Castello di Foce – Amelia (TR)
Cenni Storici
È la frazione più vicina ad Amelia da cui dista 5 km e mezzo, si trova ad una altitudine di 450 m s.l.m, ed è situata su una collinetta boscosa da cui si ammira un’ottima veduta.
Secondo la tradizione sarebbe stata fondata da coloni corsi fuggiaschi dall’isola per le incursioni saracene.
In alcuni documenti ottocenteschi è riportata come “Castrum Focis” ed infatti dovette essere un importante castello medievale conteso continuamente tra Amelia, Narni e Todi, posto in posizione strategica lungo l’antica strada che dal ponte di Augusto presso Narni conduceva ad Amelia.
Assoggettata presto dagli amerini, quando Federico II, nel 1240, assediò e mise a ferro e fuoco Amelia, Foce fu occupata dai narnesi che la sottomisero al giuramento di fedeltà e al tributo di ventisei denari per “fuocatico“, ma nel 1256, grazie all’intervento di Papa Alessandro VI, fu restituita ad Amelia.
Narni però non si dette per vinta e nel 1282 tentò con ogni mezzo di impadronirsi di nuovo di questo sito strategico, ma senza riuscirci.
Nel 1332 Amelia assalì ed incendiò il Castello di Foce, che durante la discesa di Ludovico il Bavaro aveva parteggiato per Giovanni XXII e aveva dato ricetto al vescovo amerino Manno, fuggito dalla città divenuta ghibellina ed eretica.
Nel 1367 Foce poté finalmente dotarsi di uno Statuto proprio come qualsiasi Comune libero.
Lo Statuto, attualmente conservato presso l’Archivio Storico Comunale di Amelia, è un documento giuridico di notevole interesse che regolò i vari aspetti della vita sociale ed economica della comunità.
Tuttavia, tale periodo di autonomia non durò a lungo, perché secondo lo storico Mons. Di Tommaso, nel 1376 il castello fu ceduto in enfiteusi dalla Santa Sede a un nobile perugino.
Sul finire del XIV secolo Foce appartenne al feudo del conte Andrea Cesi, cui era stato concesso da Bonifacio IX, ma poi si sottomise alla città di Todi.
Ritornata sotto la giurisdizione di Amelia, nel 1434 un decreto emesso dal Consiglio degli Anziani ordinò la distruzione di Foce per le continue ribellioni e i ripetuti tentativi di conquista del castello di Fornole di cui si erano resi colpevoli i suoi abitanti.
Tre anni dopo Papa Eugenio IV concesse ai fociani facoltà di ricostruire case e mura urbane esentandoli per venticinque anni da ogni dazio.
Nel 1451 una Bolla del pontefice Niccolò V riconfermò la dipendenza di Foce da Amelia e inviò nel paese quattro nobili amerini con il compito di riedificare la diruta rocca e rafforzare le mura.
Nel 1816, a seguito del motu proprio di papa Pio VII del 6 luglio sull’organizzazione dell’amministrazione pubblica, il territorio di Foce venne inglobato in quello di Amelia.
Il suo patrono è San Gregorio Martire a cui è intitolata la Chiesa Parrocchiale, la festa popolare si celebra la seconda domenica di maggio.
Aspetto
Oggi è ancora visibile una buona parte delle mura castellane, una porta, una torre e la chiesa romanica di San Gregorio.
Più in basso, sulla piazza all’ingresso del paese, spicca un bel pozzo civico, d’origine medievale ma ristrutturato nel XVII secolo durante il pontificato di Urbano VIII Barberini, come riporta l’iscrizione sull’architrave nella parte superiore della vera.
Notevole anche il Convento cistercense e l’annesso Santuario Mariano in cui è venerata un’antica e miracolosa immagine in affresco della Vergine rinvenuta, secondo la leggenda, in una edicola a valle del colle.
Fonti documentative
http://turismoqr.it/amelia/foce.html
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.