Castello di Manciano – Trevi (PG)
Cenni Storici
Si trova a nordest di Trevi, al confine con il comune di Foligno.
L’antichità dell’insediamento è attestata dal toponimo prediale, derivante forse dall’antica famiglia romana dei Mantia, e da numerosi frammenti di manufatti antichi sparsi un po’ ovunque.
A Manciano, in luogo purtroppo imprecisato, molti anni fa avvenne il ritrovamento di sette – otto bronzetti.
Questi reperti sono descritti in Trevi Antica come “bruttissimi bamboccetti di ferro: bocca, occhi, braccia spalancati“.
Furono buttati via in quanto ritenuti dei piccoli crocifissi mal riusciti.
Il ritrovamento dei bronzetti votivi di tipo italico attesta l’esistenza di un luogo di culto umbro.
Sempre a Manciano si segnala il ritrovamento di un pavimento in opera spicata, un tipo di pavimento realizzato con mattoncini disposti a spina di pesce, e frammenti di ceramica e di olle (contenitori senza manici) d’epoca romana.
Nella zona è segnalato anche il ritrovamento di tre cisterne di forma rettangolare realizzate in opera cementizia e rivestite in cocciopesto.
A nordest di Trevi, sull’antica via che da Manciano conduce a Ponze, Cupoli e quindi alla Valle del Menotre, è visibile tra la vegetazione un grosso manufatto identificabile come avanzo di una cisterna antica, sita trova alle pendici di Monte Castello a quota m 722.
Gli abitanti del luogo asseriscono che è un’antica fornace per calce “fornacchione” ma nessuno ricorda che sia stata realmente utilizzata per tale scopo e alcuni elementi contrastano questa ipotesi.
Infatti, le fornaci antiche sono di sezione tronco conica e quelle reperibili nella zona non fanno eccezione, mentre il manufatto in oggetto è a sezione cilindrica con copertura a cupola e inoltre lo spesso strato di intonaco, inutile per una fornace, non presenta zone di calcinazione o tracce di fumi, pertanto non è ipotizzabile neppure un successivo utilizzo dell’antica cisterna come fornace.
Rimane da scoprire il perché sia stata costruita una cisterna distante da qualsiasi insediamento, non trovandosi nelle vicinanze tracce di altri manufatti antichi.
I resti mostrano un pozzo cilindrico, di circa 2,5 m di diametro, addossato alla parete rocciosa, mancante della parte superiore e di un settore verso sudovest.
L’interno è intonacato con una tecnica non riconducibile ad una precisa tipologia, pertanto è difficile stabilirne l’età della costruzione.
L’itinerario adiacente, una mulattiera ora battuta anche da motocross, appartiene a quella fittissima rete di percorsi naturali antichi, molto frequentati anche in epoca medievale e moderna; in particolare questo sentiero fu quotidianamente usato fino alla costruzione della carrozzabile per Ponze, nel secondo dopoguerra.
Nel Medioevo la Balìa di Manciano apparteneva al terziere di Matigge.
Era ubicata fra luoghi montuosi e boscosi, con terreni olivati ed anche coltivati a frutteti e vigneti.
Questi ultimi, in particolare, dovevano avere una certa estensione, infatti, la produzione di uva era sufficiente “… anche per dare il mosto a luoghi esteri…”.
La balìa di Manciano era conosciuta per gli unici castagneti del territorio Trevano ed inoltre per “… le valli sue arative e fruttifere per il grano ed altre vettovaglie…”; i boschi di castagni, che generano un prodotto locale particolarmente saporito purtroppo oggi sono molto ridotti rispetto ai tempi passati per l’abbandono di questa coltura.
Manciano è sede di una Comunanza agraria, che trae origine da consuetudini di pascolo e legnatico nei terreni della comunità locale, radicatesi sin dal XV secolo; è stata costituita nel 1897, quando si è dotata di uno statuto.
Nell’elenco delle servitù elaborato dal Comune di Trevi in data 30 giugno 1889, queste erano intestate alle famiglie Tosti, Francesconi, Mantucci e Manenti, ma il godimento dei diritti di pascere e di legnare erano estesi a tutti gli utenti.
Attualmente l’ente si governa in base allo statuto del 1927, elaborato sulla base delle norme derivanti dalla legge 16 giugno 1927, n. 1766 e regolamento relativo.
Nel 1943 i coniugi Agostino Falchetti e Clementina Nartifagni durante la persecuzione nazista ospitarono nella loro casa di Manciano la famiglia dei Montalcini di origini ebraiche.
Sono stati inseriti, alla memoria, perché deceduti, nell’elenco dei “Giusti tra le nazioni“.
Nelle vicinanze dell’abitato sorgono due notevoli monumenti medievali, i ruderi dell’Abbazia di Santo Stefano e la piccola Chiesa di San Martino.
Sulla vecchia strada, ripidissima e malagevole, che collegava Manciano al capoluogo si trova un’edicola a cappelletta cinquecentesca, coperta da una tettoia sovrastante l’antico percorso, quasi una porta d’accesso all’abitato, la “Pintura di Manciano“.
Poco distante dalla chiesa di San Martino, lungo una costa rocciosa c’è una cava abbandonata da dove venivano estratte le pietre circolari per le macine dei mulini che vendevano a valle dove questa attività era presente; nella roccia ancora si vedono i segni che venivano fatti sulla pietra per tagliarla con gli scalpelli, in particolare si notano due macine appena abbozzate e poi abbandonate perché la pietra ha presentato una crepa trasversale, quindi una volta estratta la macina sarebbe stata inutilizzabile.
Dell’affresco originario rimane solo la decorazione nell’intradosso e la cornice superiore della parete di fondo.
Nei pressi di Manciano sono disseminati diversi piccoli gruppi di case, in uno di essi, vocabolo Corone, si trova una bella torre medioevale.
Fonti documentative
DELPRIORI ALESSANDRO La scuola di Spoleto Immagini dipinte e scolpite nel Trecento tra Valle Umbra e Valnerina QUATTROEMME, 2015
FARNEDI GIUSTINO TOGNI NADIA Monasteri benedettini in Umbria: alle radici del paesaggio umbro. Cesena (2014)
http://www.protrevi.com/protrevi/Manciano.asp
https://www.montagneaperte.it/itinerarieluoghi/trevi-manciano/
http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=36028
https://www.montagneaperte.it/itinerarinellastoria/trevi/
http://www.lavoce.it/manciano-di-trevi-giusti-tra-le-nazioni-riconoscimento-per-agostino-e-clementina-falchetti/
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
Da vedere nella zona
Abbazia di Santo Stefano
Chiesa di San Martino
Chiesa di San Salvatore