Castello di Legogne – Norcia (PG)
Cenni Storici
Legogne è un castello che si snoda con andamento lineare, di fronte a Forsivo, lungo il percorso che collegava la Valle del Fiume Corno con gli insediamenti dell’altopiano soprastante e consentiva di scendere nel versante opposto verso la Valle Oblita, nel Preciano, evitando il lungo aggiramento della zona montagnosa.
Probabilmente il luogo era abitato già in epoca romana, come testimoniato da vari ritrovamenti.
Il nome ha una probabile derivazione da un oronimo, di certo non ha nulla a che vedere con l’etimologia che lo collega ad un fantomatico bagno penale.
Le funzioni di castello sono legate alla viabilità di fondovalle e montana, quest’ultima proveniente da Serravalle.
È sede di Comunanza agraria istituita il 12 aprile 1896.
I suoi beni provenivano dall’atto di divisione che fu fatto dalla Comunità di Norcia nel 1275.
Nel 1942 l’ente entrò a far parte del Consorzio delle comunanze agrarie di Norcia; la sede amministrativa divenne unica, con un’unica segreteria, per tutte le consorziate che, comunque, continuarono a svolgere la propria attività autonomamente, mantenendo un proprio presidente.
Le terre della Comunanza di Legogne si estendono sul versante destro della valle del Sordo e coprono una superficie di 286 ettari.
L’ente, ancora attivo, è retto da uno statuto che prevede un’amministrazione elettiva.
A Legogne c’era la tradizione del presepe vivente, poi, poiché gli abitanti erano divenuti troppo pochi, ha dato una mano la scultrice Emma Fausti realizzando statue a grandezza naturale, con i volti dei personaggi a somiglianza degli abitanti stessi del paese.
Legogne è un centro quasi del tutto ricostruito dopo il terremoto del 1979 che vi fece notevolissimi danni, altrettanto rovinoso è stato il sisma del 2016.
A Legogne si distinguono due nuclei, ubicati a quote differenti.
Il più alto è attorno alla Chiesa di San Martino, parrocchiale, che segnava l’antica biforcazione per Forsivo e per Casali di Legogne.
Anche quest’ultima strada, che proseguiva verso Montebufo era notevolmente battuta, come testimonia la presenza di Sant’Anna, tipica cappella di strada, di alcune edicole e di ruderi di case.
L’altro nucleo di Legogne, a valle, risulta tagliato a metà da un tratto rettilineo della strada proveniente da Serravalle.
Dall’edilizia prevalente, tipica di un insediamento agricolo, si distaccano per il formato e per la presenza di ornamenti in pietra, alcune abitazioni databili ai secoli XVI e XVII, come la casa cosiddetta “dell’abate” (secolo XVI) e gli edifici a capo dell’abitato, continuamente ristrutturati attraverso i secoli.
Una porta trecentesca della distrutta cinta castellana, chiamata “da capu“,resiste nella parte più bassa del paese, mentre un’altra porta fu abbattuta per consentire il passaggio della carrozzabile.
All’interno dell’abitato sono state rinvenute alcune testimonianze di epoca romana, una lapide, reimpiegata nello stipite destro della stalla dei Bucci (ora proprietà Micocci), a ridosso della chiesa di San Martino, è visibile una pietra in calcare granuloso locale, che misura cm 28 in altezza, 36 in larghezza e 16 di spessore.
Le lettere sono ben realizzate e piuttosto eleganti, alte cm 4,5, tranne che nella terza riga, dove misurano cm 6,5 ed il testo recita:
C(aius) Pompue
dius C(ai) L(ibertus)
Lib(?)
Se la pietra dovesse essere interpretata come votiva, allora il Lib finale potrebbe indicare libens, oppure essere riferito a Liberus, divinità cara ai Sabini.
Potrebbe però anche riferirsi all’attività del personaggio, magari il librarius, una posizione riservata a schiavi di livello elevato.
Sempre nei pressi della chiesa di San Martino si trova un cippo itinerario romano anepigrafo.
Altra lapide è reimpiegata come architrave della stalla di proprietà Pierantozzi, in via Diaz, proviene dall’antica Civita Gallinara, che doveva essere posta nei pressi di Fiano, a pochi km di distanza da Legogne.
La pietra, in calcare granuloso locale, misura cm 34 in altezza, 180 in larghezza ed uno spessore di 21,5 e presenta un testo realizzato con lettere alte tra i 10 e i 9,5 cm.
Q(uintus) Ancarius C(ai) F(ilius)
C(aius) (Ancarius) Q(uinti) f(ilius) Nonia C(ai) f(ilia)
Q(uintus) (Ancarius) Q(uinti) F(ilia) Rufria Q(uinti) f(ilia)
Probabilmente risale all’epoca repubblicana.
Il gentilizio Ancarius è importante perché potrebbe essere ricollegato al vicino paese di Ancarano, dove si potevano trovare i possedimenti della gens in questione.
Infine, lungo la strada in salita verso Cortigno, durante il 1960, fu rinvenuta una piccola necropoli di epoca romana, con una serie di tombe che restituirono corredi fittili.
Chiesa di Sant’Anna
La vecchia mulattiera risalente da Norcia penetrava nell’abitato dall’alto, presso la chiesetta di Sant’Anna, tipica cappella di strada ad aula unica, ricostruita nel XVI secolo, forse a causa dei danni subiti dai sismi quattrocenteschi.
L’interno, ora spoglio e in cattive condizioni, conteneva alcune pale d’altare.
Fonti documentative
Toscano B., Giacchè L., Ragni B., (1977), L’Umbria. Manuali per il territorio. La Valnerina. Il Nursino. Il Casciano, Roma, Edindustria
R. Cordella Norcia e Territorio – una mostra un restauro – Norcia 1995
http://www.diagnosticabeniculturali.it/public/download/RELAZIONE_TECNICA/ALLEGATO_1_Relazione_storico_artistica.pdf
http://padis.uniroma1.it/bitstream/10805/2314/1/Da%20Spoletium%20a%20Nursia.pdf
http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=31852&RicProgetto=reg%2Dumb
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
Da vedere nella zona
Chiesa di San Martino
Chiesa di Santa Maria Assunta