Castello di Protte – Spoleto (PG)
Cenni Storici
La zona ove sorge ora Protte, posta lungo uno dei tracciati dell’antica Flaminia, probabilmente è abitata fin dall’epoca romana, è probabile che il nome sia un prediale derivato dal latino Protius.
Nei dintorni della chiesa della Madonna delle Grazie è documentata un’area ad uso funerario. Altri ritrovamenti sporadici sono stati effettuati nei pressi del castello, dai dintorni della casa colonica appartenuta prima del 1881 al convento di San Luca proviene un cippo in travertino con iscrizione pertinente alla tomba del medico Q. Anneo Tebulo.
Forse vi era un piccolo insediamento agricolo o una villa di campagna, la mancanza di reperti non consente, ad oggi, certezze in merito.
Nell’area è documentato l’antichissimo ospedale per i lebbrosi di San Giacomo “de ponte lapidum“, sito presso uno degli antichi ponti superati dal diverticolo della Flaminia.
Saverio Minervio e Parruccio Zampolini, i due più antichi storici di Spoleto, ne fanno una scarna menzione, poi ripresa dal Sansi nella sua storia di Spoleto: “Così dal 1378, in spazio di dieci o dodici anni, gli aperti villaggi si cinsero di mura e di torri, e si videro sorgere i castelli di Beroide, S. Brizio, Poggiuolo, Poreta, Egi, S. Giacomo d’Aschito; Azano, Protte, Cispiano, Morgnano, S. Angelo, Busano, Petrognano, Meggiana, S. Giacomo di Poreta e Bazzano, alcuni de’ quali lo erano già stati in altri tempi, e poi o per ribellione o per sospetto ridotti dalla città o dagli eserciti a ville aperte“.
Il castello di Protte, sorto quindi nel 1388 su una preesistente villa aperta, assieme a Beroide, San Brizio e Terraia realizzava uno sbarramento di particolare importanza anche per la difesa del territorio a nord della città di Spoleto, nella pianura.
Fu tra i castelli ribelli a Spoleto per cui il cardinale Legato Vitelleschi, con una legge del 18 febbraio 1440, decretò l’abbattimento delle mura, ma poi la conservazione dei castelli fu approvata dall’Assemblea Spoletina con centotrenta voti contro sei.
Intorno al XVI secolo vi era una stazione di posta, successivamente sostituita con quella delle Vene, sita più a nord.
Durante il periodo dell’occupazione francese fa parte del cantone rurale di Spoleto.
Intorno al 1850 Protte è “Parrocchia di 265 anime in 55 famiglie in 54 case“.
Aspetto
Oggi il castello, di pianta quasi quadrata, conserva ancora l’antica porta e larga parte delle mura.
Ai quattro angoli sorgono ancora possenti torri, trasformate in colombaie con eleganti cornici marcapiano in cotto, un’altra, di grandi dimensioni e con raffinate decorazioni raffiguranti piccioni ve n’è sulla piazza di fronte alla porta di accesso.
Di fianco all’unica porta d’accesso si trovano due edicole, con immagini non più leggibili.
All’interno del castello, sopra la porta d’accesso v’è un caratteristico ballatoio in legno, coperto da una profonda tettoia e raggiungibile tramite una ripida scala.
Chiesa di San Giovanni
Entro la cinta muraria, appena a destra della porta, si trova l’antica parrocchiale dedicata a San Giovanni Battista, più volte rimaneggiata nel corso dei secoli.
Nel 1565 la parrocchiale fu travolta dalle acque del Marroggia, la tremenda alluvione distrusse tutta la documentazione esistente e comportò la riedificazione quasi totale della chiesa.
Oggi essa si presenta con due facciate, in ambedue il portale a tutto sesto è sormontato da un oculo circolare, e due navate all’interno.
Utilizza una delle torri del castello come campanile.
Edicola
Sulla parete di un edificio all’interno del castello si trova un’edicola risalente al XVI secolo caratterizzata da una deliziosa cornice in cotto con mensola e frontoncino timpanato.
L’immagine, con ritocchi e aggiunte otto-novecenteschi, è copia della Madonna delle Grazie, conservata nella chiesetta posta lungo la strada per Maiano.
Sia internamente sia esternamente al castello sono state, in epoche successive, addossate abitazioni, tra cui spicca una curiosa casa in stile liberty.
Chiesa di San Fortunato
Dalle fonti è citata anche una chiesa dedicata a San Fortunato, posta al di fuori del castello, di cui si conosce solo la trascrizione parziale di un’iscrizione ivi apposta, recante la data 1635, il rudere posto appena fuori dall’abitato, in direzione Maiano, è ciò che resta della chiesa.
Chiesa della Madonna del Soccorso
Le fonti citano altresì la Chiesa della Madonna del Soccorso, forse è identificabile con l’edificio prospicente la piazza, dall’altro lato della strada rispetto al nucleo abitato, ora in cattive condizioni e inagibile, sul fianco dell’edificio era posta anche un’edicola, al di sopra della porta secondaria, ora non più leggibile.
Sulla casa di fronte si trova un’edicola incorniciata sulla parete di un edificio privato, risalente a circa due secoli or sono, olio su muro in cattivo stato di conservazione, raffigura una Madonna col Bambino.
Chiesa della Madonna delle Grazie
La Chiesa della Madonna delle Grazie, piccola chiesa situata sul percorso che, provenendo da Beroide, collega Protte alla via Tuderte, fu probabilmente edificata per accogliere un’edicola di strada.
È in completa rovina: la porta sfondata ha permesso che l’interno fosse devastato da atti vandalici e dall’incuria; all’esterno è quasi completamente ricoperta d’edera.
All’affresco originario del XV secolo sono state aggiunte nel XVI secolo le figure dei santi taumaturghi Rocco e Sebastiano.
L’immagine della Madonna con Bambino è stata incorniciata nel Novecento da un ovale praticato in un pannello di legno, decorato a croci, dietro al quale si scorgono altre parti dell’antico affresco.
Sulla tabella in piastrelle di ceramica, in buona parte cadute, collocata sopra la porta d’ingresso, un’iscrizione attesta un restauro avvenuto intorno agli anni cinquanta ad opera di un privato.
Nella Visita Radossi del 1950 il parroco di Protte, don Francesco Rocchi, testimonia che la chiesa era curata da un apposito santese che non intendeva dipendere dal parroco e che spendeva “più per la Festa Civile che per la Chiesa“.
Casali
Tutta la zona nei dintorni di Protte è ricca di bei casali con torri colombare.
Fonti documentative
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Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.