Castello di Monestevole – Umbertide (PG)
Cenni Storici
Di questo complesso chiamato genericamente castello, ma che va considerato un piccolo borgo medioevale fortificato, non restano che dei ruderi.
Posto alla periferia Nord – Ovest del sistema difensivo perugino ad una altezza di 614 m s.l.m., si pone su un piccolo colle di difficile accesso, addossato ad ovest di Monte Acuto a poca distanza dalla strada provinciale che collega Umbertide a Preggio.
Il paesaggio attuale è caratterizzato dalla presenza di calanchi ed è ricco di querceti e pascoli; a sud, ad un’altitudine di 275 m., e ad una di stanza di Km 3,5 scorre il torrente Nese, ad est, a 5 Km di distanza, passa il corso del Tevere.
La posizione topografica è quella caratteristica di simili insediamenti, cioè su collinetta di modeste proporzioni, ma con ampia visuale circostante.
Una folta vegetazione a base di edera tende a far scomparire le strutture più in vista.
La tradizione vuole che nell’Ottocento vi fosse trucidato il famoso bandito Cinicchio, forse in precedenza rifugiatosi in Preggio, dopo aver sparso la voce di una sua fuga in America.
Le notizie storiche sono molto scarse e si riferiscono più che altro a datazioni che hanno un riferimento a contributi per riparazioni.
Sconosciuto è l’anno della prima edificazione, ma le notizie più risalenti si hanno attorno al XII secolo in relazione alla sottomissione di Fracte filiorum Uberti (Umbertide) eseguita da Ugolino dei Marchesi di Monte Santa Maria Tiberina il 17 febbraio 1189 alla città di Perugia.
Alla stipula di questo atto prese parte un testimone, Alegrettus de Monesteolo, a dimostrazione della presenza di un abitato già in questo periodo.
È infatti probabile che il marchese, sottoponendo il suo territorio ad coltam et datam e disponendo l’aiuto in pace e in guerra a Perugia, in base all’individuazione dei territori appartenenti a Ugolino compresi fuori e dentro la diocesi di Perugia, vi considerasse anche il castrum di Monestevole pertinente al contado di porta Sant’Angelo e questo potrebbe spiegare la presenza di Alegrettus.
Poco più tardi, nel 1206, i fratelli Gilardino e Quintavalle de Alonesteolo, abitanti di questo insediamento, presero parte a un lodo con il priore di Santa Maria di Rance (centro scomparso del contado di porta Santa Susanna) per “la ripartizione dei diritti sugli uomini di castellare Castilionis“.
Nel 1260 era attestato come “Castrum” nell’elenco del Liber Impositionis bladi per le ville o i castelli dove risultava tassato per 60 corbe da corrispondere a Perugia.
Il castello risulta presente tra l’altro nel Liber bailitorum del 1258 dove anche in questa data aveva contribuito alla sua quota.
Nel censimento del 1282 relativo a Porta Sant’Angelo risulta che Monestevole conta 51 fuochi.
In un rogito del 1324 Monestevole è citato come “Castrum“.
Nelle delibere del Comune di Perugia si legge che “Castrum Monesteoli” deve provvedere al mantenimento regolare delle strade di propria competenza onde consentire un regolare flusso commerciale di bestiame, di derrate alimentari, di lana, ma anche di prodotti utili all’industria cittadina.
Di Monestevole si ha notizia che formasse il suo catasto nel 1500; il fortilizio aveva proporzioni assai vaste.
Anche in questo caso, come nelle altre costruzioni della zona, per la sua edificazione fu adoperata l’ottima pietra della cava di Monte Acuto.
Monestevole, pur essendo poco distante da Umbertide, dipendeva da Perugia e seguì le sorti della città nelle varie lotte e battaglie tra le diverse fazioni, subendo spesso gravi danni.
Perugia elargì i soliti sussidi.
Il 12 Marzo 1395 il Consiglio Generale condonò alla Comunità di Monestevole 40 fiorini sottraendoli dalle tasse che erano dovute al Comune di Perugia affinché erogasse questa somma per riparare le mura e la torre, concedendogli questo beneficio per aver più volte assicurato la difesa dai nemici che in varie occasioni avevano minacciato la città.
Il 9 luglio dello stesso Anno il Magistrato vi elesse per Castellano Mascolo di Coluccio di Porta Sant’Angelo della parrocchia di S. Cristoforo.
Nell’anno 1406 il territorio perugino sembrava essere invaso da un momento all’altro dalle truppe di Braccio Fortebracci e dai nobili che, desiderando la caduta della fazione avversa, si erano riuniti a Città di Castello, Gubbio ed in altri luoghi vicini per organizzarsi.
Contro quelle forze i Perugini inviarono alla Fratta alcune compagnie di fanti, appoggiate da cavalieri, comandate da Ceccolino Michelotti.
Sighinolfo Michelotti e Matteo di Vannolo ebbero incarico di fortificare i castelli della zona affinché non venissero occupati dai soldati di Braccio e dai nobili.
In seguito a ciò il 28 marzo del 1406 il Consiglio Generale di Perugia ordinò che al castello e nei Palazzi annessi fosse obbligatoria una Guardia funzionante notte e giorno e questa mansione non fosse dovuta solo agli abitanti del castello ma anche tutti gli altri che abitavano nei Palazzi, o Fortini posti nel suo territorio.
Nel censimento del 1438 il castello inserito nel contado Perugino di Porta Sant’Angelo conta 32 fuochi, e su tale cifra oscilla fino ad arrivare ad un massimo di 46 nel 1501.
I danni maggiori Monestevole lì ebbe nel 1479 quando le truppe fiorentine, in guerra con Papa Sisto IV, passando da quelle parti devastarono ogni cosa.
Il 15 ottobre 1480, il comune deliberò che venisse concesso denaro alla comunità dell’insediamento per intraprendere la manutenzione del nucleo fortificato, circa sessanta fiorini, ripartendolo per la ricostruzione delle mura e la realizzazione di una cisterna nella zona centrale della fortificazione.
In effetti, dalle fonti si evince che alla fine del ‘400 ci fu un incremento della popolazione del castrum, rendendo necessaria la costruzione di una cisterna dentro le mura; tale ricostruzione però fu piuttosto lenta poiché i danni causati dalle incursioni erano stati molto più consistenti del previsto, tanto da richiedere già nel 1485 lo stanziamento di ulteriori venticinque fiorini per continuare l’opera di consolidamento della struttura muraria.
Totalmente inglobata come possesso dallo Stato pontificio, nel ‘500 quest’area si avviò lentamente alla stabilizzazione.
Il territorio divenne progressivamente più tranquillo e quindi di facile controllo e come altri nuclei fortificati, Monestevole ridusse il proprio aspetto difensivo fino ad allora prevalente, per sviluppare soprattutto l’assetto residenziale in qualità di dimora signorile.
Risulta che nel 1530, la torre grande fosse piuttosto fatiscente e si comincia ad assistere ad un decadimento delle fortificazioni e del loro mutare di destinazione, per divenire abitazioni private; infatti su iniziativa di Filippo Mattioli, fattisi i tempi più pacifici, col consenso della comunità del luogo, fu ottenuta da Perugia l’autorizzazione a restaurarla e sistemarla ad uso abitazione.
Da un atto si legge:
“Il Celebre Dottore Pier Filippo Mattioli, e suoi Fratelli Jacopo, e Piergiovanni Figlj, ed Eredi di Bernardino Mattioli da Perugia P.S. S. [Porta Santa Susanna] avendo già ottenuto dalla Comunità di Monestevole una Torre in parte demolita che era nella Piazza, e in mezzo al Castello chiesero alla Città perché accordasse, e confermasse loro, e a lor discendenti una tal concessione, volendo essi risarcirla, e ridurla abitabile, e il dì 23 Gennaio di detto Anno dal generai Consiglio ottennero quanto chiedevano“.
Col passare degli anni nel fortilizio abitarono artigiani ed operai e sicuramente il borgo conservò attività fino al 1870.
Il castello fu abitato fino al 1950, ora è solo è un cumulo di rovine immerse nel bosco.
Aspetto
Ai lati dell’ingresso spiccano i resti di due massicci torrioni rotondi; sono discretamente visibili i tracciati di strette strade interne.
Esiste ancora una cisterna contenente acqua, e un altro simile ambiente vuoto, probabilmente adibito allo stesso uso.
Si distinguono ancora i muri perimetrali di diverse costruzioni, una massiccia torre e un piccolo campanile.
La chiesa parrocchiale intitolata a San Simone fino dal XIII secolo era membro dell’Abbazia di S. Salvatore di Monte Acuto.
La planimetria del catasto Gregoriano è l’unico documento grafico di una situazione che progressivamente non sarà più leggibile nella sua consistenza volumetrica.
La forma del complesso è pressoché anulare, definita perimetralmente dalle mura che dovevano essere piuttosto consistenti.
L’accesso, salvaguardato dai due torrioni circolari citati, veniva ulteriormente difeso dall’adozione dell’interessante sistema a baionetta.
Superato il portone d’ingresso, ci si trovava di fronte ad un muro, e quindi si era costretti a compiere un tratto a Z prima di imboccare il percorso interno.
Questa manovra, che un eventuale nemico avrebbe dovuto compiere qualora fosse riuscito ad entrare dal portone, permetteva agli abitanti una efficace difesa basata sulla sorpresa.
A lato di uno dei torrioni, poco sopra la linea del piano di campagna, è ancora visibile in discrete condizioni, una feritoia archiburgera.
L’accesso al vano retrostante la feritoia era situato nell’angolo interno dietro il torrione, nel punto dove ora è appena riconoscibile l’inizio di una scala discendente, in quanto il passaggio è ostruito quasi totalmente dai crolli del pietrame.
Date le dimensioni limitate del borgo, l’area interna si articolava semplicemente in uno spazio centrale allungato di forma trapezioidale, in fondo al quale vi era un caseggiato.
In altri termini un percorso interno che rispecchiava approssimativamente l’andamento esterno, sul perimetro del quale si erano venuti a porre altri caseggiati con retrostanti modesti orti.
La massiccia torre situata dal lato opposto dell’ingresso, pur notevolmente diruta e ridotta nell’altezza, offre un aspetto di indubbia consistenza strutturale.
La chiesa era posta immediatamente a lato dell’ingresso nella parte sinistra; non rimane che il moncone del campanile e il vano dell’aula religiosa con i residui strutturali della zona absidale quasi scomparso tra i rovi.
Un pregevole arco ogivale in pietra squadrata era ancora visibile sul prospetto di una piccola costruzione situata nella parte nord prima che le edere e gli spini lo occultassero del tutto.
Lo stato di totale abbandono in cui versa ormai da vari decenni, ha favorito lo sgretolamento progressivo delle antiche strutture.
Ciò non esclude che sotto la intricata vegetazione e i depositi terrosi esistano ancora elementi utili alla comprensione dell’intero nucleo.
Fonti documentative
E. Polla – Monestevole – In “La Sponda” mensile d’attualità cultura arte 1978
Gabriella Vignoli – Preggio: piccola grande storia di un paese dell’Appennino Umbro – 1999
Bruno Porrozzi – Umbertide e il suo territorio storia e immagini – 1980
Alberto Grohmann – Città e Territorio tra Medioevo ed età moderna (Perugia, secc. XIII – XVI). Tomo II: il territorio – 1981
G. Benni – Incastellamento e Signorie rurali nell’Alta Valle del Tevere: il territorio di Umbertide – 2006
Francesco Raggetti Silvio Sorcini – Perduti nel tempo: Castelli in rovina del territorio di Perugia Volume III – Parte seconda – 2022