Castello di Lugnano – Città di Castello (PG)
Cenni Storici
Il castello di Lugnano, risalente al X secolo, si eleva sulle colline di Trestina, a 358 slm. nel Comune di Città di Castello.
La sua Storia è legata Marchesi del Colle prima e del Monte poi rientrando nei possedimenti di questi per effetto di una donazione fatta da Berengario nel 917.
I marchesi del Monte derivano da un ramo dell’antichissima casata dei marchesi di Toscana giunti probabilmente in Italia dalla Francia al seguito di Carlo Magno.
I marchesi del Monte, che si stabilirono a Monte Santa Maria Tiberina nel 1250 e che per cinque secoli e mezzo ne
mantennero la signoria, conquistarono gran parte dell’Alta Valle del Tevere; un numero considerevole di castelli era di loro proprietà ricordiamo fra i principali Monte Santa Maria Tiberina, Lippiano, Citerna, quest’ultimo centro, fu feudo dei marchesi del Colle, altro ramo dei marchesi di Toscana, Trestina, Lugnano, Petrelle, Petriolo e San Leo Bastia, anche questo appartenuto al ramo dei marchesi del Colle.
Nel 1228 Ranieri, signore di Monte Albano, si ribellò contro Città di Castello e fu così che e i castelli di Ghironzo, di Trestina, di Lugnano, del Poggio e di Canoscio, unirono le loro forze a quelle della Città contro il ribelli; nel 1230 avendo rinunciato la resa, fu iniziato l’assedio che portò alla completa distruzione della fortezza.
Il castello fu preso, saccheggiato, sfiancato di mura; le abitazioni furono demolite, le fortificazioni smantellate e il tutto fu ridotto a un cumulo di rovine, durante il saccheggio furono prese come cimelio di guerra le spoglie del corpo del Glorioso Eremita Illuminato e dopo la vittoria, i lugnanesi rimasti a casa scesero incontro ai vincitori per rivedere i loro congiunti e per venerare l’Urna che racchiudeva il Santo catturata dai castellani e trasportata come il bottino più prezioso di tutta l’impresa militare.
Il castello di Lugnano, come tutti gli altri castelli della valle del Nestore compreso Monte Santa Maria e Lippiano, fu occupato dal Marchese Guido di Montemigiano (chiamato poi del Colle), signore di Montealbano, poco prima del 1250.
Poiché il comune di Città di Castello ne reclamava il possesso, l’11 marzo 1253, per un patto che Guido fu costretto a fare col Comune, la Città riprese Lugnano e lo assoggettò alle leggi civili e penali della Città, il Machese però si riservò il diritto di esserne reggente; la trattativa con il Comune fu stipulata dal fratello di Guido, Uguccione.
Nel marzo del 1263 alcuni castelli, Lugnano, Muccignano, Roccagnano e il Poggio, chiesero al Comune di Città di Castello di provvedere alla difesa dei loro abitanti che erano alla mercé delle frequenti e sanguinose incursioni dei guelfi cacciati dalla Città.
Il Comune, allora in mano ai ghibellini, accolse con prontezza questa proposta, nella speranza di poter tenere sotto controllo quei guelfi che avevano la loro roccaforte a Paterna e il 2 marzo dello stesso anno il Consiglio speciale dei XXIV adunato insieme ai Consoli delle Arti in casa del Potestà, alla presenza di Uguccione da Cortona, capitano del popolo, decise di provvedere alla difesa di detti castelli “munendo il Poggio dell’Abate fuori porta San Florido con tre custodi; il castello di Lugnano con tre custodi; il castello di Muccignano con quattro custodi; il castello di Roccagnano.. (non è specificato con quanti custodi)”.
Il 26 maggio 1269 il Vescovo Niccolò esortava dal pulpito i guelfi e i ghibellini a far pace aggiungendo che sarebbe stato costretto a scomunicare la Città se avesse imposto dazi e collette sui beni delle chiese e del Vescovado.
Il 31 maggio, essendo presenti nelle stanze del Capitolo, tra gli altri Benedetto, sergente della Chiesa e Castellano del castello di Lucignano e i XXIV del Comune, il Vescovo ottenne promessa e giuramento di obbedienza alle ingiunzioni che la Chiesa stessa era per dare, in seguito alle censure comminate da Clemente IV.
Gli intervenuti si dichiararono pronti a subire le condanne che potevano essere loro inflitte, sotto la pena di 1000 marche d’argento, prestando garanzia solidale i 12 uomini di Porta san Giacomo, di Porta Sant’Egidio, di Porta Santa Maria e di Porta San Florido.
Guido del Monte Santa Maria, figlio del Marchese Raniero, allora Podestà di Città di Castello, si fece garante per tutti, sottoponendo alle stesse obbligazioni tutti i suoi beni, i suoi castelli e i suoi eredi.
Niccolò allora promise l’assoluzione a patto che tutti si fossero impegnati a fare pace.
Nel patto di divisione che i Marchesi del Monte Santa Maria, Guido, Raniero, Giacomo e Taddeo, stipularono nel 1364, i quattro fratelli si misero d’accordo di mantenere uguale giurisdizione sulla chiesa di Sant’Andrea di Lugnano.
Questo patto di concordia e di famiglia stipulato fra i fratelli Guido, Raniero, Giacomo e Taddeo, figli del Marchese Ugolino allorché divisero i domini di Monte Santa Maria e di Sorbello si tennero tutti alla pari il dominio del Monastero di Badia di Petroia, della badia di Marzano, di sant’Andrea di Colle, di San Vito e delle chiese di Lugnano e di San Vittorino nonché tutte le terre fuori dai confini di Città di Castello.
Si deve tener conto che sin dall’inizio del 1200 il dominio e l’estensione dei possedimenti del Monastero di Badia di Petroia erano più grandi di quelli del Comune di Città di Castello e fra tutte le ville e castelli di proprietà risulta anche Lugnano.
Nel 1382, perché i marchesi stavano ricostruendo la fortezza di Colle, il comune vi stabilì un contingente di truppe.
Nel 1438, Niccolò Piccinino, arrabbiatissimo per non avere potuto riconquistare Città di Castello per la fazione braccesca, nella via di ritorno a Montone, occupò il castello di Lugnano, ma poco dopo il Comune lo riprese colla forza.
Forte è l’attaccamento dei Lugnanesi alla figura di Giuseppe Garibaldi, infatti molti di loro lo seguirono nell’impresa che fu il preludio all’Unità d’Italia, e per questo gli hanno dedicato una lapide in marmo e alcune vie interne sono state intestate a Lui e ai sui seguaci.
Durante tutto il corso della storia successiva, il castello di Lugnano seguì sempre le sorti del Comune di Città di Castello di cui oggi ne è una frazione.
Aspetto
Il castello medioevale di Lugnano ha subito nel tempo tutte le modifiche strutturali con ammodernamenti dovuti alle esigenze dei nuovi tempi, quindi gran parte dell’assetto fortificato in larga parte si è perso, ma resta un ampio impianto urbanistico, ancora leggibile, soprattutto nella parte di ingresso con imponenti edifici con mura a scarpa, edificati sulla vecchia cinta muraria e sulle vecchie torri di guardia.
Proprio in questa parte, che oggi è diventata la piazza del paese, è stata sistemata una meridiana e una lapide commemorativa a Giuseppe Garibaldi a ricordo di alcuni volontari del paese che lo seguirono nelle sue gesta; la lapide è stata riprodotta sulla copia della precedente distrutta dal terremoto del 1917 che arrecò diversi danni al paese.
Sulla piazza si apre l’antica porta del castello sopraelevata dal piano stradale per cui è stata realizzata una doppia rampa di accesso in mattoni a mò di scalinata di discutibile fattura dove al centro della stessa ne è stata ricavata una fontanella pubblica.
Il sistema difensivo del castello era costituito dalla porta con arco che ancora oggi è visibile, ma una volta entrati la strada faceva una “S” molto stretta con la presenza di una seconda porta di cui ancora oggi si vedono gli agganci delle pietre dell’arco.
Molti edifici conservano datazioni sulle chiavi di volta delle porte o sugli architravi delle finestre e tutte sono datate intorno alla seconda metà del 1800.
Alcune case sono a decorazione rinascimentale dicroma, in pietra e in cotto, danno al paese un non so che di attrattivo e un certo tocco di eleganza che non solo suscitano una profonda curiosità e nostalgia del passato, ma risvegliano sentimenti di ammirazione e di plauso per generazioni di cui si è perduto quasi ogni ricordo storico.
All’interno del paese la pavimentazione è ancora in pietra originale.
Chiesa di San Bartolomeo
La chiesa di San Bartolomeo di Lugnano ha origini molto antiche e compare sin dal XII secolo nei documenti del monastero di Petroia a cui apparteneva ed era nella sfera del Piviere di Ronti.
Il 16 aprile 1417 vi fu una lite in tribunale fra l’abate di Badia di Petroia e il Comune di Città di Castello: a chi appartenesse la chiesa di Sant’Andrea di Lugnano.
La Città, col consenso del Vescovo ne prese il possesso, l’Abate di Petroia, umilmente, nonostante la bolla pontificia rinunciò al possesso di essa, in riverenza alla Città, finché non si arrivasse a una decisione in tribunale.
Oggi la chiesa di San Bartolomeo che sorge fuori dalle mura del castello ha perso tutto il suo aspetto medievale assumendo un aspetto architettonico rinascimentale.
Da documenti d’archivio si ha notizia anche della presenza dell’ospedale di San Martino di Lugnano.
Il Vescovo di Città di Castello Ridolfo unì questo ospedale a quello della Madonna del Prato fuori Porta San Florido.
Probabilmente questo ospedale fu eretto durante la peste e la sua funzione sarà stata quella di un lazzaretto.
Aspetto esterno
L’edificio si presenta sopraelevato rispetto al piano stradale di circa tre metri nella parte del sagrato ed una scalinata ne consente l’accesso, il tetto è a capanna ed il campanile è a vela posizionato nella parete di fondo; la facciata è perimetrata da due lesene in pietra intonacate nella parte bassa ed il timpano è diviso da una cornice.
Il portale è sormontato da una lunetta delimitata da un arco acuto in cui compare un mosaico con la figura di Cristo benedicente, lo stesso è sormontato da un rosone incassato, un altro oculo più piccolo è inserito nel timpano.
Le pareti laterali sono provviste di due finestroni ad arco che garantiscono l’illuminazione interna.
Interno
L’interno è a navata unica diviso da lesene laterali che la scandiscono a tre campate con un arco trionfale che separa la navata dal presbiterio, nella seconda campata e nel presbiterio sono presenti i finestroni con vetri decorati; il tetto è pianellato con travi e capriate in legno finemente decorate, la parte alta della navata è decorata con una cornice dentellata con archetti.
Entrando nella parete destra della controfacciata è esposto un Crocefisso e sotto un’acquasantiera in pietra sorretta da colonnine; salendo lungo la parete destra, nella prima campata c’è un quadro con la Madonna e il Bambino che sorregge una croce e nella terza campata troviamo esposta una tela del 1853 con la Madonna con il Bambino in trono fra santi, fra cui Sant’Antonio da Padova, Sant’Andrea e San Nicola.
Nel presbiterio troviamo l’altare rialzato di tre gradini e un Crocefisso che campeggia nella parete di fondo, a sinistra dell’altare si apre la porta della sacrestia.
La parete di sinistra si presenta scarna, solo nella seconda campata si nota un quadretto contenente un diploma datato 21 ottobre 1961 concesso dal papa Giovanni XXIII della consacrazione dell’altare a San Bartolomeo con relativa indulgenza.
In controfacciata troviamo il Fonte battesimale e incassato nella parete la nicchia in pietra degli oli sacri, il tutto perimetrato da una bella balausta semicircolare a colonnine di pietra.
Fonti documentative
Giuseppe Franchi – La vera storia del Monastero di Petroia – 1986
M. Tabarrini – L’Umbria si racconta – 1982
A. Ascani – Monte Santa Maria Tiberina – 1978
IRRES Istituto regionale di ricerche economiche e sociali – Dorsale Appenninica Centro-Nord – 1994