Castello di Percanestro – Serravalle del Chienti (MC)

Unica cosa rimasta del paese di Percanestro è un moncone di torre posto alla destra del fosso omonimo, però non visibile poiché è più basso degli alberi che lo circondano.

 

Cenni Storici

La denominazione del paese varia a seconda dei documenti, infatti i diversi appellativi sono: castrum Precanestri, Belcanestri, castri Precaresti (1357).
Il castello è posizionato a controllo di un’antica viabilità di fondovalle che sfruttando la piega del fosso di Percanestro metteva in comunicazione i Piani Plestini orientali con la valle del Vigi e l’area del Sellanese, un percorso oggi abbandonato ma che in antichità era utilizzato da viandanti, mercanti e soprattutto greggi transumanti.
Questa viabilità che parte dalla Valle di San Martino che defluisce le sue acque nel fosso di Percanestro, affluente del Vigi che a sua volta è affluente di destra del Nera, costituiva il passaggio da Colfiorito alla Valnerina passando per Rasenna e Renaro e pare fu la strada seguita dall’esercito di Luigi I d’Angiò e Amedeo VI di Savoia nel 1382.
Proprio sulle sorgenti del fosso di Percanestro, sorge il Santuario di frontiera della Madonna del Sasso di San Martino, ritto su uno strapiombo sulla sorgente.
In età feudale questa vasta area dell’altopiano era dominio degli Alviano di Baschi (Orvieto) fino al 1265 e raggruppava gli aggregati comunitari di Rocchette di Acquapagana e Elce-Percanestro, tutte costituite da un notevole numero di piccole entità che popolavano la zona.
Nella lotta tra Guelfi e Ghibellini i Baschi (Ghibellini) ebbero a che fare con il potere della chiesa che attraverso il legato pontificio Sinibaldo Fieschi (futuro papa Innocenzo IV) il 27 gennaio 1240 per premiare “la costanza e la devozione” della guelfa Camerino alla Chiesa, redige quel diploma che costituì la “Magna Charta pel Comune di Camerino“, infatti oltre all’elenco di numerose franchigie, esenzioni e concessioni, il Privilegio fornisce una descrizione del territorio soggetto alla giurisdizione del comune di Camerino.
La Chiesa quindi cercava di sottrarre ai Baschi i loro possedimenti e Percanestro è menzionata in un diploma di Bonifacio VIII del 1296, dove si chiedeva al Rettore della Marca di rivendicare alla Chiesa i castelli del ghibellino Ranieri Baschi.
Finita l’età feudale dei Baschi la montagna plestina verso la metà del 1200 ospitava i confini dei comuni di Camerino, Foligno e Spoleto e proprio in questo periodo risale l’organizzazione militare del territorio, da parte dei comuni in oggetto, con la costruzione o il riassetto dei castelli di Verchiano, Popola, Colfiorito ed Annifo da parte del comune di Foligno, di Elci, Percanestro, Rocchetta, Dignano e Serravalle da parte di Camerino; mentre sul corridoio tra le due elencate catene parallele di difesa si incuneavano due fortificazioni costruite dagli Spoletini: Acquafranca e Montesanto.
Il comune guelfo di Camerino quindi, per fronteggiare l’invadenza di quello di Foligno (Ghibellino), tra il 1264 e il 1265 offrì protezione e difesa alle comunità montane di confine; di conseguenza gli abitanti della Rocchetta, comprendente i villaggi (villae) di Cesi, Costa, Corgneto, Acqua Pagana, S. Martino (villa S. Martini) e Civitella (villa Civitelle), e quelli della comunità di Percanestro (castrum Precanestri), comprendente i villaggi di Colle Lepre (villa Leporum), Col Pasquale (villa Collis Pasqualium), Voltellina (domus vallis Vitelline e dalla metà del XV sec. villa Vallis Vitelline, oggi Voltellina), Collecurti (villa Collis Curtorum), S. Croce, Attiloni, Forcella ed Elce fecero atto di dedizione al comune di Camerino.
Segno di questa soggezione fu l’impegno di pagare ogni anno 26 denari per fuoco; inoltre gli abitanti della Rocchetta avrebbero offerto un palio di seta in occasione della festa di S. Venanzo o di quella dell’Assunta, una libbra di cera quelli della comunità di Percanestro e Elce, così queste terre furono incluse nel distretto del comune di Camerino.
Esse si reggevano con un proprio statuto applicato da un podestà camerinese, che provvedeva anche all’amministrazione della giustizia in prima istanza.
I suddetti sindacati dei castelli di Rocchetta d’Acquapagana e di Percanestro-Elci, nel territorio camerinese degli Appennini plestini facevano parte delle “terre raccomandate” cioè soggette ad un regime di particolare autonomia e con propri statuti; fino al XVI secolo queste terre furono: Serrapetrona, Camporotondo, S. Anatolia, Sefro, Poggio Sorifa, Dignano nonché i suddetti Rocchetta e Percanestro-Elci.
Intorno al 1400 il Comune di Camerino entrò nella sfera della potente famiglia dei Da Varano che subentrarono come Signoria nel possesso e nella gestione di tutto il territorio realizzando una potente linea di difesa con la costruzione di nuove fortificazioni e il riassetto di quelle già esistenti.
Nello specifico la fortificazione di Percanestro era il punto d’avvistamento posto lungo la linea difensiva Sud-Est del territorio camerte e la sua torre fungeva da tramite per le segnalazioni che avvenivano tra Castel d’Elce e Rocchette d’Acquapagana.
Per quanto riguarda la spartizione ecclesiastica del territorio, questa non coincideva sempre con quella civile, infatti sull’altopiano per tutto il basso Medio Evo, l’episcopatus solo raramente coincise con il comitatus ed il relativo sindacatus delle città così ad esempio le comunità di Rocchetta e di Elci-Percanestro del comitatus Camerini furono soggette alle diocesi di Spoleto fino al 1586 fino a quando Sisto V donò quelle chiese, unitamente ad altre dello stesso Appennino umbro-marchigiano, all’arcivescovo di Camerino per compensarlo della perdita della città di San Severino, elevata dal medesimo pontefice a città vescovile.
Così accadde per il sindacato di Roccafranca e di Verchiano, che appartennero al Comune di Foligno, ma alla diocesi di Spoleto.
La chiesa di riferimento della comunità di Percanestro fu la chiesa di Santa Croce di Percanestro (tuttora esistente) e come riferisce il Sensi era dotata di un rettore, un chierico, due confratelli e dieci consorelle, mentre il santuario locale delle comunità che facevano capo ai castelli di Elci e Percanestro, sin dal secolo XIV, fu la Madonna del Sasso eretta sul fosso Percanestro.
Il Sensi però ci dice che secondo un catasto compilato nel secolo XIV, all’interno dell’abitato di Percanestro esisteva una chiesa dedicata a Sant’Angelo e vista la posizione e la dedica si può sospettare ad una lontana origine Longobarda.
La torre di Percanestro è menzionata nel Codex Diplomaticus Dominii Temporalis S. Sedis,vol. I, Roma, doc. Descriptio Marchiae Anconitanae Massae Trabariae etc. facta tempore card. Egidii Albornoz circa anno MCCCLVI e nel Diploma di Paolo II (metà del 1400).
Questa costruzione militare, ormai quasi perduta, in seguito al terremoto del 1997, è uno dei pochi edifici pubblici dell’altopiano plestino di cui si possiede il contratto con le maestranze chiamate a costruirlo, Giovanni Arondi e Girardo Francisci, due maestri lombardi originari di Varese che il 28 giugno 1450 si impegnarono davanti al sindaco di Percanestro a costruirla; il contratto fu rinvenuto a Camerino nel Notarile 290, redatto dal notaio Rinaldo Bonanni nel 1450.
 

Aspetto

L’abitato ha una notevole estensione territoriale, infatti abbraccia tutta la vetta della collina con uno sviluppo dell’insediamento verso est, avendo come punto fermo nella parte più alta del terreno i ruderi della possente torre a forma di pentagono irregolare che presenta un locale interrato voltato a tutto sesto.
Sono appena rilevabili tra la boscaglia tratti delle mura perimetrali e forme di antiche abitazioni scomparse che però hanno lasciato sul terreno tracce evidenti.
Questa perimetrazione custodiva l’antico abitato di Percanestro, paese molto importante nell’antichità ma che oggi è definitivamente scomparso.
 

Paolo Bontulli

Il personaggio che ha reso illustre il nome di Percanestro è il pittore Paolo Bontulli vissuto tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento che costruì la sua personalità artistica nella scuola marchigiana acquisendo uno stile che richiama alla scuola di Carlo e Vittorio Crivelli; fu attivo tra Marche e Umbria lasciando opere di straordinario valore pittorico.
 

Fonti documentative

Mario Sensi – Vita di pietà e vita civile di un altipiano tra Umbria e Marche – secc. XI-XVI – 1984
Don Mario Sensi – Plestia si racconta dalla “Fiera” alla “Sagra della patata rossa” – Quaderni della “Sagra della patata rossa” 2 1998
Bernardino Feliciangeli – Di alcune memorie dei castelli di Rocchetta di Acquapagana e di Percanestro nel circondario di Camerino – Estratto dagli Atti e Memorie della R. Deputazione di storia patria per le Marche 1913 Volume IX
Lorena Carbonari – I Castelli e le Fortificazioni dei Signori da Varano – Tesi di Laurea Università di Macerata Anno Accademico 1986-1987

https://davarano.it/torre-di-percanestro/

https://www.qsl.net/ik6cgo/dci/percanestro.htm

MAPPA
Link alle coordinate: 42.959649 12.920158

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