Castello di Scheggino (PG)
Cenni Storici
Affascinante paesino in simbiosi con il Fiume Nera, le cui acque lambiscono i caseggiati; un canale artificiale, antica presa per alimentare un molino, la separa in due e le fonti di Valcasana contribuiscono a creare un “ambiente liquido” di grande suggestione.
Questa presenza così forte delle acque ha specializzato le attività, la gastronomia e le offerte turistiche di questa cittadina: la pesca della trota fario e dei gamberi, vera e propria attività tradizionale, ha creato le condizioni per una specifica cultura gastronomica in controtendenza con il resto della Valle, dove prevale la cultura delle carni, soprattutto suine. Il tartufo, che qui a Scheggino è il perno di tutte le attività, ha dato un’ulteriore prova della sua versatilità, legandosi nobilmente ai pesci di fiume.
Scheggino è il capoluogo dell’omonimo Comune, che ospita nel suo territorio (35 kmq) circa 650 abitanti. Comprende le frazioni di Ceselli, Civitella, Collefabbri, Monte San Vito, Nevi, Pontuglia, San Valentino, Schioppo.
Il nome ha origine da Schiaginum trasformato poi in Schezzino e, ai primi del sec. XVIII in Scheggino. Ha origine come castello medievale, con la tipica struttura triangolare della fortificazione di pendio, coronato al vertice dalla torre d’avvistamento a pianta quadrata, a mezza costa di uno sperone roccioso sovrastante l’abitato. La struttura primitiva è tuttora ben leggibile denuncia la funzione strategica dell’insediamento a guardia di un passaggio obbligato dell’antica strada della Valnerina, alla confluenza del percorso montano lungo la Valcasana.
Sorto sulla riva sinistra del fiume Nera, in corrispondenza di una strettoia della valle che determina un passaggio obbligato dell’antica strada, si ritiene che esso sia stato eretto a difesa delle invasioni saracene. Assunse, come altri nuclei analoghi vicini (Sant’Anatolia), fin dal XIII e XIV secolo una certa importanza strategica ed economica rimanendo fedele al Ducato di Spoleto; fedeltà che gli causò un duplice assedio e conseguente saccheggio da parte dei nemici di questa città sia nel 1391 sia nel 1552, durante l’insurrezione dei castelli della Valnerina, cui inizialmente Scheggino aveva aderito, tornando poi fedele a Spoleto. I ribelli, guidati da Petrone da Vallo e Piccozzo Brancaleoni, cinsero invano d’assedio il castello. Poco dopo l’assedio fu ripetuto da altri ribelli a Spoleto, che cercarono di approfittare dell’assenza degli uomini impegnati in attività agricole capitanati da Girolamo di Fiorino, ma gli assalitori furono respinti dalle donne del luogo.
Nei secoli successivi la quiete del luogo non fu più turbata. Restò assoggettato a Spoleto fino a tutto il secolo XVIII, godendo, tuttavia, di una particolare autonomia, dotandosi di un proprio Statuto nel 1561. Le mura e le torri furono restaurate tra il 1509 e il 1521. Un secolo dopo, a riprova di quanto fossero mutati profondamente i tempi, le torri furono trasformate in colombaie, mentre il castello divenne cava di pietra per la costruzione di case gentilizie lungo il fiume. L’importanza economica di Scheggino aumentò sotto lo Stato Pontifico, quando, nel 1635, Urbano VIII, per intervento del cardinale Poli proprietario di una villa in questo luogo, fece attivare una fonderia per la lavorazione del materiale ferroso estratto dalla miniera di Monteleone di Spoleto, adeguando anche la strada della Valcasana al trasporto dei materiali.
La tradizione orale vuole che le cancellate del Pantheon e della basilica di San Pietro siano state costruite proprio in questa ferriera.
Il nucleo più antico, detto “Capo la terra” risale al sec. XIII e si è sviluppato a ridosso della rocca, probabilmente per accogliere gli abitanti del vicino castello-feudale di Pozzano dopo la sua distruzione. A questa prima cerchia, si è addossata, digradando verso valle, l’espansione dei secoli XIV e XV, completata nel sec. XVI con la creazione del borgo, costeggiato dal canale di alimentazione del mulino.
Emergono dal tessuto edilizio del paese il Palazzo Graziani, residenza padronale del sec. XVIII costruita a ridosso della prima cerchia di mura e di una delle torri angolari, e il Palazzo comunale insediato in un edificio singolare del secolo XVII, caratterizzato da un piano mansardato o loggia coperta, destinato nel secolo XX ad uso pubblico con l’innalzamento del lato destro di una moderna torre civica munita di orologio e campane. Nell’archivio storico comunale sono conservati i documenti del comune di Scheggino, a partire dal sec. XIV e dei comuni soppressi di Ceselli, Civitella e Monte S. Vito. Al termine meridionale della Via di Borgo si apre, sull’antica strada della Valnerina in direzione di Osteria di Ceselli, la seicentesca Porta del Pozzo, cosiddetta per la presenza di una sorgente.
All’estremità opposta della via s’incontra il Palazzo Profili, tipico palazzo signorile settecentesco, attualmente diviso in più appartamenti. L’edificio, recentemente restaurato, conserva ancora il portale principale, l’atrio d’ingresso, il cortile con ninfeo e la scala di accesso ai piani superiori, comprendeva originariamente anche un giardino nello spazio antistante, la serra, la peschiera.
Sotto un’ala del palazzo Profili, si apre la porta Valcasana, del sec. XVI, da dove un tempo si dipartiva un tratto della “Via del Ferro” ossia la strada utilizzata per il trasporto dei materiali delle miniere e delle ferriere, che da Scheggino raggiungeva Monteleone di Spoleto attraversando Caso e Gavelli.
La strada fu potenziata nel sec. XVII, sotto il pontificato di Urbano VIII, grazie ai buoni uffici del cardinale Fausto Poli di Usigni. L’area fuori della Porta Valcasana è ricca di acque sorgive e di vegetazione acquatica, tanto che fin dall’inizio del sec. XIX, fu destinata a parco pubblico.
Il parco è composto da un viale alberato, dalla “fiumarella” alimentata da sorgenti che sorgano poco più a monte, da un piccolo laghetto artificiale utilizzato per la pesca sportiva e dalla peschiera per l’allevamento delle trote.
Il parco si completa a monte con la piscina, i campi da tennis, l’area verde attrezzata, la pineta, il camping e il campo da calcio.
Le fonti di Valcasana sono oggi un delizioso giardino naturale, dove le acque scorrono placidamente fra lecci, roverelle, pini d’Aleppo e bosso: un ambiente di estrema gradevolezza ideale per rilassarsi e rinfrancare lo spirito.