Castello di Pompagnano – Spoleto (PG)

 

Cenni Storici

Si trova a 560 metri sul livello del mare, a circa sei chilometri a sud di Spoleto.
Poco o nulla si sa di questo delizioso paesino, non figura in alcun elenco di Castelli, è probabile che non lo fu mai, infatti le sue eleganti torri sembrano essere nate come torri colombare, di cui hanno i tratti gentili, piuttosto che come possenti mezzi di difesa.
Non è nominato dal Fausti, se non con un incidentale riferimento nelle due righe che dedica a Meggiano.
Il Sansi nella sua ponderosa storia del Comune di Spoleto lo nomina una sola volta in riferimento a “tal Gaspare di ser Andrea di Pompagnano” cui fu mozzato il capo per aver coltivato i vigneti di Astenaco de Domo, contro la volontà dei priori.
La mancanza di notizie fa supporre che gli unici fatti d’arme in cui furono coinvolti gli abitanti sono state le battute di caccia al cinghiale, attività in cui ancor oggi eccellono, ma felice è il paese che non ha una storia.
Intorno al 1850 la parrocchia di Pompagnano era costituita da 33 case ove vivevano 41 famiglie composte da 184 abitanti, ad Agghielli di abitanti ve ne erano 51, a case Agliano 30 e a Meggiano 50.
Attualmente Pompagnano è una tranquilla frazione del comune di Spoleto, caratterizzata dalla presenza di tanti forni e numerose torri colombare, circondato da bei boschi di castagni.
Si distingue per la cortesia e l’ospitalità degli abitanti, nelle sue case è possibile gustare ancora i sapori di una volta, il pane cotto a legna, i marroni conservati con acqua e zucchero, le salsicce di cinghiale.
 
 
 

Chiesa di San Biagio

Pur con alcune manomissioni l’abitato conserva elementi di interesse architettonico, prima fra tutti la Chiesa di San Biagio; dalle caratteristiche della muratura la chiesa sembra appartenere alla seconda fase del romanico spoletino, probabilmente eretta agli inizi del XIV secolo.
La semplice facciata a due spioventi è caratterizzata da un modesto portone in cotto, sovrastato da una croce e da una finestrella, il campanile a vela a un solo fornice, provvisto di una campana è disassato sulla sinistra, è priva di abside.
 

Interno

L’interno è ad aula unica ed è frutto di numerosi rifacimenti.
L’aspetto attuale è seicentesco.
A sinistra si incontra un’ingenua ma graziosa statuina raffigurante la Madonna del Carmelo, poi racchiusa in una elegante macchina lignea una deliziosa Madonna col Bambino, frammento d’affresco di scuola dello Spagna, probabile resto della preesistente decorazione pittorica.
Appena dopo la porta della sagrestia rimane un frammento dell’antica decorazione pittorica, purtroppo assai poco leggibile, raffigurante una santa con un giglio in mano, probabilmente Santa Caterina da Siena.
Nella parete d’altare sono tre affreschi, di mano non buona e bisognosi di restauro, datati 1640, a sinistra San Carlo Borromeo, al centro una Crocifissione, col Cristo fra San Biagio, in abito vescovile e col solito pettine da cardatore, strumento del suo martirio, a destra San Senzia, col draghetto a guinzaglio; tale raffigurazione è del tutto insolita per una chiesa rurale, indubbiamente c’era a Pompagnano una venerazione particolare per il santo febbrifugo e forse la pietà popolare gli attribuiva anche poteri di intercessione contro la peste.
A destra è raffigurato San Francesco d’Assisi.
 
 
 

Edicola di Sant’Andrea là ‘u portone

Proseguendo ancora, sulla sinistra, quasi alla fine del paese si trova un affresco, chiamato dai paesani Sant’Andrea là ‘u portone.
L’immagine è situata sulla facciata di un edificio, preceduto da un androne, l’affresco si divide in tre riquadri raffiguranti il più grande Sant’Andrea, nella tabella sottostante si legge la data 1508, i minori San Pietro Martire e Santa Barbara con i rispettivi attributi; il tutto è spartito architettonicamente con lesene interrotte da clipei e colonnine.
Il dipinto è in pessimo stato, soprattutto la figura di sant’Andrea nel riquadro maggiore.
 
 
 

Agghielli

Si raggiunge salendo sulla sinistra appena dopo il bivio da Spoleto.
Censito per la prima volta nel 1200 come “Villa Ajelli” il borgo era una delle tante ville di Spoleto ed ospitava con i suoi oltre 400 ettari di podere ben 10 fuochi (famiglie), risultando una delle proprietà con il maggior reddito agrario dell’area spoletina.
Successivamente fu adibito a dimora delle monache Clarisse.
È caratterizzato da una bella torre colombaia e da una graziosa chiesetta, non più aperta al culto.
La semplice facciata è caratterizzata da un portone in cotto sovrastato da una grande finestra della stessa tipologia, il campaniletto a vela ad un solo fornice è disposto centralmente, l’interno si presenta completamente spoglio.
 
 
 

Case Agliano

Quattro case e una chiesa, lungo la strada per Meggiano; la chiesina romanica, dedicata a San Giovanni, di dignitosa architettura, è oggi di proprietà privata e ridotta a magazzino.
 
 
 

Meggiano

Negli antichi documenti è chiamato “Meggiana“.
Saverio Minervio e Parruccio Zampolini, i due più antichi storici di Spoleto, ne fanno una scarna menzione, poi ripresa dal Sansi nella sua storia di Spoleto:
Così dal 1378, in spazio di dieci o dodici anni, gli aperti villaggi si cinsero di mura e di torri, e si videro sorgere i castelli di Beroide, S. Brizio, Poggiuolo, Poreta, Egi, S. Giacomo d’Aschito, Azano, Protte, Cispiano, Morgnano, S. Angelo, Busano, Petrognano, Meggiana, S. Giacomo di Poreta e Bazzano, alcuni de’ quali lo erano già stati in altri tempi, e poi o per ribellione o per sospetto ridotti dalla città o dagli eserciti a ville aperte“.
In verità oggi Meggiano non conserva nulla delle antiche strutture fortificate, ammesso che vi siano state effettivamente costruite, mostrando l’aspetto di una villa aperta di transito.
All’interno dell’abitato si trova la chiesa già dedicata a Santa Maria degli Angeli, ora a San Giovanni, e due edicole con affreschi del XVI secolo in pessimo stato di conservazione.
La prima raffigura la Madonna col Bambino tra angeli, si trova sulla facciata di un’abitazione privata parte di un fatiscente ampio complesso in gran parte fatiscente, con cavalcavia e annessi un tempo adibiti a stalla e depositi.
La posizione eretta del Bambino fa pensare a un dipinto votivo di augurio per la prosperità familiare o di ringraziamento per la nascita insperata di un figlio di sesso maschile.
La seconda raffigura la Madonna con Bambino e San Sebastiano, ingenua rappresentazione di fattura popolare con il santo di proporzioni minori rispetto alla Madonna con Bambino.
Perduta nei boschi, ma da non perdere, è la deliziosa chiesina romanica di San Giovanni.
 

Fonti documentative

FAUSTI L., I Castelli e le ville dell’antico contado e distretto della città di Spoleto, Editoriale Umbra, Perugia, 1990
NESSI-CECCARONI, Da Spoleto a Sangemini, Itinerari Spoletini 3, Spoleto, 1975
SANSI A., Storia del Comune di Spoleto, Accademia Spoletina, Spoleto, 1876
SANSI A., Studi storici, Accademia Spoletina, Spoleto, 1869

https://www.montagneaperte.it/edicolesacre/spoleto-pompagnano-santandrea-la-u-portone-spo118/

https://www.montagneaperte.it/edicolesacre/spoleto-meggiano-spo100/

https://www.montagneaperte.it/edicolesacre/spoleto-meggiano-spo101/

 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Da vedere nella zona

Chiesa di Santa Maria degli Angeli – Meggiano di Spoleto (PG)
Chiesa di San Giovanni Battista – Meggiano di Spoleto (PG)
Chiesa della Purificazione di Maria o della Madonna di Candelora – Catinelli di Spoleto (PG)
Chiesa di San Biagio – Castagnacupa di Spoleto (PG)
 

Mappa

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