Castello di San Pellegrino – Gualdo Tadino (PG)

Il paese si trova sul pendio (490 m s.l.m.) del colle di Monte Camera. Il paese sorge sulla strada montana che congiunge Gualdo a Gubbio, cosa che ha rivestito una notevole importanza nei tempi passati.

 

Origine del nome

Il primo misero insediamento alle pendici del Monte Camera all’inizio del III° sec. A.C. durante i lavori di sistemazione della Flaminia, prese il mone di “Castro Contranense” dove la parola “Castro” sta ad indicare la presenza di un accampamento militare o comunque una piccola guarnigione di difesa, mentre il termine “Contranense” deriverebbe dal latino “Contraho”, concentrare, adunare, raggruppare.
Tale nome restò fino al X° sec. d.C. dopodiché divenne “ Borgo Contranense” e nel XII° secolo mutò in “Borgo San Pellegrino“ in conseguenza ad un avvenimento miracoloso. Risulta, da antichi documenti, che, nel 1072, già si designava, in alcuni degli atti ufficiali, il nome di San Pellegrino per indicare la località.
 

La leggenda del Pellegrino

Il paese deve il cambio di nome ad un avvenimento leggendario, la morte di un pellegrino. Secondo la leggenda, nel 1004, un pellegrino accompagnato da un giovincello, proveniente dalla Provenza e diretto a Montecassino, chiese invano rifugio dalle intemperie agli abitanti del paese.
L’eccezionale maltempo causò una alluvione, causando la morte del pellegrino.
Gli abitanti, dopo un sogno rivelatore, ne cercarono i resti e trovarono il suo bastone miracolosamente fiorito.
Un funerale, con tutti gli onori venne allestito e da allora (sec.XII) il paese cambiò nome e si cominciò a ricordare ogni anno, la sera del 30 aprile, questo avvenimento.
 

Cenni storici

Stando agli studi del professor Manlio Farinacci, storiografo e attento ricercatore sulla civiltà celtica in Umbria, il primo popolo che occupò l’area abitavano una parte della terra umbra sulla riva sinistra del Tevere, ed erano chiamati gli Umru, di civiltà celtica.
I loro dirimpettai erano gli Etruschi.
Dell’origine di quella popolazione e della sua collocazione territoriale, ci narrano gli autori storici greci e latini, quali Strabone, Festo, Plinio Senior e Paolo Diacono e vari reperti rinvenuti nelle necropoli umbre, nonché nei santuari situati sui monti.
I Celti umbri sono menzionati anche nelle “Tavole Eugubine” con il nome di Umru Nahars.
Sempre il Farinacci gli Umbri di origine celtica furono il popolo più antico d’Italia.
I Celti provenivano dal territorio infraindo e da quello eufrate, culle delle popolazioni indoeuropee, intorno all’ XI° e X° secolo a.C. i Celti, provenienti dalla Germania occidentale, penetrarono in Italia orientale adriatica e, attraverso le Marche, verso l’interno, in Umbria e Sabina.
La loro influenza ha lasciato tracce sia nella lingua umbro-sabina, che originò il latino, certe caratteristiche della pronuncia tedesca di certe consonanti sia nelle tradizioni che nella toponomastica, infatti ad esempio il nome Appennino deriva dal celtico Pen ( altura, cima, cucuzza ).
Subito dopo i Celti, che non hanno lasciato tracce documentali della loro permanenza, arrivò la colonizzazione romana che invece di tracce ne ha lasciate molte tra queste la più evidente è la via Flaminia, che anticamente scorreva nelle vicinanze del borgo.
Subì le invasioni barbariche che hanno interessato la penisola e nella pianura antistante nell’estate del 552 si consumò la Castello di Caprara fra le truppe romane condotte da Narsete e i Goti guidati da Totila, dove tra l’altro trovò la morte.
Dopo i Goti, il villaggio di Castro Contranense cadde successivamente sotto il dominio dei Bizantini, dei Longobardi, dei Saraceni, degli Unni, dei Franchi, e infine degli imperatori germanici.
Nel 996 l’imperatore Ottone III, fece dono del paese al conte longobardo Offredo (figlio di Monaldo, conte di Nocera e discendente dai Monaldeschi di Orvieto) come ricompensa per aver militato con lui.
Fino all’inizio del XIV secolo fu feudo dei conti di Coccorano (discendenti sempre dal conte Monaldo), e Rinaldo Bigazzini, conte di Coccorano, discendente di Offredo I° nell’anno 1072 elevò la torre a pianta quadrata solida e compatta, che ancora oggi è visibile dopo secoli, ed è tutto ciò che rimane dell’antico luogo fortificato.
Tuttavia non si trattava, malgrado il suo appellativo, di un vero e proprio castello. Era costituito da una torre con le abitazioni del borgo serrate da un gran muro di cinta, e aveva due porte per l’ingresso nel paese, una a monte e una a valle.
Le vicende di San Pellegrino sono state, in qualche modo, sempre collegate a quelle di Gualdo, o comunque influenzate dagli eventi del vicino paese. San Pellegrino prese parte alle lotte guelfe e ghibelline, che infuriavano, in quel periodo, seguendo Gualdo.
Nel 1333, dopo i conti di Branca, il feudo di San Pellegrino passò ai conti della Serra Nicolò di Ranuccio e a Francesco di Monaldo. Quest’ultimo, nel 1346, andò quale podestà a Firenze e poi a Recanati. Infine, il feudo sanpellegrinese passò sotto il dominio del duca di Urbino Federico III di Montefeltro e poi, prima della fine del 1400, andò definitivamente a far parte del comune di Gualdo.
 

Fonti documentative

http://it.wikipedia.org/

U. Giacometti – San Pellegrino di Gualdo Tadino – Gualdo 2000
 

Da vedere nella zona

Chiesa di San Pellegrino
Castello di Caprara
Chiesa di San Cristoforo – Caprara
 

Mappa

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