Castello di Meggiano – Vallo di Nera (PG)

Qui il tempo scorre ma non corre, infatti siamo in quell’angolo di Umbria dove si vive ancora a dimensione umana.

 

Cenni Storici

Non si conoscono le origini di Meggiano il nome è probabilmente un prediale, testimonia pertanto la presenza di un fondo rustico della colonizzazione romana, potrebbe derivare da “Medium“.
Il primo nucleo sorge probabilmente intorno all’antica chiesa di Santa Maria de Pedemonte, risalente al XIII secolo.
Nei primi censimenti l’abitato sorto intorno a tale chiesa risulta essere il più popoloso, con 63 fuochi, contro i 28 del sottostante nucleo di San Nicola, chiesa oggi non più esistente.
Non lo si trova tra i dodici castelli che nel 1338 interposero appello presso la Curia ducale a mezzo dei procuratori Jacopuccio di mastro Rainuccio da Trevi e Pellegrino di Giuliano da Sellano, per avere maggiore autonomia, ottenendo il diritto al “mero e misto imperio“; probabilmente a tale data non possedeva autonomia amministrativa.
Non lo si trova nell’elenco dei castelli del comune di Spoleto del 1361, anche se a tale data era sicuramente possesso della città ducale.
Nel 1372, con decreto del cardinale Filippo di Sabina, ne è confermata l’assegnazione al comune di Spoleto.
Dal Codice Pelosius, tardo quattrocentesco, si apprende che v’erano tre chiese, dipendenti dal Plebatus Paterni: S. Maria di Meggiano (de Majana), S. Angelo di Meggiano, S. Nicola di Meggiano, unita all’Eremita.
Nel 1457 Maggiano, fu sede di tanti misfatti e così atroci omicidi che molti ne emigrarono rischiando di far rimanere deserto il castello, il Comune di Spoleto incaricò Nicola dei nobili di Pianciano, Rossetto dei nobili di Campello, Pellegrino della Torre e Tommaso di Giacomo di Pietropaolo di adottare gli opportuni rimedi atti a evitare che ciò avvenisse.
Non lo si trova nell’elenco dei castelli del comune di Spoleto del 1490, anche se a tale data era sicuramente possesso della città ducale, ciò induce a ipotizzare che l’incastellamento sia avvenuto in epoca tarda.
Partecipò alla rivolta dei castelli della Valnerina contro il comune di Spoleto nel 1522 ma, dopo tali eventi, rimase sottoposto politicamente al potere del governatore spoletino quasi ininterrottamente fino all’Unità d’Italia.
Nel 1529 castrum Meggiane adotta un sigillo comunale anepigrafo rappresentante S. Michele Arcangelo, il cui culto era molto diffuso nel territorio spoletino sin dall’età longobarda.
In data non precisabile “castrum Meggiane” e “castrum Paterni” divennero un’unica comunità amministrativa, dipendente politicamente dal Governatore di Spoleto e comprendente numerose ville, tra cui Roccagelli, Piedipaterno, Montefiorello, Colle di Montefiorello, Piedi la Costa, Forca o Villa del Carmine, Campore, Eremita, Pieve di Paterno, Pratale, San Nicola.
Nel 1611 conta ben 406 abitanti, vi era un “hospitale” per viandanti e pellegrini, già menzionato da un catasto comunale del 15S6.
Nel 1659 vi fu istituito il Monte frumentario dell’abbondanza, con lo scopo di prestare il grano per la semina agli agricoltori e di distribuirlo sotto forma di pane ai poveri nella stagione invernale; i nomi dei grascieri, cui era affidata la sovrintendenza sui rifornimenti, erano estratti dal consiglio generale ed erano due per ogni villa: villa Santa Maria Eremita, villa Santa Maria, villa San Nicola, villa della Pieve.
Dalla lettura delle delibere consiliari della Comunità di Meggiano-Paterno contenute nei registri “omnibus o del vicario” si apprende che il consiglio generale procedeva alla nomina dei vari ufficiali della comunità, che duravano in carica per un semestre: tra questi, il vicario, responsabile dell’attività amministrativa e giudiziaria della comunità; il camerlengo o camerario, incaricato della riscossione dei vari tributi, ma poteva pagare solo con il consenso del vicario; incaricato della redazione dei registri del vicario era un notaio, giudice ordinario e cancelliere.
La maggiore autorità politica e amministrativa era il podestà, nominato dal consiglio della città di Spoleto.
In tali registri sono riportate le modalità dell’appalto pubblico di determinate attività produttive e commerciali quali: la depositeria, la conceria, la pizzicheria, il forno pubblico e la regolamentazione della raccolta dei tartufi.
Il 20 giugno 1707 è pubblico balio della comunità dei castelli di Paterno e Meggiano tal Angelantonio figlio di Silvestro del quondam Biagio.
Nel corso del XVIII secolo si ha un drastico calo del numero di abitanti, nel 1712, il Lascaris nel resoconto della sua visita pastorale lo trova quasi diruto “a causa delle guerre e dei terremoti“, vi son rimasti 169 abitanti, che si ridurranno a 134 nel 1769.
Nel 1752 il Comune di Geppa fu annesso a quello di Paterno Meggiano.
Nel periodo 1789-1799 fece parte del Cantone di Spoleto nel Dipartimento del Clitunno; dal 1809 al 1814 del Dipartimento del Trasimeno.
Nel 1816, dopo la restaurazione divenne appodiato di Spoleto e dal 1853 comunità autonoma.
Così descrive Meggiano nel 1859, quando era ancora sede comunale, Adone Palmieri: “Altra Comune sotto l’Arcidiocesi e Distretto di Spoleti, composta da 451 individui , 6 soltanto in campagna, riuniti in 84 famiglie entro 83 case, sotto le 3 diverse Parrocchie seguenti: Meggiano con 181 anime, o famiglie 34 in case 34:
Piedipaterno con 147 persone in famiglie 28 in 27 abitazioni, ove passa la strada provinciale Norcina, e vi è la scuola elementare una volta al dì: e Montefiorello che conta 123 persone riunite in 22 famiglie in case 22. — Ha la Frazione di Paterno. — Meggiano è situato in colle, in orizzonte spazioso. La chiesa Parrocchiale è dedicata a S. Maria e S. Michele Arcangelo, e vi si celebra la popolare Festa il 5 Agosto. L’acqua potabile entro il castello è buona. Il fiume Nera gli è distante 2 miglia, e un miglio e mezzo il fosso detto di Roccagelli; il più vicino bosco è detto Campore: le più prossime ville sono le già nominate di Montefiorello e Paterno, frazioni dell’istesso Meggiano. Qui non havvi Spezieria, e vi accedono a curare acuti mali un Medico di scavalco con annui scudi 40, ed un Chirurgo con 30 scudi. Vi si celebrano in tutto il Comune, circa 8 sponsali all’anno, nascono da 25 persone, ne muojono sopra 15, essendo il clima temperato, e vi domina Greco-levante, e Ponente. Nel territorio di rubbia 1096, che in genere dà scarso raccolto, vi sono due mole a grano, una delle quali anche con valchiera. A Piedipaterno le migliori famiglie sono Bozzoli, e Laureati Domenico, il quell’ultimo coprì anche varie cariche Governative
“.
Dopo l’Unità d’Italia Meggiano continuò a essere comune autonomo, sempre unito a Paterno, nel 1872 il regio decreto n. 1107 del 17 novembre autorizza il trasferimento della sede comunale nella frazione di Piedipaterno.
Con atto di delibera del 25 febbraio 1881 si sancì l’unificazione del Comune di Meggiano e Paterno con quello di Vallo di Nera; l’aggregazione di fatto avvenne nel mese di maggio.
Oggi conta meno di 100 abitanti, ma è comunque l’insediamento più popoloso del comune di Vallo di Nera, di cui è frazione.
 

Aspetto

Castello di pendio una volta cinto di mura, il tessuto edilizio ha subito molte alterazioni, pur conservando scorci di medioevo.
Si divide in due nuclei, in alto Piedi La Costa, sorto nei pressi della chiesa, ora cimiteriale, di Santa Maria de Pedemonte.
A Meggiano si possono individuare a sua volta tre distinti nuclei: in alto, lungo la moderna viabilità, attorno alla chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo, si trovano alcune case sparse di più recente costruzione.
Al centro si trova quel che rimane dell’antico castello di pendio, avente forma ellittica, rimane, pur fortemente rimaneggiata, l’antica porta, caratterizzata dalle lunghe feritoie laterali per il ponte levatoio, a somiglianza di quella di Geppa.
Ancora più in basso, allineato lungo l’antica viabilità medioevale si trova l’antico borgo, la parte meglio conservata dell’insediamento; risale, probabilmente, al XIV secolo.
Degne di nota sono le vecchie fonti.
Lungo la strada che conduce a Montefiorello, sulla sinistra, nella località indicata dall’IGM come Il Palazzo, si trovano i ruderi di un piccolo nucleo, forse fortificato.
Lungo la strada che conduce a Macchia, sulla sinistra, si trovano i ruderi del piccolo insediamento di Forca o Villa del Carmine.
Nei pressi di Meggiano si trovano anche i ruderi dell’antico castello di Rocca Agelli, disabitato da molti decenni e in completa rovina.
 

Nota documentativa

Contrariamente a quanto esposto praticamente in tutti i testi che parlano di Meggiano il castello non figura negli elenchi soggetti alla città da Federico II nel 1241, poi confermati dal Cardinal Capocci nel 1247.
Nel primo diploma è citato un Munianun, nel secondo un Mugnanum, in ambo i casi si tratta di Mugnano, castello sito nella pievania di Mevale, presumibilmente tra Montesanto e la stessa Mevale, citato per la prima volta in un atto di permuta dell’8 agosto 1191 fra Offreduccio di Bonconte e Berardo di Pietro di Iugo, con cui il primo acquisisce agli Alviano, tra l’altro, la proprietà di Mugnano.
 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Fonti documentative

AA. VV. – L’Umbria – Manuali per il territorio – La Valnerina, Il Nursino, Il Casciano – Roma 1977
AA. VV. – Vallo di Nera e il suo Territorio – Storia, Arte, Ambiente e Tradizioni – Terni 1994
AA. VV. – Vallo di Nera e il suo Territorio – Storia, Arte, Ambiente e Tradizioni – Norcia 2010
L. Fausti. – I Castelli e le ville dell’antico contado e distretto della città di Spoleto – Editoriale Umbra, Perugia, 1990
P. Pirri. – I nobili di Alviano – in Bollettino della regia deputazione di Storia Patria per l’Umbria, Volume XX, Perugia, 1914, p. 105
A. Sansi – Storia del Comune di Spoleto – Spoleto, 1876

https://inventari.san.beniculturali.it/inventari/116/sp/778

 

Da vedere nella zona

Chiesa di San Michele Arcangelo
Chiesa di Santa Maria de Pedemonte
Castello di Geppa – Vallo di Nera
Castello di Montefiorello – Vallo di Nera
Castello di Paterno – Vallo di Nera
 

Mappa

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