Castello di Perchia – Spoleto (PG)
Cenni Storici
La sua esistenza è documentata come centro fortificato da una pergamena del Comune di Spoleto del 1380.
Il sito era però abitato fin dall’epoca romana, quando ivi sorgeva un vicus o una villa.
Poi in epoca medioevale la presenza della chiesa mise in atto un processo di attrazione e di richiamo della popolazione circostante, che può aver portato alla nascita di un villaggio, denominato San Giovanni de Panaria.
Si ha menzione di Panaria in una serie di documenti del XIII secolo, tra cui un atto del 9 settembre del 1243, in cui furono definiti i confini tra distretto spoletino e Terre Arnolfe in seguito alle donazioni di Federico II, tra i testimoni appare anche un Raynucius de villa Panarie.
Da questo momento la villa iniziò ad essere contesa tra Spoleto e le Terre Arnolfe.
Con l’atto del 1243 e con le donazioni di Raniero Capocci del 1247 a favore di Spoleto la villa era entrata a far parte del distretto della città ducale, ma poi, con Urbano IV, tutti i territori della Chiesa, che erano stati ceduti o presi dal Comune, tornarono al Papato e così anche Panaria.
Due ulteriori documenti, l’uno rogato sotto il pontificato di Innocenzo VI nel 1276, l’altro sotto il pontificato di Martino IV nel 1281, testimoniano però la resistenza di Panaria a far parte delle Terre Arnolfe.
Appare evidente che dietro tale ostilità vi erano i disegni egemonici di Spoleto.
Prova di ciò è il fatto che Panaria, nel catasto del Comune di Spoleto del 1279, è elencata, con nove fuochi, tra le ville appartenenti al distretto, nonostante il possesso non fosse ancora unanimemente riconosciuto.
Nei successivi elenchi di ville e castelli compresi nelle terre Arnolfe non si trovano più i nomi di Perchia o Panaria, conferma che il sito era definitivamente entrato a far parte del distretto di Spoleto.
Villa e castello coesistono per un non breve periodo, ma nei secoli successivi si perde la memoria della prima.
In un catasto del 1478 Perchia è menzionata come villa e non più come castello, nelle Riformanze del 1490, non appare tra i castra del distretto di Spoleto che fornirono alla città il numero di fanti richiesto.
A testimonianza del declino Monsignor Lascaris, nella sua Visita Pastorale, trova il castello di Perchia, diruto e ridotto a villa, con solo poche famiglie.
Ad ulteriore conferma nel Catasto Gregoriano, diverse case di Perchia sono segnate come dirute.
Aspetto
Il Castello, parzialmente restaurato, conserva ancora vasti tratti delle mura, varie torri e un accesso ripido e tortuoso al termine del quale è una munita porta.
Il piccolo nucleo è di pianta quadrangolare, attraversato da un unico asse stradale interno, sul quale si affacciano le abitazioni.
La prima porta di ingresso era rafforzata e si possono notare ancora i fori e i perni in ferro.
Altre due porte consecutive permettono l’accesso al castello e sull’architrave di una di esse è scolpito uno stemma gentilizio.
Fonti documentative
CONTELORI FELICE, Memorie Historiche della Terra di Cesi. Roma 1675
FAUSTI L., I Castelli e le ville dell’antico contado e distretto della città di Spoleto, Editoriale Umbra, Perugia, 1990
MARTINORI EDOARDO: Terre Arnolfe a cura di Marta Bartoli Perugia 2005
NESSI-CECCARONI, Da Spoleto a Sangemini, Itinerari Spoletini 3, Spoleto, 1975
PALMIERI A. Statistica dello Stato Pontificio Tipografia Forense, Roma 1959
PANTI SILVIA: Firenzuola e Perchia (due Castra rurali nell’antica signoria degli Amolfi) Centro italiano di studi sull’alto Medioevo Spoleto 2000
Sacra visita di Carlo Giacinto Lascaris vescovo di Spoleto, 1715, in Archivio Storico Diocesano di Spoleto
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
Da vedere nella zona
Chiesa di San Giovanni de Panaria