Castello di Franca – Foligno (PG)
Cenni Storici
Si sviluppa in una posizione di mezza costa, a quota 794 sul versante orientale del monte omonimo.
Il toponimo, di probabile origine germanica, attesta che la zona era libera da pedaggi, gabelle e diritti di passo.
Le sue origini sono molto antiche, come testimoniato dal castelliere posto sulla sommità del monte, si ancora si scorgono numerosi resti.
Nella zona sono venuti alla luce numerosissimi reperti archeologici come anfore, vasi, suppellettili in rame, punte di freccia, fibule ecc., catalogati e visibili presso il Museo Archeologico di Colfiorito, nonché una necropoli a quota 850, nella quale sono state individuate una ventina di sepolture a fossa semplice con corredo di armi, ornamenti, fittili e vasi, databili tra la fine del VI e il IV secolo a. C.
In seguito all’abbandono dei castellieri, gli abitanti si portarono a metà monte sfruttando un piccolo terrapieno naturale, iniziandovi a costruire delle piccole casupole.
Fu così che l’agglomerato, alla fine del primo millennio assunse l’aspetto di un vero e proprio borgo.
Documentato all’inizio del Duecento, è del 1203 la notizia di un terreno, ceduto in enfiteusi dall’allora abate di Sassovivo Nicolò III dei conti di Uppello (1202-1205), a un certo Berarduccio della Villa della Franca, figurava tra i beni concessi nel 1211 da papa Innocenzo III all’Abbazia di Sassovivo.
Onorio III nel 1217 conferma tale concessione.
Il paese è stato riportato dal Magini ai primi del 1600 nella “Carta dell’Umbria ovvero Ducato di Spoleto“.
Nel 1239, nella sentenza del cardinale Capocci, invece, la Chiesa di San Giovanni a Franca è nominata come dipendente dal vescovo di Foligno e nel 1295 si ha notizia che la sua rendita ammonta a cinquantadue libre e diciassette soldi, provenienti dall’affitto di terreni posti nelle vicinanze e nei paesi limitrofi, avuti in donazioni da alcuni parrocchiani.
Il 26 maggio del 1573, durante la visita apostolica di mons. Camaiani, la chiesa di San Giovanni risulta unita a quella di Leggiana, unione protrattasi fino a pochi decenni fa. Rettore all’epoca della visita, un certo Don Eusebio, la rendita della chiesa, abbastanza sostanziosa per quei tempi, era quantificata in tredici quarti di grano.
Jacobilli ci informa che nel 1646, v’erano a Franca dieci famiglie e cinquantacinque abitanti, che aumentarono di alcune decine fino alla metà del 1900 per poi subire una marcata contrazione a causa dell’emigrazione, dovuta alle difficoltà in cui si venne a trovare la popolazione in seguito alla seconda guerra mondiale.
L’economia del paese, si è sempre basata sull’agricoltura, la pastorizia, l’allevamento del bestiame e l’attività boschiva, ed è proprio per questo motivo che, nonostante il calo del dopoguerra, La Franca non ha mai sofferto il tracollo demografico che fu caratteristica generalizzata per tutti i paesi della dorsale appenninica umbra.
Il tremendo terremoto del 1997 causò il crollo o l’inagibilità di tutte le abitazioni, costringendo i venticinque abitanti, ad abbandonare le case e gli averi, così che il piccolo agglomerato assunse il caratteristico aspetto di un paese fantasma, come purtroppo lo è ancora oggi (2018), in quanto la ricostruzione post-terremoto per problemi dovuti alla particolare conformazione del terreno su cui si adagia non è ancora terminata.
Aspetto
L’abitato è costituito da edifici di origine medievale e da annessi agricoli disposti ai due lati della via principale.
Tra gli edifici spicca un maestoso complesso medievale, nella cui parte centrale della facciata figurano due porte con archi di pietra a sesto acuto e due finestre ad arco dai conci squadrati, che fanno datare il complesso al pieno Medioevo.
Al centro di una nicchia con cornice di pietre squadrate è dipinto il simulacro lauretano con la dalmatica, un paramento aperto ai lati con larghe e corte maniche indossato nelle occasioni liturgiche.
La pittura è un’interessante testimonianza della diffusione di immagini lauretane nel Folignate, a partire dal Quattrocento, cioè da quando l’8 settembre iniziò ad essere celebrato come festa lauretana.
La Chiesa di San Giovanni compare nei documenti dal 1295.
Il piccolo luogo di culto, si trova sulla destra, quasi alla fine del paese per chi da Leggiana percorrendo la strada interna, si dirige verso la maestà detta della “Pinturetta” ed è arretrata di alcuni metri, rispetto alle altre abitazioni.
L’esterno dell’edificio è semplice, privo di elementi decorativi fatta eccezione per il portale e, sul lato lungo, presenta un piccolo campanile a vela a doppio fornice.
L’interno è costituito da un’unica navata di pianta rettangolare, ora del tutto spoglia.
Il 6 maggio la statua di San Giovanni Battista, che qui si trovava, era portata in processione fino alla Maestà “La Pinturetta“, posta lungo la strada che da Sostino sale al Piano di Ricciano.
Qui, insieme alle preghiere, erano fatti gli scongiuri con la reliquia del Santo, a scopo protettivo, contro il fulmine, la grandine e le rughe e questa prassi evidenzia come l’agricoltura era una forma essenziale dalla quale dipendeva la sopravvivenza della popolazione.
Sulla parete dietro l’altare maggiore, era collocato un bel dipinto olio su tela risalente al 700, raffigurante la Decollazione di San Giovanni; in seguito al terremoto, per ragioni di sicurezza è stato trasferito presso il Museo diocesano di Foligno.
Fonti documentative
CAPODIMONTI SANDRO Il Menotre e la sua valle Borghi, genti, acque, sorgenti
GREGORI DON LUCIANO La Valle del Menotre
F. BETTONI M. R. PICUTI – La montagna Folignate: itinerari tra Flaminia e Lauretana – 2007
http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/schedacc.jsp?sinteticabool=true&sintetica=true&sercd=71968#
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.