Castello di Sant’Anatolia di Narco – (PG)

Lungo la Valnerina seguendo il corso del fiume, si incontrano i castelli di San Felice di Narco e di Sant’Anatolia di Narco, ambedue eredi dell’antico pago Narcano, e quest’ultimo oggi sede di Comune.

 

Cenni Storici

Sant’Anatolia di Narco è un piacevole borgo posto sulle sponde del fiume Nera, sorge su un piccolo terrazzo fluviale, ai piedi del monte Coscerno, a 328 metri sul livello del mare, incastonato tra belle montagne e incorniciato da boschi di roverella, carpino, acero e pino d’Aleppo.
Le origini dell’insediamento non sono ben documentate, ma è certa la presenza umana in epoca pre-romana.
Di tal epoca sono stati rinvenuti nella necropoli di vocabolo il Piano reperti di vasellame e ornamenti funerari, oggi esposti al Museo archeologico di Firenze.
Il nome deriva da “Nar“, antica denominazione del fiume Nera, da cui ebbe origine anche il termine “Naharci” per gli abitanti di origine sabina che si erano ritirati in questo luogo, in collina, per evitare le alluvioni del Nera.
Fu quindi un vicus romano, di tale periodo rimangono due epigrafi funerarie di Tito Veiano Suro e di Lucio Casidore, inserite nel muro della chiesa di Santa Maria delle Grazie.
La lapide sulla parete sinistra indica la profondità in 12 passi in agro della tomba di Tito Veiano Suro:
T. VEIANO T. / SURO / IN AG. P. XII
La seconda sulla parete destra, è l’epigrafe funeraria di Lucio Casidare, Liberto di Clemente, dedicatagli dalla consorte, la terza, figlia di Spes:
L. CASIDARI L. F. / CLEMENTIS / POMPULIA SP. F. / TERTIA UXOR / MIART. C. ME FECIT
Il Cristianesimo fu introdotto da monaci siriaci nel V secolo.
Nel secolo VIII si costituì una curtis longobarda.
La zona dipese lungamente dal municipio di Interamna (Terni), anche quando a questo successe la diocesi di Spoleto, come si ricava dalla Bolla di Benedetto III dell’856.
Il 31 gennaio 962 la Val di Narco fu donata da Ottone I a Giovanni XII, in occasione della sua incoronazione.
Nel 1155 vi transitò l’esercito di Barbarossa, proveniente da Roma e diretto a Spoleto, che ne fu poi distrutta.
Nel 1178 Corrado di Urselingen eresse il castello di Naharco, poi passato alla Chiesa nel 1198.
Il castello svevo fu distrutto dagli spoletini, che ne edificarono un altro vicino, cui imposero il nome della santa Anatolia, in onore della Vergine e martire Anatolia Callistene (la più bella), martirizzata unitamente alla sorella Vittoria nel 251 sotto Gallo Treboniano a Tora, sulla confluenza del Turano con il Velino.
Rainaldo, figlio di Corrado, riconquistò il castello nel 1228, devastandolo con le sue truppe saracene. Allontanatosi Rainaldo, Sant’Anatolia e tutti i castelli della Val di Narco tornarono nell’ambito del comune spoletino.
Nel 1241 Federico II e poi il cardinale legato Capocci, nel 1247, confermarono il possesso del castello a Spoleto.
Nel 1258 vi transitò Re Manfredi con saraceni e tartari, e, nel 1265, Carlo D’Angiò, diretto contro gli Svevi.
Nel 1320 si rifecero le mura castellane, grazie alla donazione di alcuni terreni privati al Comune.
Nel 1338, dopo la ventata ghibellina apportata sulla montagna nel 1332 da Federico di Urbino, Spoleto guelfa chiese ai Castelli che erano stati già suoi, di rinnovare la sudditanza.
Essi non accettarono e il Comune di Spoleto li condannò in contumacia.
I dodici castelli si erano legati in federazione sotto l’egida dell’abbazia di San Pietro in Valle.
Spoleto intentò causa presso la curia ducale, causa che fu risolta “sub logia communis Monti Falconis” (Montefalco), dove risiedeva allora la corte, con l’assoluzione dei castelli e il riconoscimento del “mero e misto imperio“.
Verso la metà del secolo XIV furono introdotti gli Osservanti a Santa Croce.
Nel paese vi era anche un piccolo ospedale.
Nel 1382, chiamato in soccorso dalla regina Giovanna I di Napoli, transitò per la Valle Luigi I D’Angiò, con il conte Verde Amedeo VI di Savoia.
L’anno dopo Sant’Anatolia ottenne il diritto di giudicare le cause di minore importanza.
Nel 1387 furono risolte con un arbitraggio le discordie con Scheggino per i confini Comunali.
Nel 1390 Tommaso da Chiavano e Giovanni di Cola di Monteleone, diretti a Spoleto per liberare i ghibellini chiusi nella rocca, saccheggiarono Sant’Anatolia e i paesi vicini; al ritorno, sconfitti, ne completarono la devastazione.
Nel 1419 vi transitò, all’andata e al ritorno, la cavalleria di Fortebraccio, diretta a L’Aquila.
Il 1437 vide il passaggio di un grosso esercito di Francesco Sforza verso la Marca; nel 1443 truppe napoletane di Alfonso d’Aragona.
Intorno al 1450 il comune si dotò dei primi statuti, solo parzialmente conservati presso l’archivio di stato di Spoleto.
Nel 1506 altre discordie confinarie con Scheggino furono risolte in favore di questo castello dal rettore del ducato; similmente nel 1518.
Nel 1511 passarono presso Sant’Anatolia le truppe napoletane inviate da Giulio II contro i francesi.
All’inizio del 1522 partecipò alla ribellione dei castelli della Valnerina contro Spoleto, ma tornò presto fedele alla città ducale e fu, pertanto, devastata dai ribelli Picozzo Brancaleone e Petrone da Vallo.
Nel 1527, circa 10.000 Lanzichenecchi e colonnesi, reduci dal sacco di Roma, guidati da Sciarra Colonna, passarono nella valle, devastandola e portandovi la peste.
Nel 1540 transitò per la valle, sostandovi a lungo prima di andare a Perugia per la guerra del sale, l’esercito di Pierluigi Farnese, forte di 4.000 spagnoli.
Il 5 luglio 1551 Sant’Anatolia rinnovò gli Statuti comunali, ora conservati all’archivio di stato di Roma. Fino allora era stata una comunitas semi-indipendente, legata a Spoleto da secolari vicende civili e religiose, come i vicini castelli di Caso e Gavelli.
Nel 1557 altre truppe francesi passarono lungo la Val di Narco.
Nel 1575 Sant’Anatolia e tutti i comuni della Val di Narco furono colpiti da una grave pestilenza.
Nel periodo successivo Sant’Anatolia e gli altri comuni della Val di Narco restarono sostanzialmente fedeli a Spoleto e alla Chiesa.
Nel 1712, a Sant’Anatolia, devastata dal tremendo terremoto del 1703, vivevano 260 abitanti.
Con l’arrivo dei francesi, nel 1798, la Valnerina appartenne al secondo cantone spoletino.
Ogni castello alzò l’albero della libertà.
Tutta la montagna fu poi invasa dagli Insorgenti, cioè dai renitenti alla leva, cui si accodarono numerosi briganti, i quali devastarono la zona.
Bernardo Latini di Castel San Felice fu capo degli Insorgenti e ci furono scaramucce con le truppe francesi.
I primi castelli a sollevarsi furono Scheggino e Sant’Anatolia e furono duramente puniti dalle truppe regolari.
Con la Restaurazione, Sant’Anatolia restò comune aggregato a Spoleto con un sindaco proprio.
Nel 1853 furono aperte delle vere strade nella Valnerina per Spoleto, Visso, Norcia; nel 1861 per Terni.
Nel 1859 vi abitavano 338 persone.
Con l’avvento del Regno, si programmò di unire tutte le comunità della Valle in unico comune a Scheggino: ma Sant’Anatolia restò autonoma, anzi, assorbì prima i comuni di Caso, Gavelli, Grotti, poi, nel 1880, il Comune di San Felice.
Nel 1926 fu inaugurata la ferrovia Spoleto Norcia, che collegava con un trenino a scartamento ridotto la Val di Narco.
Dal 1927 al 1929 il comune fu temporaneamente soppresso, aggregato a quello di Spoleto, per poi riprendere la propria autonomia.
Al Comune di Sant’Anatolia appartengono oggi le frazioni di Castel San Felice, Caso, Gavelli e Grotti, già tutte comunità indipendenti, San Martino Agelli e Tassinare.
Lo stemma del comune più antico era la Santa Vergine.
Quando il castello passò sotto Spoleto nel secolo XII, lo stemma fu completato nella parte superiore con una croce sul lato destro e San Ponziano a cavallo sul lato sinistro.
Il sigillo della Pieve porta la Vergine tra due torri (secolo XIV).
 

Luoghi di interesse

Da vedere all’internò dell’abitato, ricco di deliziosi scorci medievali, la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, appena fuori della porta, la Chiesa di Sant’Anatolia, parrocchiale e l’ex Convento di Santa Croce, ora struttura alberghiera.
Merita una visita anche l’interessante Museo della Canapa, ove vi sono pregevoli testimonianze della sua coltivazione e lavorazione in Valnerina, con gli antichi strumenti per la tessitura, una bella collezione di manufatti tessili provenienti dal territorio e una ricca documentazione fotografica.
Il territorio del piccolo comune, come tanti altri centri della Valnerina, rappresenta un piacevole connubio tra bellezze naturalistiche e artistiche, tutto da scoprire e da godere con calma, merita un soggiorno prolungato.
 

Fonti documentative

ANGELINI ROTA G. Guida di Spoleto e del suo territorio, A.G. Panetto e Petrelli, 1929
FABBI A. Guida della Valnerina : storia e arte / Abeto (PG), presso l’autore, 1977
FABBI A. Storia dei comuni della Valnerina Abeto (PG), presso l’autore, 1976
FAUSTI L., I Castelli e le ville dell’antico contado e distretto della città di Spoleto, Editoriale Umbra, Perugia, 1990
FAUSTI L., Le Chiese della Diocesi di Spoleto nel XIV secolo secondo un codice del XVI secolo, Archivio per la storia ecclesiastica dell’Umbria, Foligno, 1913
GENTILI, GIACCHÈ, RAGNI, TOSCANO, L’Umbria – Manuali per il territorio – La Valnerina, Il Nursino, Il Casciano – Edindustria Roma, 1977
GUERRINI G.,Le chiese di Santa Maria
JACOBILLI L., Vite de Santi et beati dell’Umbria, 1656
NESSI-CECCARONI, Da Spoleto a Monteleone attraverso il Monte Coscerno, Itinerari Spoletini 1, Spoleto, 1972
PALMIERI AStatistica dello Stato Pontificio, tipografia Forense, Roma 1859
QUIRINO R., Piermatteo Giglie il suo compagno, aspetti della pittura spoletina post-spagnesca, Spoletium 36-37, 1992
Sacra visita di Carlo Giacinto Lascaris vescovo di Spoleto, 1715, in Archivio Storico Diocesano di Spoleto
Sacra visita di Pietro de Lunel vescovo di Gaeta, 1571, in Biblioteca Comunale di Foligno
SANSI A., Storia del Comune di Spoleto, Accademia Spoletina, Spoleto, 1876
SANSI A., Studi storici, Accademia Spoletina, Spoleto, 1869
SANTI U. Gli statuti comunali di cinque castelli della Valdinarco
SELLA P.,RationesdecimarumItaliae nei secoli XIII e XIV: Umbria, Città del Vaticano, 1952
SPERANDIO B., Chiese romaniche in Umbria, Quattroemme, Perugia, 2001
TABARRINI M., L’Umbria si racconta, Editoriale Umbra, 1982

http://www.comunesantanatolia.it/Mediacenter/FE/CategoriaMedia.aspx?idc=260&explicit=SI

http://www.museodellacanapa.it/

 

Nota

La galleria fotografica ed i testi sono stati elaborati da Silvio Sorcini
 

Da vedere nella zona

SANT’ANATOLIA DI NARCO
Chiesa di Santa Maria delle Grazie
Chiesa di Sant’Anatolia
Convento (ex) di Santa Croce
Chiesa di Santa Maria di Narco
Chiesa di San Paterniano

CASO
Castello di Caso
Chiesa della Madonna delle Grazie
Oratorio di San Giovanni Battista
Chiesa di Santa Cristina – Caso
Chiesa di Santa Maria Assunta – Caso

CASTEL SAN FELICE
Castello di San Felice
Abbazia dei Santi Felice e Mauro

GAVELLI
Castello di Gavelli
Chiesa di San Michele Arcangelo
Eremo di Sant’Antonio
Monte Coscerno

GROTTI
Castello di Grotti – Sant’Anatolia di Narco (PG)
Oratorio della Confraternita del S.S. Sacramento
Chiesa della Madonna delle Scentelle

SAN MARTINO
Castello di San Martino-Agelli

TASSINARE
Castello di Tassinare
Chiesa di Santa Lucia
 

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