Castello di Pissignano – Campello sul Clitunno (PG)
Cenni storici
Il nome deriva dall’antico Pissinianum, ossia piscina di Giano, una costruzione che si trovava in prossimità dell’attuale Tempietto del Clitunno. Il primo nucleo si sviluppò in epoca romana lungo la Flaminia, e solo alcuni secoli più tardi si sviluppò l’altro nucleo, quello collinare, per via della costituzione di una piccola comunità benedettina, si suppone intorno al XI secolo.
Fu tra il XI-XII sec. Che la comunità benedettina decise di cingere con mura il nucleo abitato tant’è che proprio alla loro presenza prese il nome di Borgo San Benedetto e il monte sovrastante tuttora si chiama Monte San Benedetto o ( Colle Revalioso ).
Nel 1155 Federico Barbarossa si stanziò con le sue truppe nei pressi del castello dopo la distruzione della città di Spoleto.
Conteso tra Trevi e Spoleto, passò a quest’ultima nel 1213 come promessa del duca Diepoldo in cambio dell’aiuto contro Trevi, e Federico II, nel 1241 lo enumerò tra i luoghi soggetti a Spoleto. Il Cardinale Capocci, nel 1247, ne confermò il possesso alla Città.
Vi venne costruito un castello, feudo della famiglia Sansi (fondata dal barone tedesco Francesco Sancio, venuto in Italia al seguito di Corrado II), che venne disertato a causa delle continue molestie trevane. Sulla fine del sec. XIII, proprio per tali insistenti schermaglie Trevane, il castello era divenuto deserto, e Spoleto concesse immunità e privilegi a chiunque di fuori del suo distretto si fosse recato ad abitarlo.
Riabitato in seguito ai privilegi concessi da Spoleto, il borgo venne nuovamente saccheggiato nel 1395 dai trevani guidati da Biordo Michelotti. Spoleto perse Pissignano durante le lotte con l’abate Tomacelli, ma lo riebbe nel 1440.
Nel 1455, gli abitanti ottennero l’autorizzazione per riattare le torri e le mura. Nel 1490 Pissignano si trova ancora nell’ elenco dei luoghi del distretto spoletino.
Altre discordie si accesero verso il 1520 perchè alcuni dei Brancaleoni avevano iniziato a edificare un mulino sul fiume Clitunno, sotto Pissignano, contro il divieto di Spoleto che lo aveva poco prima impedito alla stessa comunità di Campello. I Brancaleoni resistettero alle intimazioni della Città, e uno di loro, Girolamo detto Picozzo, messo al bando capitale, si ribellò, raccolse molti compagni e si chiuse nel castello di Pissignano, da cui prese a razziare le vicine campagne.
Annibale Baglioni, commissario papale, dovette prendere d’assalto quella rocca e snidarne con la forza i ribelli, mentre il Governatore faceva demolire il molino.
Altre ribellioni ed episodi simili si verificarono nel 1522 e nel 1580 quando vi si insediò il famoso bandito Leoncilli, che per vario tempo seminò il terrore in tutto il territorio di Spoleto, ma tali rivolte furono sempre fronteggiate con estrema forza dagli spoletini.
Fino alla fine del XVIII secolo rimase sotto il Ducato di Spoleto, per poi passare definitivamente al comune di Campello.
Durante l’ultima guerra mondiale il castello fu utilizzato come campo di concentramento fascista.
Aspetto Attuale
Le mura perimetrali hanno una forma triangolare. Nella parte più alta del pendio si trova la torre di
vertice,che è la più alta, più in basso una torre pentagonale, trasformata poi in campanile della chiesa di San Benedetto.
Le case sono disposte a terrazzamento, questo per ovviare alla pendenza del terreno, e ancora oggi il Borgo mantiene l’aspetto medievale.
All’interno dell’abitato la Chiesa di San Benedetto, dove si segnalano gli affreschi cinquecenteschi nell’abside raffiguranti l’Assunzione della Vergine, firmati dai fratelli Angelucci di Mevale e il palazzo comunale.
Fonti documentative
http://it.wikipedia.org/
http://www.comune.campello.pg.it/
http://www.umbria.ws/