Castello di Fiorenzuola di Focara – Pesaro (PU)
Cenni Storici
«Poi farà sì ch’al vento di Focara, non farà lor mestier voto né preco»
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, XXVIII Canto)
Fiorenzuola di Focara è una frazione del comune di Pesaro, parte della circoscrizione n. 6 “San Bartolo”. È stata comune autonomo fino al 1929. Ad essa è stata aggregata nel 1869 la località Casteldimezzo. Sorge su uno sperone roccioso a strapiombo sul Mare Adriatico, nel centro del Parco naturale regionale del Monte San Bartolo, a 10 km sia dal capoluogo comunale sia dalla località balneare di Cattolica. Il promontorio di Focara costituisce il confine geografico orientale della Romagna, che trova a fondovalle il suo corrispettivo orografico nel Valico della Siligata.
Focara deriva dai fuochi che anticamente venivano accesi sul punto più alto del monte, per richiamare l’attenzione dei naviganti. Insediamento romano di antica origine, in ragione della posizione strategica su uno dei pochissimi promontori dell’Adriatico settentrionale (l’unico, da Trieste ad Ancona), Fiorenzuola e il suo castrum furono parte di quel sistema difensivo (composto inoltre da Casteldimezzo, Gradara e Granarola) edificato fra il X e il XII secolo e volto al controllo del confine fra la curia ravennate e quella pesarese, e successivamente fra i Malatesta di Rimini e quelli di Pesaro. Nel XII secolo venne inoltre edificata la chiesa di Sant’Andrea, della quale rimane intatto il solo suggestivo campanile, di certo rilievo architettonico.
E’ uno dei quattro castelli (insieme a Casteldimezzo, Gradara e Granarola) edificati tra il X ed il XIII secolo, al fine di costituire un organico sistema difensivo per il controllo del valico della Siligata, nell’area di confine tra la Chiesa Ravennate e la Chiesa Pesarese prima, e tra i Malatesta di Rimini e quelli di Pesaro poi. Il borgo, denominato originariamente Fiorenzuola, assunse nel 1889 la specificazione di Focara, probabilmente per la presenza nell’antichità di fuochi che segnalavano ai naviganti la posizione, o per la presenza di “fornacelle” dove si cuocevano laterizi e terrecotte (dal dialetto romagnolo fuchèr o fughèr, cioè focare per cuocere i laterizi). Rimangono, quali testimonianze della sua storia, alcuni resti delle mura medievali con tre dei cinque bastioni che segnavano la cinta muraria pentagonale e qualche portale del ’600-’700. Interessante anche la porta sulla quale una targa rievoca i versi Danteschi (Inferno XXVIII) relativi ad un fatto avvenuto sul mare antistante. Da segnalare inoltre la chiesa di Sant’Andrea, sulla quale esistono documenti fin dal XII secolo, di cui oggi sopravvive solo il suggestivo campanile con orologio che rintocca il passare delle ore. È particolarmente suggestivo passeggiare per questo piccolo borgo, che conserva intatta nei suoi vicoli e nelle sue piazzette la memoria del passato.
www.parcosanbartolo.it