Castello di Grotti – Sant’Anatolia di Narco (PG)
Cenni Storici
Antico castello del comune di Spoleto, ora fa parte del Comune di Sant’Anatolia.
Sorge in un ambiente ricco di cavità, a ridosso di un’alta parete rocciosa, sovrastato da un fortilizio dominante il territorio circostante.
Il nome deriva sicuramente dalla morfologia del luogo dove ci sono grotte, anfratti, picchi rocciosi e fenditure che sono state sfruttate nella costruzione delle prime abitazioni.
Abitato fin dall’epoca romana, come testimoniato da un’iscrizione funeraria di epoca imperiale, rinvenuta nella chiesa parrocchiale di San Pietro e da reperti fittili e monete di epoca romana, venuti alla luce nel 1989 in una grotta, durante l’esecuzione di lavori per la captazione delle acque della sorgente di Fonte Canale.
Il castello di Grotti, è sorto probabilmente in età longobarda, ma di tale periodo non si hanno testimonianze.
Si trova tra i castelli che, nel 1241 da Federico II e poi dal cardinale legato Capocci nel 1247, furono confermati in possesso a Spoleto.
Nel 1361 e nel 1490 Grotti continua a figurare tra i castelli in possesso della città ducale.
Partecipa alla rivolta dei castelli della Valdinarco contro Spoleto, il primo scontro con l’esercito della città ducale avviene proprio a Grotti, avamposto vigilato dai ribelli che alla fine, riconoscendosi inferiori di forze, si ritirano.
Quattro naricoli, fra i quali un “Sabbatuccio di Grotti” furono messi al bando come “ribelli e traditori del comune di Spoleto” e condannati alla confisca dei beni.
Con Spoleto si alternano nel tempo atteggiamenti di rivolta.
Il 25 agosto 1522 Galizio Fiorani e Pierdomenico “De Pierangelo“, procuratori del comune di Grotti, si presentano al Consiglio Generale di Spoleto, facendo atto formale di sottomissione.
Nel novembre del 1523 l’elezione del papa Clemente VII, nipote di Lorenzo dei Medici e amico dei Colonna, alleati dei ribelli, pone fine alle ostilità, ristabilendo pacifici rapporti fra i comuni della Valdinarco e Spoleto.
Nel 1566 il comune di Grotti si dota di uno statuto, ora conservato nella Biblioteca Vaticana di Roma, in cui tra l’altro si conferma che il podestà è nominato tra i cittadini spoletini.
Tra le norme statutarie si legge che Grotti scoraggiava l’insediamento di nuovi nuclei familiari, imponendo una forte tassa per gli stranieri e vietando loro di costruirsi una casa all’interno del castello.
A più riprese il comune di Grotti emana norme a tutela del patrimonio boschivo, stabilendo sanzioni contro i tagli abusivi di legna, a riprova dell’importanza di tale risorsa nella propria economia silvo-pastorale.
Nel XVIII secolo l’insediamento subisce un notevole calo demografico, probabilmente a seguito del tremendo sisma del 1703, nel 1610 aveva 271 abitanti, nel 1712 ne rimangono 95, nel 1769 solo 73.
Nel 1798, dopo l’instaurazione della Repubblica Romana, Grotti fa parte del Dipartimento del Clitunno, aggregato al “Canton rurale” di Spoleto, con sede a San Giacomo di Spoleto.
Nel 1809 l’Umbria diviene parte integrante dell’impero napoleonico ed assume la denominazione di Dipartimento del Trasimeno di cui Spoleto è designata capoluogo.
Dal 1809 al 1814 il comune di Grotti fa parte nuovamente del cantone rurale di Spoleto.
Il 6 luglio del 1816 è emanato un editto pontificio che modifica l’assetto amministrativo dello Stato della Chiesa, riducendo l’autonomia dei piccoli comuni; Grotti e Castel San Felice sono uniti a formare un comune appodiato di Spoleto, sede di una Delegazione Pontificia.
Nel XIX secolo prosegue il declino del castello, finché nel 1868 Grotti perde la sua autonomia ed è aggregato al comune di Sant’Anatolia di Narco.
Aspetto
A monte dell’attuale abitato ci sono i resti dell’antico castello, di epoca medioevale, dominati dal fortilizio chiamato “La Torre“, la più visibile dell’intero complesso.
Lungo il sentiero da cui si accede al primo tratto di mura si trova scolpito sulla roccia di uno scoglio a sbalzo un misterioso volto di pietra, potrebbe essere di età romana e rappresentare una divinità silvestre tipo Libero o Silvano.
L’abitato di Grotti si presenta oggi in maniera sparsa a monte e a valle della strada per Spoleto, distinto in quattro nuclei omogenei: Castello, Monteverde, San Pietro, Burghittacciu e in molte altre case rurali sparse intorno.
Nei dintorni
In uno dei nuclei del paese sorge la chiesa parrocchiale di San Pietro, di antica origine, citata dal codice “Pelosius” come dipendente dalla pieve di Santa Maria di Narco.
In posizione centrale rispetto all’abitato sorge l’Oratorio della Confraternita del S.S. Sacramento o dell’Addolorata, poco distante dal paese, lungo la strada per Spoleto, sorge la Chiesa della Madonna delle Scentelle.
In prossimità di Grotti si scorgono i pochi resti di Rocca Elsa, uno dei luoghi dove secondo la tradizione mitologica longobarda sarebbe nascosta la famosa gallina dai pulcini d’oro.
In prossimità sorgeva l’antichissima Chiesa di Sant’Angelo “De Elso“, di cui rimane traccia solo nei documenti.
Non più esistente è anche la Chiesa della Santissima Concezione, o della Madonna delle Grazie, edificata all’interno del castello.
Dipendeva dalla chiesa parrocchiale di San Pietro e ogni anno vi si celebrava la festa della Concezione.
Nei primi del 700 era già in stato di abbandono, come testimoniato della visita del Lascaris, oggi restano soltanto dei ruderi.
Neppure quelli rimangono della Chiesa di San Lorenzo, edificata lungo la strada della montagna a notevole distanza dal castello medievale, accanto ad essa sorgeva un piccolo insediamento rurale.
Nel XII secolo la chiesa era tributaria del Duomo di Spoleto ed aveva dignità parrocchiale con un “pievano” ivi residente, come risultante da una pergamena conservata nell’archivio capitolare della cattedra di Spoleto, relativa ad una convenzione, stipulata il 9 maggio 1266, fra il capitolo del Duomo e la pieve di San Lorenzo di Grotti.
Dal resoconto della visita pastorale del Lascaris, nel 1712, la chiesa di San Lorenzo è abbandonata e già parzialmente diruta: rimanevano una porta, una finestra, un altare e le immagini della Madonna, di San Lorenzo e di San Sebastiano dipinte nelle pareti e datate 1564.
Fonti documentative
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SANTI U. Gli statuti comunali di cinque castelli della Valdinarco
SANTI U. Grotti e la sua storia
SPERANDIO B., Chiese romaniche in Umbria, Quattroemme, Perugia, 2001
TABARRINI M., L’Umbria si racconta, Editoriale Umbra, 1982
http://www.comunesantanatolia.it/
www.grottiinvalnerina.wordpress.com
Nota di ringraziamento
Si ringraziano gli amici Romano Cordella e Beatrice Salvi per le utili indicazioni fornite.
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
Da vedere nella zona
Oratorio della Confraternita del S.S. Sacramento
Chiesa della Madonna delle Scentelle
Chiesa di San Pietro