Castello di Poggiolo – Terraia di Spoleto (PG)
Cenni Storici
Il castello di Poggiolo sorge su un cucuzzolo a poca distanza dalle case che ancora ne tramandano il nome, in posizione dominante su tutta domina tutta la pianura compresa fra Montefalco, Trevi e Spoleto.
Antica villa del Comune di Spoleto, documentata nel 1346 col nome “Lu Pogiolo” o “Poiolo di Vecciano“; sorgeva, appunto, presso l’antica chiesa di Santa Maria di Vecciano, di cui non resta più traccia.
Fu fortificata probabilmente nel corso del XIV secolo.
Nel 1501 vi abitava il notaio Pierleonardo di Matteo i cui rogiti si conservano all’Archivio di Stato di Spoleto.
Nel 1539 il capitolo della cattedrale di Spoleto possedeva una tenuta nei pressi del castello, i patti per la sua locazione prevedevano che il colono vi abitasse stabilmente con la famiglia, vi facesse il pagliaio, vi piantasse olmi per le viti e, a carnevale, presentasse ai canonici un paio di capponi e di galline grasse.
Dal resoconto di una visita pastorale si apprende che nel 1602 erano ancora presenti due chiese.
Quella dedicata a Santa Caterina era sita all’interno della cinta muraria, era già diroccata e ne rimaneva una campana datata 1473.
La seconda era sita al di fuori del castello, dedicata a San Fortunato, era anch’essa cadente, ma conservava sull’unico altare un affresco raffigurante la Madonna col Bambino e San Fortunato in abito sacerdotale.
Sul campanile era ancora presente una piccola campana.
Nei pressi si trovavano coltivazioni di croco, utilizzato per ricavare il prezioso zafferano, come testimoniato dal toponimo “Zaffaramaro“, in uso fino ai nostri tempi.
Aspetto
Oggi del castello di Poggiolo non si distingue più nulla da lontano: appare solo una corona di vegetazione che avvolge il sito da ogni parte.
Solo andando sul posto si notano i mozziconi della muraglia quadrangolare eretta in materiale marnoso come il vicino castello di San Brizio.
All’interno si intravedono appena i segni delle abitazioni.
Nell’angolo sud resiste ancora un torrione con due feritoie; nello spessore del muro si notano tracce della canalizzazione che convogliava le acque piovane nella cisterna.
Poco distante dai ruderi del castello si trova un grande casale, già di proprietà Monini, oggi Carissimi e adibito ad agriturismo; anticamente era sede di una comunità religiosa dotata di vaste proprietà agrarie.
Sul lato a monte del casale c’è una cappellina sette-ottocentesca dedicata a Sant’Antonio abate.
Sulla facciata verso valle si trova una nicchia votiva: gli affreschi quattrocenteschi, danneggiati da ampie cadute di intonaco, raffigurano la Madonna che allatta il Bambino, ai lati San Rocco e San Sebastiano, il cielo della nicchia è ornato a fogliami.
Le immagini, di pregevole qualità, ricordano lo stile dello spoletino Jacopo Zabolino di Vinciolo, operoso nelle vicine chiese di San Brizio e di San Sebastiano a Terraia.
Scendendo a valle, poco prima di tornare sulla tuderte, si incontra un piccolo nucleo edificato, tra cui spicca un bel casale con torre colombara.
Fonti documentative
AA. VV. Edicole Sacre nel territorio della Comunità Montana dei Monti Martani e del Serano
CORDELLA – INVERNI, San Brizio di Spoleto – La Pieve e il Santo – Storia arte territorio, Spoleto, Accademia Spoletina, Spoleto, 2000
FAUSTI LUIGI – I Castelli e le Ville dell’antico Contado e Distretto della città di Spoleto – 1990
NESSI-CECCARONI, Da Spoleto a Montefalco, Itinerari Spoletini 2, Spoleto, 1974
SANSI ACHILLE, Storia del Comune di Spoleto, Accademia Spoletina, Spoleto, 1876
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
Da vedere nella zona
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Chiesa di Sant’Andrea Apostolo – Terraia
Villa Pianciani – Terraia