Castello di Gaiche – Pietrafitta (PG)
Cenni Storici
Il nome del toponimo potrebbe derivare da una alterazione del termine Gaite in Gaytus, voce saracena che significa capitano, comandante a cui sarebbe stato affidato il luogo per difenderlo e comandarlo.
Altre ipotesi suggeriscono l’origine dal dio Glauco molto venerato nel territorio del Trasimeno oppure un toponimo di chiara derivazione germanica, infatti dal termine longobardo WARDA (guardia) deriva Gaita, Gaiole anche Gualdo.
La sua data di fondazione è comunque sconosciuta anche se è da supporre che l’insediamento umano sia avvenuto prima dell’anno Mille come villaggio dedito all’agricoltura.
Agli inizi del 1200 si costituì in una repubblica autonoma e tale rimase per altri due secoli.
Nel 1282 era già un nucleo fortificato, denominato “Castrum de Galchis“, abitato da circa 400 persone ( 86 fuochi ), sotto il contado di porta Santa Susanna.
Nel 1311 Perugia ordinò l’erezione del castello di Sigillo lungo la via Flaminia per difenderla dai ghibellini rinfrancati dalla discesa dell’imperatore Enrico VII di Lussemburgo e come maestranze vi mandò uomini presi da Castiglion Fosco e Gaiche.
Poiché nel 1313 la costruzione non era ancora terminata, alcuni di essi furono esonerati dal servizio militare e dalla partecipazione alla guerra contro i Todini.
Negli Statuti (tra i più antichi dell’Umbria) che la comunità si dette nel 1318 era definito “Castrum Galcorum“, feudo dei Pelacane, ricca e potente famiglia di conciatori di pelli.
Nel 1370 si trova riportato come “Castrum Gaicorum“.
Nel 1370 Niccolò di Bettolo di Pelacane, appartenente ai Raspanti, ottenne la giurisdizione del castello insieme a Chiusi e Piegaro.
Nel 1387 Francesco, figlio illegittimo dei Pelacane, e ser Paolo di Castiglion Fosco tentarono di riprendere il castello ai perugini che reagirono immediatamente con l’invio di un piccolo esercito: i contadini si opposero ai perugini ma rimasero uccisi in 40 fra cui Francesco, mentre Paolo, attaccato alla coda di un cavallo, fu condotto a Perugia dove gli venne mozzata la testa, gli altri abitanti della comunità che avevano parteggiato per i ribelli subirono una multa di ben 350 fiorini d’oro.
Nel 1391 venne consacrata la chiesa parrocchiale di Sancti Laurenti de Gaichis, dipendente dall’abbazia di Pietrafitta, alla quale pagava un tributo di 35 libbre di denaro.
Nel 1412 il castello, per la sua povertà, causata dai danni al bestiame e alle derrate alimentari provocate dei nobili fuoriusciti, ottenne dal Consiglio dei Priori l’esenzione dal pagamento di 17 fiorini d’oro.
Nel 1438 fu aggregato insieme con Greppolischieto al contado di porta Eburnea con 85 fuochi.
Nel 1495 ne contava 99, l’anno dopo ben 105, cioè circa 525 abitanti.
Nel 1485 vennero rifatte le mura e nel catasto del 1489 sotto la giurisdizione “de castro Gaicorum” erano le chiese di Sant’Andrea, Sant’Angelo e Sant’Antonio de Cervario.
Nel 1518 Aurelio Foschi fu nominato controllore di tutte le rocche e castelli del territorio perugino, con pieni poteri di sorveglianza sulla corretta applicazione di leggi e tributi da parte delle comunità.
Nel 1732 nacque a Gaiche Giovanni Croci (beato Leopoldo, morto nel 1815), figlio di Giuseppe e Antonia Maria Giorgi, che visse lungamente a Monteluco e venne beatificato nel 1893.
Alla fine del XVIII secolo Gaiche e il suo distretto erano pressoché spopolati e ciò si aggravò con la seconda guerra mondiale fino all’abbandono totale.
Aspetto
Dell’antico castello rimane attualmente la cinta muraria, interrotta da una sola porta a sud-est, e le quattro torri perimetrali, una delle quali è stata ristrutturata e adibita, in questo secolo, a torre civica.
Questa ha sei campane, trasportate in Italia dai francescani costretti a lasciare, alla fine della seconda guerra mondiale, l’isola di Rodi dove amministravano alcune parrocchie.
Entro le mura c’è una grande cisterna e di fronte ad essa un edificio isolato, di cui rimangono i soli muri perimetrali, con una porta a sesto acuto.
La Chiesa di San Lorenzo
Subito fuori le mura del castello si trova la chiesa parrocchiale, dedicata a S. Lorenzo, di struttura originariamente gotica, consacrata secondo la tradizione il 20 febbraio 1391, al tempo di frate Alberto da Todi, monaco dell’abbazia di S. Benedetto di Pietrafitta, alla cui giurisdizione fu sottoposta fino al 1550, per passare poi sotto quella del vescovo di Perugia.
Nel 1565 la chiesa era munita di fonte battesimale, la cui data di realizzazione è però sconosciuta.
Ha tre altari: il maggiore, dedicato a S. Lorenzo, quello a sinistra a S. Antonio e quello a destra alla Madonna Addolorata.
L’altare maggiore è sovrastato da una grande tela del 1629, rappresentante la Vergine con il Bambino e i santi Lorenzo e Macario. Nello spazio tra le due figure una bella veduta del castello di Gaiche.
Sotto l’altare di S. Antonio c’è l’urna che per prima contenne il corpo del beato Leopoldo, donata dai Francescani alla chiesa di Gaiche, sua terra natale.
Sopra la porta principale una grande tela ad olio, datata 1627 e in pessime condizioni, raffigura la Madonna col Bambino e S. Giuseppe.
Uso attuale
Restaurato di recente, è divenuto oggi un delizioso residence composto da una dozzina di unità locative. Il tutto è circondato da un grande parco attrezzato, parcheggio e piscina.
Leggenda
Secondo antiche credenze è un luogo magico, adatto per pratiche di magia bianca, inoltre una leggenda vuole che qui sia stato sepolto il carro d’oro del re etrusco Porsenna e tuttora si trovi nascosto dalla terra.
Fonti documentative
D. Amoni – Castelli Fortezze e Rocche dell’Umbria Quattroemme 2010
S. Pistelli G. Pistelli – Memorie di una terra: Piegaro e i suoi Castelli – Città della Pieve 1992
GAL Trasimeno Orvietano – Trasimeno tra acqua e terra – Storie di uomini, arte, cibi e vini. Guida per viaggiatori di ogni tipo. Ottobre 2003
Da vedere nella zona
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