Castello di San Brizio – Spoleto (PG)
Cenni Storici
Il Castello di San Brizio sorge lungo la strada che da Spoleto, che conduce a Todi passando per Bastardo, varco naturale tra la valle del Tevere e la valle spoletina.
Il luogo è abitato fin da epoca remota, ne fanno fede le numerose vestigia e iscrizioni romane, molte delle quali si trovano ancora in sito, ma alcune, altrettanto numerose, purtroppo disperse.
A titolo esemplificativo si citano un frammento rinvenuto nella cripta della chiesa di San Brizio, attualmente conservato nella chiesa, risalente al primo secolo d.C.; era insieme ad un altro frammento ora disperso; contiene la dedica ad un ignoto personaggio vissuto al tempo dell’imperatore Tito.
Sempre nella chiesa funge da paliotto dell’altare maggiore la fronte di un sarcofago.
Sulla facciata della pieve, in alto a sinistra, mimetizzata tra le altre pietre, si trova un’epigrafe funeraria apposta dal patrono Lucio Milionio alla schiava Simperusa e al liberto Secondo.
Un frammento marmoreo incastrato nel muro castellano presso il campanile di San Brizio e parzialmente ricoperto di malta contiene una dedica funeraria, riferibile agli inizi del I secolo d. C. o al precedente, vi si menzionano tre generazioni della famiglia Pop(p)onia.
Altro frammento è murato sopra l’arco della porta castellana, presso l’ingresso della canonica di San Brizio, è ciò che resta di una lapide funeraria, orientativamente databile al I sec. d. C.
La villa di San Brizio, nasce probabilmente attorno all’antichissima pieve; faceva parte, fin da epoca remota, al contado di Spoleto, anche se la prima notizia documentata risale al 1231.
Nel 1241 Federico II, assediava Spoleto con un esercito formato da soldati saraceni e pugliesi.
Poiché la città venne a patti, l’imperatore si dimostrò clemente e le restituì quanto le aveva tolto l’anno prima, cioè tutti i castelli, le ville e i luoghi posti fra la Valnerina e i monti Martani; fra essi le pertinenze della pieve di San Brizio.
Poco dopo, nel 1247, il dominio e i privilegi antichi di Spoleto furono riconfermati dal Cardinal legato Rainiero Capocci, ivi compresi “tutti i tenimenti del plebato di San Brizio“.
La fortificazione di San Brizio, come di altri luoghi del contado, avvenne sul finire del secolo XIV, ed è così ricordata, con robusto volgare dal cronista spoletino Parruccio Zampolini sotto l’anno 1378:
“… li contadini non potenno lavorare, né possedere lucontade, advisarse de fare cierte castella et fortezze per lucontà ad resistere alle diete fortune, et nellu dictu tempu quasi per spatio di V o VI anni de po la dieta rotta de Spuliti, fo principiatu lu castellu in Beroite, San Brizzu, lu Pugiolu, Poreta, Egi, Santu Jacu d’Aschitu [S. Martino in Trignano, ndr], Azanu, Prodotte, Cispianu, Morgnanu, Sanctu Angiru de Cicianu, Busanu, Petrognanu, Meggiana, Santu Jaco de Poreta, et quasi tuttu lu conta de Spoliti fo riduttu a castella, turri ovvero fortezze, et Bazanu se fo l’altra, et Sanctu Jaco de Poreta più, sì che fra X o XI anni fuoru comenzate quasi tutte, et ciò fo tutto a parte gelfagramatice preceptor” cioè un maestro elementare, tale Ilario di Marco da Foligno.
Nel 1520 il Comune di Spoleto accoglie una supplica dei massari di Terraia e distacca detta comunità da San Brizio.
Aspetto
Pur con le tante manomissioni subite, anche in epoca recente, si riscontrano ancora caratteri urbanistici tardo trecenteschi.
Si può ipotizzare che ancora più antichi siano i resti di una sostruzione ai piedi del campanile.
A monte del campanile rimane un piccolo torrione mozzo, con feritoie e volticine all’interno, eretto a protezione dell’accesso sud del castello; presso la fonte pubblica del 1898, si notano un altro torrione d’angolo e un tratto di mura.
Delle due porte castellane si aprivano una verso monte sulla strada di Terraia e una verso valle sulla Via Tuderte, non rimane più traccia.
L’attuale porta archiacuta che dà accesso al sagrato della chiesa costituiva un’ulteriore difesa, è costruita con pietroni antichi di spoglio, mostra ancora i cardini e i controcardini delle imposte lignee ed è protetta da una balestriera verso monte.
Il monumento più importante e però, senza dubbio, la Chiesa di San Brizio.
Nei pressi del castello sorgono diversi casali di un discreto interesse.
Curiosità
CATERINACCIA, UNA STREGA A SAN BRIZIO
San Brizio tra le tante cose ha avuto anche una strega, arsa viva il giorno 22 dicembre 1441, a seguito di sentenza emessa il 18 dicembre 1441 dal vice-Podestà Giovanni de Zuccantibus da Amelia, che di seguito si trascrive:
“… Caterina, moglie di Angelo di Corrado di San Brizio, aruspice, àugura, matematica, fattucchiera, la quale ripetutamente per moltissimi anni ha affermato di essere esperta in medicina e di saper predire il futuro.
A lei si sono rivolte moltissime persone della città e delle ville circostanti.
Con il pretesto di voler guarire una persona, ha invocato i santi e gli spiriti immondi, utilizzando formule magiche.
Ha perseguito, caparbia e malvagia, nei suoi propositi, utilizzando l’acqua di diversi fiumi ed erbe raccolte in diversi tempi e giorni, e ha tentato di guarire alcuni malati che sono periti a causa dell’uso di tali preparati.
Per i suoi malefici, ha usato una candela, dell’oro, dell’incenso, della mirra, come quella offerta dai Re Magi al Redentore.
In altri casi, ha segnato uomini con l’imposizione delle mani, senza riuscire a sanarli.
Si è portata a Narni, nell’ ottobre del 1441, per guarire un certo Mariano, sottoponendolo a fumenti con erbe e ha fatto premonizioni sulla salute e sulla morte di Mariano.
In diversi luoghi, ha commesso altri reati contro le norme divine, canoniche, civili.
Risultando dalle testimonianze che dette accuse sono autentiche, viene condannata …noi Giovanni, vice Podestà predetto, sedendo per il tribunale come sopra, conformandoci e volendo conformarci in … codesti banchi e dovunque alle predette forme del diritto dello statuto e dell’ordinamento di detta città e in virtù del nostro arbitrio, a noi concesso ed attribuito in questa parte: sia condotta la predetta Caterina, moglie del suddetto Angelo … con mitra sul capo, attraverso i luoghi pubblici e consueti di detta città, al luogo consueto di giustizia e in questo luogo sia posta e legata in una capanna di legno, e qui sia arsa e bruciata, così e in tal modo che del tutto muoia e la sua anima sia separata dal suo corpo, ad esempio di quelli e di quelle che perpetrano cose simili, e ogni suo bene sia distrutto e devastato, e così devastato e distrutto sia incamerato dal comune, con riserva della legittima di quei beni ai suoi figli e nipoti, secondo quanto stabilito negli statuti in tutti i migliori modo, via, diritto e forma, i quali più e meglio possiamo e dobbiamo … secondo sentenza condannamo“.
Fonti documentative
ANGELINI ROTA G. Guida di Spoleto e del suo territorio, A.G. Panetto e Petrelli, 1929
BROGLIONI ERNESTO – PESENTI GRAZIANOSan Brizio primo Vescovo di Spoleto e la sua Pieve Gorle 2016
CORDELLA –INVERNI, San Brizio di Spoleto – La Pieve e il Santo – Storia arte territorio, Spoleto, Accademia Spoletina, Spoleto, 2000
FAUSTI LUIGI– I Castelli e le Ville dell’antico Contado e Distretto della città di Spoleto – 1990
SANSI ACHILLE, Storia del Comune di Spoleto, Accademia Spoletina, Spoleto, 1876
Sentenza contro Caterina da San Brizio, detta Caterinaccia. Registro del Podestà, Archivio di Stato di Spoleto.
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
Da vedere nella zona
Terraia
Chiesa di San Sebastiano
Chiesa di Sant’Andrea Apostolo
Villa Pianciani
Castello di Poggiolo