Villa di Treggio – Foligno (PG)


 

Cenni Storici

La mancanza di documenti che ne parlano rendono difficile ricostruire un percorso storico del luogo, però partendo dalle poche informazioni in possesso, dall’analisi strutturale e dal contesto territoriale una seppur minima ricostruzione storica possiamo avanzarla.
Intanto cominciamo col dire che questo territorio fu interessato dall’invasione Longobarda dal 568 al 774 e che Nocera fu una delle sedi dove questo popolo costituì una “Arimannia” di avamposto a difesa del Ducato di Spoleto.
La Flaminia quindi fu un importante nodo viario sul quale si doveva vigilare.
Treggio sicuramente risentì dell’influenza Longobarda della vicina Nocera e studiando il territorio ci si accorge che struttura simili si ripetono per gran parte dello sviluppo della via di comunicazione durante il periodo Longobardo; infatti la tipicità dell’insediamento consisteva in un castello posto su un’altura, una torre di vedetta o altra piccola fortificazione sull’altura dirimpetto e un palazzo nobiliare che gestiva le attività agricole difeso da entrambi.
A Treggio queste caratteristiche ci sono tutte, infatti sull’altura soprastante (monte Cucco) si possono ancora vedere cumuli di pietre anche squadrate che facevano parte di una struttura difensiva e dirimpetto a quota 380 un’altra altura presenta le stesse caratteristiche con un cumulo di pietre facente parte di una costruzione più piccola.
Queste informazioni territoriali sono confermate dallo storico Ludovico Jacobilli il quale conferma che “nelle pertinenze della Villa del Trebbio c’era il castello di Castiglione che risaliva al 1220“. (BCF, ms F-55-3-198, p.69)
Mentre appresso alla Villa di San Sebastiano c’era il castello o Forte o Rocca di Castellina” (BCF ms. F-55-3-198 p.69 ).
Treggio è nel mezzo senza alcuna caratteristica che possa associarlo ad un castello, tant’è che viene citato come “Villa“; di fatto non poteva esserlo vista anche la sua posizione posta in basso sul fianco del monte poco adatta all’osservazione del territorio, per cui anche analizzando la sua architettura è più associabile ad un palazzo di un nobile che controllava gli interessi economici del territorio.
Per di più a Treggio non era presente nessuna chiesa o struttura religiosa a differenza dei soprastanti castelli, infatti a Castellina c’era la chiesa di Santa Maria in Castellina e a Castiglione la chiesa di Sant’Angelo (Jacobilli).
Forse, se di castello si deve parlare, non dobbiamo riferirci a questo specifico edificio munito di torre che vediamo ai nostri giorni, ma al blocco abitativo davanti, infatti i lavori di ristrutturazione degli edifici hanno evidenziato muri di base portanti dello spessore di oltre un metro, il che sta a significare una robusta costruzione.
Comunque se anche castello è stato, già a cavallo tra il 1500 e il 1600 se ne era persa ogni traccia, poiché lo Jacobilli nel rilevamento del 1644 lo pone come “Villa” e lo associa a San Sebastiano e Vaiano (luogo in cui compare la Pieve di San Sebastiano) con 21 fuochi e 88 anime.
Anche il nome ha subito diverse variazioni nel corso dei secoli passando da Tregio, Lu Treio, Treium, Treio, Trebbio fino al 1300 dove addirittura assume il nome di Tregiobovi o Treioboni o Treiobovi.
I documenti che lo riguardano si hanno a partire dal 1143 nelle Carte dell’Abbazia di Sassovivo, ma sono tutte riferite alla località e terreni circostanti quindi si può supporre che un riferimento castellare non c’era poichè non è descritto nemmeno nelle definizione dei confini.
L’atto del novembre 1143 è riferito a una donazione fatta da Bernardo figlio del fu Ranuccio de Rapezo il quale dona “pro anima” all’abate Michele del monastero di Sassovivo i suoi beni mobili e immobili siti in diverse località fra cui Treio.
In un altro documento dell’anno 1203 nel mese di Dicembre Lorenzo di Ercolano per garantire un mutuo di 3 lire e 5 soldi danno in pegno a Giacomo tutte le parti loro spettanti nella chiusa a “Lu Treiu”.
In una pergamena che documenta un affitto di terreni da parte dell’Abbazia di Sassovivo a Bartolus, Vaiulus ed ai suoi fratelli, tra i terreni viene affittato un appezzamento di “IIII staris terre in Treio minus duo pugillis” con l’obbligo di pagare 100 sodi oltre che dare “IIII Lucienses incensi” all’Abate Nicolaus.
Il Contratto fu redatto dal notaio Henricus.
Nell’anno 1224 nell’inventario dei beni di Filippo podestà di Foligno figlio di Rodolfo della famiglia degli Anignano e Coccorone si nomina un terreno di 1 staio in Treio.
Nelle descrizione delle chiese di Foligno del XIII secolo Placido Lugano ci ricorda una “Ecclesia sancti Johannis de Tregiobovi o Treioboni o Treiobovi” soggetta alla Pieve Fanonica con un patrimonio di “204 libbre e 8 soldi” oltre ad alcuni terreni.
Il paese è preso in esame nella Visita Pastorale del Vescovo Gusmini il giorno 16 Febbraio 1912 dove rileva una popolazione di 65 persone costituita in prevalenza da coloni e braccianti, ma che ha come riferimento la chiesa madre di San Sebastiano che dista oltre 3 chilometri con una viabilità che però secondo il prelato è discreta.
Sull’origine del nome si sono fatte diverse supposizioni:
una prima ipotesi avvicina il nome al trascinamento di uno strumento privo di ruote con dei buoi usato dai contadini che si chiama “Treggia” e serviva per il trasporto di legname fieno e altri prodotti su terreni sassosi e impervi sfruttando le slitte invece che le ruote era adatta a qualsiasi tipo di terreno e forse era di uso comune in quel posto tanto da esservi associato il toponimo.
Altra ipotesi è che abbia origine dai Longobardi e che sia dovuto al posizionamento territoriale che poneva il paese ad un “Trivio” di controllo tra la Flaminia, il diverticolo che portava a Spello e una strada che salendo da San Giovanni Profiamma attraversava la collina passando per Treggio collegava Foligno con la montagna del Subasio oppure scendeva verso Valtopina.
Secondo Ivo Picchiarelli il termine Treggio ha radice dal verbo “TRAERE” che significa trascinare il che può essere associato sia allo strumento usato dai contadini per trasportare materiali “La Treggia” appunto, oppure, se vale l’ipotesi che Treggio sia dovuto a Trivio (Incrocio di strade), il trascinamento sia dovuto al fatto che in presenza di una seria salita era necessario attaccare alle carrozze ed ai carri un paio di buoi che aiutavano i cavalli a superare il dislivello (lo strappo in salita prima del paese) che altrimenti non sarebbe stato possibile superare.
Cosa non rara perché in altri posti sulla Flaminia esistevano stalle attrezzate con cavalli o buoi adibiti proprio a tale funzione in aiuto a vetturini e carrettieri che dovevano trasportare merci piuttosto pesanti e che solo con l’aiuto di un rinforzo del traino avrebbero potuto superare il dislivello.
La conferma di tale ipotesi è supportata dalla denominazione di Treggio che, come detto, si fa nel XIII secolo chiamandolo Tregibovi forse riferito proprio a dei buoi che a Treggio venivano attaccati ai vetturini e carrettieri che dovevano superare la salita sotto il paese; infatti la strada non seguiva l’attuale tracciato, ma saliva al paese per poi deviare a sinistra adiacente il muro dell’ipotetico attuale castello per poi ricongiungersi con l’attuale tracciato.
Il supporto di aiuti al traino non sono rari nella zona altri ne esistevano a Nocera dove in una stalla ancora esistente venivano tenuti cavalli e buoi pronti per soccorso ai vetturini che lo richiedevano.
Altra ipotesi da tenere in considerazione sull’origine del nome è stata avanzata da Lucio Bernetti esperto conoscitore del territorio e della sua storia; lo studioso infatti afferma che casi di simile toponomastica sono associabili a termini di origine celtico-gallica infatti da uno studio di Guido BORGHI 2008, (ricercatore presso il Dipartimento di Scienze dell’antichità Sezione di Scienze del linguaggio e culture comparate, Università degli Studi, Genova), si apprende che nella lingua celtica compaiono prototipi simili quali “Tretios, Trettios, Treitios, Tritios, Trittios o Trekios, Treikkios, Trikios, Trikkios (al maschile o al neutro)”.
Forse nel nostro caso il termine può derivare da Treitios (collinare) che ben si associa al posizionamento del nostro abitato; nell’età del Ferro questi toponimi apparivano “pienameme celtici“, ma i toponimi italiani che paiono coniati oggi risalgono invece all’età imperiale o repubblicana.
 

Aspetto

L’abitato è stato tutto ristrutturato e rimodernato e il palazzo signorile, quello più simile ad un castello è stato acquistato diversi anni fa da un signore tedesco che lo ha ristrutturato ed adibito a residenza privata.
La torre circolare addossata è opera sette-ottocentesca con funzioni abitative o forse estetiche o addirittura di piccionaia, quindi non associabili a funzioni di avvistamento o difensive.
 

Bibliografia

Placido Lugano – Storia delle chiese della Diocesi di Foligno nel XIII secolo.
Carte dell’Abbazia di Sassovivo
G. Gusmini – Visita pastorale del 1912
Istituto comprensivo “Nicolò Alunno” di Belfiore – La chiesa di San Sebastiano di Treggio – 2012
L. Jacobilli – Discorso storico della città di Foligno, Cronologia de’ vescovi, governatori, e podestà, chhanno retta essa Città. Catalogo de’ suoi conventi e monasteri, che vi sogliono abitare. Et un indice de’ Castelli e villaggi del suo territorio e diocesi, con il numero delli loro fuochi & anime – 1564
Contributi di archeologia – 5 Istituto di archeologia Scuola di specializzazione in beni archeologici – Archeologia medievale a Trezzo sull’Adda; il sepolcreto longobardo e l’oratorio di San Martino
le chiese di Santo Stefano e San Michele in Sallianense
– a cura di Silvia Lusuardi Siena e Caterina Giostra.
 

Da vedere nella zona

Chiesa di San Sebastiano
 

Mappa

Link alle coordinate

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>