Castello di Piegaro – Piegaro (PG)

Piegaro nella conoscenza collettiva è passata alla storia della Regione come la città del vetro e dei maestri vetrai.

 

Cenni Storici

Piegaro è un comune in provincia di Perugia nella fascia intorno al Lago Trasimeno.
Vi sono varie tradizioni riguardanti la fondazione di Piegaro: secondo la mitologia, il paese venne fondato da Pico Gaio o Graio, divinità profetica latina, figlio di Saturno, sposo della ninfa Canente e padre di Fauno da qui il termine Piegaro.
Le vicende storiche invece attribuiscono la fondazione di Piegaro ai romani, che vi si rifugiarono durante l’assedio di Chiusi attorno alla fine del III secolo avanti Cristo, durante la terza guerra Sannitica, per curarsi le ferite e ritemprarsi dalle fatiche della guerra, il nome deriverebbe infatti da plaga= ferita ( e quindi: Plagarium = luogo dove si curano le ferite).
Il posto era salubre, sicuro, ricco di acqua e di selvaggina e i nomadi-pastori che l’abitavano non si dimostrarono ostili, ma piuttosto propensi a fraternizzare e perciò alla fine della guerra molti soldati sposarono le loro figlie ed assunsero stabile dimora a Piegaro.
Sul punto più alto del colle, venne costruito un centro rurale circondato da solide mura ed il paese venne consacrato a Diana, dea della caccia e protettrice dei boschi.
Piegaro ricorda la sosta per una notte dell’imperatore Ottaviano che si recava a Perugia e al seguito della corte c’era anche il poeta Virgilio e un certo Q. Trebonio che affascinato dal luogo si fermò per il resto della vita e le sue ceneri rimasero conservate in un’urna di marmo nella chiesa della Madonna della Crocetta.
Nel 455 d.C. subì l’invasione dei Vandali che lo saccheggiarono e poi lo incendiarono; stessa sorte, seppur con danni minori gli toccò con i Goti e con i Longobardi (588 d.C.), invasione che determinò un assetto politico-istituzionale per tutta la penisola.
In seguito a ciò Piegaro andò sotto il Ducato di Chiusi e vi rimase per duecento anni mentre la diocesi di Chiusi rimase fino al 1600.
Nel 754 i Franchi sostituirono il dominio dei Longobardi e anche Chiusi passò sotto i nuovi invasori che diedero un nuovo assetto al territorio con l’istituzione dei “Feudi”.
Piegaro rimase sotto Chiusi per 4 secoli e in tale periodo furono rinforzate le mura per uno sviluppo di 800 metri, costruito il mastio e la chiesa di San Silvestro papa.
Nel 1240 Federico II tolse a Chiusi il domino del castello che fu concesso a Marsciano; tale cambiamento fu approvato anche dal pontefice Innocenzo IV il 7 aprile 1251.
In un registro del 1260 in cui venivano annotate le impositio bladii cioè una tassa da pagare in granaglie imposta da Perugia a ville, castelli e beni ecclesiastici, Castrum Francorum Plagarii , così viene nominato, fu tassato in quell’occasione con 79 corbe di bladum (per un equivalente rispetto alle nostre misure a 172 quintali di grano mescolato con orzo e spelta – bladum).
A tale periodo risalgono anche i primi dati sulla popolazione e l’11 dicembre 1288 Piegaro contava 146 fuochi ed apparteneva al Contado di Porta Susanna.
Nel 1295 i piegaresi stanchi dei soprusi e prepotenze dei conti organizzarono una sommossa, chiusero le porte del Castello, lastricarono le strade per impedire ai cavalli di correre, assaltarono il palazzo e sopraffati gli armigeri di guardia lo incendiarono.
I conti si salvarono dall’incendio del Cassero passando per un cunicolo segreto che usciva nella valle del Nestore.
In seguito a questa fuga nacque il Comune a capo dei quali furono posti due Consoli e successivamente un Podestà che duravano in carica un anno, assistiti da un consiglio, che deliberava su tutti gli affari di qualche importanza ed eleggeva i magistrati.
Il popolo di Piegaro era diviso in due contrade, che prendevano il nome dalle rispettive porte Perugina e Romana, ognuna delle quali aveva la propria bandiera o gonfalone e il proprio gonfaloniere che la comandava.
Tutti gli uomini da 18 a 70 anni erano obbligati a prestare servizio militare, per cui l’esercito era costituito da circa 450 fanti e 100 cavalieri, numero tutt’altro che trascurabile.
Ma per salvarsi da vicini e potenti comuni e dalle varie fazioni interne, le cui lotte per il potere minacciavano la stessa libertà, sotto il cui vessillo tutti desideravano vivere, verso la fine del secolo “consentientibus et volentibus consulibus” Piegaro si sottomise a Perugia ricevendone protezione ma pagando i dovuti tributi.
Nel 1296 furono determinati i confino tra Piegaro e Città della Pieve eliminando in tal modo gli attriti e le tensioni fra le due comunità.
Seguirono anni di pace e di sviluppo economico e vennero introdotte nuove attività fra cui la più importante quella della lavorazione del vetro.
Questa attività fu importata da alcune maestranze venete arrivate sul posto dopo il famoso decreto del 1292, col quale il governo della Serenissima Repubblica di Venezia bandì dalla città tutte le fornaci, che furono trasportate a Murano.
La facilità di procurarsi il materiale di combustione, data la grande quantità di boschi cedui esistenti nella zona e le prospere condizioni politico-economiche della comunità determinarono il suo sorgere e il rapido sviluppo; la bravura delle sue maestranze e i pregevoli lavori artistici le assicurarono la fama.
Le lotte del 1313 tra guelfi e ghibellini risparmiarono il paese nonostante Perugia era in guerra con Todi e Spoleto.
Piegaro subì un forte calo demografico con la terribile pestilenza del 1348 che colpì la Toscana e l’Umbria e questo provocò di conseguenza anche una grave crisi economica e fu in questo periodo che venne costruito all’interno delle mura l’Ospedale di San Giacomo.
Superato il flagello della peste il territorio dovette subire, verso la metà del XIV sec. quello delle Compagnie di Ventura, nel nostro caso fu il condottiero Giovanni Hawkwood detto l’Acuto che alla metà di marzo del 1367 non riuscendo ad espugnare il castello devastò per 15 giorni tutto il territorio circostante.
Nel 1386 i mercenari al soldo dell’Antipapa Clemente VII fecero razzie di prodotti e di bestiame sul territorio e si apprestarono ad assaltare il castello ma una sortita improvvisa degli abitanti scompaginò le fila ed i mercenari furono costretti alla fuga.
Dopo la battaglia di Sant’Egidio del 15 luglio 1416 dove Braccio Fortebraccio sconfisse i Perugini e divenne Signore di Perugia anche Piegaro seguì le sorti del vincitore che portò enormi benefici alla città di Perugia ed al suo territorio.
Nel 1441 furono rinforzate le mura grazie anche all’esonero del pagamento delle tasse in tal senso.
Piegaro nel 1442 subì il saccheggio da parte di Ciarpellone luogotenente di Niccolò Piccinino che lo diede anche alle fiamme.
Il castello fu ricostruito grazie al contributo di Perugia e del pontefice Eugenio I che considerò estinto un debito di 150 fiorni e li esentò dal pagamento delle tasse per tre anni, stessa cosa fece il suo successore Nicolò V.
Nel 1538 gravi calamità si abbatterono nell’area, da una grandinata a luglio che decimò i raccolti e una nevicata di 60 cm con freddo intenso che fece seccare tutti gli alberi, a cui seguì una siccità di diversi mesi seguita da piogge ininterrotte, situazione che fece mancare i generi di prima necessità.
A seguire questa drammatica situazione nel 1539 papa Paolo III in viaggio verso Loreto si fermò qualche giorno a Piegaro con la sua corte e chiamò i Priori di Perugia per convincerli ad accettare l’imposta sul sale che la città non accettò e che scatenò la cosiddetta “guerra del sale”.
Perugia cadde sotto lo stato Pontificio.
Nel XVI secolo si ebbe un rinascere delle attività vetrarie e durante il Rinascimento i vetri di Piegaro andarono ad abbellire i maggiori palazzi d’Italia.
Nel 1798 ci fu l’invasione Francese con il decadimento del potere papale ed i territori furono divisi in Dipartimenti e Cantoni e Piegaro fu inserito nel Cantone di Città della Pieve, Circondario di Perugia Dipartimento del Trasimeno, questa attribuzione durò fino alla caduta di Napoleone.
Nel 1873 fu costruito il Palazzo Municipale affidando la progettazione al grande architetto perugino Guglielmo Calderini e nel 1911 fu ultimato l’acquedotto.
Nel 1898 chiuse la vetreria Zannini per sovrapproduzione e molte persone emigrarono.
Durante la prima guerra mondiale 113 piegaresi persero la vita nel conflitto.
Nel periodo 1930-32 furono realizzati gli edifici della scuola e dell’asilo.
La seconda guerra mondiale arrecò gravi danni al paese ed inoltre i tedeschi arrecarono seri danni al paese e fecero saltare i due ponti di accesso.
 

Aspetto

Il nucleo più antico di Piegaro è tutto raccolto sulla cima del ripido colle, compreso tra il fiume Nestore e il suo affluente Cerqua grossa.
La città è a pianta ellissoidale ma questa linea è seguita solo dalle mura, discretamente conservate, mentre gli edifici si dispongono secondo una struttura ortogonale, allineandosi su assi paralleli alla strada principale di collegamento.
La prima cerchia muraria, assai ristretta, fu costruita in epoca romana, attorno al primitivo villaggio.
Il suo sviluppo, interrotto da due porte denominate Perugina e Romana, che furono distrutte durante la seconda guerra mondiale, superava gli ottocento metri.
Sulla parte alta del colle c’era il cassero o maschio, alta torre che dominava tutte le posizioni di difesa del castello e le vie campestri di accesso.
Non aveva porta ma un cunicolo segreto e scale mobili da un piano all’altro.
Poiché era la parte più solidamente costruita rimane tra gli elementi fortificati meglio conservati e costituisce la base dell’attuale torre civica.
 
 
 

Chiesa di San Silvestro papa

La chiesa parrocchiale, dedicata a S. Silvestro papa, è situata sulla parte più alta del colle, è antichissima, forse anteriore al Mille, anche se rimane sconosciuta la data esatta della sua costruzione.
Si trova nominata per la prima volta nelle Rationes decimarum dell’anno 1275: “Ecclesia Sancti Silvestri de Plagario solvit lib. V sol. XI, den -“.
Nell’estimo del 1444 essa è iscritta per 36 libre, mentre nel catasto del 1489 appare per 65 libre.
Fin dalle origini ebbe titolo di pievania.
Era amministrata dai monaci benedettini camaldolesi del monastero di S. Giovanni dell’Eremo di monte Erile, i quali provvedevano alla nomina del parroco, che doveva però essere approvata dal vescovo.
Nel 1471, essendo stato il monastero trasformato da papa Sisto IV in commenda secolare, anche la chiesa passò alla dipendenza dei vari Abbati Commendatari, che si succedettero al governo dell’Abbazia.
Come la maggior parte della chiese di antica origine, anche quella di S. Silvestro subì nel corso dei secoli vari restauri e rifacimenti e uno fu effettuato nel 1777 ma non alterò gravemente l’impianto originario; secondo la relazione della visita pastorale fatta dal vescovo Tommaso Mancini, la chiesa conservava ancora l’originario impianto: pianta rettangolare a navata unica, copertura a capriate, comodo pulpito, piccolo coro dietro l’altare maggiore, organo efficiente e sette altari.
Soltanto verso la metà dell’Ottocento l’interno del tempio subì una radicale trasformazione, per cui assunse l’attuale linea neoclassica.
il soffitto a capriate fu sostituito da una volta, divisa in grandi scomparti geometrici, sostenuta da 14 grandi colonne a fusto liscio e con capitelli corinzi addossate alle pareti.
Gli altari da sette furono ridotti a cinque.
 

Interno

Sul lato destro dell’ingresso principale si trova la porta di accesso alla torre campanaria incorporata nel muro perimetrale dell’edificio.
Verso il 1950 fu tolto il pulpito situato sulla parete destra e al suo posto fu messa una tela del XVI sec. raffigurante “La Vergine con il Bambino tra San Sebastiano e San Rocco”.
Gli altri dipinti che adornano le pareti laterali della chiesa sono tutti di autore ignoto e risalgono al XVI-XVII secolo.
Sul lato sinistro sotto una grande finestra semicircolare si trova un grande dipinto (fine XVI secolo) riproducente S. Tommaso tra S. Pietro, S. Paolo, S. Cecilia e un altro santo non identificato.
L’altare della cappella delle Reliquie è sovrastato da una grande tela ad olio, databile alla fine del secolo XVI, raffigurante la Vergine con Il Bambino, S. Francesco, S. Sebastiano e S. Margherita da Cortona.
Al centro della parete absidale un grande quadro con cornice dorata mostra l’imperatore Costantino genuflesso davanti a papa Silvestro, la cui mano destra poggia sopra un messale aperto, sostenuto da un angelo; sullo sfondo compare una croce luminosa e la scritta: in hoc signo vinces.
Ai lati della tela sono collocate pitture realizzate tra il 1860 e il 1865 dal pittore S. Cirinelli e raffiguranti gli evangelisti S. Marco e S. Matteo e S. Giovanni e S. Luca.
L’altare del Crocifisso presenta entro una ricca decorazione dorata un Cristo ligneo del secolo XVII, veneratissimo dai piegaresi, al quale furono attribuiti in ogni tempo interventi miracolosi.
Di fronte alla lapide c’è un quadro ad olio riproducente il beato Paolo a mezzo busto.
Sempre sul lato destro, infine, si trova un altare sovrastato da un grande dipinto raffigurante S. Antonio da Padova e S. Antonio abate.
Nello spazio tra le due figure uno scorcio del castello di Piegaro e sopra ad esso l’immagine della Madonna del Buon Consiglio.
La cappella della Madonna del Rosario è arricchita da due grandi tele ad olio raffiguranti la Vergine con il Bambino tra S. Silvestro e S. Agostino (XVII sec.) e la Discesa dello Spirito Santo sulla Vergine e gli Apostoli.
 
 
 

Chiesa della “Madonna della Crocetta”

La piccola ma preziosa chiesa detta Madonna della Crocetta sorge in prossimità di uno dei tornanti della strada che conduce a Piegaro.
Fu fondata presumibilmente nella seconda metà del XVI secolo come sede della Confraternita della Crocetta il ali stemma, costituito da una piccola croce greca, ricorre frequentemente all’interno della chiesa come elemento decorativo.
La facciata esterna, sottolineata da semplici comici modanate e dà un rosone centrale, fu ristrutturata nel 1851, data incisa sull’architrave del portone d’ingresso.
L’impianto strutturale è a navata unica con volta a botte interrotta da vele laterali.
 

Interno

Gli affreschi del soffitto, in cui è raffigurata la scena dell’Assunzione della Vergine e la scritta Ave Maria Gratia Plena, risalgono presumibilmente al XVI-XVII secolo, ma si trovano in cattive condizioni di conservazione a causa dell’usura del tempo e di alcuni rifacimenti di epoche successive.
Il quadro che orna l’altare principale (XVII sec.) ritrae la Madonna con il Bambino ed è circondato da stucchi decorativi dorati.
Nell’altare a sinistra è conservata una bella statua lignea raffigurante l’Ecce Homo, databile intorno al XVIII secolo; tale scultura è arricchita da una decorazione lignea in oro e azzurro con i simboli della passione.
L’immagine venerata nell’altare di destra è invece S. Giuseppe con il Bambino.
Al di sopra del portale d’ingresso è tuttora conservata una cantoria della fine del XVI secolo, con una serie di otto pannelli lignei dipinti a tempera.
Le pitture, che si trovano in pessimo stato di conservazione, rappresentano alcuni santi, in particolare il pannello centrale raffigura un santo o un personaggio biblico (David?) con uno strumento a corde e lo stemma della Confraternita della Crocetta.
A lato del portale d’ingresso si trova una bella acquasantiera in marmo datata 1668 e con la forma “a navicella“.
Alla base di tale manufatto è scolpito il consueto stemma con la piccola croce.
All’interno della chiesa si trovano inoltre due antiche pergamene miniate, cioè un Breve di Urbano VIII Barberini, con stemma della casata, datato 1632, e un documento manoscritto della seconda metà del XVI secolo.
 
 
 

Fonte medievale

Al fianco della chiesa della Madonna della Crocetta corre il tracciato dell’antica strada medievale che usciva dalla Porta Perugina e si snodava giù per il colle.
Lungo questo asse viario poco fuori dalle mura cittadine fu costruita questa Fonte medievale ( sec. XII-XIII) che serviva sia per gli abitanti che per il bestiame, infatti è dotata sia di vasche per lavare i panni sia di vasche per l’abbeveraggio del bestiame che in quei tempi era molto consistente anche all’interno delle mura cittadine e si abbeveravano dopo aver pascolato nella valle ed erano dirette verso le stalle poste all’interno del castello.
La fonte si presenta in ottimo stato di conservazione.
 
 
 

Pozzo medievale

All’interno del castello lungo la strada che dalla piazza del Comune scende verso la chiesa della Crocetta, troviamo un pozzo medievale risalente circa al XIII secolo; suggestiva opera idraulica di notevoli dimensioni interamente scavato a mano rappresentava l’unica fonte di approvvigionamento idrico in epoca medievale per gli abitanti del borgo, essendo inserito proprio all’interno delle mura castellane.
 

Fonti documentative

S. Pistelli G. Pistelli – memorie di una terra, Piegaro e i suoi castelli – 1992

http://www.instoria.it/

http://www.museodelvetropiegaro.it/

 

Mappa

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