Castello di Vallingegno
Cenni Storici
Il Castello di Vallingegno, distante 8 miglia da Gubbio, sorge lungo la statale Gubbio-Perugia, sotto l’abbazia benedettina di San Verecondo de Spissis; l’origine di questo splendido maniero circondato da una robusta cinta muraria si fa risalire con molta probabilità anteriormente al ‘300.
Si presume che il nome derivi da un tempio ivi dedicato al Dio Genio preso dai Pagani per uno spirito buono o malvagio, che col nascere unendosi a noi regola le azioni tutte di nostra vita; e siccome veniva nominato Vallis Genii, Valle del Genio, cosi dai due vocaboli latini, ne è uscito il nome Vallingegno.
Questo castello situato in una valle quasi nascosto, deve essere uno dei primi fabbricati in questo territorio di Gubbio, quando cioè il popolo della città fuggiva e si nascondeva per sottrarsi dalle mani dei barbari, che inondavano l’Italia.
Antico feudo dei Gabrielli, assunse un ruolo significativo nel Medioevo quale base militare posta a vigilanza della strada che da Gubbio conduceva a Valfabbrica.
Nel secolo XIV dipendeva dalla curia Petrorii Comitum.
Nel 1355 il castello, per mano di un certo frate Pietro, si ribellò a Gubbio.
Rioccupato da milizie eugubine comandate da Bastardo di Ceccolo Montaini da Pergola, subì notevoli danni.
Nel 1370 venne fortificato (come pure nel 1433 e nel 1626) e dotato di un capitano al comando di una piccola guarnigione.
Il 3 ottobre 1387, il conte Antonio da Montefeltro (1348-1404) ordinò al podestà di Gubbio di procedere militarmente contro alcuni ribelli autori di eccidi e rapine nei territori confinanti con Perugia.
Tra questi c’era Franciscus Dominici de Vallingegno, contro il quale fu emesso un vero e proprio ordine di cattura su tutto il contado eugubino.
Tre anni più tardi Francesco, già debitore di 1000 fiorini d’oro, promise fedeltà assoluta al conte.
Nei secoli XV e XVI il castello apparteneva ai nobili Balducci di Gubbio; nel 1487 Paolo, Pietro, Pascuccio di Bartolomeo con i fratelli Girolamo e Simone, si divideranno le proprietà di Vallingegno.
Negli anni la proprietà del castello subì diversi passaggi, dai Balducci passò (sec. XVII) ai Filippetti poi ai Mencarelli di Perugia, al barone Texeira, alla famiglia pisana degli Aldovisi, al signor Gino Bartalini di Roma.
Attualmente appartiene al professor Umile Granieri, neurochirurgo napoletano.
Il castello, restaurato dopo l’ultimo conflitto, ha subito gravi danni durante il terremoto del 1984, ma oggi si presenta in buono stato conservativo per merito del proprietario che ne ha curato il consolidamento.
La vetta della torre costituisce il punto migliore di avvistamento, di fronte sono chiaramente visibili la torre di Petroia e, più lontana, quella di Biscina, perfettamente allineate sui rispettivi contrafforti, posizione che permetteva facilmente la comunicazione tra i castelli.
La leggenda narra ancora che S. Francesco fu rinchiuso per alcuni giorni nella torre maestra del castello di Vallingegno, prigioniero dei Gabrielli, signori di Gubbio, un discendente dei quali nel 1302 sarebbe diventato podestà di Firenze.
Aspetto
Il Castello sorge in posizione dominante sulla sottostante valle del Chiascio e presenta al centro un mastio di 20 metri d’altezza e altre due torri nelle parti estreme.
Il corpo centrale rappresenta la parte abitativa del castello: in epoca medievale era probabilmente un unico grande ambiente, rifugio della guarnigione militare di guardia.
Presenta mura spesse in cui sono ricavate piccole finestre ad arco, superiormente si sviluppa il camminamento di ronda.
La torre di guardia pentagonale detta di “San Francesco” è l’unico esempio di torre poligonale nel territorio di Gubbio.
Fonti documentative
Daniele Amoni – Castelli Fortezze e Rocche dell’Umbria – Edizione Quattroemme 2010
Francesco Maloberti – L’Abbazia e il Castello di Vallingegno di Gubbio