Castello di Rasenna – Visso (MC)
Cenni Storici
La Villa di Rasenna, la più lontana frazione del comune di Visso è adagiata in amena vallata.
Il nome Rasenna è quello con cui gli etruschi chiamavano sé stessi, ma è improbabile che in questa zona ci siano mai stati insediamenti etruschi.
Più probabile che vi sia stato un villaggio umbro, poi forse divenuto un pagus romano, ma in mancanza di testimonianze archeologiche son tutte supposizioni.
Nel Medioevo, fece parte del feudo degli Alviano di Mevale, seguendo le sorti di questo castello, prima sotto Norcia e quindi, dal 1815, passando al Comune di Visso.
Nel Riparto dei governi e delle comunità dello Stato pontificio del 1817, Rasenna risulta annessa al comune di Croce, nella Delegazione di Spoleto, Distretto di Norcia.
Comune di residenza del Governatore era Visso.
Nel Riparto territoriale dello Stato pontificio del 1833, Croce con le località annesse, divenne appodiato di Visso sempre all’interno della Delegazione di Spoleto.
Dopo l’Unità d’Italia entrò a far parte del Comune di Visso, distaccato alle Marche, provincia di Macerata e lo è tuttora.
Il paesello, dal 1950 in poi, grazie alle iniziative dei pochi ma volitivi abitanti, ha incrementato notevolmente l’atavica attività agricola, dotandosi di moderne attrezzature e sviluppando una fiorente industria lattiera con bovini da latte che danno benessere alla popolazione.
Sono infatti sorti grandi capannoni da rimessa e alcune case nuove, dotate di ogni conforto moderno.
Oggi ci vivono circa venti abitanti.
Al centro del villaggio si erge l’umile chiesetta dedicata alla Santissima Trinità con grande campanile a vela disposto posteriormente sulla sinistra.
Chiesa di San Michele
Poco sopra Rasenna, presso il locale cimitero, si trova la piccola e antica chiesa di San Michele.
Le notizie storiche in merito a questa chiesa di antica origine sono estremamente scarse.
È ricordata nelle Rationes Decimarum del 1333 e dipendeva dalla pieve di Mevale.
Probabilmente la chiesa ha avuto due diversi tempi di fabbrica, la parte presumibilmente più antica, che comprende l’abside e che mostra conci squadrati legati tra loro da malta, mostra le caratteristiche del secondo periodo del romanico, databile quindi alla fine del secolo XIII.
In epoca successiva, forse tra il XV e il XVI secolo, la chiesa fu ampliata anteriormente, si nota chiaramente la differenza di muratura, non ammorsata alla precedente.
Probabilmente in questa seconda fase costruttiva fu tamponata la monofora dell’abside.
Secondo quanto riferito da fonti storiche sopra la facciata si trovava un campanile a vela, costruito in epoca non precisata e successivamente demolito.
Ha cessato di essere parrocchia a seguito del decreto del Ministero dell’Interno del 25 ottobre 1986, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 14 novembre 1986.
Il sisma del 26 settembre 1997 e la serie di scosse successive ha provocato ingenti danni: crollo del tetto con coinvolgimento delle volte sottostanti, della parte sommitale dei prospetti corti e di buona parte dei prospetti lunghi; lesioni sull’affresco con distacco di parti.
Aspetto esterno
La chiesa mostra chiaramente di essere stata costruita in due fasi, la parte anteriore, più recente, è di altezza minore, sul lato destro si apre un piccolo portale gotico, che consentiva l’accesso a un livello inferiore, ora non più agibile.
La semplice facciata a capanna, priva di ornamenti, è caratterizzata da un semplice portale in pietra, sovrastato da un finestrone quadrato, l’Abside è semicilindrica, di tipo romanico.
Interno
L’interno si presenta ad aula unica, voltata a botte, spoglia e disadorna nelle pareti laterali.
L’area presbiteriale, sopraelevata rispetto al resto della navata e raggiungibile tramite due gradini corrisponde probabilmente alla primitiva chiesa romanica.
La volta della zona presbiteriale è incatenata con un tirante in legno.
Nella parete di fondo è raffigurato a sinistra San Francesco, in alto un paesaggio col Padre Eterno, di cui rimangono pochi frammenti, ai lati era un’Annunciazione, ora quasi completamente persa, così come la figura di destra.
Nel tamburo è affrescata la Madonna in trono col Bambino tra i Santi Sebastiano e Rocco, mentre sulla calotta è effigiato l’Agnus Dei.
Gli affreschi, presumibilmente della stessa mano, sono stati realizzati con ogni probabilità all’inizio del secolo XVI, forse come ex voto dopo la pestilenza del 1527, come testimoniato dalla presenza dei due santi protettori dal morbo ai lati della vergine.
Gli affreschi, di scuola toscano-umbra, sono definiti dal Venanzangeli “alla maniera dello Spagna“.
Fonti fotografiche
Le due foto dell’interno prima del sisma del 1997 e dell’esterno dopo il sisma del 1997 sono tratte da
http://www.beniculturali.marche.it/Ricerca/tabid/41/ids/69748/Chiesa-di-S-Michele-Arcangelo/Default.aspx
Fonti documentative
Alto Nera di Ado Venanzangeli
http://www.beniculturali.marche.it/Ricerca/tabid/41/ids/69748/Chiesa-di-S-Michele-Arcangelo/Default.aspx
http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?ChiaveAlbero=287881&ApriNodo=0&TipoPag=comparc&Chiave=59057&ChiaveRadice=287881&RicLin=en&RicDimF=2&RicProgetto=reg%2Dmar&RicVM=indice&RicSez=fondi&RicTipoScheda=ca
https://www.guidedocartis.it/?page_id=10307
Nota
La galleria fotografica è di Silvio Sorcini e Alberto Monti, il testo è di Silvio Sorcini.