Castello di Roccasecca – (FR)
Cenni Storici
In Ciociaria i vicini paesi di Roccasecca (m 245), Colle S. Magno, Castrocielo e Aquino formano
un quadrilatero che racchiude bellezze naturali, storiche e artistiche davvero notevoli.
Aquino
L’antico grande centro di Aquino, patria del poeta latino Giovenale e di Rinaldo d’Aquino poeta della “Scuola Siciliana“, si trovava nella pianura sulla riva sinistra del Liri ed era attraversato dalla via Latina.
Oggi l’area archeologica è divisa fra i comuni di Aquino e Castrocielo ed è attraversata dall’A1.
Del quadrilatero di mura in opera quadrata che la circondava sopravvivono pochi tratti, meglio visibili in prossimità delle antiche porte sulla via Latina, ma è attestato anche un esempio di muratura poligonale.
Anche Aquino conserva un borgo medievale con il castello dei conti e una “casa di San Tommaso“, mentre una chiesa di San Tommaso del sec. XIV è ancora fuori città sulla via Latina, nei pressi dell’altra monumentale chiesa di S. Maria della Libera (sec. XI-XII).
Sulla sommità del Monte Asprano, fra Castrocielo e Colle San Magno, sorgeva forse l’arce di Aquinum preromana, circondata da mura poligonali; qui nel Medioevo, a 750 metri di altezza, sorse il castello di Castrum Coeli, rifugio delle popolazioni circostanti, del quale oggi restano il mastio e alcuni tratti della rocca, a poca distanza dalla chiesa di S. Maria Assunta in Cielo costruita nel 1300.
Roccasecca nuova
Al centro del moderno nucleo urbano di Roccasecca, la strada provinciale proveniente dalla pianura si biforca: il ramo di sinistra (SP 109) sale verso Colle San Magno, distante 5 km; il ramo destro prosegue sulla fiancata del monte Asprano (come viale San Tommaso e poi come Via Roma) verso il comune di Castrocielo.
Seguendo quest’ultima strada si incontra subito la frazione Castello di Roccasecca (m 313), nucleo medievale della cittadina, una cascatella di antiche casette grigie e di vicoli tortuosi in saliscendi dislocati intorno alla quattrocentesca barocca chiesa collegiata della SS. Annunziata.
In questo luogo, con una bellissima camminata di un paio di ore e superando un dislivello di circa 300 metri, si ha la possibilità di incontrare interessanti luoghi storici.
Il primo è la (cosiddetta) casa di San Tommaso, un palazzetto medievale restaurato nel 2006 e così chiamato da un’epigrafe posta sul monumentale arco a sesto acuto di accesso al cortile.
In essa infatti si legge il nome Tho(mas)judex, riferito però probabilmente a un magistrato del luogo omonimo del santo.
La porzione principale dell’edificio è un grosso corpo di fabbrica a pianta rettangolare su due livelli, al quale si sono successivamente addossate altre strutture.
Il complesso ha bei caratteri architettonici, tra cui una bifora trilobata e una monofora ad archi ogivali.
Chiesa di San Tommaso d’Aquino
Il secondo incontro, a mezza costa tra il borgo e il castello, è con la chiesa di S. Tommaso d’Aquino (m 400), la prima dedicata al grande teologo nativo di questi luoghi solo due anni dopo la canonizzazione, avvenuta ad Avignone da parte di papa Giovanni XXII il 18 luglio 1323.
Nel 1478 la contessa Beatrice Caetani donò la chiesa e il terreno circostante ai Frati Predicatori (Domenicani), dei quali aveva fatto parte San Tommaso; i frati costruirono un convento, i cui resti sono tuttora visibili, e vi restarono fino al 1653, quando la struttura fu aggregata al Seminario di Roccasecca e il convento fu definitivamente chiuso nel 1658 per ordine di papa Alessandro VII.
Affiancata da un campanile a base quadrata, nella cui lunetta è dipinto San Tommaso con in mano la penna simbolo di sapienza, la chiesa è in semplice e lineare stile romanico, a navata unica con l’originale pavimento in cotto e un soffitto a travature di legno; in una rientranza dell’abside è un busto in legno di San Tommaso del 1633.
Nel presbiterio, leggermente rialzato, accoglie diversi affreschi quattrocenteschi provenienti dalla Chiesa di San Pietro a Campea.
Originariamente aveva l’altare maggiore di San Tommaso e altri tre dedicato al Rosario, a S. Pietro martire e a S. Domenico.
Completamente restaurata negli anni ’70 dopo le distruzioni dell’ultima guerra mondiale, sulla sua parete destra presenta una lapide che ricorda:
“PRM/ Devastata dalla barbarie dell’ultima guerra mondiale/ Rivoluta risorta/ Dal suo amore pastorale/ L’ecc.mo vescovo diocesano Mons. Carlo Minchiatti/ Ai primi vespri festivi del 7 marzo 1980/ Benedice inaugura riapre al culto/ Questa chiesa sull’Asprano/ Già eretta dal 1325/ Primo monumento nel mondo/ A gloria del sommo Dottore San Tommaso/ L’Em.mo Sig. Cardinale Mario Nasalli Rocca/ Già il 10 agosto 1974/ Celebrandosi il settimo Centenario della morte dell’Angelico Benediceva e inaugurava/ Il risorto campaniletto./ Il Comitato delle onoranze interprete di tutto il popolo/ Di Roccasecca/ P.“.
Castello dei Conti d’Aquino (Roccasecca antica)
Salendo a sinistra della chiesa e superando prima una scalinata in pietra poi le (malferme) passerelle di legno sul fianco della montagna, si arriva alla porta d’ingresso della “Rocca Sicca“, per la quale si entra fra i ruderi della fortezza; siamo nel castello dei Conti d’Aquino (m 450), l’antica cittadella fortificata sul monte Asprano.
Fatto costruire nel 994 dall’abate di Montecassino Mansone a guardia della sottostante valle del Liri, il castello in seguito fu occupato dai Conti di Aquino e in esso oggi si ritiene che sia nato San Tommaso (1225-1274), figlio di Landolfo d’Aquino signore del castello di Roccasecca e della contessa Teodora Caracciolo di Teano.
Il castello infatti svettava in un luogo elevato e lontano dalle paludi malariche della pianura sottostante dov’era la città di Aquino capoluogo della contea familiare, allora nella provincia di Terra di Lavoro del Regno di Sicilia.
Era costituito da un mastio con una torre e da una cinta quadrata di mura merlate, rinforzate agli angoli da bastioni semicircolari, che includevano anche il borgo medievale al quale si accedeva, e si accede tuttora, mediante quattro porte d’ingresso; solo alla metà del ‘500 fu abbandonato per la valle sottostante.
Il villaggio fortificato è un’entità urbanistica sociale ed economica che in tutto il territorio europeo,
tra il IX e il XII secolo modifica profondamente il paesaggio, in un processo che vede la concentrazione della popolazione, prima dispersa nelle campagne, in un insediamento accentrato, munito di difese.
Il villaggio fortificato si configura così come uno spazio stretto all’interno della cinta castrense, con le case addossate alla rocca, con la torre e il palazzo signorile.
Il villaggio di Roccasecca è conservato a livello di rudere, lasciando tuttavia cogliere una situazione articolata, che sembra rispondere a esigenze produttive, abitative e artigianali legate al lavoro dei campi e alla trasformazione delle materie prime.
Negli ambienti individuati è possibile ipotizzare la presenza di fucine per i metalli, di impianti per la tessitura, di laboratori per la concia delle pelli e per la lavorazione del legno, prodotti non più lavorati all’interno di ciascun nucleo familiare in funzione delle proprie necessità, ma da artigiani al servizio dell’intera comunità.
Torre “del Cannone“
All’esterno delle mura si trovano l’alta torre di avvistamento detta “del Cannone“, dove secondo la tradizione fu rinchiuso San Tommaso d’Aquino dopo il periodo di prigionia a Monte San Giovanni Campano; e la chiesa di Santa Croce eretta dai Conti d’Aquino che alla Santa Croce erano devotissimi (ad Aquino c’era una chiesa con lo stesso nome).
Questa chiesetta tipica dei castelli medievali, costruita fuori le mura, per molti secoli è stata la chiesa madre del borgo; in essa quasi certamente fu battezzato e pregò San Tommaso d’Aquino.
La cappella e la torre sorgono proprio all’inizio del sentiero di crinale che dal castello di “Rocca Sicca” prosegue, tra rocce e piante selvatiche, sulla cresta bassa del monte Asprano e in meno di un’ora raggiunge Cantalupo (m. 512) frazione medievale di Colle San Magno.
“Cona” di San Bonomo
Circa 500 metri prima di questo borgo si incontra sul sentiero la cappella di San Rocco, oggi identificabile con la piccola “cella benedettina” in cui per lo più visse settecento anni fa Homo Bono (Bonus Homo), l’eremita che preannunciò la nascita e la grandezza del santo Aquinate; i suoi resti si conservano nella parrocchiale di Colle San Magno.
All’interno della “cona” di S. Bonomo (cappella di San Rocco) c’è questa targa di marmo:
“L’Amministrazione Comunale di Colle San Magno all’eremita Homo Bono nel suo eremo.
Colle San Magno 13/08/2002. Sindaco M. Perrozzi“.
Sul muro di fondo una piccola cornice inquadra una “Stampa del fiammingo Ottone Van Veen pubblicata nel 1600“, che rappresenta l’eremita incappucciato tra alcuni personaggi rivolto a una dama, probabilmente la madre di San Tommaso.
Dall’intatto borgo medievale di Cantalupo (m 512), che ha al centro la piccola chiesa di San Pietro (ora chiusa dopo la distruzione bellica) fondata nel 1665 e che offre una bella veduta di Colle, dei
monti circostanti e delle rovine del castello di Castrum Coeli sulla cima di Monte Asprano rapidamente si raggiunge l’abitato di Colle San Magno (m 560, 1300 abitanti).
Colle San Magno e resti del pio eremita Homo Bono
Il paese, che conserva la tipologia di un insediamento medievale, è tutto raccolto intorno alla chiesa principale, la parrocchiale di San Magno, costruita nel 1750 su disegno del Vanvitelli.
Sull’altare della sua prima cappella a destra entrando c’è una piccola urna di legno con la scritta: “Resti mortali del pio eremita Homo Bono XII-XIII secolo“.
Sono le reliquie dell’umile profeta del grande San Tommaso d’Aquino, di cui abbiamo incontrato l’eremo sul sentiero poco prima di Cantalupo.
L’eremita Homo Bono (Bonomo), ritenuto santo dalla pietà popolare, “Sante Bone“, benché non sia mai stata proposta la sua causa di beatificazione, era un pastore al servizio dei Conti di Aquino.
Nato a Cantalupo di Colle San Magno, visse nel sec. XII-XIII per lo più in una vicina piccola “cella benedettina“, oggi identificabile con la cappella di S. Rocco, a circa 500 metri dalla frazione di
Cantalupo sul sentiero che porta al castello di “Rocca Sicca“.
Bonomo è ricordato per la sua vita di pietà e di devozione, per alcuni episodi prodigiosi, ma soprattutto perché, come riportato in molta letteratura medievale, è considerato il profeta di San
Tommaso, avendo preannunciato alla contessa Teodora, moglie del conte Landolfo d’Aquino, incinta nel castello di Roccasecca, che avrebbe avuto un figlio a cui sarebbe stato dato il nome di Tommaso e che sarebbe stato dottore della Chiesa, santo e famoso in tutto il mondo.
L’eremita Buono fu sepolto prima nella chiesa di San Pietro in Cantalupo, poi nella parrocchiale di San Magno su a Colle, situata al centro del paese e costruita nel 1750 su disegno dell’architetto Vanvitelli; nella sua prima cappella a sinistra entrando si conserva l’urna di legno.
La memoria popolare di lui racconta storie e aneddotiche sanno di straordinario e di miracoloso, ad esempio l’episodio della tentazione del demonio.
Non volendo rinnegare la fede cristiana, il pio eremita era perseguitato dal maligno, che gli nascondeva il secchio per impedirgli l’approvvigionamento dell’acqua, ma Buono non si scomponeva, perché riusciva a tirar l’acqua dal pozzo con un cesto, facendola miracolosamente ghiacciare.
Nota
Il testo è di Stanislao Fioramonti, le foto sono di Patrizia Magistri.
Fonti documentative
Dario Ascolano – Storia di Roccasecca – a cura dell’Amministrazione Comunale, II ed., 1997;
Fernando Riccardi – I D’Aquino di Roccasecca. Storia di una nobile famiglia e del suo castello – Arte Stampa Editore,2021;
Cartellone “Colle San Magno” del comune e della Regione Lazio (in loco).
Mappa
Link alle coordinate – Castello di Castrum Coeli o Castrocelo: 41.541965 13.692906
Link alle coordinate – Rocca Sicca o Castello dei Conti di Aquino: 41.547492 13.673374
Link alle coordinate – Torre di San Tommaso o del Cannone: 41.547634 13.675168
Link alle coordinate – Chiesa di San Tommaso: 41.548000 13.669944
Link alle coordinate – Cantalupo: 41.550451 13.689706
Link alle coordinate – Chiesa di San Magno: 41.550895 13.693986