Castello di Fratta – Montefalco (PG)


 

Cenni Storici

Il luogo è abitato fin dall’epoca romana, presso l’abitato di Rignano di Fratta, esistevano grossi blocchi, pure di edificio romano, di cui uno con la scritta mitriaca: SOLI INVICTO.
Secondo la tradizione, intorno all’anno 1000, un monaco benedettino, distaccatosi dalla vicina pieve di Turrita, decise di fissare qui il luogo dove ritirarsi in preghiera, dando inizio alla bonifica della zona ove era una grande foresta densa di paludi.
Del castello erano feudatari i Manenti o Manenteschi, tra il XII e il XIV secolo fece parte del feudo della Normandia, nel 1239 giurò fedeltà a Spoleto, ma dal 1313 al 1817 rimase sotto il dominio di Trevi; negli antichi testi è menzionata a volte come Fratta del Vescovo, Fratta Gozo o Fratta Vecchia.
Cipriano Piccolpasso, intorno al 1570, così descriveva Fratta, all’epoca possesso del Comune di Trevi: “La Fratta è posta nel piano. Ha assai buone mura con l’acqu’attorno. Raccoglie d’ogni sorte frutti a bastanza. Fa fuochi 50 in circa. Gl’habbitatori son contadini et dentro vi sta solo il guardiano. Ha dintorno l’acqua con pescie…”.
Tale baluardo fortificato appartenne al feudo di Giuliano della Rovere, che poi divenne papa con il nome di Giulio II, nel periodo in cui era vescovo di Foligno.
Nel 1817 Pio VII tolse Fratta a Trevi e la fece appodiata di Montefalco, dipendente dalla Delegazione apostolica di Spoleto.
La comunità era retta da un sindaco e da 3 consiglieri, nel 1819 popolazione era di 320 unità.
 

Aspetto

Poco rimane oggi dell’antico castello, praticamente solo la porta, che nel corso dei secoli ha perso gli elementi tipologicamente più significativi facendo scomparire l’identità del manufatto, rimane sopra l’arco un vecchio stemma del Comune di Trevi.
Sono scomparse le quattro torri che si vedono nel vecchio disegno del Piccolpasso e delle mura ne rimangono i pochi resti a fianco della porta.
Di fronte alla porta è posta una bella ma malridotta fontana in laterizio, reca in una targa il fascio scalpellato, lo stemma di Montefalco e la data, anch’essa scalpellata.
Dietro si trova una chiesina, caratterizzata da un piccolo campanile a vela disposto centralmente, da lungo tempo ridotta ad usi profani ed ora abbandonata e cadente, non se ne hanno notizie.
Di fronte si trova un’edicola isolata con grande nicchia ad arco, realizzata in laterizio intorno alla metà del Novecento, l’affresco originario, già del tutto illeggibile, è stato sostituito da un dipinto di recente fattura.
Fuori dall’abitato si trova un monumentale lavatoio, realizzato in laterizio nel 1932, come la fontana reca in una targa il fascio scalpellato, lo stemma di Montefalco e la data, anch’essa scalpellata.
 
 
 

Chiesa di San Biagio

La Chiesa di San Biagio, un tempo parrocchia, come attestato dalla documentazione, conservata nello stato civile del Comune di Montefalco, che ne testimonia l’attività dal 1767 al 1861, è sita all’interno dell’abitato.
Secondo la tradizione la dedica a San Biagio, protettore della gola, deriva da un miracolo avvenuto il 3 febbraio, giorno in cui ricorre la sua festività, un bambino di Fratta, che aveva ingoiato una lisca e stava soffocando fu miracolosamente salvato per intervento del santo, che da allora divenne il patrono del castello.
L’antica chiesa nel 1295 dipendeva dall’Abbazia di San Donato di Buiano, nel 1333 e nel 1334 pagava elevate decime, segno di grande ricchezza.
Agli inizi del secolo scorso l’allora parroco Don Pietro Bolletta si fece promotore della costruzione di un nuovo e più grande edificio.
Il progetto fu redatto dal geometra spoletino Luigi Pecchioli e trasmesso al Comune di Montefalco il 25 luglio 1904.
Il 10 novembre il Vescovo di Spoleto poneva la prima pietra della nuova chiesa, ma i lavori effettivi iniziarono solo ne giugno del 1911.
 

Aspetto esterno

L’attuale costruzione si presenta inutilmente imponente e del tutto fuori scala rispetto al resto dell’abitato; l’esterno e caratterizzato da un portale a rincassi sovrastato da un grande oculo, il campanile è a torre, l’abside è semicilindrica.
 

Interno

L’interno, ad unica navata e a tre campate, conserva sull’altare maggiore la statua del santo titolare.
La realizzazione del nuovo edificio ha comportato la quasi completa distruzione della chiesa originaria, probabilmente romanica e più piccola dell’attuale, se ne è fortunatamente salvato il prospetto sud lasciato integro ed inglobato nell’attuale costruzione come piccola sagrestia.
Sulla parete a sinistra della porta attuale è rimasto un affresco raffigurante la Madonna in trono col Bambino tra due angeli, sopra una scena raffigurante forse il Martirio di San Biagio, a destra un San Sebastiano, ambo gli affreschi possono essere attribuiti a Francesco Melanzio.
Nella parete di sinistra rimane un frammento d’affresco, più tardo, raffigurante Sant’Antonio abate e la Madonna col Bambino.
 

Referenze fotografiche

La foto dell’edicola prima della recente ridipintura è tratta da https://www.montagneaperte.it/edicolesacre/montefalco-fratta-mon092/
Il disegno del Piccolpasso è tratto da:

http://www.cantineilgheppio.it/ita/fratta/

 

Fonti documentative

Le pergamene dell’Archivio, del Capitolo delta Chiesa Cattedrale di S. Mafia di Spoleto dalle origini alla fine del pontificato di Innocenzo III Centro Ricerche e Studi Spoleto 1984
FAUSTI L., I Castelli e le ville dell’antico contado e distretto della città di Spoleto, Editoriale Umbra, Perugia, 1990
NESSI SILVESTRO, Montefalco e il suo territorio, Spoleto, 1980
SANSI A., Storia del Comune di Spoleto, Accademia Spoletina, Spoleto, 1876
TABARRINI M., L’Umbria si racconta, Editoriale Umbra, 1982

http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=50358&RicProgetto=reg-umb

https://www.montagneaperte.it/edicolesacre/montefalco-fratta-mon092/

http://www.cantineilgheppio.it/ita/fratta/

http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=50405&RicLin=en&RicProgetto=reg%2Dumb

 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Mappa

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