i castra occupati dai Camerinesi. Ma a proposito di Palazzo, non puel esser taciuta la nota che Bittarelli inserisce, parlando di Esanatoglia, nella sua Marca di Camerino. Egli sostiene che, prima degli Ottoni, it castello di Esanatoglia dovette esser posseduto dai “Cavalca di Fiuminata, padroni della rocca intermedia di Palazzo” (e aggiunge poi che, quando nel 1211 “Matelica e Fabriano strinsero una provvisoria pace, il castrum S. Anatoliae cum tota eius carte faceva parte del clistretto di Matelica): la data del possesso dei Cavalca risalirebbe al 1015. Il Feliciangeli afferma che il clominio nell’alto Potenza alla fine del II decennio del secolo XIII fu di una famiglia detta dei nobiles de Rocca Sancte Lucie o domini Cavalca o Cavalca de Rocca per la frequenza del nome di battesimo o soprannome Cavalca o Malcavallo. Un Raniero Malcavalca della Rocca risulta tra i consoli o podestà di Matelica dell’anno 1213; il Biocchi invece sostiene che di tale famiglia si ignora la provenienza e la discendenza, o almeno dei signori della Rocca di. S. Lucia; ne fa risalire l’etimo a Markwald, Marcovaldo, di origine nordica o longobarda; egli aggiunge che nell’archivio comunale di Esanatoglia si conserva un documento del 1180 (una pergamena mutila) con cui “un signor Malcaval (che il Turchi, a suo giudizio, complete) arbitrariamente in Malcavallus), figlio di Albertino, dona per i suoi peccati e in cambio solo di preghiere ad Attolino, abate di S. Angelo infra Hostia, meta di quanto gli spetta nella pieve di Esanatoglia, con libri, campane e paramenti”. Forse imparentati con gli Ottoni, vendono loro nello stesso periodo il castello di S. Maria e sono tra i primi signorotti rurali divenire (o almeno alcuni di loro divennero) cittadini del comune di Matelica. Certo e che nel secolo XI domina la Rocca di S. Lucia Raniero, figlio di Malcavalca. Essi gradualmente si staccano da Matelica e ancor più da Fabriano, avvicinandosi a Camerino, li annovera tra i suoi cittadini, e a Perugia. Nel 1283 vendono a Camerino per 2100 libbre di denari i diritti su Fiuminata ed in seguito altre importanti rocche; dopo che it terremoto del 1279 aveva seminato devastazione e morte. Ed ancora oggi l’edificio più significativo di Palazzo porta il loro nome. Ricorda l’Acquacotta nelle Memorie di Matelica che nel 1263 i signori di Cluzano vendono per quattromila lire di Ravenna al comune di Matelica.. “il Castello (di S. Maria) con tutte le sue pertinenze particolarmente con quella parte del territorio che si estendeva dalla cima del monte Pero in linea retta alle Montagne di Somaregia, indi pel fosso di Cafagio fino a Santanatolia, e di lì al fiume di Acujano (usque in rivum acujani)” riservandosi il giuspatronato tanto della chiesa di S. Maria, quanto di quella di S. Biagio e di San Salvatore della valle di Acujano, della Villa cioè, del Palazzo di Esanatoglia. Negli statuti di Esanatoglia, pubblicati dal Luzzatto, e risalenti al 1324, i riferimenti alle località di Palazzo (ancora indicata con la denominazione di Acuiano) sono ricorrenti ed attestano un insediamento umano consistente. Il Luzzatto, nella premessa agli stessi Statuti, traccia brevemente le vicende di Esanatoglia: nel 1303, Innocenzo III invita il podestà ed il popolo di S. Anatolia ad aiutare Matelica dopo la distruzione operata da Camerino: e ciò fa presupporre “che il comune fosse indipendente”. Con il rafforzarsi delle realtà comunali vicine, nel 1211 il castrum S.tae Anatholiae cum tota eius carte fa parte del distretto di Matelica; “ma al dominio oppressivo del comune vicino i castellani di S. Anatolia doveano preferire quelli di una città più lontana”, a cui erano già uniti per giurisdizione ecclesiastica; solo dopo pochi anni Esanatoglia e sotto Camerino e vi resta per oltre due secoli finche, declinato l’astro dei da Varano, rientrerà nell’orbita del Governo pontificio, in cui resterà fino all’unità d’Italia. Essa, conferma ancora il Luzzatto, rimane soggetta “alla giurisdizione del Camerinesi” per lungo tempo; essi “vi imponevano taglie, levavano soldati, esigevano multe, e approvavano i podestà, giuclici e notai, eletti da quei di S. Anatolia tra i cittadini di Camerino”. Ma, tornando agli Statuti ed idle indicazioni relative ad Acujano, ecco le espressioni più significative, dedotte dal testi stessi: vi si parla di via via quae vadit ad iblitem Acuiani et tenclit versus Caprilia; si stabilisce che la fonte stessa venga curata per homines vicinantiae a serra campi versus Capriliam et Aculanum et de vane acitiani; o anche per homines contratae, chiari sono i riferimenti agli homines de Acuiano; anche la fons de Venatorils cleve esser curata per homilies vallis Acuiani; ed il riferimento agli abitanti della zona ed alle loro case e palese allorche si parla della via quay incipit a pede domorum vallis Acuiani et tendit ad fontem Cups; essa riguarda gli contratae et habitantes in villa vallis Acuiani. In un altro passo degli Statuti si fa riferimento anche ad alcune attivita che si svolgono nella zona (e che gli abitanti hanno praticato fino a vari decenni fa): sit licitum facere rancum carbones, coctam ccirbonum et focariam in monte Gembi et in tota valle Acuiani. Il Mazzalupi rende noto che in una relazione anonima, riferibile alla fine del 500 o ai primi del 600, conservata presso l’Archivio della Curia Generalizia degli Agostiniani in Roma, e contenuta la prova che il nome e gia quello di Palazzo: “Un’altra villa detta il Palazzo nella valle Acuiana quale fa circa 40 fuochi, villa antica e ricca”. Ciò trova conferma in un documento ecclesiastico del 1592: in tale data il vescovo di Camerino visita simplicem ecclesiam Sancti Salvatoris de villa Palatii; ed il Feliciangeli, dando notizia di un’altra visita pastorale (ma siamo ormai nel 1670) dice che questa avviene in San Salvatore nella Villa di Palazzo parrocchiale. Della villa il Mazzalupi parla come di uno dei luoghi che sorgevano più lontani dal castrum e che trova in Palazzo un caso “emblematico ed esemplare”. “Questa villa”, egli annota, “e costituita oggi da due parti, la più importante delle quali risulta ricavata dal vecchio Palazzo dei Cavalca. Questo si presenta tagliato longitudinalmente per una cinquantina di metri da una viuzza ai cui lati sorgono le case della villa che risulta fortificata, viste le pareti posteriori di tali abitazioni che presentano muri perpendicolari in pietra viva. L’altra pane della villa, invece, e addossata alla chiesa al di la del fosso”. Per lo stesso studioso la variazione della Villa de Acujano a villa Palatii, documentata fin dal 1500, si cleve alla costruzione del palatium, espressione di “sovrapposizione di edifici di varia epoca, dal XII al XVII secolo”, mentre la chiesa (o ciò che di essa resta) “presenta una struttura non anteriore al XVII secolo”. La presenza in Esanatoglia e nella zona di numerosi maestri lombardi, rilevabile da molti contratti di lavoro risalenti al XIV e XV secolo, unitamente alle disposizioni previste dagli Statuti, assicura le possibilità operative e le qualita Belle stesse nel settore edilizio. Ed il ventaglio di corporazioni presenti gia in Esanatoglia tra il Trecento ed il Quattrocento (giudici, notai, mercanti, muratori, maestri del legno, vasai, fabbri, calzolai, osti, macellai, barbieri, ed infine cartai) e vive nel Cinquecento, presuppongono un rapporto intenso con i centri vicini come Camerino, Matelica, Fabriano, Recanati. Alla fine del XVI secolo Esanatoglia si caratterizza “per fortissimo commercio” dovuto a lanificio per pannine, di econci per corami, cartiere, maioliche”; “la Terra […] era cosi piena di denaro [] da attrarre anche malviventi che prendono in ostaggio figli di famiglie abbienti chiedendo un riscatto di diecimila scudi”. Il riflesso di tutte le attivita di cui sopra non possono non aver coinvolto Palazzo. Dopo la meta del Quattrocento la presenza di maestri lombardi e stranieri nella zona e nel castrum, potrebbe non essere estranea alla tecnica muraria delle volte a crocera ed a botte o alle linee nitide degli edifici di Palazzo. Malgrado eventi calamitosi che colpiscono la comunità (carestia nel 1590 e 92 terremoti nel Settecento, ancora carestie ed alluvioni), nel Breve di Clemente XIII (8 luglio 1766) Esanatoglia e definita “terra cospicua”. Palazzo, centro di interessi strategici ed economici nel passato, centro, già nel 1960 di una Azienda di Stato, oggi, nella parte abitativa e di proprietà privata, mentre il territorio circostante e di pertinenza della Regione Marche: il tempo ha ridato alla natura ed alle sue creature quanto l’uomo, da più di mille anni ha goduto e plasmato secondo la sua volontà e le sue esigenze; ma il Palazzo fortificato, le vie, gli edifici in pietra squadrata, la torre mozzata, le porte, meritano una ancora più completa lettura della loro storia. (m.f.c.) Il castello di Palazzo e un nucleo di poggio posto in una vallata dell’Appennino umbro-marchigiano, dove sfrutta un rilievo del fondo valle profondamente solcato dal torrente montano omonimo, affluente dell’Esino. Strategicamente il sito permette il controllo della tortuosa via che da Esanatoglia conduce a Fiuminata.
Abbazie e Castelli della Comunità Montana Alta Valle dell’Esino
A cura di Giancarlo Castagnari