Castello di Pierle – Cortona (AR)
Cenni Storici
La Val di Pierle, detta anche Val del Niccone dal torrente che la attraversa, è posta ad est della Val d’Esse ed è l’area più orientale del comune di Cortona.
Un tempo fu collegata alla Val d’Esse (Cortona) da una strada romana che attraversava la catena collinare separante le due vallate, probabile diverticolo tra la Cassia aretina e la Flaminia in Alta Val Tiberina.
La strada, ancora presente per alcuni tratti originali e inserita all’interno del parco archeologico,
e si inerpica sulla montagna salendo in maniera piuttosto diretta verso la sella che separa il Poggio della Croce dal Monte Maestrino, ridiscendendo verso il castello di Pierle.
La storia della Val di Pierle è connessa ed intrecciata alla storia dello splendido castello che domina dall’alto di una collinetta.
Il castello esisteva già nel X secolo ed era proprietà dei marchesi del Monte Santa Maria Tiberina (antenati dei Marchesi di Sorbello proprietari dell’omonimo castello) fino al XIII secolo quando furono sottomessi da Cortona attraverso un patto di amicizia.
Pierle fu una spina nel fianco per la politica espansionistica del libero comune della città di Cortona, nel cui territorio comunale ancora oggi è posto.
I Podestà cortonesi dovettero faticare non poco per sottomettere i potenti feudatari marchesi di Pierle e i conti di Cegliolo che avevano nel castello la loro roccaforte.
Il primo documento che si conosca che si riferisce ad esso risale al secolo X ed è il testamento di un Marchese del Colle e Monte Santa Maria.
L’ultima notizia è invece del 1325, e ne attesta la cessione ad opera dell’invasore Visconti alla famiglia Degli Oddi di Perugia storica rivale dei Baglioni.
Il castello fu fatto riedificare, sui resti della medievale struttura, per difendere Cortona dagli attacchi della vicina Perugia, nella forma che vediamo tutt’oggi, nel 1371 da Francesco e Raniero Casali Signori di Cortona ed, in seguito, padroni di Perle, su progetto di Raniero Casali, cavaliere di Rodi, come attesta un iscrizione già esistente nella Rocca di Pierle e riportata da Paolo Uccello in Storia di Cortona del 1835.
La rocca doveva essere custodita da un castellano che percepiva un salario mensile di 40 lire: dipendevano da lui cinque balestrieri e quattro armigeri che avevano anche il compito di sorvegliare l’appartamento gentilizio.
Le consorti dei signori di Pierle appartenevano alle prosapie degli Ubaldini, Antelminelli, dei Da Varano, Da Polenta, Brancaleoni di Piobbico, Salimbeni.
Nella sua storia non sono ricordate particolari battaglie o importanti fatti d’arme.
Il più significativo episodio svoltosi nel forte fu il massacro ordinato da Uguccio Casali, nel 1387, di sessanta congiurati (vennero imprigionati, torturati e uccisi).
Come detto fu venduto successivamente alla famiglia Oddi di Perugia, il 1 Febbraio 1411 fu riacquistato dai fiorentini, che vi posero una guarnigione destinata a garantire l’ordine pubblico nella Valle.
Molteplici sono state le vicende della Rocca da questo momento in poi e sarebbe troppo lungo commentarle dettagliatamente, va ricordato però che nel 1576 Francesco de Medici, Granduca di Toscana, ne decretò la rovina dando ordine di sventrarlo smantellando gli archi, i camminamenti e i solai al fine di debellare la zona da bande dall’attività sospetta che nell’ultima metà del secolo scorrazzavano nella valle e che trovavano in questi monti un rifugio sicuro.
Nel 1411 Pierle fu alienata, per 1200 fiorini, dal re di Napoli Ladislao d’Angiò-Durazzo alla repubblica di Firenze; la valle di Pierle, conquistò l’indipendenza politica da Cortona e l’autonomia economica e Giuridica.
Subito dopo la costituzione in Comune il territorio della valle venne diviso nei “Terzi” di Pierle , Mercatale e Lanciano.
Il “terzo di Perle” comprendeva la Rocca, oramai ridotta ad un rudere, e la chiesa di San Biagio unita a quella di Val di Vico; Il “terzo di Mercatale” comprendeva tutta la vallata mentre il “terzo di Lanciano” comprendeva la chiesa di san Donnino.
In questo periodo come risulta da molti documenti, la pianura della valle doveva essere poco ospitale, il torrente Niccone non aveva argini e ad ogni pioggia devastava le coltivazioni, di conseguenza le condizioni economiche erano misere.
Gli abitanti si dedicavano prevalentemente all’allevamento di ovini e di bestie dal piede tondo, qualcuno allevava anche bachi da seta.
Gli scambi commerciali avvenivano soprattutto con Cortona e il vicino Marchesato di Corbello e consistevano principalmente in pollame, uova, suini, carbone.
Gli scambi con Cortona erano però poco scorrevoli a causa delle pessime condizioni della strada, del resto in tutto il comune la viabilità era costituita da sentieri e mulattiere.
Le condizioni della valle cominciarono a migliorare, e la popolazione ad aumentare, solo dopo la costruzione degli argini del torrente Niccone.
Gradatamente però la valle andò perdendo molti privilegi acquisiti e il 29 Settembre 1774 la sua amministrazione fu unita a quella di Cortona.
Aspetto
La fortificazione è in rovina, ma ancora oggi riesce a sprigionare tutta la sua grande potenza.
L’aspetto è quello del classico castello-recinto di forma rettangolare, smussata agli angoli.
Il circuito esterno delle mura, alte dai 5 agli 8 metri, è lungo 220 metri e il palazzo 28, la superficie del sito misura 3500 m; la forma si adattata perfettamente allo sperone roccioso su cui è costruita, ed è dotata di tre possenti torrioni quadrati: in quello a monte, eretto in corrispondenza dell’ingresso principale del mastio, si apre una postierla, unico ingresso al recinto.
All’interno sorge il mastio-palazzo residenziale: questo è uno dei più grandi ancora visibili in Toscana.
Delle sue particolari rifiniture restano ormai solo alcuni beccatelli in pietra che sostenevano l’apparato difensivo a sporgere dell’ingresso principale due dei quattro torrioni, le garitte, i camminamenti di ronda, la scanalatura del ponte levatoio, i condotti per l’acqua piovana, le feritoie e la slanciata torre di guardia.
I muri sono di pietra calcarea lavorata a martello, gli spigoli in pietra serena digrossata a scalpello, geliva e sgrana.
Attorno alle mura si è sviluppato un piccolo borgo edificato con materiale di recupero della rocca con la bella chiesa romanica di S.Biagio.
Dal 1885 al 1920 il possedimento di Pierle era di proprietà della famiglia Boldrini, poi passò a Gaetano Caporali, cui subentrarono gli eredi.
Tutto il complesso è fortemente in rovina e visitabile solo dall’esterno.
Fonti documentative
http://www.cortonaguide.com/pierle.html
http://www.comunedicortona.it/
http://www.castellitoscani.com/
https://it.wikipedia.org/
Da vedere nella zona
Chiesa di San Biagio – Pierle
Chiesa di San Donnino o Madonna della Croce – Mercatale