Castello di Paganzano – Assisi (PG)
Cenni Storici
Il nome si trova in dizioni diverse: Paganzano, Pallanzano, Paghenzani, Paganecani, Pagassani, Palan-zano.
Pare che l’etimologia sia associabile a quella che viene dal latino “Pagancani” e cioè “Pagus Jani”, in cui abbiamo una corruzione di Pagus, villaggio abitato, località senza difesa più “Jani”, dio confinario dei Romani: si verrebbe, dunque, a dire che Paganzano o Pallanzano, come dai più oggi è chiamato, sia stata una località di confine, o, meglio, un villaggio ove il dio Giano era onorato particolarmente o dove fossero delle specifiche proprietà terriere per il culto a Giano.
Dall’Archivio di S. Rufino ci viene una diversa, ma non lontana interpretazione etimologica da un voluminoso manoscritto nel quale l’Autore parla del tempio di Giano che, in Assisi, sorgeva quasi sotto il palazzo del Vescovado, ove si trovano le famose “Fonti di Moiano”.
Tratta la faccenda delle rendite del tempio e parrebbe che avesse avuto molti beni immobili.
Così da Giano presero nome le attuali località di: Armenzano, Limigiano, Porziano, ed anche Paganzano che verrebbe ad avere l’etimologia “Palatina Jani”, in quanto cioè a Paganzano “vi risiedevano i giudici che terminavano le cause appartenenti al medesimo tempio”.
L’incerto Autore, forse certo P. Eugenio Samorrini, benedettino, asserisce che Paganzano, o Pallanzano, sarebbe stato costruito da Soldatesche assisane in un certo ammutinamento e “ridotte all’obbedienza da valorosi cittadini”.
Il Fortini ci mette a conoscenza di Paganzano col 1225, allorché un certo Giacomo di Gennaro da Paganzano è condannato in contumacia per aver gettato sassi e aver ingiuriato, presso la propria chiesa, il prete Rinaldo; non sappiamo però, dire chi sia stato Rinaldo né di quale chiesa si tratti.
Col Censimento del 1232 il territorio assisano è diviso in tanti circondari o frazioni, chiamati “balìa“, e tra le balìe del nostro Comune si trova anche quella di Paganzano, “baylia Paghanzani”, con 44 famiglie, non poche anche se sparse su vasta zona.
La balia di Paganzano è presente, nel 1497, alla firma per la pace tra le fazioni di Assisi; nel sec. XVI la sua popolazione è costituita da 33 famiglie, forse pari a 200-230 persone.
Tra le “ville” rinomate del 1700 vi è anche Paganzano, con un agglomerato di famiglie che poniamo principalmente sia nel vecchio primitivo castelletto che nell’attuale (villa).
In effetti, Paganzano, negli ultimi quattro secoli, deve essere stato un villaggetto campagnolo, con poche famiglie.
Potremmo dire che la famiglia che abbia avuto ivi lunga dimora, oltre due secoli almeno, sia stata la famiglia dei Cecchini.
E’ molto probabile che qualche signore assisano abbia tenuto Paganzano come la “casa di campagna” con inquilini, e vi si recasse per la stagione della caccia o durante l’estate, come si faceva spesso da parte di chi aveva la possibilità, e come si fa, da molti, adesso.
Se volessimo dare una data di nascita all’attuale casa-castello-villa, dovremmo porla nei secc. XIII o al massimo XIV, posteriore, comunque, al piccolo anteriore castello, sito verso est, a m. 200 circa d’aria, chiuso tra la macchia ed in gran parte demolito.
Il piccolo castello è stato abitato fino all’inizio del secolo per poi essere abbandonato.
Paganzano sorge a circa 653 m. slm in una zona amena circondata da boschi, acque, buona aria e un vasto panorama con alle spalle il monte delle Croci che con la sua altitudine di 813 metri fa una difesa contro i venti freddi dell’est.
A causa del continuo abbandono e i terremoti del 11 febbraio 1972, 29 dicembre 1973 e 2 e 5 gennaio 1974 la struttura ha subito ingenti danni è crollata e invasa da rovi e piante.
Paganzano ha una vita antica, non di lotte, ma di pace, semmai di lotta alle “palombe” e uccelli, alla selvaggina, infatti la località sin dai tempi più remoti è conosciuta come luogo di caccia.
Un documento attesta la facilità di far caccia a Paganzano, e particolarmente alle palombe.
Nella cucina di casa Mammoli, a Paganzano, si leggono su due targhe di marmo questi testi:
1) “1899 – In questa caccia – vocabolo le Vaglie – fu fatta preda di n. 4010 palombacci – in un solo giorno 16 marzo – n. 591 – A.P.M”.
Cose sbalorditive, non più capitate, e se ne comprende bene il perché!
2) “Marzo 1908 — Palombacci uccisi — n. 3333”.
Entrambe le lapidi hanno la dimensione di cm. 40×30.
Si attesta da gente del luogo che un tale, in quegli anni, abbia perfino, con la vendita di palombacci, acquistato un podere.
Aspetto
Il castello di fatto non esiste più ma dai documenti se ne deduce l’aspetto; da una descrizione fatta dal parroco Don Vittorio Falcinelli risulta che “la forma dell’attuale mole è quadrangolare, misurando circa m. 20×16, senza torri né feritoie che richiamino lotte, difese, guerre o bocche per colubrine.
Fino a qualche anno fa conservava ancora l’unica porta verso ovest, ogivale rifatta in mattoni”.
Ora è un ammasso di spine e piante da dove spunta qualche brandello di muro.
Fonti documentative
V. Falcinelli – Per Ville e Castelli di Assisi – 1982