Castello di Verchiano – Verchiano di Foligno (PG)
Cenni storici
Castello di Verchiano Verchiano è un paese della montagna folignate posto al limitare di un altopiano ai piedi del monte S. Salvatore, lungo l’antichissima via della Spina. L’arteria, importantissima in età medievale, lo fu ancora di più già a partire dall’età del bronzo, da quando cioè era una delle vie di comunicazione più frequentate e più agevoli per chi intendeva raggiungere l’Adriatico dal Lazio, dallo spoletino e dalla valle Umbra in generale.
Il vecchio tracciato, giungeva a Verchiano dopo aver toccato S. Sisto, borgo posto a mezza costa appena sotto al castello. Si da per certo, che nel periodo della seconda guerra punica (217 a.C.), in quel territorio esistesse già un borgo ed un castelliere, in quanto frammenti storici ipotizzano uno scontro avvenuto tra le truppe di Annibale in marcia verso Roma ed un manipolo di spoletini al soldo dei romani, proprio nei pressi dell’insediamento.
Successivamente non si hanno più notizie attendibili sul castello se non quelle immediatamente antecedenti l’avvento dei Trinci. La prima notizia certa si ha nel 1262, allorché secondo le cronache, il Comune di Foligno all’epoca sotto la dominazione degli Anastasi, acquistò il paese e la rocca di Verchiano per la cospicua somma di 2000 libbre cortonesi.
Nel 1305 con l’avvento della Signoria Trinciana, il castello e le zone di pertinenza passarono di mano, ed è in questo periodo che lo stesso incominciò ad assumere un ruolo rilevante nel territorio, fino ad arrivare al suo massimo splendore sotto Corrado III.
A dimostrazione dell’importanza che aveva assunto la. fortezza in funzione dei traffici e della strategia difensiva dell’epoca, si può citare la notizia che già nel 1384 Corrado II Trinci, concesse a certo Matteuccio Branchi da Spoleto non senza onere, un salvacondotto per il trasporto di 20 salme di grano dalle Marche a Spoleto passando per Verchiano, percorrendo cioè la via della Spina (o delle Pecore).
Nel 1408, Braccio Fortebracci da Montone famosissimo capitano di ventura messosi al servizio del re di Napoli, provenendo da Todi avrebbe preteso di passare con le sue truppe (1200 cavalli e 1000 fanti ), attraverso il territorio folignate. Poiché la richiesta non venne accolta, il Fortebracci mise a ferro e fuoco la zona spingendosi si dice, fino al castello di Verchiano.
Dopo la fine della Signoria dei Trinci, le beghe confinarie con gli spoletini che non si erano mai sopite, ripresero con maggior vigore anche per il fatto che nel frattempo (1461), gli stessi si erano impadroniti di nuovo del castello di Roccafranca. Il 21 ottobre 1482, gli spoletini assaltarono anche Verchiano e Rasiglia. Così il Mugnonio cronista dell’epoca descrive l’avvenimento. “1482 et addì 21 de octobre, lu popolo de Spoliti andò in nel contado de Fuligno in nella montagna, et arse lu burgu de Verchiano et le case delle ville de Rasciglia et de più de sey fémene sforzate, fo dicto “.
Poiché si credette che alla spedizione avessero preso parte anche i trevani, nel momento in cui questi nel maggio del 1483 chiesero un patto di concordia con Foligno, vennero ricambiati con un netto rifiuto anzi, da allora Foligno iniziò di nuovo ad armarsi ed i contrasti si acuirono al punto tale che i folignati prendendo a pretesto l’uccisione di un giovane di Scandolaro, certo Berardo di Martino, nel luglio del 1484 iniziarono la guerra contro Trevi.
Gli spoletini allora armarono 4000 uomini e dettero inizio ad una controffensiva. Di notte tempo, partendo dal castello di Orsano in loro possesso, assaltarono il paese di Verchiano devastando la zona e depredando gli abitanti. Stessa sorte subirono le località montane di Armalupo, Cancelli, Cascito, Cupacci, Acqua S. Stefano e Morro. La chiesa di S. Martino di Morro fu spogliata di tutti gli arredi sacri per un danno stimabile all’epoca di oltre 150 fiorini.
Alla notizia di tali gravi incidenti che erano anche costati la vita ad un verchianese, certo Domenico Jacobillo, papa Sisto III inviò come commissario pontificio Mons. Goffredo Moroni, che istituì un processo contro gli spoletini ed emise dure condanne per gli istigatori dei moti.
Trenta di loro, accusati di omicidio, incendi ed azioni sacrileghe, oltre alla confisca dei beni, furono condannati insieme al Comune di Spoleto al risarcimento dei danni, computati in 17355 fiorini da pagarsi entro un mese dalla sentenza.
Il 14 luglio 1496, dopo anni di cruenti scontri, furono fissati i confini tra Foligno e Spoleto. Successivamente non ebbero più a verificarsi fatti gravi in quei territori, se non sul finire del 1522, allorché si ebbe notizia che Spoleto aveva di nuovo occupato Sellano e subito dopo Verchiano e Roccafranca, ma anche in questo frangente il deciso intervento di papa Adriano VI fu provvidenziale.
Proprio in quel periodo infatti vennero messi a punto i Capitoli riguardanti i Castellani, con l’ambito territoriale in cui doveva esplicarsi la loro attività. Al castellano di Verchiano, fu accordata la giurisdizione solo su Verchiano e sue pertinenze. Negli anni seguenti con l’avvento diretto dell’amministrazione pontificia, anche questo castello, perse la sua importanza strategica in quanto non più di confine. Posto a 811 metri di altezza, sulla sommità di un costone dal quale si domina sia la Via della Spina che l’alta Valle del Menotre, vi si giunge agevolmente oltrepassando l’abitato di Verchiano e percorrendo la strada sterrata che conduce a Roccafranca ed al Santuario di S. Salvatore.
Dopo circa due chilometri seguendo l’indicazione Popola – Cesi, sulla sinistra a circa 100 metri dalla strada, si scorge l’imponente torre dell’ingresso principale. Del castello a forma quadrangolare, rimangono solo pochi ruderi delle antiche mura, mentre si conservano abbastanza bene le quattro torri, anche perché dopo il terremoto del 1997, le stesse sono state oggetto di ristrutturazione da parte della sovrintendenza alle Belle Arti di Perugia. A tutt’oggi si sta ancora lavorando per il restauro di quella posta sul lato sud del fortilizio.
Curiosità storica
CASTELLO DI VERCHIANO INVENTARIO DEGLI ARMAMENTI (settembre 1457)
– 150 verrettoni ferrati nuovi
– 135 verrettoni ferrati vecchi
– 50 verrettoni senza ferro
– 48 pietre da bombardella
– 30 pallottole di piombo da scoppietti
– 20 zaffi di salice
– 4 balestre con marchio del Comune
– 4 pietre da bombarda
– 4 tavole vecchie
– 3 banchetti
– 2 bombardelle di ferro
– 2 balestri (ferri per caricare le balestre)
– 2 calcatori di ferro da scoppietti
– 2 scoppietti di ferro
– 2 mazzafionde da mano
– 2 gorzarini vecchi guasti
– 2 mastrocorde
– 2 chiavi delle portelle
– 1 balestra doppia con marchio del Comune
– elmo
– 1 molinello da carcare (da caricare)
– 1 paio di guanti di ferro rovinati
– 1 barile senza fondo
– 1 mazzafionda grande
– 1 banco
– 1 caratello scomposto
– 1 sacchetta di polvere da bombarda
– 1 mazzo di verrettoni nuovi
– 1 arca vecchia senza coperchio
– 1 tavolo da banco da balestri
– 1 catena di ferro per alzare il ponte
– 1/2 mezzo vasetto di polvere da bombarda
Bibliografia
Santuari e castelli del folignate e della Valtopina di Sandro Capodimonti Dimensione Grafica Editrice
Da vedere nella zona
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Santuario di San Salvatore
Ruderi della chiesa di San Sisto
Lazzaretto di San Lazzaro