Castello di Scopoli – Foligno (PG)

Castello della Valle del Menotre che nel tempo ha fatto tesoro delle acque che alimentavano tutte le gualchiere realizzate dai benedettini.

 

Cenni storici

Antico castello della valle del Menotre posto a 530 metri d’altezza lungo la Statale Val di Chienti, antica Via Lauretana.
La prima documentazione in cui si nomina Scopoli risale all’anno 1067, riguarda un atto di compravendita, da parte del conte Offredo del fu Monaldo della stirpe dei conti di Uppello a tal Azzo di Pietro, di un terreno sito nei pressi della terra detta di Santa Maria, al di là del fiume Menotre.
Nel 1072, il conte Ugo di Offredo insieme alla moglie Ugolina, donò, in remissione dei peccati a Mainardo monaco di Sassovivo e primo abate dell’abbazia, molti dei suoi possedimenti, tra questi figuravano alcuni terreni posti “in locum qui dicitur Scoplum“.
Negli anni 1087, 1094 e 1096, i discendenti dei conti di Uppello donarono altre terre di loro proprietà all’emergente abbazia, tra cui alcuni terreni e un molino da grano nei pressi di Scopoli.
Altre numerose e sostanziose donazioni si susseguirono nei secoli XII e XIII, così che, l’antico feudo dei conti di Uppello come pure Scopoli, passarono sotto il diretto dominio del monastero di Sassovivo.
Tra il XIII e il XIV secolo, i monaci in virtù delle copiose acque del fiume Menotre, iniziarono lo sfruttamento dell’energia idraulica con una serie di sbarramenti e canalizzazioni, attivando molini sia da grano sia da olio, nonché gualchiere, documentate fin dal 1229, per la lavorazione degli stracci che divennero ben presto opifici per la produzione della carta.
La costruzione di una cartiera da parte di un certo Clarimbaldo da Spoleto, nel 1256, fu motivo di controversia con l’Abbazia di Sassovivo, in quanto, questo nuovo opificio danneggiava la preesistente industria dei monaci.
Il giudizio, pronunciato da un certo Campagnuccio, dette ragione ai religiosi.
Anche durante la dominazione dei Trinci (1305- 1439), a differenza della quasi totalità delle località della valle e della zona montana in generale, continuò a dipendere dai monaci dell’Abbazia di Sassovivo, fino alla sua completa decadenza, senza mai essere sottomessa alla potente Signoria folignate.
All’epoca era una villa non fortificata, abitata più da pastori che da agricoltori; rimase privo di mura di protezione fino al 1458; dopo la caduta della Signoria dei Trinci il comune di Foligno diede inizio ai lavori per la costruzione di una poderosa fortificazione, lavori che si protrassero per quattro anni.
L’allora abate di Sassovivo, Tommaso di Paolo, avendo sia a Scopoli sia nei dintorni, numerosissimi possedimenti e notevoli interessi, collaborò attivamente con il Comune di Foligno per la realizzazione del maniero, ordinando a tutti i suoi dipendenti, lavoratori e vassalli “…che aiutassero a portare calcia et altra roba da murare“.
Sopra il portale d’ingresso, su di una pietra di marmo ancora ben visibile, insieme alla data 1460 e agli stemmi dell’abbazia e dell’abate Tommaso, vi si leggono le lettere D.T.A.F.F., il significato delle quali secondo il Faloci, dovrebbe essere “Dominus Thomas Abbas Fieri Fecit” (Signore Tommaso Abate Fece Fare).
Nel 1479 Scopoli ebbe una controversia con il Comune di Foligno per il rimborso dei danni arrecati dal passaggio dei soldati del Duca dei Varano di Camerino.
Nel 1542 gli abitanti di Scopoli reclamarono il diritto di costruire entro le mura castellane; si oppose alla richiesta un certo Lorenzo, fattore dell’Abbazia di Sassovivo, che rivendicava l’assoluta proprietà e l’uso del fortilizio all’Abbazia.
A favore delle esigenze della comunità si pronunciarono esperti di diritto di Foligno e Perugia, motivando la loro decisione con il fatto che il castello era al servizio dell’intera collettività.
Con il passare degli anni, il castello perse l’importante funzione di baluardo contro l’incursione dei confinanti, fino a che, verso la fine del XVII secolo venendo meno questa necessità, fu definitivamente abbandonato.
All’epoca dell’abbandono, Scopoli contava trenta famiglie e 186 anime.
Lo sfruttamento delle risorse idriche del Menotre, già avviato dall’Abbazia di Sassovivo sul territorio, iniziò tra il XIII e XIV secolo, ebbe nuovo impulso e trasformò l’economia da agro-pastorale ad artigianale prima e industriale negli anni a seguire.
Con l’affievolirsi della giurisdizione abbaziale il territorio di Scopoli, si eresse a comune autonomo rimanendovi fino al 1861, per poi essere appodiato a quello di Foligno e in seguito del tutto inglobato allo stesso.
All’epoca l’intero comune contava 1210 abitanti e comprendeva tutti i paesi facenti parte della “Cella“, feudo della montagna piuttosto ampio, creato dai monaci del monastero di Sassovivo, già a partire dall’XI secolo.
A Scopoli, quindi, facevano capo i paesi di Pale, Casale, Cascito, Cerrito, Acqua Santo Stefano, Cifo, Volperino, Fraia, Cupigliolo, Pisenti, Polveragna, Franca, Barri, Leggiana e Sostino.
Nell’anno 1849, dei soldati toscani, andando in aiuto agli assediati di Ancona, transitarono per la valle del Menotre, si fermarono a bere ad una osteria o locanda del paese di Scopoli e, avvinazzati terrorizzarono le donne di famiglia del parroco, mettendo sottosopra la canonica.
Poi pretesero di mangiare e bere quello che volevano e prima di partire si portarono via tutti gli oggetti che poterono trovare e che avevano un certo valore, compreso l’archibugio del sacerdote.
A Scopoli, sempre in virtù delle copiose acque del Menotre ebbero origine numerose altre industrie come il maglio per la lavorazione del rame e a seguire lanifici e cotonifici.
Uno di questi fu il cotonificio di Domenico Micheli.
La lavorazione avveniva tramite l’utilizzazione di ben cinquanta macchinari, mentre gli operai addetti superavano le quaranta unità.
Dopo i bui e travagliati anni della prima guerra mondiale (1915-1918), il cotonificio fu acquistato da Giacomo Trevi di Ancona per passare poi a un certo Preziosi e in seguito ai fratelli Attilio e Oreste Cecconi, che lo tennero attivo fino agli anni sessanta del secolo scorso.
Lo stesso Micheli, nei primi anni del 1900, ebbe l’idea di realizzare una piccola centrale per la produzione d’energia elettrica, utilizzando la forza delle acque del Menotre, così che già nel 1907 alcuni paesi della valle, poterono usufruire della corrente elettrica per uso domestico, anche se si dovette aspettare il 1940 per avere a Scopoli una vera e propria centrale idroelettrica.
Il Micheli fu finanziatore e allo stesso tempo costruttore insieme all’Ing. Giulio Ulivi del primo aereo “tutto umbro e tutto italiano“, che purtroppo alla “prima prova di volo“, in fase di rullaggio, si andò a schiantare lungo il ciglio di un fosso nei pressi dell’allora aviosuperficie di Plestia presso Colfiorito, subendo notevoli danni.
 

Aspetto

Appena all’ingresso dell’abitato, provenendo da Foligno, sulla destra si ammira una bella fonte monumentale, purtroppo in condizioni di completo abbandono; l’acqua sgorgava da due teste di satiro e da una cannella centrale, la sola rimasta attiva.
A fianco della vasca principale due abbeveratoi per il bestiame.
Pochi passi più avanti, sulla sinistra, si trova la più bella tra le tante edicole presenti a Scopoli, risale al XV secolo, opera di pittore di scuola umbra, forse un allievo del pittore folignate Mezzastris, raffigura una Madonna in trono con bambino benedicente e sullo sfondo otto angeli, quattro che reggono un drappo e, sotto, quattro angeli musicanti, nella parte laterale a sinistra è dipinto Sant’Antonio abate, nella volta Gesù benedicente, la figura di destra è completamente persa.
L’affresco è un piccolo capolavoro dell’arte umbra tra Quattrocento e Cinquecento, oggi retinato per evitarne il distacco, meriterebbe un accurato restauro.
Proseguendo si giunge all’ingresso del poderoso castello, che si trova in discreto stato di conservazione.
Quasi intatti risultano i bastioni e le torri, nonché l’antica porta, che conserva ancora le tracce del ponte levatoio.
 
 
 

Chiesa di Santa Maria Assunta

La chiesa parrocchiale, di antica origine e intitolata a Santa Maria Assunta, si trova incastonata nelle mura del castello.
Di questa chiesa si hanno notizie già a partire dal 1138, risale a quella data, infatti, la bolla di Innocenzo II con la quale sono riconfermati all’allora vescovo di Foligno Benedetto II, diritti e privilegi su di essa.
In quel documento, si legge testualmente: “…confìrmamus in super Vobis…Plebem Sanctae Mariae de Scopulo..”, da queste parole si deduce che già all’epoca la chiesa di Scopoli era considerata “Pieve“, vale a dire parrocchia con possessioni e chiese dipendenti.
Nella sentenza del cardinale Capocci del 1239, si parla della chiesa di Scopoli come di una pieve alla quale facevano capo altri luoghi di culto, come San Pietro di Rasiglia, Sant’Angelo di Agnano, San Venanzo di Ascolano, Sant’Angelo di Serrone, San Rocco di Barri e la piccola chiesina della Madonna del Sasso, posta al di là del fiume di fronte al cimitero.
Tra il 1458 e il 1460, la chiesa di Santa Maria fu convenientemente ampliata, segno che la popolazione del paese era aumentata.
Originariamente si presentava a unica navata, con copertura a volta e campanile a vela.
Sui due lati erano presenti ben cinque altari minori, decorati con bellissimi stucchi settecenteschi e demoliti durante i restauri del 1957.
In quell’anno, infatti, la chiesa fu enormemente ampliata, modificando anche l’orientamento, così che la parte vecchia divenne il transetto della nuova.
Con queste radicali modifiche, assunse la pianta a croce latina e ne fu stravolto l’assetto originale, tanto che del passato rimane soltanto un bellissimo tabernacolo in pietra scolpita riconducibile al XVI secolo, incastonato nella parete di fondo del transetto di sinistra.
Sulla parete di fondo del transetto di destra, invece, è sistemato un Crocefisso, opera recente dello scultore locale Loreto Nardone.
Allo stesso artista si devono le tavole della Via Crucis e la Madonna posta esternamente sopra l’ingresso principale.
In seguito alla ricostruzione post-terremoto, la chiesa ha subito ulteriori sostanziali modifiche, specialmente al suo interno.
Nella parete absidale, un affresco datato 2007, opera del pittore spellano Elvio Marchionni rappresenta la Madonna assunta in cielo attorniata da angeli e cherubini, mentre sulle pareti laterali, si possono ammirare numerose opere pittoriche, anch’esse eseguite dopo l’evento sismico del 1997 da artisti italiani e stranieri.
 
 
 

Chiesa di Sant’Anna

All’interno del paese al tempo della visita apostolica di monsignor Camaiani del 1573, oltre alla parrocchiale, erano presenti anche altre chiese come Santa Maria di Loreto, detta anche “la Madonna de li Jannucci“, Santo Stefano, San Savino e San Francesco, quest’ultima posta sulla riva del Menotre, nel così detto “Borgo”.
La si incontra poco dopo il castello, sulla sinistra, nata come cappella del seicentesco Palazzetto dei Conti Rossi, oggi è dedicata a Sant’Anna.
La sua edificazione iniziò nel 1697, portata a termine su commissione dei fratelli Cesare e Cristiano dei conti De Rossi nel 1700 e consacrata lo stesso anno dall’allora parroco di Scopoli don Marco Antonio Flavi.
Oggi è di proprietà della famiglia Melelli, che ne ha curato anche il restauro, dopo che il terremoto del 1997 l’aveva ridotta in rovina.
All’esterno sopra la porta d’ingresso, incise su di una lastra di pietra rossa, si possono ancora leggere queste parole:
DIVO FRANCESCO, PATRONO SACELLUMHOCA FUNDAMENTIS, ERECTUS B. CAESAR ET CHRISTIANUS C. DE RUBEIS FRATRES PATR1T1I ET NOBILES FULGINATES AERE PROPRIO ANNO 1697 POSUERUNT.
Il semplice interno, grazioso ed elegante, mostra un bel crocifisso sulla parete d’altare, di recente fattura.
A fianco in una piccola sagrestia sono conservati dei caratteristici presepi, di cui uno allestito con pasta.
 
 
 

Altro da vedere

Tornando verso il Menotre si incontrano alcuni vecchi ed interessanti edifici, di cui uno, forse identificabile con una delle chiese non più esistenti, conserva sulla facciata una bella edicola con un ingenuo testimonianza di arte popolare raffigurante la Madonna col Bambino.
Poco più a destra si trova un’altra edicola contenente una moderna raffigurazione di Santa Lucia, dietro una casa con un caratteristico ed insolito colombaio.
Vicino, sotto la trasanna di una casa si scorge un malridotto affresco raffigurante San Francesco, una santa e un santo non riconoscibili.
Tornando verso l’ex statale merita una visita il villaggio di casette in legno e container realizzato appena dopo il terremoto del 1997.
Il Progetto Resurrezione, ideato dal parroco di Scopoli, don Giuliano nel 1998, ha colorato le grigie pareti esterne dei container con murales realizzati dagli artisti del centro arte e cultura “Torre Strozzi” (Modena e Perugia) con la collaborazione dei critici d’arte Luciano Lepri e Kit Sutherland.
Proseguendo ancora verso la statale un’edicola mostra il luogo ove era la chiesa dedicata alla Madonna di Loreto, oggi distrutta.
Lungo l’ex statale si ammira un’altra edicola, raffigura la madonna col bambino, si legge la scritta:
EFFIGIE / S. MARIAE V. DE GRATIA / CASTRI RASILIAE.
Una ancora si trova all’interno dell’abitato, sopra un’abitazione privata, raffigura la Madonna col Bambino e San Filippo Neri.
 

Fonti documentative

CAPODIMONTI SANDRO Il Menotre e la sua valle Borghi, genti, acque, sorgenti
CAPODIMONTI SANDRO Santuari e Castelli del Folignate e della Valtopina
GREGORI DON LUCIANO La Valle del Menotre

http://www.diocesidifoligno.it/pls/foligno/bd_dioc_annuario_css.singolo_ente?p_pagina=22325&id_dioc=143&cod_icsc=709004&id_en=229&colore1=&colore2=&layout=0&rifi=&rifp=&vis=1

 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

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