Castello di Romeggio – Umbertide (PG)
Cenni Storici
Lungo la strada che porta a Preggio, in posizione dominante rispetto ad Umbertide, sulla cima del colle Metole, svetta fra gli alberi su un’altura la massiccia e alta torre dell’antico castello di Romeggio, indicato negli antichi documenti come “Castrum Romegii“, e successivamente anche come “Castrum Romeçii“.
La proprietà, posseduta anticamente dalla Casa Mazzaforti della Fratta, presenta nei dintorni alcuni resti di antichi edifici demoliti.
La costruzione che risalirebbe al periodo medioevale, quando per queste contrade transitavano i “Romei” , pellegrini che si recavano a visitare i luoghi santi, la Verna oppure Roma.
In un antico documento si legge:
“Romeus Carninus, Romeorum Via, Romeorum Strata son nomi che s’incontrano nell’antiche Carte a denotare le vie per cui passavano i Pellegrini detti anch’essi Romei, che andavano alla visita del Luoghi Santi del Mondo.
Da Romeus, o Romieus potrà facilmente farsi Romeggio essendo per questo luogo passo assai comodo per andare alla Visita del Sagro Monte dell’Alvernia, e per una bella Iscrizione antica trovata in Romeggio nella Chiesa di S. Pietro, offiziata dai Padri Conventuali della Fratta, i quali poi la trasferirono ne: Chiostro del loro Convento in questa Terra ove ancora si legge, divisa in tre pezzi di Marmo“.
Osserva lo storico Ciatti in merito a questa lapide che lui ha osservato:
“mostra reliquia d’una profonda antichità, e che gli Agricoltori di quei contorni trovano Marmi, Bronzi, ed altre cose, che occultate da avare mani seppelliscono un Tesoro delle Notizie delle cose antiche“.
Romeggio era una fortificazione decisiva del confine nord del contado perugino: vigilava il settore settentrionale, attorniata da altre fortezze: Montalto a nord, Polgeto verso sud-ovest e Fracta nella pianura ai suoi piedi.
E’ sconosciuta la data di prima costruzione del castrum e si pensa ipotizzare che nel nucleo conosciuto oggi come Romeggio, prima della costruzione della torre, fossero presenti semplicemente abitazioni sparse, e solo in seguito queste vennero raccolte da una struttura simile a mura.
Nel Liber bailitorum (elenco di ville e castelli) del 1258, lo troviamo iscritto come “Castrum Romeçii“.
Nel Liber impositionis bladi del 1260 Romeggio risulta gravato da un tributo di sessanta corbe.
Nel censimento del 1282 è classificato come castrum e vi risultavano presenti trentuno fuochi.
Molte altre volte venne considerato in modo poco chiaro, come castrum, villa e locus, evidenziando così vicende insediative piuttosto complesse e a significare vicende distrutrive e riparative che ha subito nei secoli.
È certo però che la locazione strategica dell’insediamento avesse richiamato l’interesse di Perugia per la fortezza, vista anche la vicinanza a Città di Castello.
Interesse che si concretizzò con la concessione da parte di Perugia di sussidi per consolidamenti e ricostruzioni.
In un atto notarile del 1332, viene menzionata la disposizione stabilita dal comune perugino di provvedere alla cura di parte del reticolato viario del contado, relativo alla locazione della fortificazione, insieme ad altre esistenti nella stessa zona.
Questo al fine di mantenere agevoli i tracciati presenti, dato il loro utilizzo a scopo principalmente commerciale ed economico in direzione delle aree a nord della penisola; infatti i castelli come Romeggio necessitavano di particolare attenzione per la manutenzione viaria, visto che erano posti in posizione chiave rispetto alle grandi direttrici di transito o su linee di confine.
Nel 1394, Perugia, per premiare lo zelo e la vigilanza mostrata da Nicoluccio d’Arpone e da Rosso di Nicoluccio ambedue da Romeggio, campanari, nel difendere il castello dai nemici e dai ribelli dello Stato di Perugia durante le lotte che travagliavano la città e il suo territorio, il Magistrato decretò ai Conservatori della Moneta di assegnare loro un premio di tre fiorini d’oro ciascuno.
Subito dopo però, subì la conquista di Biordo Michelotti e una parte del castello subì notevoli danni tanto da richiedere un deciso intervento di restauro.
Nel giorno 7 settembre del medesimo anno (1394) la Comunità di Romeggio rappresentò al Consiglio Generale di Perugia che, a motivo della passata Guerra, si era ridotta in tanta miseria, che molti erano costretti a partirsene e ad andare mendicando per il Mondo e perciò supplicava di essere fatta libera da ogni Dazio o Gabbella per lo spazio di cinque Anni.
La città però accolse solo in parte la richiesta infatti esentò solo per un anno il castello del pagamento del “Sussidio dei fuochi” cioè sulla tassa detta “focatico” che doveva pagare a Perugia per l’anno successivo e il diritto di ospitare un castellano fisso pagato dal Comune di Perugia con l’obbligo di organizzare la guardia perché il castello non fosse occupato da Nobili fuoriusciti, con l’onere però, per tutti gli abitanti di riparare le mura essendo ridotte in cattive condizioni.
I lavori non furono portati a compimento; nel 1439 il Consiglio perugino dei Priori concesse agli abitanti l’esonero dal pagamento del sussidio del focatico per far si che da soli provvedessero a riparare le mura del castrum, e forse la torre stessa, evitando loro il pagamento di ingenti tasse da pagare entro l’anno successivo.
Per la sua posizione strategica verso i confini eugubini, Perugia lo tenne sempre in grande considerazione, alle dipendenze del contado di porta Sant’Angelo.
Nel 1478 Romeggio subì ingenti danni dalle milizie di Federico II da Montefeltro.
Queste agevolazioni concesse dai Priori per provvedere al consolidamento del castello occorso nel difficile periodo politico perugino, furono probabilmente obbligate visto lo scontro tra popolani intenzionati a prendere in mano il potere cittadino, e signorie locali.
Spesso si arrivò allo scontro armato coinvolgendo molti settori del contado, dato che i fuoriusciti cercavano rifugio nei castra più lontani dal comune.
Il pericolo comunque giungeva anche da Tifernati ed Eugubini che puntavano al rafforzamento del potere territoriale per giungere al confronto con Perugia.
Proprio i perugini Baglioni si stabilirono nel castrum nel 1494 suscitando il disappunto degli avversari Oddi, i quali vi mossero d’attacco fino a voler prendere la vicina Fratta; per risposta nel 1495, nei pressi della chiesetta di San Pietro, vennero piazzate le artiglierie di Guido e Astorre Baglioni contro la Rocca di Umbertide che era diventata rifugio dei Degli Oddi.
In base ai vari censimenti il castello risultava abitato da 150 persone nel 1282; da 30 nel 1438 e nel 1489; da 55 nel 1456; da 30 nel 1499; da 10 nel 1501.
Nel 1643, nelle vicinanze di Romeggio si accamparono le truppe di Ferdinando II, granduca di Toscana, durante la Guerra Barberina.
Nel 1798 vi passarono i francesi compiendo furti e saccheggi nei casolari circostanti.
Nel corso dei secoli il castello ha subito le vicende storiche di tutti gli altri castelli della fascia di confine del Comune di Perugia, dagli eserciti dei capitani di ventura alle truppe Napoleoniche, fino all’inglobamento nel Comune di Umbertide con l’Unità d’Italia.
Aspetto
Nel tempo questo castello ha subito diversi interventi e non è possibile rinvenire tracce della sua cinta muraria.
La torre presenta rifacimenti di epoche diverse, come si può rilevare dai differenti tipi di pietra usata; merlata e in perfette condizioni con 5 ripiani interni è affiancata da un corpo abitativo sorto sui resti dell’antica fortezza.
La torre rimasta, durante l’ultimo conflitto mondiale, fu sede di un osservatorio aereo, che, collegato con altre simili strutture, doveva segnalare l’arrivo di aerei anglo-americani.
Chiesa di Santa Maria
Per quanto riguarda gli insediamenti religiosi appartenenti alle pertinenze della fortificazione vengono ricordati nel Liber beneficiorum, le chiese di San Biagio e San Pietro allibrate nel XIV secolo.
Nel catasto del 1489 la chiesa di San Biagio della villa di Romeggio è iscritta, tra i rusticali, per 25 libre ed è proprietaria di 12 pezzi di terra stimati complessivamente 160 libre di denari.
Nel medesimo catasto compare anche la chiesa di S. Pietro de villa Romeggio, anch’essa per 25 libre che è proprietaria di 3 pezzi di terra.
Nell’elenco del 1495, che riportava le chiese sottoposte all’Abbazia di San Salvatore di Monte Acuto, erano presenti quelle di San Biagio e San Pietro di Metola, che si riferiva alla denominazione data proprio al colle Metole su cui è costruito il castrum.
La chiesa di San Biagio è però ricordata questa volta per la collocazione nel distretto castellano fuori dal fortilizio.
Ora vicino al castello si trova la chiesa di Santa Maria, di cui non si hanno notizie certe, dallo stile si può desumere che sia del tardo Settecento.
Costruita nel luogo dove forse si trovava un’antica edicola con l’immagine della Madonna, sostituì la più antica e vicina chiesa di San Pietro, ora non più esistente.
La chiesa era sempre meta di affollati pellegrinaggi da parte della popolazione di Umbertide; intorno ad essa fu trovata una lapide funeraria romana (ora nel museo di Umbertide), dedicata a Bironio Petronio, che alcuni vorrebbero identificare nel maestro di equitazione di Nerone.
Aspetto
La chiesa di Santa Maria di Romeggio è a croce greca ed ha un soffitto a lacunari con decorazioni effettuate nel 1935.
Il campanile, a pianta quadrata, è alto 17 metri.
Fonti documentative
Gabriella Vignoli – Preggio: piccola grande storia di un paese dell’Appennino Umbro – 1999
Bruno Porrozzi – Umbertide e il suo Territorio, Storia ed Immagini – 1983
D. Amoni – Castelli Fortezze e Rocche dell’Umbria – 2010
https://www.umbertidestoria.net/incastellamento-e-signorie-rurali
http://www.comune.umbertide.pg.it/
Percorso storico
Castello di Polgeto
Chiesa di San Bartolomeo dei Fossi
Tomba Etrusca di Sagraia
Castello di Preggio
Chiesa della SS. Trinità
Chiesa della Madonna delle Grazie
Letto di San Francesco