Castello di Porchiano – Todi (PG)

Castello di Porchiano, borgo medievale in posizione panoramica su Todi e la Valle del Tevere.

 

Cenni Storici

Porchiano sorge nei pressi di un’antica stazione romana dove si trovava una lussuosa villa documentata dal ritrovamento di un mosaico pavimentale (forse uno stabilimento termale) a tessere colorate firmato da tale “Aurelius“.
L’opera eccezionale, della quale si è persa l’ubicazione precisa (qualche cronista parla vagamente di un luogo “canto la ripa del Tevere”), rappresentava una scena mitologica con uomini, donne e animali in promiscua oscenità per cui venne fatto interrare (o distruggere?) dal vescovo di Todi Giuseppe Piacerti per sollecitazione di certe monache.
L’etimologia del nome deriverebbe dalla gens Porcia proprietaria della villa, oppure dagli allevamenti di suini che si trovavano nella zona al pari di altri che si repertano in Umbria: Porchiano (Amelia), Porcile e Porcareccia (Spoleto), Parcareccia (Nera Montoro), Porcivalle (Colleseipoli).
Nel 1311 la località fu distrutta dalle truppe di Orte.
Nel 1322 si ribellò al rettore del Patrimonio per cui fu elencato in una lettera di Giovanni XXII tra tutte le città e i castelli contrari alla politica di Roma.
Feudo degli Atti, passato sotto la giurisdizione di Amelia nel 1874, nel 1389 fu concesso in feudo, insieme a Lugnano, al valoroso guelfo Tommaso d’Alviano da Bonifacio IX (Pietro Tomacelli).
Tommaso fu sempre in conflitto con i suoi cugini, figli di Giannotto d’Alviano, che si erano alleati con i Chiaravalle di Todi.
Il castello, gravemente danneggiato, fu ricostruito nel 1396.
Nel 1412 per poco non fu raso al suolo da Braccio Fortebracci per la sfrontatezza di Amelia che aveva tolto il possedimento agli Alviano.
Nel 1417, però, Bernardo d’Alviano fu confermato signore di Porchiano da Angelo di Lavello, detto il Tartaglia, generale prima di Ladislao d’Angiò re di Napoli e poi della sorella Giovanna II.
Il Tartaglia aveva anche combattuto sotto le insegne di Braccio Fortebracci ma, allettato dall’oro del pontefice, tradì il condottiero montonese, facendo anche maritare una sua figlia a Giovanni Sforza.
Gli amerini e i porchianesi, contrari a questa decisione, bruciarono i granai e appiccarono il fuoco al castello.
Nel 1464, uomini di Porchiano andarono in aiuto di Amelia e devastarono la Rocca di Canale che fu poi definitivamente abbattuta dagli Alviano nel 1487.
Nel 1494 subì ingenti danni dalle milizie di Carlo VIII, guidate da Camillo Vitelli.
Nell’ottobre del 1533, vi fu ucciso Annibale Atti dal cugino Angelo di Ludovico Atti.
Ludovico (di Angelo), a sua volta, aveva ucciso nel 1529 il dotto giurista Girolamo Monticastri sulle scale del palazzo del Popolo di Todi.
Annibale, amico di Giampaolo Baglioni era anche feudatario di Montecastello e Marsciano.
Dagli Atti passò ai Benedettoni che nel tuderte possedevano ingenti proprietà (Montenero, Spagliagrano, Rosceto).
Nel ‘700 la proprietà pervenne alle Clarisse e da queste ai Rotondi di Perugia che dopo alcuni decenni rivendettero il castello alla Ferrovia Centrale Umbra.
Nel 1913 Porchiano fu acquistato da Giovanni Bernardini.
 

Aspetto esterno

Dell’antico fortilizio, recentemente restaurato, oggi restano una torre e alcune abitazioni adibite a complesso agrituristico di proprietà privata.
 

Fonti documentative

D. Amoni – Castelli Fortezze e Rocche dell’Umbria – 2010
F. Mancini – Todi e i suoi castelli – 1960
AIUR – Agenzia Umbria Ricerche – Todi e i suoi Circuiti del Paesaggio – Febbraio , Luglio 2004

https://castellodiporchianoit.wordpress.com/

http://www.iltamtam.it

http://www.provinciaperugia.net

 

Mappa

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