Castello di San Biagio della Valle – Marsciano (PG)
Cenni Storici
La prima menzione di storia civile trovata di questo castello risale al 1371 quando infierivano a Perugia le lotte fra Nobili e Raspanti.
Si racconta che durante una scorribanda, i Nobili assaltarono “con gran furia ed impeto” la casa di Guglielmo di Cellolo dottore ed appartenente alla fazione dei Raspanti; questi per salvarsi uscì per una porta segreta, e così poté raggiungere la campagna, ed arrivato di notte a S. Biagio della Valle, s’imbatté in alcuni villani del luogo, che lo spogliarono di quanto aveva indosso, senza però sapere chi fosse, poiché se l’avessero riconosciuto per M. Guglielmo, l’avrebbero come Raspante, ucciso di sicuro.
È ricordato poi questo castello fra quelli che si arresero al Fortebracci nel 1416, dopo che aveva già espugnato il castello di Spina.
Il castello di S. Biagio nel 1380 faceva parte di Porta S. Susanna, nel 1428, quando però furono istituiti i Capitani del Contado, troviamo che fu tassato per 10 fiorini come sua contribuzione allo stipendio del Capitano di Porta Eburnea, alla quale in quel tempo apparteneva, come sempre appartenne di poi.
Circa quarant’anni dopo, e precisamente nel 1454, gli uomini di S. Biagio per aggiustare le mura del loro castello volevano obbligare i possessori dei terreni circonvicini tanto ecclesiastici che secolari a contribuire alla spesa.
Era allora unita al sindacato di questo castello la villa di Pilonico Materno, che però si rifiutò di contribuire dicendo che nessun bene le era mai venuto dal castello di S. Biagio, e ricorse al Governatore di Perugia, che era il veneziano Pietro Del Monte vescovo di Brescia.
Questi diede ragione agli uomini di Pilonico: li esentò dalla detta contribuzione e dichiarò con decreto del 20 gennaio 1454 che per l’avvenire Pilonico costituisse una comunità a sé, indipendente da S. Biagio.
Nel 1492 il Magistrato di Perugia concesse 30 fiorini per riaggiustare di nuovo le mura del castello.
L’annessione al Comune di Marsciano avvenne dopo il 1860.
Aspetto
La presenza di un antico castello è oramai testimoniata solo da una torre circolare e dal campanile della vecchia chiesa in stile romanico, abbattuta nel 1952.
Il portale di questa può ancora essere ammirato nel chiostro del monastero di S. Pietro a Perugia.
L’antica chiesa di San Biagio
La chiesa di San Biagio che era all’interno del castello di cui resta, come si è detto, solo il campanile, passò dal monastero di Farfa a quello di S. Pietro di Perugia.
Fu anch’essa più volte data in commenda con autorità apostolica, finché nel 1463, morto il commendatario cardinale Alessandro Oliva, il pontefice Pio II la incorporò di nuovo al detto monastero, come già aveva fatto Eugenio IV nel 1437.
La chiesa, che era dedicata a S. Biagio vescovo di Sebaste, fu restaurata nel 1215, come si poteva leggere in una lapide posta sopra la finestra che guardava il castello, sulla quale si leggeva: “Fraternitas S. Blasii hanc fenestram ad honorem Dei fecit incidi MCCXV“; e poco sotto su altra pietra: “Ter quini Domini sunt anni Mille ducenti, Augusti mense fuit hoc opus vere peractum. lohs me fecit“.
La chiesa di S. Biagio corrispondeva anticamente al monastero di S. Pietro l’annuo canone di otto corbe di grano e quattordici di spelta, ridotto nel 1387 a otto mine di grano da pagarsi per le vesti dei monaci.
Nel 1500 formò il catasto dei suoi beni, e nel 1501 fu visitata dall’abate Timoteo Ricci, che la trovò in tristissime condizioni, tanto che ne sequestrò le rendite ed ordinò ai Massari che eleggessero due uomini di specchiata probità per amministrare le rendite stesse e così risarcire la chiesa, minacciando la scomunica da non assolversi che dal papa in caso di inadempimento.
Nel 1567 fu decretato dal cardinale Fulvio Della Corgna vescovo di Perugia che al rettore della chiesa di S. Biagio si dovessero le decime di grano e di vino da chi ne raccoglieva e soldi dieci dagli altri, non ostante qualunque consuetudine in contrario.
Un dompnus jacobus Bartholomei prior sancii Blaxy de Valle è fra i monaci che nel 1331 prestarono obbedienza al nuovo abate di S. Pietro Ugolino Vibi dei Nobili di Montevibiano.
La chiesa nuova
L’immagine di Maria Santissima con in braccio il Bambino Gesù chiamata dal popolo di San Biagio Madonna di Campodone, attualmente nella Chiesa Parrocchiale, si venerava ab immemorabili in una chiesetta entro il castello, detta di S. Maria di Campodone.
E’ tradizione che il nome di Campodone o Campodono derivi dal fatto che il campo dove da principio era un edicola con l’immagine della Santa Vergine, fosse donato alla Madonna e ivi fosse poi costruita una piccola cappella.
Purtroppo nulla si è trovato sull’erezione ed epoca di questa chiesa: le prime notizie certe si hanno dall’anno 1519, quando gli uomini della comunità di San Biagio con il loro atto del 15 Dicembre, supplicarono il monastero di San Pietro di Perugia di accogliere sotto il suo patronato la detta Chiesa insieme ad un’altra vicina al castello intitolata S. Croce o Santa Maria della Croce, accettando in pari tempo di eleggere due santesi o priori, i quali dovevano ricevere ed amministrare le offerte dei devoti.
In una memoria esistente nell’archivio di San Pietro si legge che nella parte destra di questa chiesa esisteva un’antica tavola «Certo non ignobile pittura», dove in cima si leggevano queste parole “Salva nos domine” con la data: 28 gennaio 1524 A. O. D. I…..
Dopo un lungo periodo di abbandono, per ragioni che a noi ci sfuggono, la chiesa, verso la metà del sec. XVIII, fu restaurata e abbellita per opera del parroco D. Gabriele Aberti.
Questo restauro fu fatto, come si leggeva in una lapide sopra la porta maggiore, in ringraziamento alla Madonna per una benefica pioggia ottenuta dopo una lunga calamitosa siccità.
Per favorire poi maggiormente il decoro del tempio e la devozione alla immagine di Maria, l’ufficiatura della Chiesa fu affidata alla compagnia del SS. Rosario, eretta in parrocchia nel 1761, insieme al Monte Frumentario a beneficio dei poveri.
Per ordine dello stesso parroco e del priore della detta Compagnia fu ordinato un quadro della Madonna con la rappresentazione dei misteri del rosario, da conservarsi nella Chiesa di Campodone.
Il quadro fu eseguito nel 1754 dal bravo pittore Antonio Garbi e si trova oggi nella Chiesa Parrocchiale.
La devozione alla Madonna di Campodone da quel primo fervore, ricadde purtroppo nella dimenticanze, anche per causa dei rivolgimenti politici che sconvolsero il sentimento religioso nei cristiani.
Una nuova e terribile siccità (1894) fece ricordare al popolo di San Biagio, guidato dagli anziani del paese, della bontà materna di Maria e con fiducia ricorse a Lei e ottenne di nuovo la grazia della pioggia.
Attualmente la solennità della Madonna di Campodone nell’ultima Domenica di aprile, costituisce il momento più importante nella vita religiosa della parrocchia.
Fonti documentative
Opuscolo informativo in loco
Ascenso Riccieri – Memorie storiche del Comune di Marsciano fino a tutto il secolo XVI – 1814