Castello di Montasola – Rieti

Castello della Sabina passato dall’Umbria al Lazio.

 

Cenni Storici

Montasola è un piccolissimo comune di circa quattrocento abitanti, situato in provincia di Rieti, un pittoresco paese medievale adagiato su una propaggine del Monte Tancia, il più alto dei Monti Sabini, da cui domina la rigogliosa valle del torrente l’Aia, affluente della riva sinistra del fiume Tevere.
Il territorio del comune di Montasola mostra tracce di insediamenti fin dall’età romana ed il primo centro abitato utilizzò strutture romane, probabilmente appartenenti ad una villa rustica, Curtis de Lauri, il cui nome derivava dalla presenza di folti boschi di alloro, tale insediamento sarebbe stato distrutto dai Goti e i suoi abitanti si sarebbero rifugiati sul Monte San Pietro.
A testimonianza di ciò sono stati rinvenuti oltre ad alcune iscrizioni funerarie due frammenti epigrafici con la menzione di Forum Novum e una epigrafe con dedica a Iside, Serapide e Arpocrate, che testimonia la presenza di un culto locale per le divinità alessandrine.
In località Piani Marmi, nei pressi della riva sinistra del torrente l’Aia e lungo un antico tracciato viario, sono visibili alcuni resti di monumenti funerari d’età romana, nuclei cementizi e blocchi parallelepipedi in calcare, attualmente quasi del tutto coperti da un fitto manto di arbusti e di erbe.
Nel corso dell’alto Medioevo, presso le rovine dell’antico insediamento, i monaci dell’Abbazia di Farfa ripresero a coltivare le terre e favorirono, così, la nascita di un nuovo abitato, localizzato sul Monte Asola (ora Monte San Pietro).
Il possesso fu confermato, nell’817, dal privilegio di papa Stefano IV e riconfermato dagli imperatori Lotario, nell’840 e Ludovico II nell’857.
Agli inizi del secolo X, prima comunque del 936, la Curtis de Lauri fu sottratta al possesso del monastero e vi fu fondato il Castellum de Lori, che nel secolo XII risulta soggetto alla Santa Sede, alla quale doveva corrispondere un censo annuo di 18 libbre di provisini (moneta francese del XII-XIII sec.).
La curia pontificia, però, al momento della conclusione nel 1191 di un accordo tra Enrico VI e Celestino III, che restituiva al controllo pontificio una parte considerevole del patrimonio tanto a nord quanto a sud di Roma, pose in atto una complessa opera di riorganizzazione delle strutture insediative sabine, che si concretizzò con l’accentramento della popolazione del castello de Lori nel castrum di Montasola, fondato l’11 agosto dello stesso anno, come ricorda una epigrafe murata sulla facciata della chiesa di S. Pietro, costruita nove anni dopo, che così recita:

IN N(OMI)N(E) D(OMI)NI A(MEN) AN(NO) D(OMI)NI MC
LXXXXI T(EM)P(O)R(E) C(ELESTI)N(I) III P(A)P(E) M(ENSE) A(U)G(USTI)
D(IE) XI HOC CASTRU(M) EDIFICATU(M)
FUIT P(OS)T VIIII AN(NOS) SERVU(S) D(E)I AGU
ZANU
(S) EDIFICAVIT E(C)CL(ESI)AM ISTA(M) CU(M)
UNIVERSO P(O)P(ULO) MONTIS A(SULE) AD ONO
RE
(M) D(E)I ET AP(OSTO)LORU(M) P(ETRI) ET THOMA(E)

Nel 1278 i suoi abitanti giurarono fedeltà ed omaggio a papa Niccolò III.
Montasola si ribellò al dominio pontificio nella seconda metà del secolo XIV, tanto da essere dichiarata terra bandita.
Dopo essere stato occupato da Luca Savelli, nel 1368 il castello fu infeudato a Francesco e Buccio Orsini, alla cui famiglia rimase sino agli inizi del Quattrocento, allorché fu assegnata a Battista Savelli.

Confiscata a Giacomo Savelli, fu venduta nel 1463 da papa Pio II a Giorgio Cesarini, ai fratelli della Valle e a Marcello Rustici.
Riscattata dai Savelli cinque anni dopo, fu nuovamente sequestrata alla famiglia baronale romana nel 1501 da papa Alessandro VI e concessa in vicariato a Giovanni Paolo Orsini.
Recuperata dai Savelli alla morte del papa, fu nuovamente confiscata a Troilo Savelli nel 1592 ed acquisita definitivamente dalla Camera Apostolica.
Durante la parentesi del dominio francese il comune fu ascritto dapprima al dipartimento del Clitunno, cantone di Poggio Mirteto (1798-1799) per passare poi al dipartimento di Roma, circondario di Rieti, cantone di Calvi (1810-1814), come appodiato di Aspra (attuale Casperia).
Con la Restaurazione e la riforma del 1816/1817 Montasola fu inclusa nell’ambito della provincia Sabina, delegazione di Rieti, distretto di Poggio Mirteto, come comunità appodiata a Torri, condizione che manterrà sino al 1831 allorché tornò di nuovo comune autonomo con governo di secondo ordine dipendente da Poggio Mirteto.
Dopo l’annessione al Regno d’Italia, avvenuta nel 1860, il comune entrò a far parte della provincia di Perugia; dal 1923 appartenne alla provincia di Roma finché nel 1927 fu incluso nella neoistituita provincia di Rieti.
Nel 1928 Montasola subì una nuova soppressione, con l’aggregazione a Cottanello, ma il comune fu di nuovo ricostituito nel 1946.
 

Aspetto

Oggi Montasola è un affascinante borgo che fa parte della Comunità Montana Sabina, caratterizzato da uno scenografico centro storico, ornato da strette viuzze a gradini, pavimentate a ciottoli e mattoni, movimentate da archi.
Percorribili solo a piedi salgono in maniera concentrica fino alla rocca, punto più alto del paese e dell’intero territorio sabino.
Nel tessuto urbano attuale non sono rimaste molte tracce delle strutture medievali, salvo una porta ed un torrione ellittico con una base a scarpa, cinta da una modanatura torica, ampiamente rimaneggiato nelle strutture superiori, archetti e beccatelli, a testimoniare le trasformazioni rinascimentali dell’apparato fortificatorio originario.
Le numerose torri che circondavano il castello sono rovinate a causa dei terremoti, frequenti nell’area, ed in particolare in occasione di quello di Avezzano del 1915, oggi ne rimangono poche testimonianze, inglobate negli edifici ricostruiti successivamente.
 

Gastronomia

Eccellente anche la tradizione gastronomica di Montasola, geograficamente parlando l’ultimo dei comuni della “Strada dell’Olio e dei Prodotti Tipici della Sabina”, che parte a sud, da Magliano Sabina. Oltre all’olio extravergine DOP, tanti sono i prodotti del territorio.
Tra questi da assaggiare il baccalà sotto u focu, la migliaccia, la nociata e le cocozze sotto olio.
Imperdibile a maggio la rinomata sagra della fregnaccia, un’occasione per respirare la tipica atmosfera locale, fatta di sapori genuini, gioia e voglia di far festa secondo tradizione.
 
 
 

Piazza Simone

La denominazione esatta è Piazza Umberto I, ma la tradizione popolare ha ribattezzato questo luogo come Piazza Simone, non si conosce per quale motivo.
Ubicata a ridosso della Chiesa Parrocchiale è delimitata ai lati da un palazzo di proprietà dell’Opera Pia Cimini e da altre abitazioni private.
Una delle vie che salgono al centro del paese la taglia esattamente a metà: sulla destra la zona completamente pianeggiante e “quadrettata” di recente sistemazione; sul lato opposto, in graduale pendenza, uno spazio più piccolo su cui troneggia un maestoso albero sempreverde.
Uno spazio rimasto aperto tra i tetti sottostanti, nel lato che guarda verso la montagna, permette la visione di un paesaggio maestoso.
 
 
 

Chiesa dei Santi Pietro e Tommaso

La chiesa parrocchiale è costruita quasi alla sommità dell’abitato e custodisce un’epigrafe, posta sulla porta d’accesso alla chiesa, che ci dà la data di fondazione della cittadina avvenuta nell’anno 1191 per opera di Papa Celestino III, ricordando nel contempo la costruzione della chiesa dedicata agli apostoli Pietro e Tommaso e la dipendenza dall’Abbazia di Farfa.
Sempre sulla porta d’accesso, l’architrave in marmo rosa di Cottanello riporta la data MDCCXXI, probabilmente la data di uno dei successivi restauri che hanno interessato la chiesa.
All’esterno, la facciata della chiesa, aldilà delle epigrafi che vi compaiono, non presenta elementi di interesse, una semplice facciata intonacata, probabilmente non è quella originaria, poiché nel corso delle tante ristrutturazioni effettuate ne è stato modificato l’orientamento.
 

Interno

Inizialmente si trovavano cinque altari oltre quello maggiore, ma uno è stato smantellato completamente: entrando, sul lato sinistro s’incontra l’altare intitolato a Santa Maria in Cecalupi, detto anche Santa Maria della Neve.
L’affresco rappresenta la Madonna con i Santi Giovanni e Eusebio, gli stessi che s’incontrano nei quadri posti sulla parete del coro oltre a San Pietro e Tommaso.
L’ultimo altare è detto di San Prospero e non è originario di questa chiesa ma prelevato dall’antica diruta chiesa di Sant’Antonino.
Anche in questo caso la tela posta sull’altare è originale del ‘500.
L’altare maggiore è dedicato al SS. Sacramento e alla Madonna Assunta.
Nella nicchia centrale dell’abside è collocata la statua lignea dell’Assunta; alla sua destra una statua raffigurante Sant’Antonio e alla sinistra un’altra immagine della Madonna, veneratissima nel culto delle popolazioni sabine.
La balaustra in marmo rosa è stata installata nel 1923, asportata dalla chiesa di Santa Maria Murella per due terzi portata nella chiesa parrocchiale e un terzo nella chiesa dell’oratorio.
Più avanti, s’incontrano i resti dell’antica abside, lateralmente all’altare centrale, con l’affresco attribuito a Domenico Rainaldi risalente alla fine del ‘300, raffigurante la Madonna in trono con il Bambino, tra San Pietro e San Francesco.
Sempre sulla parete destra, in prossimità dell’ingresso, si trova un altare del ‘500, dedicato alla Madonna del Rosario o detto anche “della Via Crucis”.
La tela, raffigurante la Madonna del Rosario tra San Domenico e una suora dell’ordine domenicano, è installata all’interno di una preziosissima cornice in legno intagliato, originale del XVI secolo, rappresentante con i suoi 15 riquadri gli altrettanti misteri del Rosario.
Di particolare pregio sono l’acquasantiera del ‘300, il soffitto a cassettoni del ‘500 ed un quadro, anch’esso prelevato dalla chiesa di Santa Maria Morella, rappresentante la Madonna col Bambino, San Pietro vicino a San Carlo Borromeo e un uomo inginocchiato sulla destra, che si presume essere il committente stesso della tela, probabilmente Angelo Bonelli, protettore della chiesa di Santa Maria Murella nel 1600.
 

Chiesa dell’Oratorio

Fa parte del complesso denominato dell’Opera Pia Cimini, lasciato in eredità dal benefattore Francesco Cimini alla sua morte, nel 1712.
Il Complesso fanno parte anche un Ospedale, adiacente all’oratorio, la chiesetta del Monte e diverse proprietà in Sabina ed a Roma.
Francesco Cimini divenne ricco scoprendo delle verghe d’oro nella bottega a Roma in cui lavorava come falegname.
Nel 1681, com’è riportato negli atti del Buon Governo, concede un prestito di 500 scudi alla comunità di Montasola, non potendo questa rimborsare il debito, dieci anni dopo, pretende che essa s’impegni a pagare in perpetuo un “Mastro di Scola” per studenti meritevoli e una dote per le oneste zitelle.
Muore a Roma il 29 novembre del 1712 e lascia un testamento con principale beneficiaria Montasola.
La chiesa dell’Oratorio è ricca di gruppi marmorei e di dipinti, notevole la tela d’altare della scuola di Antonio Gherardi.
La tela è intercambiabile con un Crocefisso ligneo, mediante un argano ancora funzionante.
I due splendidi putti marmorei, posti sulle balaustre dell’altare, sono attributi dalla tradizione popolare alla scuola del Bernini.
L’oratorio segue perfettamente i canoni del barocco, notevole una balaustra scolpita nel pregiato marmo rosa di Cottanello.
L’oratorio condivide con l’adiacente chiesa di San Michele Arcangelo il Campanile e due delle quattro campane.
 
 
 

Chiesa di San Michele Arcangelo

È una delle tre chiese presenti nell’interno dell’abitato, probabilmente la più antica.
All’interno ha la tipica struttura romanica a navata unica, e conserva intatto il pavimento originale.
Ha tre altari: il maggiore in origine dedicato a San Michele Arcangelo, ora è ornato da un quadro della Madonna; ai lati si reggono le forme, incassate nel muro, di due altari, uno di rimpetto all’altro: l’altare di Santa Lucia sulla destra, con una bella tela dedicata alla santa, da restaurare, e quello di Santa Maria Maddalena la penitente sulla sinistra.
La chiesetta è stata per anni abbandonata ed è stata restaurata grazie soprattutto ai proventi mandati da una comunità di Montasola che nei primi anni del secolo scorso emigrò in Francia, nel paese di Annecy.
Nel pavimento si osservano i chiusini di due tombe e nella piccola sacrestia la pietra di un ossario.
È scomparsa un’antichissima acquasantiera in marmo: nell’interno di essa erano scolpiti coccodrilli e pesci e nella curva esterna lo stemma pontificale con le chiavi ed il triregno,e sotto di esso uno scudo; una seconda acquasantiera murata su una parete, sembra risalire all’epoca paleocristiana.
Nella sagrestia rimane un antico ciborio in marmo.
All’interno è rimasto tuttora un passaggio, in origine privato, che conduceva alle adiacenti case nobiliari, permettendo di partecipare le famiglie nobili alle funzioni religiose senza per questo attraversare la strada pubblica.
 
 
 

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Chiesa di Santa Maria Murella

Situata nella località dove doveva sorgere la città di Laurum (primo insediamento d’origine romana nel territorio dell’attuale Montasola) la chiesa di Santa Maria delle Murelle, fu certamente costruita su rovine romane (donde il nome di “murelle”, resti murari ancora evidenti) le quali affiorano ancora oggi tutti intorno ed in parte riutilizzati per la fabbricazione del tempio, di cui s’ignora con certezza la data d’erezione, ma che si presume intorno al XII secolo.
Probabilmente la chiesa medievale fu innalzata sopra un preesistente tempio pagano, Sabino o romano e che più tardi fu “ecclesia castri” del castello che dominava la località.
La chiesa ebbe funzione parrocchiale ancora nel secolo XIV ed aveva alle sue dipendenze alcune cappelle.
In questo periodo la facciata subì delle modifiche che rimasero intatte fino all’ultimo restauro, nel 1693, eseguito per opera del curato Angelo Bonelli, il quale ha l’importanza di aver apportato benefici e miglioramenti, nonché la ristrutturazione di una pregiata tela che ora si trova tuttavia all’interno della chiesa parrocchiale dei SS. Pietro e Tommaso.
Alla sua morte, nel 1697, il Bonelli ricevette sepoltura sotto lo stesso pavimento della chiesa, in onore delle attenzioni dimostrate verso questo luogo.
La facciata ha subito nel tempo numerose trasformazioni che ne hanno snaturato l’aspetto originario.
Di notevole interesse le tredici mensole e la sottostante monofora, sormontata da un’aquila e con ai lati due colonnine marmoree culminate da due teste di leoni.
Nella facciata sono state riutilizzati numerosi resti d’età romana, prelevati con molta probabilità da qualche villa rustica che sorgeva nei dintorni.
Tali elementi scultorei rappresentano soggetti fitomorfi, zoomorfi ed antropomorfi, alcuni ritenuti dallo storico Guardabassi d’origine umbro-sabina.
Presso la chiesa, verso settentrione ed oriente, è stato costruito il cimitero comunale.
Monumenti funebri sono stati addossati alle pareti esterne della chiesa; diversi resti murari sono stati variamente reimpiegati di fronte e lateralmente, inoltre sul viale d’accesso alla chiesa è stata lasciata l’abitazione dell’eremita di cui parla la Visita Pastorale Odescalchi, eseguita nell’aprile del 1836; tronchi di colonne di marmo rosa di Cottanello (lo stesso utilizzato per il colonnato di Piazza San Pietro a Roma) si trovano presso la chiesa, sul viale d’accesso.
Oggi la chiesa ha perso la sua funzione parrocchiale e ne rimane esclusivamente l’uso cimiteriale.
 
 
 

Fonte Vecchia

L’antica fontana è situata a ridosso della strada che conduce alla Madonna di Cottanello.
Il manufatto denominato Fonte Vecchia risale a tempi antichissimi e, sia pure ristrutturata negli ultimi decenni, conserva un originalissimo disegno architettonico.
Le fontanelle sono situate su due diversi livelli del terreno: la parte superiore è costituita dalla cupola, quella inferiore da due vasche utilizzate come abbeveratoio e collegate alla prima da una terza vasca intermedia.
 

Fonti documentative

http://www.comune.montasola.ri.it/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=48&Itemid=58

http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=43074

“Bollettino – Deputazione di storia patria per l’Umbria” Anno XIII. Fascicolo I

http://storing.ingv.it/cfti4med/localities/053386.html

 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Mappa

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