Castello di San Giacomo – Spoleto (PG)
Cenni Storici
San Giacomo di Spoleto, già San Giacomo di Poreta, è un’antica villa del piano di Spoleto, che nel passato si trovava nel vecchio territorio di Poreta.
Il nucleo abitato sorse e si espanse come villa aperta, senza cinta muraria, lungo la via che da Spoleto si snodava verso nord alla volta delle Fonti del Clitunno, strada che assunse un interesse del tutto primario con l’abbandono dell’antico diverticolo romano che correva, sempre nella pianura, ma più ad ovest.
La villa divenne presto un nodo stradale d’importanza fondamentale ove confluivano anche strade provenienti dai molti castelli della pianura e delle colline circostanti.
È anzi probabile che il primo nucleo abitato di San Giacomo sia sorto in conseguenza dei traffici che erano possibili in quel sito.
Le prime notizie certe risalgono alla fine del XIII secolo, è probabile, che le prime case sorgessero attorno Chiesa di San Giacomo, già attestata dal Codice Pelosius, e all’ospedale che vi era sorto accanto per dare aiuto e soccorso ai numerosi viandanti, pellegrini e commercianti che ivi transitavano, creando un piccolo nucleo, che nel 1279 contava appena 14 fuochi e dipendeva dal vicino castello di Poreta.
Nel 1291 la struttura ospedaliera, è aggregata al ben più importante Ospedale della Stella di Spoleto.
Nel 1378 i massari del luogo chiesero e ottennero dall’Ospedale della Stella di Spoleto, proprietario anche dell’ospedale che qui sorgeva e dei suoi beni, un terreno la cui estensione fu lasciata all’arbitrio del rettore del ducato di Spoleto Rinaldo Orsini, onde potervi costruire un castello che potesse mettere fine ai continui danni cui la popolazione locale era soggetta a causa delle scorrerie e delle ruberie perpetrate da bande armate.
Fu tra i luoghi che nel 1440 il Cardinale legato Vitelleschi ordinò fossero nuovamente ridotti a ville aperte per aver partecipato alla vasta ribellione contro Spoleto.
Ma l’ordine probabilmente non fu eseguito, o il castello fu presto restaurato, perché nel 1445, gli uomini del luogo ottennero dal Comune di Spoleto la facoltà di ampliarlo e nel 1490 esso si trova elencato tra i castelli del distretto di Spoleto.
Gradualmente il nucleo abitato iniziò ad espandersi al di fuori delle mura castellane, inizialmente lungo l’asse della Via Flaminia.
Nel 1568 la popolazione era aumentata, tanto che il parroco, Felice Mensurati di Cascia, fece ampliare la chiesa, dotandola delle due navate laterali e di una nuova facciata.
Sul finire del XVI secolo la stabilità politica raggiunta dagli stati della chiesa fece si che cessassero le esigenze difensive e il castello gradualmente si trasformo da centro fortificato a nucleo agricolo, le torri furono sopraelevate e dotate di colombare, le mura utilizzate come supporto per nuove abitazioni.
L’abitato nel contempo si allargava fino ad inglobare una serie di casali rustici, in una libera contaminazione tra nuove costruzioni e vecchi casali agricoli.
Sul finire del XVIII secolo, il vecchio Castello era accresciuto di popolazione e di importanza, tanto che durante l’occupazione francese, risiedette a San Giacomo il pretore del cantone rurale di Spoleto.
Oggi San Giacomo è la più popolosa frazione del Comune di Spoleto.
Aspetto
Ancor oggi l’accesso principale a San Giacomo avviene da uno degli antichi percorsi della via Flaminia, che qui prende il nome di Corso Flaminio.
Il corso è fiancheggiato da edifici per lo più ottocenteschi, ma aprendo uno dei larghi portoni presenti si può avere la sorpresa di un affaccio su un delizioso cortile o un’aia contadina.
A destra del Corso sale Via Inghilterra, un tempo Via Malsetaccia, così chiamata per l’abitudine di setacciare qui il grano, dopo la trebbiatura per liberarlo dalle impurità, sono ancor oggi testimonianza dell’antica vocazione agricola della zona numerosi casali con torri colombare, intercalati a ville padronali.
Proseguendo lungo Corso Flaminio, superata sulla sinistra la suggestiva Casa Trappetti e sulla destra Via Norvegia, l’antica “Strada del Gioco” ove si tenevano gare di ruzzolone, si giunge alla piazza principale.
Sulla sinistra si ammira la magnifica Chiesa di San Giacomo, sulla destra il Castello si presenta con la suggestiva mole ancora ben conservata.
Sulla fronte principale le due alte torri, con coronamento a colombara, proteggono l’antica porta del Castello, insolitamente avanzata rispetto alla cortina muraria.
Accanto si apre un’altra porta, di più recente costruzione.
L’interno mantiene in larga parte il compatto tessuto edilizio originario, costituito da due filari esterni di ferrigne alte case a schiera addossate alle mura e da un più malandato nucleo centrale, dopo i danni subiti dal sisma del 2016 necessita di interventi concepiti unitariamente per mezzo di un opportuno piano di recupero.
Sulla parete del camminamento fra le due porte del castello di San Giacomo si trova quel che resta di un affresco, raffigurante la Madonna del latte e San Cristoforo (secondo altre interpretazioni San Michele arcangelo), a malapena riconoscibile; ormai ridotto alla sinopia e al negativo di parte dei colori originari, risale probabilmente alla stessa epoca della costruzione del castello.
Dalla Piazza si dipartono altre vie storiche, Via Olanda, un tempo Via Protte, così chiamata perché appunto li conduceva, Via Austria, detta la Falsa Via, che non portava da nessuna parte, Via Russia, un tempo detta Casevecchie, che v’era il nucleo più antico al di fuori del Castello.
Edicola Albero di Giuda e Ville
Lungo la via si trova un frammento di edicola collocato un breve altezza dal suolo, testimonianza di un diverso livello del piano stradale al tempo della sua costruzione, quel che resta raffigura la Madonna col Bambino, ridipinta nel secolo scorso, forse su un preesistente affresco.
Lungo il percorso della vecchia Flaminia si trova Villa Ojetti, appartenuta al famoso scrittore Ugo Ojetti, la cui nonna era di San Giacomo.
In un villino nei pressi della stazione ferroviaria vegeta un bellissimo e monumentale Albero di Giuda.
Il territorio di San Giacomo è caratterizzato dalla presenza di numerose ville, un tempo centro di grandi aziende agricole, il rapporto di continuità che esisteva un tempo con l’insediamento urbano è stato irrimediabilmente alterato dalla costruzione della ferrovia e della parallela variante della Flaminia che le hanno rese estranee al nucleo abitato.
La più grande, era Villa Piccioli, fulcro di una grande azienda agricola, con all’interno la chiesa privata di San Giuseppe Lavoratore, ornata due belle meridiane.
Poi Villa del Rio, con una Cappella dedicata alla Madonna, Villa Piperno, ornata da un bel viale di Cipressi e l’imponente cinquecentesca Villa Umbra, su cui si aggira il fantasma della Bella Rosa con la testa in mano: la ragazza, nel 1559 andata sposa giovanissima e contro la sua volontà a Giacomo Clarici, allora proprietario della villa, fu ingiustamente accusata di avere ucciso il marito e decapitata, poco dopo arrivò la scoperta del vero assassino.
Fonti documentative
AA. VV. Edicole Sacre nel territorio della Comunità Montana dei Monti Martani e del Serano
ANGELINI ROTA G. Guida di Spoleto e del suo territorio, A.G. Panetto e Petrelli, 1929
DI MARCOLIANA, TROIANIFRANCO, a cura di,San Giacomo di Spoleto – Immagini e storia, Spoleto, Tipolitografia spoletina, 1991
FAUSTI LUIGI– I Castelli e le Ville dell’antico Contado e Distretto della città di Spoleto – 1990
NESSISILVESTRO, CECCARONI SANDRO– Da Spoleto a Trevi lungo la Flaminia, Itinerari Spoletini N° 5 – Spoleto 1979
SANSI ACHILLE, Storia del Comune di Spoleto, Accademia Spoletina, Spoleto, 1876
TABARRINI M., L’Umbria si racconta, Editoriale Umbra, 1982
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
Da vedere nella zona
Chiesa di San Giacomo
Casa Trappetti