Castello di Spina – Marsciano (PG)
Cenni Storici
Il primo documento che ci parla del Castello della Spina è un diploma di Federico Barbarossa emesso a Lodi nel 1163 diretto a Francone, abate di S. Pietro, ove fra le altre chiese vi è nominata quella di S. Nicolò di Spina.
La ricca abazia di S. Pietro in Perugia aveva dei possedimenti nel territorio di questo castello e in quello di S. Apollinare, acquisiti per concessione del Monastero di Farfa.
Perugia intanto stava estendendo il suo Contado e potenziava i castelli posti ai limiti del territorio per accrescere la sua difesa.
Il Contado perugino esisteva nella città sin dai tempi più remoti se si considera che durante la spedizione di Narsete fu ampliato riordinando molti castelli e ville.
Lo stesso fu riconosciuto da Re Corrado (1037) e così pure Enrico VI con il suo diploma del 1186.
La storia dei piccoli castelli e ville di Perugia si ricollega principalmente a quella della città dominante.
Il Contado di Perugia si divideva in cinque parti corrispondenti ai cinque rioni della città.
Il castello della Spina fin dal 1260 lo troviamo annoverato nel Rione di Porta Eburnea.
In questo anno nell’imposizione delle biade, fatta dal consiglio speciale, essendo podestà Tommaso de Gorsano, la Spina venne tassata per 200 corbe di grano.
In seguito nell’anno 1276 il podestà Ubertino de Niguarda ed il capitano del popolo Boezio de Lavello lungo ordinarono i ruoli per una contribuzione straordinaria, e la Spina è tassata per 20 corbe di grano, 10 di spelta e 10 d’ orzo.
Nel frattempo i miseri abitanti erano anche tassati tramite imposizione di vettovaglie dai nobili del Castello i quali per avere garanzie di difesa si assoggettavano al Comune dominante.
Fu cosi che nel secolo XIII avvennero le numerose sottomissioni dei Ghisleri, dei Fortebracci, dei Bulgarelli, e dei signori di Gioncheto, dí Fratta, di Sarteano, di Val di Marcola, di Coccorano e di varie altre località, comprese le principali abbazie.
Il Comune di Perugia acquistava mediante forti somme di denaro i castelli di Marsciano e di Casa Castalda, concedendo ampie franchigie ai rispettivi abitanti.
Nel 1260 risiedono ancora nella Spina dei Nobili, discendenti forse dagli antichi feudatari, che già fecero atto di sottomissione al Comune di Perugia, rimanendone poi semplici tributari.
Sempre nel 1260 tra i nobili del Rione di Porta Eburnea troviamo Bambaranus de Spina che venne tassato per 50 corbe e nel 1276 lo ritroviamo nominato un’ altra volta con il figlio e un altro nobile Belvintende che pagano paga 10 corbe di grano e 4 di spelta.
La floridezza del castello in quest’ epoca è notevole lo si deduce dal fatto che per numero di focolari (58) e per quantità d’ imposizione era terzo nel Rione di porta Eburnea.
Nel 1296 dovendo i Comune di Perugia provvedere per la costruzione di mura, decretarono il prolungamento della strada da Pila sino al Castello della Spina.
Il secolo successivo si apre con le aspre lotte tra i Guelfi e Ghibellini ed i castelli del Contado spesso davano rifugio i profughi dell’una o dell’altra parte.
Perugia che sosteneva la parte Guelfa si trovò a scontrarsi spesso con la Ghibellina Todi e il più dei combattimenti si svolse nel Marscianese, essendo questa terra di confine.
Nel 1310 scendeva in Italia l’ imperatore Arrigo VII di Lussemburgo, che aveva accettato l’invito della parte Ghibellina, desiderosa di abbattere per sempre gli odiati nemici.
Perugia insieme a Firenze, Siena, Lucca, Spoleto, Gubbio, Orvieto manda degli aiuti a Roberto re di Napoli per impedire che Arrigo cingesse in Roma la corona del sacro romano impero.
Queste truppe alleate Impedirono all’imperatore di arrivare sul colle Vaticano ed egli, contentatosi di cingere l’ambita corona nella Basilica Lateranense (1312), partì subito per recarsi a devastare il Contado Perugino per poi dirigersi verso Firenze.
Lo sdegno imperiale si riversò principalmente sul castello di Marsciano che verso la fine d’Agosto del 1312 fu assediato dall’esercito di Arrigo e capitolò dopo poche ore non potendo sostenere l’impeto di un esercito imperiale; poco dopo, il 2 settembre toccò stessa sorte a Spina che fu messa a ferro e fuoco, e di seguito i castelli di S. Apollinare, Fratta, Cerqueto, Mortella, S. Enea, S. Valentino, S. Martino in Colle, Gasolina e da altre piccole località.
Perugia però si mostrò grata verso i sudditi che piuttosto di arrendersi preferirono la morte e la distruzione dei propri focolari; infatti provvide in parte ai restauri delle mura, e la Spina insieme a Panicate, Piegaro, Montevibiano, Castiglion Fosco venne dispensata dall’arruolamento nell’esercito, che si preparava contro Todi.
Per tutto il sec. XIV ci troviamo di fronte a lacune storiche, però è evidente che la storia del paese si ricollega a quella della città di Perugia.
Fra le cose di rilievo di quest’epoca è da annoverare il censimento delle proprietà private eseguito mediante la formazione dei pubblici catasti.
Fin dal 1310 erano stati obbligati tutti i cittadini e gli abitanti del contado a denunziare agli ufficiali del catasto i propri beni stabili e mobili, per poter meglio regolare le relative imposizioni; questo saggio provvedimento, consentì al Comune di conoscere la propria ricchezza e governare con più giustizia.
L’accatastamento fu portato a termine nel 1358 ed ancora oggi è visibile nell’Archivio del Comune di Perugia
Durante il periodo delle scorrerie delle compagnie di ventura che cominciavano a devastare i nostri territori si ricorda che nel 1385 il conte Luzio, il conte Averardo Todesco, il conte Tadio dei Pepoli da Bologna con 200 cavalli si accamparono presso la Spina arrivando fino a Papiano e Cerqueto, e poco dopo vennero raggiunti dall’Aguto, Perugia per evitare devastazioni dovette sborsare diversi fiorini.
Al cominciare del secolo XV Perugia tra le lotte intestine dei Nobili e dei Raspanti, e le pretese dei Pontefici desiderosi di affermarsi nella propria autorità temporale, conservava ancora pienamente immuni quelle libere istituzioni Medievali, che nella maggior parte delle Repubbliche Italiane venivano soffocate dal giogo dei tiranni.
Nel 1410 Perugia subì un primo tentativo di attacco, respinto, da parte di Braccio Fortebraccio da Montone, che replicò vanamente nell’Aprile del 1415.
Per rappresaglia si dette allora alla conquista del Contado che anch’esso al pari della città oppose una strenua difesa.
Anche Spina fu presa d’assedio e, nonostante una strenua difesa che provocò numerose perdite nelle file di Braccio, rendendo molto difficoltosa un’impresa che sembrava semplice; il castello crollò al terzo attacco e dovette subire un violento saccheggio.
In questa battaglia, stando alle fonti, rimase ferito anche il celebre condottiero Tartaglia.
Dopo la presa della Spina tutti i Castelli vicini si arresero spontaneamente, tra questi Monte Vibiano, S. Apollinare, S. Biagio, la Pieve Caina e Castiglion della Valle a dimostrazione di come Spina esercitasse una reputata supremazia morale sui vicini castelli.
Non a caso infatti, nei secoli successivi fino ai giorni nostri, il castello della Spina fu capoluogo di comune tenendo gli altri sotto la propria giurisdizione.
Conquistato l’ intero contado, Braccio poté infine insignorirsi di Perugia, ma fu breve il suo dominio per l’ immatura morte del gran condottiero avvenuta presso Aquila il 2 Giugno 1424.
Dopo l’attacco di Braccio, la città capì che meglio avrebbe dovuto organizzare il suo territorio e la sua difesa, infatti i castelli ( soprattutto Spina ) erano stati lasciati soli, mentre invece una coalizione fra tutti avrebbe fermato l’avanzata del nemico.
Questa considerazione di carattere strategico indusse Perugia ad effettuare una riforma che puntualmente avvenne il 20 luglio 1428 con l’istituzione dei Capitani del Contado; questo Magistrato era composto di 5 membri ognuno dei quali aveva sotto la sua giurisdizione una delle cinque parti in cui era diviso il Contado.
L’istituzione dei Capitani del Contado rimase in vigore sino al 1580 ed ebbe una tendenza al concentramento, per cui tanti piccoli enti poterono riunirsi in nuclei più organici in modo da apportare al governo centrale una vita più rigogliosa.
Dopo l’assedio del Castello di Spina gli abitanti desideravano ricostruire le mura abbattute dall’assedio di Braccio e si misero all’opera per ricostruire le diroccate difese.
La spesa era ingente e da soli non avrebbero potuto condurre a termine il lavoro senza l’aiuto dei Perugini.
Il castello pagava al Comune di Perugia un annuo tributo chiamato “Sussidio focolare“, e nel 1439 i magnifici Priori concessero alla Spina di prelevare dal versamento del loro tributo la somma di 30 fiorini perché la spendessero nel restauro delle mura.
Ma questo stanziamento non fu sufficiente a compiere l’opera, e così nel 1444 domandavano gli stessi abitanti della Spina un nuovo aiuto ed il Comune di Perugia concedeva altri 50 fiorini da prelevarsi come precedentemente fatto.
Nell’ elargizione di questo sussidio il Magistrato esortava il Castello ad esigere delle contribuzioni straordinarie da tutti i cittadini e dai monasteri che possedevano dei terreni in quelle località (Come si può vedere la tassazione sui cittadini non è una specialità dei nostri tempi, ma una situazione atavica che ci portiamo dietro dai tempi più remoti, il medioevo non è mai terminato in Italia).
Nel XVI secolo scompaiono le ultime tracce del Comune Medievale, ed abbiamo la storia dei principati e delle dominazioni straniere.
Il predominio dei Baglioni, che non fu mai una vera e propria signora, fu temporaneo e tanto costoro, quanto la Curia di Roma, per mantenersi devoto il popolo perugino, ne dovettero rispettare almeno nella forma gli antichi privilegi.
Quando la sovranità temporale dei Pontefici volle affermarsi definitivamente, avvenne la famosa guerra del sale (1540) che chiuse in Perugia il periodo delle libertà comunali.
In una deliberazione presa dai Dieci dell’Arbitrio nell’anno 1534 si legge che il Castello della Spina formalmente si obbligò ad obbedire ai comandi dei Magistrati e di non ricevere entro il castello genti nemiche a Perugia, con dichiarazione però che con tale provvedimento non intendevano di fare pregiudizio alcuno né alla S. Sede, né al Pontefice.
Ai primi di ottobre del 1643 il generale Del Morra, maestro di Campo dei Fiorentini, dopo aver piegato l’esercito pontificio a Mongiovino, si accampò alla Spina, e ripartì il giorno 12 dello stesso mese per dirigersi verso la Città e si inoltrò sino a S. Sisto, nell’ambito della guerra tra il Duca di Toscana ed il Pontefice.
Fino al XVIII secolo dal comune di Spina dipendevano ancora S. Apollinare, Badiola, S. Biagio della Valle, Castiglione della Valle, Monte Lagello, Montevibiano Nuovo, Mercatello, Pieve Caina, Olmeto e Villanova, per una popolazione complessiva di circa 5000 abitanti.
Successivamente Spina fu assorbita dal Comune di Marsciano da cui tuttora dipende.
Aspetto
Il castello conserva ancora in buona parte la struttura ed il carattere dell’ epoca Medievale; la prima cerchia formata da solide mura racchiude una superficie rettangolare portante sugli angoli delle eleganti e forti torri di forma rotonda.
Rimane colmato l’ampio fossato che doveva girare ai piedi delle mura, che serviva ad aumentarne la difesa. Il Castello aveva una sola porta, e sul vertice dell’ arco c’è scolpita una croce che sta forse a rappresentare Io stemma della Spina; sopra di essa campeggia una torre e due solidi baluardi che difendevano l’ ingresso.
Nell’ interno ci sono delle caratteristiche le vie anguste e ritorte, dove su molti fabbricati si presentano le antiche linee architettoniche.
Una seconda porta con altra cerchia di mura, ed una terza porta con torre rendevano più forte il castello, che nel centro, vicino alla chiesa parrocchiale, ci presenta ancora i resti di una piccola arx.
La chiesa di San Nicolò
Le notizie in merito alle chiese esistenti a Spina le estraiamo interamente da un manoscritto del Belforti, esistente presso la Biblioteca Comunale di Perugia.
La Chiesa Battesimale e Parrocchiale di questo Castello costruita nel centro del medesimo, è dedicata a S. Niccolò vescovo di Mira ed a S. Faustino martire.
Appartiene già dai più antichi tempi al Monastero di S. Pietro di Perugia, come si rileva dal diploma di Federico I imperatore, dato in Lodi nel 1163 e diretto a Francone abbate di S. Pietro, ove fra le altre Chiese si conferma a lui anche il possesso di questa.
L’unione della medesima al detto Monastero, fu poi anche confermata da Gregorio IX nel 1231. (Acta Visit. D. G. D. Abbatis S. Petri fol. 14).
Corrispondeva questa Chiesa al detto monastero l’annuo Canone di “4 corbe di grano, e di dieci corbe di Spelta” (Lib. salut. Canon. ab anno 1466 ad 1313 fol. 127).
Ma essendo stato rinnovato nel 1387 il Censo sopra tutte le Chiese soggette al Monastero questa fu tassata per 2 sole corbe di grano all’ anno da pagarsi per le “vesti de’ Monaci“.
Nel 1437 Eugenio IV nuovamente la confermò a detto Monastero.
La chiesa appartenne sempre all’Abbazia Perugina tranne una breve parentesi quando Mariotto figlio di Giacomone Graziani riuscì ad acquisirla dalla Santa Sede, fino che nell’anno 1457 con una sentenza di Mons. Gaspare da Texamo auditore del Sagro Palazzo la chiesa fu restituita al Monastero.
Nel 1616 fu eretta la Congregazione del Rosario, con le solite formalità, e licenza de P.P. Domenicani.
Tra le reliquie che si conservano in questa chiesa, merita speciale menzione il corpo di S. Faustino Martire, estratto nel 1613 dal cimitero di S. Callisto in Roma.
Nel 1645 per le incursioni militari che seguirono nel territorio marscianese, questo sacro corpo fu riportato a S. Pietro; cessata però la guerra nel 1646 fu con solenne processione restituito a questa sua chiesa nel Castello della Spina.
Questa chiesa fu restaurata ed abbellita nell’1800 a spese del Monastero di S. Pietro e con le elemosine dei fedeli e specialmente con larghe sovvenzioni di Giuseppe Vagnucci allora parroco.
Questa chiesa ebbe anche il titolo di Priorato e ricorda il Pellini (Vol. I p. 1296) che « d. Oddo di Fazio, cittadino perugino, Priore della Spina e monaco di S. Pietro di Perugia nel 1382 fu eletto abbate della Badia di Marzano nel contado di Città di Castello ; e i Magistrati scrissero al papa perché lo confermasse in tal carica ».
Fonti documentative
F. Briganti – L’Antico Comune della Spina – 1904