Castello di Monte San Vito – Scheggino (PG)
Cenni Storici
Antico castello un tempo sotto la giurisdizione del Comune di Spoleto, tra i luoghi soggetti negli elenchi del 1361 e del 1490, ha oggi assunto l’aspetto di un modesto borgo montano.
Si tratta della località più alta del comune di Scheggino (m.962), ha assunto il nome di un santo molto venerato nella zona, onorato anche nella chiesa a valle, nei pressi di Ceselli.
L’insediamento si trova perfettamente allineato con quelli di Civitella e Ceselli, lungo la vecchia strada che raggiungeva Monteleone di Spoleto e l’antico regno di Napoli, con relativo posto doganale.
La sua origine risale probabilmente al secolo XII, come parte di un sistema di difesa che circondava il feudo dell’abbazia di San Pietro in Valle, ma ben presto ottenne l’autonomia amministrativa, che conservò gelosamente sino all’ottocento, quando, con la ripartizione territoriale del 1827 divenne comunità appodiata del Comune di Santa Anatolia di Narco.
Il 26 maggio 1831 l’arcivescovo Mastai Ferretti, poi Pio IX, durante la fuga da Spoleto per i moti rivoluzionari, sosta a Monte San Vito, ospite del parroco e vi rimase fino al 1895.
Dal 1895 è entrata a far parte del territorio comunale di Scheggino, di cui è ancora oggi una frazione.
Nella frazione di Monte San Vito risiedono oggi 9 abitanti.
La frazione, a ricordo della sua autonomia amministrativa, è attualmente sede di una delle più antiche e vaste Comunanze agrarie della zona.
Le origini dell’uso civico che gli abitanti del castello di Monte San Vito esercitavano sul proprio territorio risalgono almeno al XVI secolo.
Ne è testimonianza anche l’istrumento stipulato dal notaio Pietro Agostino Apolloni nel 1585, in cui furono stabiliti i confini tra il castello e Civitella, villaggio limitrofo, e si accordò agli abitanti di Monte San Vito il diritto di pascolo e di legnatico sulla selva denominata Licineto.
Secondo lo statuto del 1909, che costituì una prima formalizzazione di antiche regole tramandate oralmente, erano considerati , “utenti della comunanza tutti i membri delle famiglie , oriunde” del luogo, erano esclusi gli stranieri e le donne maritate con estranei.
I soli uomini capi-famiglia componevano l’assemblea generale con il compito di approvare il bilancio, apportarvi eventuali modifiche, acquistare o alienare beni.
La comunanza prendeva cura del bestiame che apparteneva alle vedove.
Ora, a seguito di una recente modificazione, sono considerati “utenti” anche coloro che risiedono nel luogo da almeno dieci anni.
Aspetto
Della torre di avvistamento, ricordata anche nella toponomastica del paese, e delle mura di difesa restano soltanto labili tracce, accentuate principalmente in una delle due porte di accesso.
La porta è preceduta da un piazzale con fontana e abbeveratoio, impropriamente ammodernati, e seguita da un portico, con una soluzione frequentemente adottata negli ingressi dei castelli medioevali, mentre le case si dispongono allineate sul crinale del colle, lungo due strade principali, che confluiscono all’estremità.
Al centro del paese è inserita la Chiesa di San Michele Arcangelo che risale al XIII secolo.
Il portale in stile romanico rimontato nella parete laterale sembra appartenere ad un edificio più antico.
L’interno, a navata unica con abside, è stato rinnovato nella seconda metà dell’Ottocento alterando l’impianto originario.
Fuori del paese, affacciata sulla valle, s’incontra la Chiesa di Santa Maria, costruita sopra l’antica chiesa romanica di San Leonardo, di cui si scorgono i resti nella parete absidale.
L’edificio attuale si deve al secolo XVI, come denunciano i caratteri costruttivi; l’unico altare è ornato da un affresco della Madonna del Rosario, datato 1630, ancora oggetto di devozione popolare.
Nell’area circostante è stato ubicato il cimitero.
Fonti documentative
FABBI A. Guida della Valnerina: storia e arte / Abeto (PG), presso l’autore, 1977
FABBI A. Storia dei comuni della Valnerina Abeto (PG), presso l’autore, 1976
FAUSTI L., Le Chiese della Diocesi di Spoleto nel XIV secolo secondo un codice del XVI secolo, Archivio per la storia ecclesiastica dell’Umbria, Foligno, 1913
GENTILI, GIACCHÈ, RAGNI, TOSCANO, L’Umbria – Manuali per il territorio – La Valnerina, Il Nursino, Il Casciano – Edindustria Roma, 1977
GUERRINI G.,Le chiese di Santa Maria
PALMIERI A Statistica dello Stato Pontificio, tipografia Forense, Roma 1859
Sacra visita di Carlo Giacinto Lascaris vescovo di Spoleto, 1715, in Archivio Storico Diocesano di Spoleto
Sacra visita di Pietro de Lunel vescovo di Gaeta, 1571, in Biblioteca Comunale di Foligno
SANSI A., Storia del Comune di Spoleto, Accademia Spoletina, Spoleto, 1876
SANSI A., Studi storici, Accademia Spoletina, Spoleto, 1869
FAUSTI L., I Castelli e le ville dell’antico contado e distretto della città di Spoleto, Editoriale Umbra, Perugia, 1990
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
Da vedere nella zona
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