Castello di Torriola – Todi (PG)
Cenni Storici
Tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo il piccolo fortilizio è inserito nel Plebato di San Bartolomeo dé Tavellaria associato alla villa di Pian di San Martino; la stessa associazione la troviamo nel Liber Focolarium del 1290.
E’ una tipica costruzione a corte interna, sormontata da un ballatoio che collega le ali est e ovest.
“Fu fabbricata da lolo di Astancolle nel I454“.
In merito a questa data L. A. Petti ci ricorda che nel protocollo di Ser Pancrazio di Biagio, posto nell’Archivio Vescovile, alla data del 14 dicembre 1454, si legge che: “Iolo Angelino e Nicolò di Baldassarre Ioli, anche in nome dell’altro fratello ricevono da Francesco di Iolo dieci scudi rappresentanti la terza parte delle spese sostenute per la fortificazione del fortilizio, in altre parole la torre detta di Iolo“.
Sull’arco che immette nel cortile interno è infissa l’arma araldica della famiglia Astancolle.
Questa era originaria di Padova ed ebbe origine con Francesco Astancolle Boninsegna.
Questi nel 1319 era custode di Todi e padrone del castello di Monticello.
in seguito la Casata si divise in più rami tra cui i Rattenti possessori della Cura di San Martino.
lolo Astancolle, che quindi ristrutturò e non costruì ex novo la torre, apparteneva a questo ramo, ed era inoltre figlio di Ugolino di lolo e cugino di Angeluccio che nel 1453 era Vicario del castello di Montecastrilli.
“Il proprietario che la possedeva nel 1753 la cedette in legato al Seminario Tuderte e vi venne, secondo le sue intenzioni, eretto un oratorio o chiesetta“.
Questo, esistente fino a qualche tempo fa, ora è stato trasformato in civile abitazione.
Nel lato est si notano un gruppo di balaustre (forse i resti dei ballatoi per caditoie) collocate su una parete il cui lato destro è chiuso da una costruzione tozza ricoperta da tetto, probabilmente una delle quattro originarie torri angolari.
Il Lato nord-ovest, che è quello meglio conservato, presenta un corpo avanzato alto e snello, forse un’altra delle torri angolari, con alla base una zoccolatura obliqua, la quale sembra che proseguisse intorno a tutto l’edificio.
Il lato sud-ovest presenta all’ultimo piano quattro archi modernamente restaurati e alla base un altro resto di zoccolatura obliqua ancora allo stato originario.
Questa zoccolatura é chiamata scarpa.
Questo era un accorgimento che aumentava lo spessore della base favorendo la stabilità di tutta la costruzione, rendeva più difficili i tentativi di scalata e creava una vera e propria guida per i proiettili lanciati dalle caditoie.
In modo particolare al fine di impedire che la scarpa si trasformaste in una rampa che rendesse più facile l’eventuale scalata, fu adottato, a due terzi dell’altezza del muro un cordone sporgente.
Il castello ha mantenuto in diverse parti le sue caratteristiche, sorge alla destra del Tevere e insieme ad un numero impressionante di torri e piccoli castelli costituiva un’ultima difesa alle porte della città madre Todi.
Fonti documentative
Colligite Fragmenta Bollettino Storico della Diocesi di Orvieto -Todi; Commissione Arte Sacra e Beni Culturali II-2010
F. Mancini – Todi e i suoi Castelli – 1960