Castello di Guadamello – Narni (TR)

Il castello si affaccia sul bacino artificiale di San Liberato, uno sbarramento che ha prodotto un ecosistema umido di particolare interesse composto da una numerosa fauna acquatica e migratoria.

 

Cenni Storici

Frazione del comune di Narni, in provincia di Terni, edificato sopra uno sperone roccioso, comprende circa 250 abitanti, si trova a 275 m s.l.m.
Il paese si divide in due parti: Guadamello Nuovo e Guadamello Vecchio, da cui è possibile ammirare il sottostante lago denominato di San Liberato (già lago Serena) per la sua vicinanza nella piana a questa frazione.
Esso da qualche decennio è un’oasi faunistica protetta.
Il toponimo sembra derivi dal longobardo-bizantino gaita-melo cioè posto di guardia di Melo o Melos (forse questo era il nome proprio di un comandante militare bizantino della fortezza).
Nel territorio sono avvenuti ampi ritrovamenti archeologici che spaziano dalla preistoria al Medioevo.
La prima testimonianza documentataè la tomba di un guerriero italico, risalente al X secolo a.C. con piccolo corredo funerario di vasellame e un frammento bronzeo di “cinturonecorazza” di manifattura umbro-sabina-capenate, esaminato a suo tempo (metà anni 50) dal celebre etruscologo professor Massimo Pallottino.
Nelle vicinanze in una altura (Sasso freddo) sono stati rinvenuti i resti di un antico luogo di culto pre-romano (VIII-VII a.C.), un’ara sacrificale e una sepoltura con 13 corpi disposti a raggiera con le teste poggianti ognuna su di un triangolo in bronzo convergente ognuno su un disco di pietra recante 13 segni.
Nel 1964 sotto al castello a 200 m in località “Caselle” fu trovato un cippo funerario in travertino con iscrizione latina della seconda metà del I sec d.C. prima metà del II sec. d.C. nella quale è scritto che: Droma moglie di Quinto Fructo, entrambi liberti della Gens Glitia, dedica l’altare al defunto marito e a suo figlio, entrambi Augustali (magistrati), morti prematuramente.
Probabilmente nel sito in epoca romana v’era una villa agricola.
L’antico borgo di Guadamello probabilmente è sorto su un castra militaria d’epoca romana con funzione di controllo e guardia della sottostante valle del Nera e la confluenza dello stesso con il Tevere ove esisteva anche un porto (Santa Lucida).
Con l’occupazione dei Bizantini prima e la successiva invasione longobarda, il luogo continuò a mantenere una notevole importanza strategica, poiché sito ai confini tra il ducato di Spoleto e il corridoio bizantino stesso.
Il borgo presenta tutt’ora una pianta urbanistica a forma rettangolare con vicoli e stradine che si allungano con asse nord sud, forma tipica degli accampamenti o caserme militari d’epoca romana (Castrum o Castra).
Il primo documento in cui è citata Guadamello si trova nel Regesto Farfense del 1036, nella donazione dell’Abate Pietro di Sant’Angelo in Massa all’Abazia di Farfa.
Nel Regesto dell’Abbazia di Montecassino si legge che nell’anno 1125 il conte Odorisio di Narni insieme al Vescovo Agostino dona a codesto ente ecclesiastico la chiesa di Santa Lucia o Lucida e annesso mulino ad acqua e la chiesa di San Nicola con annesso mulino ad acqua entrambe in territorio del castello di Guadamello.
Un’altra antica citazione,conservata all’interno dell’archivio delle pergamene e degli atti notarili di Narni, (risalente all’11 novembre 1261), riguarda un certo “Gregorius di Guadamello”, convocato insieme ad altri personaggi di castelli circostanti, come garante e rappresentante per il Comune di Narni, in una disputa di confini territoriali con il Comune di Calvi.
Nel 1348 il paese vide sicuramente il passaggio delle Compagnie di ventura di Guarnieri di Urslingen che imperversavano nel territorio narnese arrecando danni, lutti e distruzioni. Assistette alle scorribande dei pirati saraceni e ottomani che risalendo il Tevere e il Nera seminavano morte e facevano razzie e le battaglie e devastazioni armate dal Signore di Viterbo, Giovanni di Vico (1315), da Carlo Malatesta, Paolo Ursini e, infine, Braccio da Montone (1416–1420).
Negli statuti comunale del 1371 che riformarono i precedenti del 1327, Guadamello era soggetto al pagamento del focatico, con l’obbligo di denuncia al vicario pontificio (all’epoca Nicolò I Ursini) di tutti i delitti commessi dai suoi abitanti.
Nello stesso anno gli abitanti hanno il compito affidatogli da Narni di ristrutturare la cinta muraria del castello.
Nel 1393 è indicato come castello, quindi in possesso di un valido apparato difensivo, secondo quanto risulta in un protocollo edito da Santarello di Francesco Vannelli.
Nel XIV secolo Narni fece restaurare un porticciolo sito alla confluenza tra il Tevere e il Nera, allora navigabile, proprio nella piana sotto al castello, verso Orte (Portum S. Luciae ovvero Porto di Santa Lucida), del quale ancora oggi n’è rimasta la toponomastica ad indicare il luogo e il podere con casa colonica annessa) con lo scopo di caricare mercanzie e prodotti agricoli destinati a Roma.
Il 20 dicembre 1468 vi si imbarcò, proveniente da Narni, l’imperatore Federico III d’Asburgo (1415 – 1493) diretto a Roma in visita privata da Paolo II (1464– 1471).
Nel 1483 una tale Angelica moglie di Tommaso Giannuzi di Narni donò un calice d’argento dorato alla cappella di Santa Maria di Guadamello (attuale chiesa parrocchiale).
Nel 1522 il Castello era obbligato, alla stregua di altri, a donare due libre di cera per la festa di San Giovenale a Narni.
In questo anno vi fu una terribile pestilenza che interessò tutta la zona.
Nel 1527 vide sicuramente il passaggio nella valle sottostante delle truppe lanzichenecche di Carlo V, di ritorno dal sacco di Roma, che distrussero il borgo di Otricoli, assediarono vanamente Orte, distrussero il castello di Montoro e la città di Narni.
Nel 1523 inviò alcuni armati contro Stroncone, nella guerra insorta tra quel castello e Narni dopo la morte dell’abate di San Benedetto di Stroncone Felice Cardoli.
Delle Riformanze Narnesi del 1533si sa che a Guadamello fu assegnato il compito di controllare l’accesso illecito degli ortani, che utilizzavano il porto di Santa Lucida senza il necessario permesso.
Il comune di Narni nominò due custodi del luogo: Francesco Tragili e Nicola Petri, per verificare che gli abitanti di Guadamello applicassero correttamente tutti i tributi e i regolamenti, specie nei confronti delle barche di Orte, che vi facevano commercio non essendo autorizzate.
Nel 1566 il Governatore di Narni Giambattista Boiardi di Parma emanò un editto in cui si obbligavano i castelli ad inviare per il mercato alcune donne le quali dovevano vendere a giusto prezzo i prodotti agricoli: a Guadamello furono assegnate sei contadine.
Nel 1568 fu stabilita una gabella di fitti da riscuotere da ogni singolo castello dagli esattori generali di Narni: Guadamello doveva 9 scudi e 16 baiocchi.
Negli anni 1591-1592 vi fu un’altra terribile pestilenza che spopolò nuovamente il contado narnese e i vari castelli, tra cui il sottostante castello di Bofone, del quale ancora resta in piedi una possente torre nella boscaglia.
Nel 1593 muore a Narni il Governatore QuintilianoMandosi, che lascia un registro dove sono menzionati tutti i castelli al suo governo: sono in tutto 14 tra cui Guadamello e San Vito.
Nel 1596 le campagna di questo contado sono infestate da briganti e fuorilegge di ogni risma, che commettono assassini e depredazioni ai danni dei viandanti.
Nell’elenco delle chiese e dei romitori compilato nel 1660 dalla Diocesi di Narni, compare anche la parrocchia di Santa Maria di Guadamello.
Nel 1708 è pubblicata la superficie in rubbie romane (are 1848438 m. 1848,380000) del territorio di Narni e dei Castelli: Guadamello rubbie 0,374; 01,03 1/2. Nel 1750, in Gennaio fu emesso un bando per l’appalto delle misure e dei pesi.
Un tal Valentino Labella, pubblico biologo, ne affisse una copia anche a Guadamello.
In questo periodo il castello contava quasi 500 abitanti tra i quali molti artigiani e manifatturieri, e fu semindipendente da Narni per lungo tempo.
Dal 1809 al 1815 fu appodiato, insieme a San Vito, ad Otricoli, per poi ritornare nel 1816 sotto la giurisdizione di Narni.
Durante l’occupazione napoleonica il Parroco, Don Paolo Gigli, rifiutò il giuramento di obbedienza e fedeltà all’imperatore, pertanto fu arrestato dai francesi e deportato a Corte in Corsica.
Alla caduta dell’Imperatore nel 1815 il curato fu liberato e ritornato in patria per la sua lealtà al Papato e alla Chiesa fu insignito del titolo di Canonico del Duomo di Narni dal vescovo dell’epoca.
Dal medioevo fino ai primo dell’Ottocento il castello fu proprietà della potente famiglia Montini, poi succedettero i marchesi Mazzetti di Pietralata Serra e Pievola i quali mediante matrimonio nel 1845 si fusero con la famiglia del Barone Vincenzo Camuccini (1771-1844), pittore di fama nazionale e internazionale al quale furono commissionate varie opere anche in Vaticano.
Alla fine del XIX i Camuccini si imparentarono con i Capelletti di Santa Maria del Ponte e quest’ultimi tennero il castello fino agli anni trenta del 900 quando lo cedettero ai Tardella loro amministratori, e attualmente ne sono ancora i proprietari.
Il 19 novembre 1860, dopo l’occupazione dell’Umbria da parte delle truppe piemontesi il nuovo confine tra il regno d’Italia e lo Stato Pontificio passava proprio sotto la piana sottostante al Castello.
Per evitare il contrabbando di merci tra i due stati, la fuga di coscritti che numerosissimi cercavano di sottrarsi agli obblighi di leva nel Regno d’Italia, fu istituito un corpo di sorveglianza militare di frontiera (Cacciatori delle Alpi) con a capo il Colonnello Masi.
Nel 1891, da un censimento fatto il 31 dicembre, risulta che Narni aveva 4675 Guadamello aveva 495 abitanti.
 

Aspetto

Il castello possiede tuttora tre torri allineate con asse ovest est inglobate nei secoli in una poderosa costruzione, chiamata comunemente il “palazzo“.
Risalgono a diverse epoche storiche, la centrale, più antica, è forse originaria del V-VI secolo, le altre due sono torri colombare più tarde.
Il castello, oltre alle tre torri, conserva ancora l’arco della porta, i muraglioni della cinta difensiva, vari elementi architettonici che vanno dal sec.XII circa al XIX secolo.
Vari stemmi ed elementi architettonici di nota sono inglobati nelle varie murature del borgo.
Da notare il fontanile comunale a 5 arcate a mattoni, opera muraria del 1926, nello stile rurale dell’epoca.
Dalla piazzetta antistante la chiesa parrocchiale si può ammirare il panorama sottostante, con i resti del castello di Bufone e della torre di Calledro.
Guadamello è caratterizzato da una serie di vicoletti scoscesi e suggestivi, ove le abitazioni si affacciano serrate l’una accanto all’altra; si aprono tra i vicoli due piazzette, una davanti ad una torre e al forno comune (risalente al sec. XVI) dove si cuoceva il pane in comunità, e l’altra davanti alla chiesa parrocchiale di Santa Maria Annunziata.
 
 
 

Chiesa della Madonna del Monte

La chiesina della Madonna del Monte, intitolata anche a Sant’Antonio Abate e Sant’Isidoro Agricoltore, fu costruita dai guadamellesi nel 1600 in seguito ad un evento miracoloso.
Narra la leggenda che un garzone intento ad accudire pecore e capre in loco, all’avvicinarsi di un violento temporale che già nel vicino territorio ortano aveva fatto danni alla campagna e agli animali, si mise a pregare la Madonna, Sant’Antonio Abate e Sant’Isidoro.
La tradizione vuole che la collina di Guadamello sia stata risparmiata dalla furia distruttiva della tempesta.
Per devozione fu costruita la cappella ove, come da fede popolare, si conserva l’immagine della Madonna tanto miracolosa, attualmente custodita, per motivi di sicurezza, all’interno della Chiesa Parrocchiale nel borgo antico.
Fino agli anni ’60 vi si officiavano varie cerimonie liturgiche durante l’anno, come la benedizione degli animali e delle ciambelle all’anice per Sant’Antonio Abate il 17 gennaio.
Tutti i contadini si recavano qui con i cavalli, asini, ma soprattutto buoi, che all’occorrenza erano lustrati, infiocchettati e adornati con le famose bronzine, una sorta di campanelle.
Sulla testa, in ogni corno, erano infilate una o due delle famose ciambelle prima citate.
Il campo intorno alla chiesina era chiamato per questo anche “campo di Sant’Antonio”.
Nel mese di maggio poi, il 15 per Sant’Isidoro, si effettuava una solenne processione che partiva dalla chiesa parrocchiale dentro al borgo di Guadamello, usciva sotto l’arco castellano, passava sotto le mura lungo la strada chiamata “de u grottone” fino alla cappellina ove il parroco terminavala messa con la benedizione delle campagne.
Sempre ai primi di maggio, al mattino presto, verso le 6.00, il parroco officiava la messa del rito delle Rogazioni, per circa una settimana, alla quale tutti prendevano parte prima di iniziare la giornata lavorativa o nei campi o nelle tante botteghe artigiane del paese.
Con il tempo i riti sono stati abbandonati, cosi come abbandonata è stata la cappellina, finché, a metà degli anni 90, alcuni parrocchiani volenterosi decisero di restaurarla.
 
 
 

Chiesa della Madonna dell’Osero

Della chiesetta nel bosco dedicata alla Madonna dell’Osero, risalente pare all’alto Medioevo, rimangono pochi resti di muratura perimetrale.
La prima mansione è contenuta nel registro Farfense del 1036.
La chiesina è rimasta in piedi fino all’inizio del novecento, poi è caduta in rovina.
All’interno vi era un affresco raffigurante la Vergine in Trono col Bambino tra i santi Giuseppe e Rocco.
Il luogo ameno e suggestivo è stato ripulito e riadibito al culto nel 2006, ed ogni anno a maggio vi si celebra una messa domenicale in data mobile a discrezione del parroco.
Molte storie di fede e suggestione popolare si raccontano di questo luogo delle quali ne sono testimoni e cultori gli abitanti del paese che ne fanno di questo sito un luogo molto affascinante.
 
 
 

Chiesa della Madonna dei monti

Lungo la strada per Narni si trova l’edificio votivo dedicato alla Madonna dei Monti, costruita intorno alla metà del seicento sul luogo dove, secondo la tradizione, apparve la Madonna ad una pastorella sordomuta ultimogenita di nove fratelli.
All’interno sull’altare maggiore v’è un affresco raffigurante la Madonna in Trono col Bambino, opera del XVII secolo attribuibile al narnese C.F. Benincasa.
In basso, anticamente, sulla riva destra del Nera, c’era il porto di Santa Lucida, utilizzato per il trasporto di cose e persone fin verso Roma, citato da molti storici, esistente fin dall’epoca romana.
 
 
 

Il Platano

Nei pressi di Guadamello, in località casale Tegolaro, accanto a un’antica fornace d’epoca romana in uso fino agli inizi del 900, vegeta il “Platano più grande dell’Umbria”, un’esemplare di metri 7,07 di circonferenza.
 

Fonti documentative

Vari scritti di Daniele Cavafave tratti da:
Guida Storico Artistica e attività Turistico-ricettive del territorio di GUADAMELLO E SAN VITO DI NARNIa cura di Emanuela Modesti e Daniele Cavafave.

http://guadamello.it/

https://it.wikipedia.org/wiki/Guadamello

http://www.turismonarni.it/ita/19/territorio/

 

Ringraziamenti

La redazione del presente testo è stata resa possibile dall’appassionato e competente lavoro di ricerca di Daniele Cavafave, che si ringrazia per il grande contributo reso alla scoperta ed alla conservazione della storia e delle tradizioni della sua Guadamello e San Vito.

Si ringrazia altresì la Diocesi di Terni – Narni – Amelia per la collaborazione e per l’autorizzazione alla pubblicazione delle immagini.
 

Nota

La galleria fotografica è stata realizzata da Silvio Sorcini.
 

Da vedere nella zona

Chiesa di Santa maria Annunziata – Guadamello
 

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