Castello di Prodo – Orvieto (TR)
Cenni Storici
Prodo è un piccolo borgo del Comune di Orvieto, in provincia di Terni posizionato sulla vecchia strada che univa Orvieto con Todi.
La sua splendida collocazione geografica lo vede incastonato fra un gruppo di colline che degradano verso il bacino artificiale di Corbara, nato dallo sbarramento del fiume Tevere nella parte meridionale della regione Umbria, fra Orvieto e Todi.
I reperti epoca etrusco romana confermano che il sito era stabilmente abitato e la stessa ubicazione del borgo su uno sperone circondato da tre burroni evidenzia la cosiddetta “Posizione Etrusca“.
Il primo documento che lo cita è una pergamena conservata presso l’Opera del Duomo di Orvieto e porta la data 1222, in esso si parla che il castello fu venduto.
L’antica pergamena era dei Prodenzani e da ciò deriva il nome stesso di Prodo da cui i suoi abitanti hanno preso il nome di (“Prodenzani“); la stessa contiene atti che attestano inconfutabilmente l’appartenenza delle terre di Prodo al contado orvietano.
Forse il nome Prodenzani dipenda dal fatto che questi provenissero dalla Provenza e divenuti nobili di Orvieto, di cui fu illustre membro il poeta Simone de’ Prodenzani, edificarono il castello.
La sua posizione strategica a picco su tre burroni, di cui due confluiscono sul lago di Corbara ed il terzo nella valle di Orvieto, ne fecero una roccaforte imprendibile arrivata in buono stato fino ai giorni d’oggi.
Pare che il castello era in costruzione nel 1222 quando in quel luogo transitò Francesco d’Assisi.
Nel 1348, Prodo fu assegnato, a scopo difensivo, dal Comune d’Orvieto a Giovanni di Cecco di Montemarte e a Ugolino e Filippo di Manno I Monaldeschi della Cervara.
Tra i due c’erano infatti vincoli di parentela, avendo Giovanni di Montemarte sposato nel 1330 Francesca I di Giovanni Monaldeschi, nipote di Ugolino.
Il matrimonio fu ratificato dal capitano del popolo, Becello Baglioni.
Nei decenni successivi parte del contado orvietano, venne interessata dalla guerra tra il papato e impero.
Nel 1400 era sotto la giurisdizione di Bernardo I (Bernardo della Sala), erede di Manno II Monaldeschi.
Nel 1414 fu occupato da Braccio Fortebracci.
Nel 1430 ricevette la visita del nuovo governatore di Orvieto Bosio I Sforza, conte di Santa Flora, figlio di Muzio Attendolo e fratello di Francesco I.
Prodo nel 1471 fu ceduto da Simone di Ugolino e da donna Francesca, sua moglie, insieme a tutta la tenuta agricola, all’Opera del Duomo, alla quale restò fino all’indemaniamento del 1886.
Nel 1490 il camerlengo del Comune ordinò una pittura per il castello ad Antonio del Massaro, detto il Pastine, attivo in Orvieto dal 1489 al 1499, che il pittore fece eseguire a Giacomo di Lorenzo da Bologna, suo aiutante.
Nel luglio del 1849 vi soggiornò Giuseppe Garibaldi quando, intento a riposarsi dalle marce estenuanti, apprese la notizia della morte del suo fido capitano Antonio Leoncini, ucciso a Todi il 17 luglio con un colpo d’archibugio.
Prodo continua ad essere considerato un “luogo baronale” ricadente nel distretto di Orvieto che fino al 1817 appartenne alla Delegazione di Viterbo; in quest’anno sono censiti 278 abitanti, salvo poi afferire direttamente alla Delegazione Apostolica di Orvieto, istituita con Breve di Gregorio XVI del 5 luglio 1831.
Circa la dinamica demografica dell’ultimo secolo, i dati dei vari Censimenti confermano una stabilità demografica a dimostrazioni di condizioni di vita soddisfacenti.
Con l’avvento del Regno d’Italia, anche i titoli di proprietà subiscono sostanziali modificazioni ed in particolare quelli degli Enti ecclesiastici che, con la legge del 1866, vengono avocati allo Stato e successivamente venduti a privati; così avviene anche per il feudo di Prodo che, mantenutosi intatto nella sua consistenza patrimoniale di oltre 2500 ettari per oltre cinque secoli, viene integralmente acquistato, nel 1871 da un privato.
Questo primo proprietario, negli anni della Prima Guerra Mondiale, provvide alla trasformazione del Castello trasferendo alcune famiglie che ci abitavano, in case costruite ex novo lungo la via tuderte ed edificando la chiesa che fino a quel momento era stata inserita entro le mura castellane.
Si venne così a formare la struttura urbana che tuttora permane.
Oggi è proprietà della famiglia molisana della signora Maria Rosaria Santoni che ne ha fatto la sede di una moderna azienda agricola.
Aspetto
La costruzione è imponente e a pianta trapezoidale.
Il complesso, realizzato in pietra rosa, è articolato nel suo interno su due cortili, uno longitudinale, l’altro a forma di “Z” sovrastati dal corpo principale a quattro piani ai cui lati si trovano due torri: una quadrata, sporgente nella parte superiore, formata da architetture pensili e merli coperti da un tetto, l’altra circolare inserita nel corpo di fabbrica.
La Chiesa
Costruita successivamente al castello, è interamente in pietra (la tipica pietra estratta dalle cave vicine al borgo ed attualmente non più operative).
Contiene importanti affreschi ed uno splendido organo che un maestro finlandese, ha recentemente suonato ed apprezzato per la sua tonalità e musicalità.
Le Piscine – La Forra
E’ costituita dal greto del Fosso Campione che, precipitando rapidissimo alla base d’impervi spalti rocciosi, confluisce direttamente nel sottostante lago di Corbara, vasto invaso ricavato dallo sbarramento delle acque del Tevere all’uscita delle spettacolari gole calcaree del “Forello“, scavate dal Tevere stesso, nel cuore dell’omonimo parco naturale regionale situato tra Todi ed Orvieto.
Le spettacolari incisioni create dal torrente fra le rocce costituiscono uno splendido scenario naturale, nonché un magnifico terreno di prova per la pratica del torrentismo sportivo.
Il percorso risulta moto gratificante e divertente, adattabile alle capacità dei partecipanti grazie a due differenti percorsi contigui e confluenti nel tratto mediano, entrambi di grande suggestione e spettacolarità.
Fonti documentative
www.casaleprodorelax.com
D. Amoni – Castelli Fortezze e Rocche dell’Umbria – Quattroemme 2010
Istituto Policattedra di Geografia – Quaderno n° 6 – Università degli Studi di Perugia 1984