Castello di San Lorenzo in Campo (PU)
Cenni Storici
San Lorenzo in Campo si erge tra le colorate colline marchigiane, in uno splendido paesaggio rurale, nella ridente vallata del Cesano, fiume che bagna le terre laurentine, ai margini della ricca zona archeologica di “Suasa Senonum”. A 209 m s.l.m., segna il cuore della vallata, trovandosi equidistante dal mare Adriatico (Marotta a 25 km) e dall’Appennino Umbro-Marchigiano (Monte Catria 1701 m s.l.m. a 25 km). Il comune è popolato da circa 3500 abitanti e si estende in un territorio di 28,69 kmq, comprese due frazioni: Montalfoglio e San Vito sul Cesano, due borghi affascinanti immersi nel verde con stupende viste della vallata. Il centro storico conserva la pianta urbanistica originale con viuzze interne, archi di accesso e mura di cinta castellane con torrioni attualmente privi soltanto delle merlature. Nella parte più elevata si ergeva la rocca, di cui rimangono resti abbastanza leggibili, sotto la quale si apre la caratteristica piazzetta “Padella”, dove si affaccia il severo Palazzo della Rovere (foto), sede del Museo Archeologico del Territorio di Suasa e del teatro comunale Mario Tiberini, il cinquecentesco Palazzo Amatori e quello dei principi romani Ruspoli. A due passi l’Abbazia Benedettina, fra i più bei monumenti romanico-gotici esistenti nell’intera regione Marche. Bandiera verde dell’agricoltura, ha tra le colture che spiccano per singolarità quella del farro e quella di un particolare vitigno da cui si trae la famosa “vernaccia” e i gustosi vini locali Sangiovese e Bianchello.
La nascita del centro abitato di San Lorenzo in Campo è da ricondurre alla vicina città romana di Suasa, situata sulla piana della media valle del Cesano, e in particolare alle fasi legate al suo abbandono, che divenne definitivo attorno al VI-VII sec. d.C, con la conseguente perdita del controllo su tutto il territorio circostante. In seguito, nella vallata, non vi fu nessun nuovo centro urbano che potesse dirsi veramente erede di quello antico. Tra l’XVIII e il IX secolo furono le istituzioni monastiche a ricreare le condizioni per una ripresa civile e sociale dei territori, e almeno attorno al IX secolo fu il monastero benedettino di San Lorenzo in Campo ad esercitare una funzione di riorganizzazione della vallata. Il complesso, collocato in posizione elevata lungo l’antico tracciato romano che percorreva la vallata, avvia l’opera di bonifica e di sfruttamento agricolo del territorio circostante. Alcuni documenti scritti sembrano attestare la presenza precedente di un eremo, ed è significativo che il primo nome dell’abbazia sembra essere stato San Lorenzo in Silvis (nei boschi), a testimoniare il passaggio da una situazione di incolto a quella successiva caratterizzata da un paesaggi agrario sotto il controllo antropico. Ben presto attorno al monastero si coagularono gli interessi della popolazione del luogo che si organizzarono, sul promontorio vicino, in un abitato stabile. In seguito l’insediamento divenne un vero e proprio borgo fortificato (castello), dotandosi di mura di cinta con torrioni e di una possente rocca con cortina scarpata, costruita su un terrapieno nella parte più elevata. In un primo periodo (XIII sec.) il castello fu dominato in fasi alterne dalla Santa Sede e da Fano, dipese poi dal Rettorato della Marca e nella metà del ‘300 fu assoggettato da Galeotto Malatesta. Alla fine del 1300 vi si stabilì la signoria dei Conti di Montevecchio ai quali rimase in feudo, con brevi intervalli di occupazioni di Francesco Sforza e di Sigismondo Malatesta, sino all’inizio del ‘500, quando il castello di San Lorenzo in Campo entra nell’orbita della famiglia dei Della Rovere. Non prima però di un breve periodo sotto la signoria dei Medici, quando, durante le battaglie di riconquista da parte di Francesco Maria, il castello fu incendiato (1516) dalle truppe di Lorenzo de’ Medici.
Dal periodo Rinascimentale in avanti
La morte di Lorenzo de’ Medici decreta definitivamente il possesso del castello al Duca Francesco Maria della Rovere (1522). Alla sua morte (1538) passò al primogenito Guidobaldo II che lo lasciò, assieme a Castelleone e altri paesi vicini, al fratello minore Giulio, ordinato cardinale all’età di 14 anni nel 1547. Giulio della Rovere, eletto commendatario dell’Abbazia nel 1570, fece di San Lorenzo la sua residenza e vi fece costruire il palazzo ora sede del Museo. In seguito il Palazzo passò agli Albani e fu poi sede Comunale; ospitò le scuole e il carcere. Tra la fine del ‘700 e il primo decennio dell’ ’800 vi trovò posto una sala per “Comiche e Rappresentazioni” dove si faceva uso di un teatrino mobile montato e smontato ad ogni stagione. Fu nel 1811, dopo il crollo del soffitto della grande sala che si colse l’occasione di costruirvi un teatro stabile. Il nuovo teatro, chiamato Teatro Trionfo, fu terminato attorno al 1820. Nel 1880 il teatro, in legno, fu in parte distrutto da un incendio e ricostruito in muratura. Nel 1882 fu inaugurato ufficialmente con il nome di Teatro Condominiale Mario Tiberini. Nel 1981 il teatro fu restaurato e inaugurato nuovamente nel 1983, rimanendo in funzione sino ad oggi. Al periodo, tra rinascimento e tardo rinascimento, si deve probabilmente la trasformazione della rocca in residenza signorile, di cui si ha notizia di una sua intenzionale e parziale distruzione per paura di crolli già in età roveresca e del suo passaggio alla famiglia Amatori. Dal percorso di fondovalle doveva staccarsi una strada, delimitata da abitazioni con porticato, che portava al monastero e al castello. Una buona idea di come doveva essere l’aspetto urbanistico di San Lorenzo verso la metà del ‘600 ci è restituita dalla celebre veduta acquerellata del pesarese Francesco Mingucci. All’estinguersi della famiglia Della Rovere, verso la fine del ’600, San Lorenzo tornò sotto il dominio della Santa Sede. Tra settecento e ottocento San Lorenzo in Campo si espanse ai piedi dell’altura occupata dal borgo, lungo la direttrice viaria del fondovalle, sino ad ampliarsi in età contemporanea al di là dell’asse stradale verso il fiume Cesano. Nel 1797 fu invaso dalle truppe rivoluzionarie francesi, alle quali insieme ad Urbino oppose mirabile resistenza: duemila soldati raccolti in fretta si scontrarono con i francesi in località Ponte Rotto nei pressi di San Lorenzo in Campo; i francesi, quantunque più numerosi e meglio armati, vi ebbero la peggio.