Castello di Montalbano – Città di Castello (PG)

Pochi resti rimangono del fortilizio, la porta di accesso, tratti di mura e una chiesa ancora agibile.

 

Cenni Storici

Sulle alture occidentali dell’Alta Valle del Tevere a sud di Città di Castello, fra le valli dei torrenti Nestore, Minima e Seano che individuano importanti direttrici viarie di collegamento con la Toscana, sorgono numerose fortificazioni di epoca medievale.
Alcune di queste sono ben conservate, molte altre, al contrario, sono ridotte ad un ammasso di ruderi senza più alcun requisito funzionale, ma tuttavia conservano un immutato valore storico e ambientale.
Il castello di Montalbano, con la piccola chiesa interna addossata alle mura, fa parte di un articolato sistema difensivo e di controllo del territorio che ha origine attorno all’VIII secolo e si sviluppa a cavallo dell’anno mille, quando si manifesta la tendenza all’abbandono delle pianure per fortificare i borghi situati sulle alture, in zone protette dall’aggressione esterna e meno esposte al rischio di impaludamento.
Questi luoghi sono sempre stati terra di confine: prima fra i popoli Umbri ed Etruschi, poi tra i Longobardi ed i Bizantini durante il periodo longobardo per la presenza del vicino corridoio bizantino, infine negli stessi luoghi venne fissata la linea di demarcazione fra il Granducato di Toscana e lo Stato Pontificio, trasformatosi nell’attuale confine regionale.
Una terra che nel medioevo è stata palcoscenico di lotte e di duri scontri fra impero e papato, che ha visto il passaggio di eserciti e la conquista da parte di Signori e Capitani di ventura che aspiravano al controllo dell’Altotevere e di Città di Castello quale punto nevralgico.
I castelli di Poggio, Canoscio e Trestina situati a nord della Valnestore, così come quelli di Ghironzo, di Lugnano e lo stesso castello di Montalbano, costruiti sulle colline meridionali, hanno svolto un’importante funzione di controllo delle mire espansionistiche degli Aretini e dei Fiorentini, nonché dei Marchesi del Monte Santa Maria.
Queste fortificazioni presentano delle caratteristiche costruttive comuni, fra le quali la più interessante è rappresentata dalla doppia cinta muraria, sicuramente presente nel castello di Montalbano e in quello del Poggio.
Il castello di Montalbano, oltre alla doppia cinta muraria, presentava una trincea esterna che rendeva ancora più difficile l’assedio; misure che tuttavia non si dimostrarono sufficienti quando, nel 1230, Città di Castello si armò contro il Conte Ranieri e portò l’attacco a Montalbano fino a distruggerlo con tutto quello che conteneva.
All’interno del castello vi erano edifici destinati alla guarnigione, alcuni addossati alle mura e altri isolati al centro del recinto murario.
Sicuramente esisteva una torre, il “maschio“, che assolveva a molteplici funzioni: permetteva di controllare l’area perimetrale esterna; consentiva l’osservazione di ampie porzioni di territorio e garantiva il collegamento visivo con le fortificazioni vicine, potendo sfruttare un ampio angolo visuale sulle valli sottostanti, per poter vedere ed essere vista agevolmente.
La torre, infine, costituiva l’ultimo baluardo difensivo contro il nemico che avesse superato la cinta muraria.
Un altro elemento che caratterizza la tipologia delle fortificazioni medievali, è costituito dalla presenza di un edificio di culto ai piedi del castello, a volte situato all’interno della fortezza come in questo caso.
Il feudo di Montalbano fu possedimento, intorno all’anno 1000, dei Marchesi del Colle la cui dinastia terminò nel 1416 e venne sostituita dal ramo dei Marchesi Bourbon del Monte di Sorbello, Petrelle e Petriolo che ne ebbe il controllo fino al 1798.
La località, nei secoli passati, doveva far parte di una zona di notevole importanza strategica detta “corridoio bizantino” che permetteva le comunicazioni fra Roma e Ravenna.
La viabilità che interessava il castello risaliva il crinale da San Pietro a Monte, e, passando davanti al castello discendeva nella piana di Bonsciano passando davanti la chiesa di Santo Stefano; questa antica viabilità è tutt’oggi riconoscibile per la presenza di selciati stradali in prossimità del castello.
In epoca medievale vi fu sepolto il corpo di Sant’Illuminato; il santo eremita, morto l’otto luglio del 1150, fu portato da una folla di fedeli dal romitorio dov’egli era vissuto, fino alla chiesa principale del Castello e ivi conservato con ogni onore fino all’anno 1230, quando il castello fu distrutto dai Tifernati, entrati in contesa con Ranieri, Marchese di Civitella e Signore di Montalbano.
Da quello scontro gli assedianti portarono con sé le reliquie del Santo che fu poi custodito nella città.
Attorno al 1250, Guido, figlio del Marchese Rainero Raineri di Montemisano, Signore del Castello di Montalbano e della villa di Bonsciano, tentò di riconquistare i domini del Padre per vendicarlo; dovette rinunciare alla roccaforte di Verna di proprietà del Vescovo di Città di Castello, ma spostatosi nella Valle del Nestore ne occupò tutti i castelli e dopo la morte di Federico II conquistò anche il Monte Santa Maria Tiberina.
Città di Castello non poteva tollerare che questi castelli restassero nel potere del Marchese per cui il Consiglio alle direttive del Podestà, incaricò i Sindaci di trattare con il Marchese Guido per il recupero di queste fortificazioni e l’11 marzo 1253, nella chiesa di San Florido, fu composta ogni questione.
Furono restituiti al Comune di Città di Castello i castelli di Muccignano, Roccagnano , Caspignano, la curia di Montealbano e la villa di Bonsciano.
Durante il corso dei secoli XIII e XIV il castello di Montalbano, restituito alla giurisdizione di Città di Castello ed evidentemente ricostruito, si inserisce più volte nelle lotte fra Guelfi e Ghibellini.
Nell’anno 1397 il territorio entrò nelle mire di Perugia per cui Città di Castello, ottenuto il soccorso di Firenze, ordina la difesa delle fortificazioni che guardavano verso Perugia cioè Montalbano, Castelfranco, Montecastelli e Verna.
Nel 14 38 il castello di Montalbano insieme a Celle, Lugnano e il Poggio, viene conquistato da Francesco di Niccolò Piccinino, capo della fazione braccesca.
Pochi anni dopo Montalbano passa di nuovo sotto la giurisdizione di Città di Castello infatti, come si legge in una filza catastale, il notaio Orlandus Fracisci di Città di Castello nell’anno 1453 nomina “sindaco e gualdario del Castrum di Montalbano contado di Città di Castello … Petrus Blayi … affidandogli il compito di comparire davanti al Podestà di Città di Castello per giurare di operare secondo gli statuti tifernati“.
Le vicende successiva seguono le vicissitudini storiche di Città di Castello e un po’ di tutta l’Umbria con l’Unità d’Italia e il successivo spopolamento delle aree montane e collinari che ne determinano il completo abbandono.
 

Aspetto

I resti del Castello di Montalbano sono costituiti da alcuni tratti della cinta muraria esterna, da una porzione della cinta interna, con la porta d’accesso sormontata da un arco di pietra arenaria a tutto sesto, e dalla struttura della chiesa che, sebbene ridotta in precarie condizioni statiche e necessiti di interventi di recupero, risulta ancora funzionale alla sua destinazione d’uso.
Sulla sommità del colle sono presenti altri resti di murature che costituiscono l’impianto di vecchie costruzioni racchiuse nel perimetro del castello, che potrebbero fornire utili elementi per la ricostruzione delle vicende storiche.
Il complesso architettonico, per ciò che resta , si sviluppa in un unico livello e la chiesa costituisce l’unico edificio ancora agibile.
La porta carrabile del castello presenta caratteristiche simili nell’impiego dei materiali, ma il sesto semicircolare del profilo inferiore e di quello superiore denuncia origini più antiche .
Le spalle della porta carraia mostrano tuttora il tradizionale sistema di chiusura con spranghe di legno infilate nello spessore del muro di cinta da far scorrere dietro i battenti richiusi, per innestarsi in una apposita cavità contrapposta.
Nel lato sinistro della porta del castello in una pietra scolpita si trova una stella e sei punte simile a quella dipinta sul manto della Vergine all’interno della chiesa; nota anche come “sigillo di Salomone“, è un simbolo largamente rintracciabile in elementi scultorei decorativi presenti in costruzioni che risalgono all’epoca longobarda.
 

Fonti documentative

Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri “Ippolito Salviani” di Città di Castello – Madonna delle Stelle nel Castello di Montalbano – Architettura e territorio, 7 anno 2006
 

Mappa

Link coordinate: 43.343695 12.198058

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