Castello di Rocca Sinibalda – Rocca Sinibalda (RI)
Cenni Storici
Rocca Sinibalda uno dei tanti borghi del Lazio, appare quasi come un foruncolo nascosto nella folta epidermide territoriale della provincia di Rieti, nel Lazio.
Mimetizzato fra i boschi e prati del reatino, nel grembo di una piana collinare rigogliosa e acclimatata, il minuscolo comune gode con i suoi 836 abitanti di una placida condizione quasi fuori del tempo, in un’oasi di libere interpretazioni naturali coincidenti con gli specchi lacustri del Turano e del Salto e all’ombra di un paesaggio contemplativo di un gruppo
montuoso di confermata maestà formato dal Monte Navegna e dal Monte Cervia.
Alla coppia di rilievi è connessa la Riserva Naturale Monte Navegna e Monte Cervia, area protetta di più di tremila ettari costellati da flora tipicamente appenninica (faggeti, pioppi bianchi, salici rossi ecc.) e popolati da una fauna Notevolmente eterogenea (mammiferi, uccelli, anfibi e pesci).
Luogo di culto cristiano per i fedeli di Rocca Sinibalda è la Chiesa dei Santi Agapito e Giustino, la cui antesignana si trovava prima del 1970 a ridosso delle pendici del castello mostrandosi a forma rettangolare.
Molto più suggestiva da un punto di vista artistico e architettonico risulta essere la Chiesa di Santa Maria Nova, edificio a navata unica che attrae per lo stupefacente dossale d’altare in stucco su cui è rappresentata la Pentecoste.
Poco distante dal paese, a Vallecupola, giace silente la graziosa Chiesa della Madonna di Pagaret (pagaret significa letteralmente “Maria apparì” in riferimento al miracolo dell’apparizione della Vergine a un pastore aggredito da briganti locali).
Periodicamente vi si svolgono pellegrinaggi di un’intera giornata.
A picco sulla valle del Turano, il Castello di Rocca Sinibalda è uno dei più affascinanti castelli italiani.
Monumento nazionale, risalente nel suo nucleo originario al 1084, fu ricostruito come fortezza dall’architetto Baldassarre Peruzzi per volere del cardinale Alessandro Cesarini negli anni Trenta del XVI secolo, e da allora domina il paese con la sua struttura difensiva, potente fortezza militare e sontuoso palazzo nobiliare.
Classificato monumento nazionale dal 1928 e riportato al suo splendore grazie a un difficile restauro durato 7 anni il castello, tornato finalmente all’antica proprietà, è ora restaurato e aperto al pubblico.
La fortezza è unica in Europa in quanto a impatto visivo, perché ha la straordinaria capacità di prestarsi alle più varie considerazioni in merito alla sua forma estrosa e ricercata, ritenuta da molti assimilabile alle peculiarità estetiche di animali come l’aquila e lo scorpione, senza però postergare la possibilità di un’interpretazione più geometrica, artisticamente riferibile alle tendenze cubiste d’astratta accezione.
Una rocca in bilico fra concezione medievale e logica rinascimentale, avente in sé una quantità inimmaginabile di paradossi e contraddizioni, dicotomie capaci di contrapporre i suoi lati più antinomici, il gotico al razionale, la natura militare a quella signorile, la severità alla dolcezza: un bel giorno l’hanno soprannominato “Castello delle Metamorfosi“, ed è così che Rocca Sinibalda lo vuole, anticamera della bellezza spiazzante e porta d’ingresso (o d’uscita) del paese.
Caso vuole che anche al suo interno il carattere muta forma prendesse vita attraverso le decorazioni parietali ispirate alle “Metamorfosi” di Ovidio eseguite da Alessandro Cesarini e dal cugino Giuliano, alle quali si accostano affreschi di differente genere ed epoca in grado di mitigare la durezza degli ambienti interni.
Le vicende dell’infeudato Rocca Sinibalda si concatenarono al fortilizio sin da subito assistendo all’imperversare di conflitti bellici, assedi, incendi e furoreggianti assalti ai quali seguirono, fra ‘600 e ‘800, passaggi di proprietà piuttosto frenetici che coinvolsero famiglie quali i Mattei, i Lantedella Rovere e i Lepri.
Attuale proprietario del maniero, che è visitabile su prenotazione, risulta il professor Enrico Pozzi.
Curiosità
A Rocca Sinibalda è tradizione festeggiare la festa dell’Immacolata (8 dicembre) con la sagra della Polenta in piazza, nella quale viene preparato l’antichissimo piatto a base di farina di mais secondo la ricetta originale, accompagnato dal tipicissimo sugo con spuntature e salsicce di maiale e servito rigorosamente su scifetta di legno.
Suggella il tutto un buon calice di vino rosso locale fornito dalle cantine zonali.
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
Fonti documentative
http://www.castelloroccasinibalda.it/il-castello/