Castello di Labro – Rieti

Questo castello è stato umbro fino al 1923 appartenente alla provincia di Perugia per passare poi a quella di Roma e infine, dal 1927, alla neoistituita provincia di Rieti.

 

Cenni Storici

Labro, un paesino da scoprire, accoccolato su un colle che si affaccia sulla Valle del Fuscello, domina sul Lago di Piediluco e gode della vista del Terminillo.
Il Comune di Labro, di poco più di 300 abitanti si trova in provincia di Rieti, sul confine con la Provincia di Terni e sorge a 628 metri sul livello del mare.
Labro era, probabilmente, già un abitato romano, il toponimo del piccolo borgo sembra derivare, infatti, da lavabrum, bacino, per la vicinanza con il lago di Piediluco.
La prima documentazione storica risale all’anno 956 quando Ottone I di Germania infeuda e concede ad Aldobrandino de’ Nobili il borgo di Labro ed altri 13 castelli e insediamenti nel Ducato di Spoleto e nel contado di Rieti, dichiarando nell’investitura Labro per “capo e metropoli” e dando per arma l’aquila negra con testa coronata.
È attestato come Castrum fortificato in un documento del 1050.
Come in molti altri luoghi del reatino e della Sabina, vi signoreggiava una consorteria feudale costituita da alcune casate aristocratiche: su tutte, primeggiava quella de’Nobili, divenuta in seguito de’ Nobili -Vitelleschi per legami coniugali delle due casate.
La famiglia de’Nobili donò nel XII secolo a San Giovanni in Laterano la quarta parte di Labro di Moggio, di Morro, di Apoleggia, per trovare un valido appoggio nella lotta contro i Normanni, che all’apice del loro splendore furono ai confini di Morro.
La donazione fu all’origine, in seguito, di una lunga controversia tra Berardo di Labro ed il capitolo della basilica romana.
Una bolla di Urbano VII nel 1264 scomunicò “Pandulfus da Alabro” come fautore dell’imperatore Manfredi.
Passato sotto la giurisdizione del Comune di Rieti, che probabilmente lo acquistò dalla consorteria feudale, ricevette da questo sostegno nelle continue lotte di confine col vicino Piediluco, spalleggiato a sua volta dal potente comune di Spoleto.
Memorabile è rimasta la contesa per il possesso del monte Caperno, risolta nel 1298 da papa Bonifacio VIII con l’obbligo per i Labresi di demolire la rocca che vi avevano edificato.
Le ostilità continuarono comunque nei secoli successivi, soprattutto a causa del secolare problema del refluire delle acque del Velino, che fu motivo di numerosi scontri tra gli abitanti di Rieti, Piediluco, Labro e Terni.
Nella seconda metà del ‘400, dopo un’ennesima guerra con i signori di Luco la famiglia de’ Nobili fu scomunicata da parte di Papa Sisto IV, per l’uccisione di un sacerdote avvenuta a mano di Giovanni de’ Nobili, e perse la signoria di Labro: in tale occasione fu distrutto l’inespugnabile arroccamento che sorgeva nella parte alta del paese comprendente, tra l’altro, il “mastio“, un’altissima torre dalla cui sommità si poteva scrutare larga parte del centro d’Italia.
L’originale della bolla, datata 1476, è tuttora conservata negli archivi della famiglia de’ Nobili.
La revoca della scomunica (papa Sisto IV, prevedeva che al posto del “mastio” fosse eretto un campanile e che là dove erano conservate le armi si edificasse una chiesa).
Alla famiglia rimase il titolo e la cinta muraria sulla quale Giordano de’ Nobili edificò l’attuale palazzo forte, tuttora di proprietà della famiglia.
Nel 1575 Girolamo de’ Nobili sposa Virginia, ultima discendente dei Vitelleschi.
Le due famiglie si fondono dando vita ai de’ Nobili -Vitelleschi e uniscono gli stemmi: aquila coronata e pesce (de’ Nobili), gigli e vitelli (Vitelleschi).
Nell’amministrazione dello Stato Pontificio Labro fu sede di governatorato dipendente direttamente dalla Sacra Consulta.
Durante la parentesi del dominio francese il comune fu ascritto dapprima al dipartimento del Clitunno, cantone rurale di Terni (1798-1799), per passare poi al dipartimento di Roma, circondario di Rieti, cantone di Stroncone (1809-1814).
Con la Restaurazione e la riforma del 1816/1817 Labro entrò a far parte della delegazione di Rieti, distretto di Rieti, come governo di secondo ordine dipendente da Poggio Bustone; nel riparto territoriale del 1827 risulta sede di un podestà facente capo al governo di Rieti, insieme all’appodiato Morro, in seguito eretto a comunità autonoma.
Dopo l’annessione al Regno d’Italia, avvenuta nel 1860, il comune appartenne alla provincia di Perugia fino al 1923 per passare poi a quella di Roma e infine, dal 1927, alla neoistituita provincia di Rieti.
Nel 1944 ha subito l’occupazione tedesca; durante un rastrellamento, avvenuto in seguito all’uccisione di un ufficiale tedesco da parte dei partigiani, furono messi al muro più di 50 uomini del paese, tra questi il marchese Pietro Nobili – Vitelleschi e fu grazie all’intervento di quest’ultimo e di sua moglie Giovanna che l’esecuzione non ebbe luogo.
Da un lato la marchesa Giovanna, oltre a parlare fluentemente il tedesco, era abituata alla diplomazia (suo marito era console) e riuscì così a sospendere la fucilazione.
Dall’altro il Marchese Pietro offrì, in cambio della liberazione degli uomini del paese, la propria vita se i tedeschi avessero scoperto, tra gli uomini del paese, qualche partigiano.
Nel 1957 si è distaccata da Labro la frazione di Colli di Labro divenuta ente autonomo, successivamente denominato Colli sul Velino.
 
 
 

Porta Reatina

Nel borgo si entra attraverso la Porta Reatina, sormontata da un bell’arco a tutto sesto; lo scenario che si presenta, dopo averla attraversata rigorosamente a piedi, è quello di un inerpicarsi di stradine di pietra fiancheggiate da palazzi, dove ogni particolare architettonico ci parla del passato.
In via Vittorio Emanuele risalta una bella finestra guelfa ed una porta con bugnato a rilievo che nell’architrave ha la scritta: “actionum gloria finis“.
 
 
 

Palazzo Vitelleschi

Nel cuore del paese si trovano le tre porte incastonate in mura che formano una piccola aula, dalle quali si dipartono tre arterie che si snodano nel paese; una di esse conduce al palazzo Nobili Vitelleschi, attualmente visitabile.
Fu costruito nella seconda metà del Cinquecento per volontà di Giordano de’ Nobili; subì ulteriori interventi nel Settecento e nell’Ottocento.
Edificato in pietra grigia, è caratterizzato da giardini pensili attraversati da scalinate, loggette, balconi e merlature.
Gli interni del castello conservano l’arredamento d’epoca, le armi utilizzate in battaglia e i ritratti dei membri della famiglia; nel salone principale si trova un grande camino in marmo, risalente al Cinquecento.
Il castello è tuttora abitato dai discendenti della famiglia Nobili, che tuttavia ne permettono l’utilizzazione per altre attività: infatti nelle cantine si trova un pub, nell’ultimo piano un bed & breakfast, e il piano nobile ospita occasionalmente matrimoni e conferenze.
 
 
 

Chiesa di Santa Maria Maggiore

Proseguendo verso la parte alta del paese si arriva alla Chiesa di Santa Maria Maggiore.
La chiesa di Santa Maria Maggiore (divenuta collegiata nel 1508 ma di origini antecedenti) si presenta all’esterno con un portale che anticamente costituiva la porta d’ingresso al castello e solo successivamente fu portato qui.
 

Interno

Al suo interno è costruita da un impianto a navata centrale, coperta con volte a crociera ripartire in quattro settori da archi a tutto sesto poggianti su colonne rettangolari.
È decorata con affreschi raffiguranti il cielo stellato e costolonature delle volte che simulano il laterizio.
Caratteristica peculiare è la presenza di un’unica navata laterale destra, che ha invece una sequenza di sei volte a crociera poggianti da un lato sui pilastri della navata centrale e dall’altro su paraste.
Sul lato sinistro si aprono due piccole cappelle, di cui una dedicata al battistero; sul lato destro sono presenti due altari, una cappella laterale posta all’inizio della navata e una scalinata di accesso alla cappella del Rosario.
Le due cappelle di sinistra sono coperte con volta a botte, mentre la cappella laterale destra è coperta da una volta a crociera che abbraccia anche la navata laterale.
Nella prima cappella a sinistra, sono notevoli una transenna in legno riccamente decorata (risalente al XV – XVI secolo) e un dipinto dell’Annunciazione di scuola umbra, probabilmente da attribuire a Bartolomeo Torresani.
La bella macchina d’altare maggiore, fiancheggiata da due pregevoli tabernacoli, ospita un crocifisso ligneo, un fonte battesimale quattrocentesco, un’edicola cinquecentesca munita di candelieri ad altorilievo e un’antica acquasantiera con figure di pesce scolpite a rilievo.
Nell’ultima cappella a destra si trova un interessante paliotto dipinto, realizzato in cuoio a sbalzo.
Compresa all’interno della chiesa di Santa Maria Maggiore, rispetto alla quale si trova al piano superiore è la Cappella del Rosario, vi si accede tramite una scala situata sul lato destro della navata.
Di origini sicuramente più antiche rispetto al resto della chiesa, fu eretta dalla famiglia Chiaranti di Terni.
La cappella è dotata di un portale esterno risalente al 1494, decorato con figure di lucertole e scorpioni e modanato con un motivo a forma di corda.
Al suo interno una finestra romanica strombata e una monofora triloba.
Sulla sinistra si trova un altare dedicato a Santa Caterina, che è protetto da una nicchia sostenuta da una colonna romanica ottagonale riccamente decorata con motivi floreali e con le figure di un angelo e di un serpente.
Al centro è raffigurata Santa Caterina d’Alessandria coronata da Angeli, ai lati un Santo e San Francesco che riceve le stimmate.
Dopo la chiesa si arriva nella parte più alta del paese dove è presente uno splendido teatrino, cornice di raffinate rappresentazioni.
 
 
 

Torrione

Vicino al teatrino il Torrione, da cui si domina la valle e si può ammirare un emozionante panorama che si perde all’orizzonte sul lago di Piediluco.
 
 
 

Chiesa di Santa Maria della Neve e ex convento dei Francescani Osservanti

Fuori del paese, presso il cimitero ci sono la Chiesa di Santa Maria della Neve e l’ex convento dei Francescani Osservanti, risalente alla fine del Seicento, si trova all’esterno del paese, nei pressi del cimitero, lungo la strada che conduce alla località Madonna della Luce.
Il complesso comprende la chiesa di Santa Maria della Neve e il convento, che si sviluppa attorno a un chiostro.
Quest’ultimo, oggi sconsacrato, è stato restaurato e convertito in un resort con spazi per convegni e congressi.
 
 
 

La Fonte

L’antica fonte del 1642 si trova nei pressi del convento.
 

Fonti documentative

GIOVANNI BATTISTA CRISPOLTI I racconti di Labro e …Edizioni Universo Editoriale 2007

http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=10742

https://it.wikipedia.org/wiki/Labro

http://www.labro.gov.it/index.php?option=com_content&view=category&layout=blog&id=14&Itemid=129

http://www.visitlazio.com/dimore-storiche/-/turismo/634330/castello-di-labro

http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/schedacc.jsp?sinteticabool=true&sintetica=true&sercd=32767#

http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodfamiglia&Chiave=36908

 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

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