Castello di Montefranco – Montefranco (TR)
Cenni Storici
I reperti archeologici rinvenuti nel 1998 sul Monte Moro, sovrastante il paese, testimoniano l’esistenza di un santuario all’interno di un bosco sacro e di un probabile insediamento anteriore alla penetrazione romana.
Non si hanno notizie in merito allo stato dei luoghi in epoca romana.
Nacque col nome di Castel Bufone intorno all’anno mille sul costone roccioso che guarda la valle del fiume Nera, in una posizione fortificata che rappresentava una naturale difesa dalle orde saracene che in quel periodo infestavano la valle.
Forse in quel luogo vi era un preesistente presidio longobardo, ma non se ne hanno notizie documentate.
Nel 1198 anche tale castello, come altri del ducato di Spoleto, passò dal dominio imperiale a quello della chiesa.
Si ha notizia che, nel 1209, il Castello di Bufone tentò un infelice atto di ribellione nei confronti di Innocenzo III, conclusosi coll’occupazione del paese da parte delle truppe inviate dal pontefice.
Nel 1228 alcuni abitanti di Arrone, per sottrarsi al dominio di Rinaldo, che dominava in Val di Nera per conto di Federico II, uscirono da quel castello e si insediarono sul colle Bufone, a destra del Nera, di fronte ad Arrone, dove edificarono un nuovo castello.
Fu chiamato Montefranco, perché gli uomini che vi si erano stabiliti si erano affrancati ad Arrone.
La Comunità si sottomise subito a Spoleto e le condizioni di sudditanza furono stipulate il 7 settembre 1228; da questa data il nuovo insediamento fu per lungo tempo sotto il controllo del comune spoletino, ebbe in cambio capitolati molto favorevoli nei quali era prevista la cessione in perpetuo del Monte con ogni franchigia e libertà, oltre all’assicurazione della difesa da attacchi da parte di castelli ostili, impegnandosi in cambio a “fare pace o guerra a volontà del Comune, con chiunque e ogni qual volta al Comune fosse piaciuto fare“.
Federico II riconobbe i diritti di Spoleto sul Castello di Bufone nel 1241 e il Cardinale legato Capocci li riconfermò nel 1247, gli Arroni però tentarono, coll’appoggio di Urbano IV, di occupare il Castello di Bufone (1253).
Il tentativo fallì, però molti dei fuoriusciti furono convinti a tornare in Arrone, Spoleto per arrestare lo spopolamento del suo strategico avamposto nella Bassa Valnerina, intervenne promettendo a chiunque e da qualunque parte vi fosse accorso la liberazione dalla soggezione feudale.
Nel 1258 si diede gli statuti e divenne comunità indipendente.
Nel 1264 Montefranco fu occupato da truppe germaniche e musulmane del ghibellino Percivalle Doria, subito ricacciate da truppe spoletine.
Finita l’onda del ghibellinismo, Montefranco aderì alla confederazione dei castelli che, guidata dall’Abbazia di San Pietro in Valle, non rinnovarono la sudditanza a Spoleto.
Nel 1338, dopo una lunga causa presso la curia del ducato, i castelli furono assolti e ottennero la concessione del “Mero et Mixto Imperio” ossia dell’esercizio di tutti i poteri politico, amministrativo, fiscale e militare.
Montefranco risulta nell’elenco delle Terre del distretto di Spoleto nell’anno 1361.
Nel 1372 i castelli ribelli furono di nuovo obbligati alla sudditanza di Spoleto e nel 1395 l’Abate di San Pietro in Valle occupò Montefranco.
Accorsero gli spoletini e, sebbene privi di ogni capo, riuscirono ad allontanarne gli assalitori.
Narrano le cronache che gli spoletini non erano più di 300 contro 1000 soldati del Savelli.
Il piccolo stuolo si raccolse su Monte Moro e si difese strenuamente, combattendo con grande coraggio.
I morti furono numerosi da entrambe le parti finché la sera i due eserciti si ritirarono: gli spoletini in San Mamiliano e i ternani con il Savelli verso Terni devastando e bruciando tutto fino a Strettura.
Gli statuti del 1473 confermano la dipendenza di Montefranco da Spoleto.
Montefranco risulta ancora possesso di Spoleto nell’elenco del 1490.
Nel 1498 i ternani mossero con le loro truppe su Montefranco, ma gli spoletini accorsero e riuscirono a far allontanare gli assalitori.
Nel 1522 Montefranco partecipò alla rivolta dei castelli della Valnerina contro Spoleto.
Nel 1527 subì il saccheggio da parte delle truppe colonnesi e dei lanzichenecchi, reduci dal sacco di Roma.
Nel 1608 papa Paolo V lo distaccò dal dominio di Spoleto; Urbano VIII, nel 1627, ve lo riunì, facendo aprire, nel 1639, la Consolare Flaminia verso Montefranco, la Valnerina, Scheggino, Gavelli e Monteleone attraverso la strada chiamata “Strada delle ferriere“, avvenimento ricordato in località Arma di Papa da un’edicola e una lapide ora danneggiata e custodita nel deposito comunale di Spoleto.
Nel 1798 fu unito al Cantone di Terni, insieme ad Arrone, Castel di Lago e Collestatte.
Nel 1799 bande di insorti occuparono Montefranco che fu liberato da truppe francesi provenienti da Spoleto e condannato a pagare 700 scudi, nonostante l’accoglienza festosa della popolazione per i liberatori.
Dopo la Restaurazione, nel 1816 risulta comunità di residenza di governatore, compresa nel Governo distrettuale di Spoleto.
Nel riparto territoriale del 1817, Montefranco con Poggio Lavarino è una comunità unita a Terni, che è sede di governatorato e di distretto.
Nel successivo riparto del 1827, Montefranco è una comunità con podestaria, soggetta al governo di Terni, nell’omonimo distretto appartenente alla Delegazione di Spoleto e Rieti.
Tale risulta ancora nel 1833, quando la delegazione di appartenenza è quella di Spoleto, e nel 1858, parte della Provincia di Spoleto.
A partire dal 1860 Montefranco fu comune autonomo nel nuovo Regno, compreso nella Provincia dell’Umbria e, dopo il 1927, nella Provincia di Terni.
In epoca post-unitaria seguì le vicende istituzionali ed amministrative degli altri comuni italiani.
L’Ospedale medievale
In passato Montefranco ha ospitato l’antico Ospedale Cola Lotti, nato per offrire asilo ai pellegrini.
La presenza di un Ospedale a Montefranco, gestito da due amministratori (fattori) e da un tesoriere (camerlengo) eletti dalla Comunità, è testimoniata dallo Statuto del Cittadino del 1473.
Non si possiede alcun tipo di documentazione riguardo Cola Lotti, il fondatore dell’istituto, costituito originariamente da un’unica stanza in grado di ospitare al massimo cinque persone.
Durante il XVI secolo, la denominazione “Cola Lotti” scompare dagli atti ufficiali e viene sostituita con il nome “Ospedale di Montefranco“, cui i vicari assegnarono competenze differenti rispetto alla finalità originaria.
Con il passare degli anni, le numerose donazioni di terreni fecero dell’Ospedale un ricco proprietario terriero, che ricavava utili dall’affitto concesso pagando un canone con “moneta sonante” o con una quota dei raccolti.
La copiosa rendita veniva custodita in una cassaforte dotata di tre diverse serrature e consentì all’Ospedale di fungere per anni come una moderna cassa rurale a favore dei contadini e del Comune stesso.
Nei primi decenni del ‘700 la direzione dell’Ospedale fu affidata ad un’unica persona, che doveva ricoprire il ruolo di dirigente e tesoriere: molti amministratori approfittarono dello scarso controllo per favorire sé stessi e amici, accelerando così il declino dell’Ente.
Aspetto
Montefranco, uno dei borghi più suggestivi della Valnerina, situato a 414 metri tra olivi e boschi di querce e di pini, domina la Valle del fiume Nera.
L’antico borgo, una volta cinto di mura con torri di avvistamento, è oggi quasi completamente recuperato, mostrando la sua bellezza tra scorci panoramici unici e suggestivi.
Appena fuori della parte vecchia dell’abitato, sulla sinistra in via Giuseppe Garibaldi, merita una visita la caratteristica Fontana dei Lupi, con l’acqua che fuoriesce da due teste aventi la forma di tale animale.
Chiesa della Madonna del Carmine
Poco più a monte, posta al di fuori delle mura, nei pressi del cimitero, si trova la Chiesa della Madonna del Carmine.
È caratterizzata da un elegante campanile, disposto in posizione arretrata sulla destra, sulla facciata sono insolitamente poste tre lunette, la più grande finestrata da luce all’interno, quella sopra il portale conserva un affresco raffigurante la Madonna tra Santi.
A fianco del portale è posta una caratteristica buca per elemosine.
All’interno conserva affreschi del XVII secolo di scuola umbra ed una Ascensione cinquecentesca.
Chiesa di San Pietro
All’interno del borgo antico, ma fuori dalle mura, in Via Giacomo Matteotti, si trova la settecentesca Chiesa di San Pietro, fatta costruire dall’abate Lorenzo Sinibaldi (1701 – 1773), segretario sostituto della Fabbrica di San Pietro.
Realizzata dall’architetto Carlo Marchionni, nel 1753 fu aggregata alla Basilica di San Pietro, con il beneficio delle indulgenze.
La semplice ma elegante facciata è contraddistinta dai due oculi circolari che fiancheggiano il portale, dando luce all’interno, a navata unica e ove si ammira una pala d’altare raffigurante l’Immacolata Concezione con i santi Pietro, Paolo e Lorenzo martire, attribuita al pittore romano Stefano Pozzi.
Casa con edicola
Scendendo in Via San Bernardino su una casa è posta un’antica edicola raffigurante la Madonna col Bambino.
Porta Franca e Porta Spoletina
Del vecchio castello di Bufone restano Porta Franca e Porta Spoletina e le mura esterne, ben conservate, interamente recuperate e ristrutturate.
Porta Franca era la vecchia via d’ingresso alla città; superata la porta, sulla sinistra è il Palazzo del Municipio, a destra si trova un’antica chiesa trasformata in abitazione privata, sul muro c’è uno stemma con data 1564.
Sulla faccia interna della Porta Spoletina c’è un affresco danneggiato, e nei pressi una lapide ricorda che sul posto dimorò, per qualche tempo, San Bernardino da Siena.
Chiesa di Santa Maria Assunta
Proseguendo si giunge alla chiesa di Santa Maria Assunta, di origine medievale, ampliata a tre navate al tempo di papa Eugenio IV,nel XV secolo, poi abbandonata alla fine del XVIII secolo e quasi completamente ricostruita ai primi del Novecento.
Dopo i recenti restauri sono stati rivalorizzati arredi lapidei di pertinenza delle antiche costruzioni, in particolare un grande fonte battesimale con alcune scene della Passione di Cristo, il Battesimo di Gesù e un altorilievo a figura intera del Battista.
Il basamento è decorato con fasci di foglie d’alloro sovrastati da una grande corona della stessa pianta, una piccola cupola sovrasta la fascia circolare delle storie.
La presenza dello stemma bernardiniano ad altorilievo lungo la banda istoriata suggerisce una datazione successiva al 1450, anno di canonizzazione del santo.
Analoghi, per datazione e stile, un’acquasantiera con la vasca a conchiglia e il fusto fregiato con motivi vegetali, e un tabernacolo in pietra calcarea con trabeazione all’antica e decorazioni fitomorfe.
Ad un periodo all’incirca coevo appartiene anche una statua lignea policroma raffigurante Sant’Antonio di Padova, nello stile di Pietro d’Angelo della Quercia, padre del più celebre Jacopo.
Chiesa di San Marco
Lungo la strada per Monte Moro si trova la piccola chiesa di San Marco, sorta probabilmente su una preesistente edicola seicentesca, l’affresco della parete di fondo raffigura la Madonna col Bambino fra angeli, a sinistra un Santo Vescovo, sempre a sinistra, ma più in basso, San Marco con accovacciato a fianco il leone, a destra Sant’Antonio Abate col classico maialino nero.
Sito archeologico di Monte Moro
Sul Monte Moro, sovrastante il centro storico, sorge un sito archeologico dove sono stati riportati alla luce resti di pavimentazioni di un edificio risalente all’epoca romana, forse un santuario romano e delle cisterne.
Le indagini hanno messo in luce parte di un edificio costituito da una serie di ambienti organizzati intorno ad un’area aperta dove la roccia non è stata spianata e ove era un preesistente interessante silo/cisterna scavato nella roccia.
Il silo è impermeabilizzato con uno spesso strato di argilla contenuto da un tamburo di pietre appena sbozzate.
Il fondo della cisterna è sigillato con la medesima argilla e pavimentato con piccoli mattoni quadrati.
È probabile che la cortina in pietre sbozzate fosse chiusa superiormente con una calotta a falsa cupola, con un occhio centrale per l’immissione ed il prelevamento delle derrate.
La cisterna era compresa entro una struttura muraria circolare concentrica, di cui sono conservati pochi elementi, che probabilmente chiudeva il silo entro un ambiente coperto.
I materiali rinvenuti indicano la persistenza di un uso cultuale dell’area dal IV secolo a.C. sino alla fine del I secolo a.C., mentre l’edificio principale risulta in uso almeno sino all’inizio del IV secolo d.C., ma la sua destinazione in età imperiale e tardoantica è incerta.
La distruzione e l’abbandono del sito sono successivi al IV secolo d.C.
La distruzione fu traumatica, sebbene le circostanze siano ignote.
L’insediamento è stato intenzionalmente messo fuori uso e contemporaneamente fu avviata la spoliazione delle strutture.
Non sono state rinvenute tracce di altre frequentazioni della vetta sino ad età moderna.
Fonti documentative
FABBI A. Guida della Valnerina: storia e arte / Abeto (PG), presso l’autore, 1977
FABBI A. Storia dei comuni della Valnerina Abeto (PG), presso l’autore, 1976
FAUSTI L., I Castelli e le ville dell’antico contado e distretto della città di Spoleto, Editoriale Umbra, Perugia, 1990
FAUSTI L., Le Chiese della Diocesi di Spoleto nel XIV secolo secondo un codice del XVI secolo, Archivio per la storia ecclesiastica dell’Umbria, Foligno, 1913
GENTILI, GIACCHÈ, RAGNI, TOSCANO, L’Umbria – Manuali per il territorio – La Valnerina, Il Nursino, Il Casciano – Edindustria Roma, 1977
GUERRINI G., Le chiese di Santa Maria
SANSI A., Storia del Comune di Spoleto, Accademia Spoletina, Spoleto, 1876
SANSI A., Studi storici, Accademia Spoletina, Spoleto, 1869
SINIBALDI E. Montefranco, le sue vicende storiche e umane, Terni febbraio 2009
VIRILIM. (a cura di) HYDRA – Studi sull’area naturale protetta regionale Parco Fluviale del Nera
Brochure sentieri Parco fluviale del Nera
http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=46098
http://www.turismomontefranco.it/ita/6/arte-e-cultura/?ss=1
http://www.bellaumbria.net/it/montefranco/
https://www.umbriatourism.it/it/-/montefranco
https://www.umbriaeventi.com/montefranco_valnerina.htm
http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=42827&RicProgetto=reg-umb
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.