Castello di Fiume – Pian Di Marte di Lisciano Niccone (PG)

Il castello dopo secoli di abbandono ora è stato recuperato e sta vivendo una sua seconda giovinezza.

 

Cenni Storici

Nonostante la mole stia ad indicare l’importante funzione di questo maniero, cosi prossimo ai confini con la Toscana, allo stato attuale delle ricerche le sole notizie che vi fanno riferimento risalgono al XIV secolo.
Nel 1313 i Priori di Perugia ordinarono che il castello fosse cinto di mura e che alla spesa concorressero i castelli di Preggio, Reschio e Lisciano oltre ad undici villaggi vicini.
Si sa poi che, successivamente, nel 1377, Ludovico di Lello di Fiume, Ludovico della Bolla per il Pollini, fu eletto, per il rione di Porla S. Susanna, alla massima carica del comune quale rappresentante dei nobili, per il bimestre aprile-maggio.
Il castello faceva parte di un sistema difensivo della città di Perugia verso i confini toscani insieme al Castel Rigone.
Dopo un lungo periodo di abbandono la struttura ha subito i danni evidenti del tempo e fino a qualche anno fa era rimasta in piedi solo la torre sorretta dall’edera e piccole porzioni di muri.
Nell’ultimo decennio è stata messa in vendita insieme al terreno circostante ed è stata acquistata da due facoltosi russi che hanno messo mano in modo consistente al restauro ed hanno fatto rivivere al sito una seconda giovinezza.
 

Pian di Marte

L’antica denominazione dell’area fa pensare subito ad una dedicazione a Marte dio della guerra o un piano il cui nome sia legato a qualche battaglia combattuta in quel posto, infatti il Ciatti sostiene che qui si sarebbe svolta una battaglia tra i Romani e i Galli nel 468 a.C. altri invece più verosimilmente associano questo luogo agli strascichi finali della battaglia del Trasimeno tra Annibale e i Romani il 24 giugno 217 a.C.
Si suppone che i Romani dopo l’agguato teso dal Cartaginese tra i canneti di Tuoro abbiano rotto le file dell’esercito che non era schierato e la cavalleria sia riuscita a fuggire alla carneficina dirigendosi sulle alture, ma inseguita da Maarbale, nel «Pian di Marte», fu decimata e costretta alla resa.
Un’altra ipotesi, sempre legata alla stessa battaglia, suppone che la cavalleria Cartaginese in questa Piana abbia annientato i rinforzi inviati da Gneo Servilio console di Rimini e guidati da Caio Cetronio.
Non sono mai state fatte ricerche archeologiche al fine di confermare o smentire tali ipotesi, però i vari toponimi sembrano confermare più che smentire tanto che esiste ancora una fonte chiamata dal popolo “Fonte d’argento” e, anche, “Fonte d’Annibale” e una località “Casa delle Vedove” dove la tradizione popolare vuole si ritrovassero le mogli dei legionari inutilmente caduti.
C. Piccolpasso ipotizza che la carneficina dei fuggitivi Romani scampati alla battaglia del Trasimeno abbia dato il nome al posto che secondo lui fu chiamato Pian di Morte per significare la gran quantità di persone decedute e la scorrettezza del vocabolo abbia poi trasformato la parola erroneamente in Marte.
 

Fonti documentative

D. Cardinali – Castel Rigone sette secoli di storia –
 

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